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Raccolta di poesie di Roberto Maggiani
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

malevoli meta moltitudini (videopoesia)

 

 

Poesia pubblicata sulla rivista "l'area di Broca", Moltitudini, 110-111, XLVI-XLVII, luglio 2019 - giugno 2020, pagine 15 e 16:

http://www.emt.it/broca/broca111/broca111.pdf

 

 

*

Lì, oltre il finestrino

 

 

 

Sequenza lenitiva – calmante ristoro

:si allenta la pressione sul tuo petto

:è un accordo : tra te e me

 

Io corro tu resti fermo

:a sorpresa

sono il paese nella sera

poi

la piazza circoscritta

poi

la sosta e l’attesa

poi

il bosco e la via

poi

il fiume

la casa che sfreccia

il traliccio e il cavo che insegue

 

esagero sempre [là fuori]

tutte le ampiezze

 

Ogni gaglioffo tira giù la tenda

e non mi osserva

vado mentre lui resta

:arrivare è la sua impazienza

il treno non ha sosta

gli somiglia

e il viaggio [il gaglioffo] lo dimentica nella fretta

 

Non ho pretese ma offerte

solari verdeggianti sfavillanti esposizioni

dei miei spazi al di là dei contorni

mentre resti sospeso nella curva del vetro

 

Non so dove vado e quando torno

se torno

perché può essere che io non torni

ed è sprecata l’occasione

per lo sguardo indifferente

che non mi ha colto

 

Sono fluttuazione e smania

di altre inconciliabili parvenze

indistricabile groviglio

di paesaggi e vite.

 

Il binario sul quale scorri

ti allontana dall’inizio

e ti avvicina alla fine

ma io ti resto accanto

anche nel tuo evidente disagio

ti vedo, accosta la tua faccia al vetro

:riposa vicino alla mia corsa

distendi il tuo sguardo

nelle mie lontananze osa

:sono la smemoratezza

delle tue immediate mezzore.

 

*

Genesi

 

 

Quando ti tocco pietra

sei come pietra

ed è lì che stai

proprio dove sei → duramente posata

→ ho bisogno di acqua

di molta acqua

del bosco e del cielo

delle

frullanti frullute onni-volanti-libellule

 

che nell_acqua riflettono il volo

e sorvegliano che la roccia non ceda alla mollezza

 

nella grotta c’è qualcuno

e sono io [ma non proprio io]

qualcuno che mi somiglia

è un vapore : persiste e trema nel timore

che non accada ciò che dovrebbe

 

infine fuggo dalla grotta [ma non io → fugge quel qualcuno che sarà Io]

e trovo il sole pieno

:il ruscello fluttuante intriso di barbagli e schiume e foglie…

…e pietra

ancora pietra

che quando tocco

[ma non io che ancora non sono Io]

rimane pietra

{dura e devastante pietra}

 

sotto l_acqua fraudolenta

ribolle la superficie nella sua indolenza

si agita

dimenticata sotto i piedi

[ancora senza impronta] soltanto basi di uno stare

sotto il quale è profonda e desolata la

Terra

Terra

Terra

Terra

Terra

sospetto che non ce ne sia un_altra

è questa

è qui il luogo prescelto

:

→ vicino alla stella | vicino al ruscello

sotto la volta di un verdeggiante segreto ridotto a vita

:

ma il tempo è incerto

si muove tra i risvolti del caso : dov’è la dimora eletta il covo della nascita la tana?

:grotta e casa è ancora ogni luogo…

 

…dove tu|Presenza|ti nascondi

intimidita dal giorno terso e dalla calura

che ogni cosa materiale sembra sollevare

dalla t(T)erra

fino al punto a mezz_aria

dove sostanze spirituali

ti attendono

per darti l_Io pieno della coscienza

:::

 

tuttavia il buio lo sgomento

l_afrore della rivalsa

il freddo della pietra lì dentro la grotta [non più casa]

persistono nella loro durezza

a sostegno della t(T)erra

che tormenterai

:fatti avanti Presenza

rendimi quell_Io che attendo

unica sostanza di questo bosco | di questo cielo

di questo devastante nitore

:

dalla pietra nuda

fatta polvere

ecco l_impronta → il pensiero

.

*

dieci leghe e una chiesa che la riassume (0,0)

 

 

dieci leghe e una chiesa che la riassume

:è la mia città → ora strettad’assedio dalla pestilenza

{quale-fantasiasinasconde-oltrelastaccionata}

(scendosalgoscendosalgoscendo… infine scendo)le scale*(dalla camera alla cucina dalla cucina alla camera)

infine il giardino*→ è il mio cerchio ristretto

 

 

*sono troppe…

troppe le creature che lì risiedono

quando passeggio nei miei passi

le vedo

e giro in tondo nel giardinotutt’intorno

le osservo

la campanella non suona

non arriva il postino

con il mio altrove

:il sogno che attendo è già di un altro

suona suona suona ma non suona… non suona non suona non suona suona-sosta e suona-sopra guarda sopra sososososososos papparapà… eccomi qua… non so più cosa pensare-oltre la portac’èun’altra delusione

 

allora-silenzio^silenzio^silenzio^silenzio*****

 

 

 

 

+

!zitto!

