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Raccolta di poesie di Sara Ferraglia
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Due parole per l’anno nuovo

Caro Anno Nuovo che stai arrivando
già sovraccarico di richieste
buoni propositi, promesse e pianti
poche parole ti sto scrivendo:
che se tu esisti lo devi a chi
per te imbandisce tavoli e feste,
che se tu esisti lo devi a tanti
che questa notte credono in te.
Perciò, ti prego, scendi dal trono,
chiedi tu a noi qualcosa di buono,
So che è un’usanza poco diffusa
però, ogni tanto…chiedici scusa.

Sara Ferraglia

*

Dialogo col dolore

Come tutti, risponderò all’appello
quando mi chiamerà il primo dolore
tagliente sulla guancia come neve
e rosso come sangue sul coltello.
“Eccomi - gli dirò- colpisci al cuore,
lo so che la tua mano non è lieve.”
E lo ringrazierò per il ritardo,
per gli anni dolci della sua assenza
quando ci siam sfiorati fra la gente
e lui non mi ha degnata di uno sguardo.
E gli dirò “ora sei qui - pazienza -
ma, se colpisci, fallo urgentemente.”
E non gli chiederò da dove viene
né quanto tempo pensa di restare
né se viaggia da solo o in compagnia.
Mi mostrerà ciò che gli appartiene
e ciò che ancora deve conquistare
mentre sussurrerò “e così sia.”

*

Madre che stai

Madre che stai immensamente immobile
avresti mai immaginato
di divenir statua di carne
quando mi rincorrevi nel cortile
ed io mi nascondevo dietro il mobile
di formica rossa e compensato
e mi gridavi “di te non so che farne”?
Ecco che cosa fai di me in questo aprile.

In questa primavera che fiorisce ovunque
tranne che nella mente tua
tu, bocciòlo all’incontrario,
stai rinnegando la linfa che mi hai dato
Gemma che si rinchiude dunque
e lascia fuori dalla vita sua
ciò che non è più necessario.
Dimmelo madre, l’avresti immaginato?

*

Avete messo fine alla mia vita

Avete messo fine alla mia vita

Libero veramente non fui mai
Primordiale esistenza
Cellula trasparente
Che diventò bambino mai voluto
E poco amato, poi ragazzino
Magro, infelice e smunto
A cercare consensi e approvazione
Negli occhi e nelle vite altrui
Libero veramente mai non fui
Nemmeno nel torpore mortale
Nell’incoscienza di quel punto
Che sta tra morte e vita
Libero da me stesso, il mio peggior nemico
oh, quanto lo desiderai!
Eppure mai lo chiesi al prete
Al dottore o al carceriere
Non ho mai detto – Fatemi un piacere-
Non ho mai chiesto – Fatela finita-
Voi, ar-bi-tra-ria-men-te
Avete messo fine alla mia vita.

( per tutti i morti in carcere )

*

Quando mi chiederai se è vero

Quando mi chiederai se è vero


Quando mi chiederai
dove si son nascoste le farfalle
che nei prati non vedi
ma volano nei libri che tu sfogli,
che cosa ti racconterò?

Come potrò spiegarti il nero
del petrolio sulla sabbia
e fra le dita dei tuoi piedini?

Come potrò spiegarti la fame,
l’arroganza e le guerre
che vedrai sullo schermo
fra le pubblicità di un latte
e di nuovi cioccolatini
e chiederai se è vero?

Quando mi chiederai se è vero
che uomini e bambini
e donne in fila indiana
diventarono fumo
e vorrai un perché, cosa dirò?

Riuscirò a raccontarti
che esiste un Padreterno
che ha programmato tutto
creando il Paradiso in alto
e giù l’Inferno?

*

Cuore

CUORE

Rallenta cuore mio e mio motore,
riprenditi il tuo ritmo,
libero dagli artigli della fretta
Mettiti a nudo e pienamente esposto
alle delizie o ai pugni del dolore,
Rallenta cuore mio, fammi parlare
recupera il tuo spazio ed il tuo posto.
Da qualche tempo mi cammini avanti,
confuso fra le gambe della gente,
dai suoni e dai rumori ossessionanti,
nel frastuono di questo folle tempo.
Tu fuggi e mi rispondi “Mi difendo”
Ti chiamerò con il tuo nome antico,
censurato nei versi dei poeti
per timore della banalità,
dimenticato anche dagli amanti
nel nome di una finta libertà
Ricordi? Un tempo tu mi eri amico
Fermati cuore mio, che ti riprendo.

*

Por una cabeza


Mi troveranno l’8 marzo, all’alba

La pioggia generosa della notte

avrà lavato via le foglie e il fango

Così almeno diranno : è una ragazza

Suonavano del jazz a pochi passi

- Kind of blue - ( forse ) e lui mi offrì da bere

S’inebriò della mia voglia scialba,

s’innamorò delle mie calze rotte

La musica cambiò, l'aria di un tango

Sangue e calore - Por una cabeza -

L'ultima nota, l’ultimo bicchiere.