 

 

 

 

ok! ora mi siedo sul mio sedere [sedendo senza pensare…

 

…ché pensare potrebbe introdurre il male

quello speciale che mi fa pensare

{troppo a vuoto senza conclusione

[dove concludono i pensieri?

delle cose vedo le forme / di loro-pensieri no]

neppure le parole a cui mi(li) affido hanno forme

rigide a sufficienza

da intrappolare i pensieri-miei-disarticolati

pensieri miei disarticolati

pensierini miei…}

 

proprio non riesco a credere a questo male

 

che sì ha preso la zia*{l’ha squartata e portata altrove-da-dove-attendo il postino che non suona non suona non suona sosososososos papparapà… eccomi qua… non so più cosa pensare-oltre la portac’èun’altra delusione

 

allora-silenzio^silenzio^silenzio^silenzio*****

 

 

 

 

+

!ssshhh!

 

 

 

 

}*e il sale nella zucca di molti

fratelli

non ho fratelli che io possa condannare

genitori

né genitori che io non voglia ora baciare

qui nella mezzanotte

nel profumo di lavanda e bergamotto

{ma se li pensom’illudo : nessuno di loro è qui né so quando lo saranno}

penso ai miei passi in giardino tra le camelie

le piante magiche e il sorgere delle loro sembianze nella mia mente…

 

ho una questione da mettere in salvo

 

 

 

mi manca[tanto]la poesia che ha le parole giuste per il mio cuore

{quella che vive dentro al mio cuore e non alla mia mente↓

↓solo questa tu lettore medio[cre] capisci↓

 

La sera giunge lieta tra le campagne

si accende il silenzio dei passeri e dei merli

poi tutto si distende e sommerge

il paese una rarefatta nostalgia

di giorni d’infanzia quando la Vivonne

sorseggiava dai prati la propria verzura

e i salici si allungavano a disegnare

nelle sue acque correnti rette infinite

che il mio sguardo inseguiva

 

 

}salgo le scale salendo sui miei passi

penso sul mio pensiero sperando

che non ceda

 

 

 

{il treno risveglia il fantasma nella-lanterna

vedo da                                                  ø                         qui le piante magiche

 

:il luogo liturgico del piacere

:la bouganville m’incanta : stomp stomp stomp splat splat splat≈

≈arrivo arrivo arrivo …………………… ce la faccio sempre ah sempre ah ora!

allungo-allungo ritardando il momento d» perché vorrei che non finisse quel pungolo

che non arrivassequell’afrore che disdegno e nascondo↓

ora qui getto il rifiuto – ieri nella Vivonne… i pesci ne sono ghiotti

a frotte salgono e scendono per un tozzo di sperma

 

 

{l’universo ha voluto il cervello e la sua riproduzione nel piacere

[ci sarà pure un motivo? in ogni caso…] come posso non restituire al cosmo

ciò che mi ha procurato per il solo fatto

che tutto [da sempre] sta alle sue regole?

 

 

(ciò che mi ha procurato?→) ma non lui – casomai da me stesso –

se io-stesso-universo-non-doall’universo [me-stesso] ciò che io stesso mi sono dato per migliorarmi : e pensare a come farlo [luil’universo] ancora progredire verso il maggiore progresso possibile}

 

 

{ogni struttura crea strutture sempre più evolute → siamo un punto della linea ma non la fine}{vedo spreco di cervelli [lì poco oltre la staccionata] nella gente intrisa di paura per la pestilenza → ma forse la paura è la salvezza del cervello

 

lì si nasconde e agisce in fretta | fugge da…

fugge dove non fuggirebbe se non avesse paura

di tornare molecola nuda e cruda

disgregata senza pensiero senza sosta senza senza senza sole… sole sole…

sole mi manchi

 

domani sarò in giardino (mi troverai ad attenderti

perché se ho un cervello è anche per merito tuo) ci sarò

 

non verranno le creature che ho ideato

loro preferisconol’ombra → la notte è la loro-ora giusta

:arrivano tra le fantasie e si mostrano sotto tutti i profili

anche nelle forme più dure

 

sole sarò lì ad attendertiall’alba {quando nessuno ti aspetta e all’improvviso infilzi l’occhio}

quanti giorni-luce ancora la pestilenza lambirà i confini esterni di questa mente-giardino?