*

Sulle vite degli altri

Le Vite degli altri all’imbrunire
come cinema muto
dalle finestre accese
si offrono impudiche.
Le Vite degli altri dietro tende
di lino inamidate
o di pizzo scadente
oppure improvvisate.
Vite rubate
per invidia o per consolazione.
Le Vite degli altri ritagliate,
sparse sui marciapiedi,
nascoste nelle tasche,
rimontate a piacere
con scadente doppiaggio.
Nelle sere nebbiose le Vite
vestono veli neri.
Lungo i viali autunnali
si negano al passaggio
degli sguardi curiosi.
S’arrestano sulle soglie
dei freddi davanzali.

*

I bambini di carta

Sono bambini di carta
Scorrono lentamente
galleggiando leggeri
trasportati dalla corrente
Spesso sono bambini neri
Bambini di carta
più volte ripiegati
come a farne un cappello
o una barchetta
Sagome ritagliate
con violenza guerriera
su carte insanguinate
Inermi soldati
rispondono all’appello
di forbici che li han creati
Sono bambini di carta
Negli occhi hanno parole
Scritte ad inchiostro trasparente
ed in bocca silenzi
Sono così leggeri a volte
da volar via
anche se non c’è vento

*

Terre di mezzo

Terre di mezzo


Siamo spiriti sospesi
nelle terre di mezzo
Non più carne,
aria non ancora
Siamo ricordi appesi
ai chiodi della mente
Qualcuno, fune sfilacciata
resistente allo strappo,
si aggroviglia caparbio
alla vita, insistentemente
Altri, polvere di parola,
sostano sugli oggetti cari
Brevemente,
nell’attesa del cencio
che li spazza via.
Lasciateci così.
Senza umida terra
né sigillo in cemento.
Sospesi, liberi nel tempo.

*

Non canto alla luna

Non canto alla luna


Stanotte una luna sfacciata e beffarda
Si sporge dal cielo per farsi ammirare
Si fa più vicina all’umano dolore
Lo sfiora, sorride ma non la riguarda
Le piace esser musa e far sospirare
Chi alza lo sguardo al suo freddo chiarore.

O luna stregata tu no, non m’inganni
Non canto nel coro d’amanti e poeti
Tu pallida luna, tu luna d’argento
Tu diva adorata nel corso degli anni
Tu scrigno prezioso per mille segreti
O luna, sei sola nel gran firmamento.

Non levo lo sguardo, lo vedi? T’ignoro
Non cedo ad effimeri slanci del cuore
Accelero il passo, proseguo il cammino
Ho altro da fare, pensieri e lavoro
Frammenti affannosi di un giorno che muore
Ritagli di tempo aspettando il mattino.

*

La sorpresa ( Buona Pasqua)

La sorpresa

Domani all’alba romperò la luna
colma di tutti i sogni della notte
come si fa con l’uovo al cioccolato
perché si crede che porti fortuna
E frugherò fra le sue schegge rotte
finché il tuo sogno non avrò trovato

Se dentro l’uovo troverai una stella
fra tutte la più stanca di brillare,
che per un soffio resta ancora accesa,
abbine cura perché proprio quella
può dare un senso al nostro camminare
Amala più che puoi questa sorpresa.

( Sara Ferraglia )

*

Sono sempre le donne



Sono sempre le donne
che ad ogni primavera
vestono i davanzali
di primule e giacinti
le donne, sempre loro
sempre uguali
Donne
dai cuori variopinti
Uomini ai giardinetti
portano in giro i cani
e pestano le viole
Uomini
la sigaretta accesa
non vedono la gemma
sbocciare oltre il fumo
Mentre invece le donne
ad ogni primavera
arieggiano le stanze
le donne, sempre loro
a spargere profumo
anche se il cuore pesa.
( Sara Ferraglia )

*

I resti di una vita

I resti di una vita

Un vecchio con le mani nei rifiuti
scavava dentro ai resti di una vita
fra gli occhi di chi guarda ma non vede
Automi di passaggio freddi e muti,
ignari di una trama già ordita,
scorrevano sul grigio marciapiede.

Un torsolo di mela, una focaccia
oggetti lacerati dagli squarci,
utili un tempo ed ora abbandonati,
poneva il vecchio nella sua bisaccia
cercando del passato i resti marci,
profumi e odori indifferenziati.

Negli occhi azzurri fra i capelli bianchi
un improvviso guizzo d’allegria
o forse solo un lieve appagamento
scambiato dagli automi vuoti e stanchi
per uno sguardo pregno di follia,
quando immondizia è anche il sentimento.