 

dieci leghe e una chiesa che la riassume

:è la mia città → ora strettad’assedio dalla pestilenza

{quale-fantasiasinasconde-oltrelastaccionata}

(scendosalgoscendosalgoscendo… infine scendo)le scale(dalla camera alla cucina dalla cucina alla camera)

infine il giardino → è il mio cerchio ristretto

 

chi sei?

sono troppe

chi sei?

 

 

 

 

[ poesia pubblicata in Quarantena a Combrat, LaRecherche.it ]

 

*

A proposito delle fregole per la pubblicazione

 

ai poeti

 

Da troppi anni [ormai] scrivo del mare

davanti al mare {è imbarazzante}

:mi abbandono ad astute nostalgie

per soddisfare la persona

che tengo prigioniera nel mio corpo.

 

Anche tonni e merluzzi hanno

capito che non ci sono sardine

in questo oceano → ma il prigioniero no

non molla : è imbarazzante.

 

 

*

La resa

 

Il testo della videopoesia sottostante è pubblicato, in anteprima, sulla rivista Formafluens, International Literary Magazine Nuova Serie, Anno II. – n.1 Gennaio/Aprile 2020 (a pagina 10)

 

 

*

I sassolini bianchi di Pollicino

 

Creo ciò che immagino: la realtà.

 

1

 

È come un quadro

sospeso nel vento:

il promontorio col faro

e il mare in delirio –

la cornice totalmente azzurra

e bagnata di salsedine.

 

2

 

Onde battono le scogliere

al modo di mani su tamburi –

danzano le navi.

 

L’oceano è un treno a vapore

nell’aria fredda dell’ovest

verde come la piscina

della casa di fronte.

 

C’è vigore nel gabbiano

che solca rapido il cielo –

un jet senza scia

nel tramonto.

 

Le prime stelle sono fari

nella sera –

indicano la rotta al pianeta

somigliante a una zattera

alla sola luce della luna.

 

3

 

Il fragore dell’oceano

è come quello

che ascoltiamo

nel riproduttore musicale

bit a bit.

 

Riconosci questo profumo?

È salina.

 

4

 

La natura affronta la sua parte

sul palco del cosmo umano.

 

5

 

Creare è dare forma al mondo –

modellare materia o materia virtuale –

ma è necessario immaginare.

Un uomo crea

quando dal suo desiderio

sintetizza diversità.

 

Le nuove forme

hanno scarsa autonomia –

sono prive di vita

tranne quelle plasmate dal piacere

dell’amore.

 

6

 

Creiamo oggetti simili al reale

per essere certi

che nella somiglianza

la realtà non ci abbandoni.

Se un gabbiano

è simile a un aereo

è perché abbiamo seri dubbi

sul significato di realtà

e sulla sua estensione –

posti fuori dai suoi confini

saremmo in grado di tornarci

seguendo le forme dell’immaginazione

come sassolini bianchi di Pollicino?

 

Il mondo reale non sempre

è causale e non si sa

se la realtà preesista all’osservazione.

 

 

 

[ pubblicata su Novecento non più - verso il Realismo Terminale, La Vita Felice, antologia poetica a cura di Diana Battaggia e Salvatore Contessini ]

 

 

*

La matrice delle paure

 

Questa poesia è pubblicata sulla rivista L'area di Broca, Anno XLV-XLVI, numero 108-109 (luglio 2018 - giugno 2019), il cui tema è: Paure

Se la versione della poesia qui pubblicata fosse poco leggibile, è possibile leggerla direttamente sulla rivista, qui: La matrice delle paure (pag. 10 e 11) »

 

*

Di due punti in due punti...

 

 La seguente poesia è pubblicata nell'antologia Arte e scienza: quale rapporto?, liberamente scaricabile (la poesia è a pagina 107 della versione pdf: in quel contesto i caratteri sono leggibili più chiaramente; in alternativa è possibile aprire il file pdf della sola poesia: apri pdf)

 

 

*

Ti ti tiii

 

a Giuliano

 

Tu sbatti sul bidone e svuoti

il contenitore delle cialde di caffè

consumate – lo fai mentre canti

al ritmo del tuo momento di pace

{è un |ti ti tiii| che risuona chiaro

come la luce} e sento [di parete in parete]

il tuo sorriso tenero

attraversare la casa fino

alle mie stanze.

 

 

*

I morti

 

 

I morti restano da parte

per tutto il tempo che occorre –

sempre disponibili a ogni ricordo –

pronti ad essere tirati in causa

se la memoria lo richiede.

Non hanno smania di avere statue

dedicate o strade – tanto sono morti

e lo restano per tutto il tempo necessario.

Non hanno bocca eppure parlano

a chi lo crede possibile.

La maggior parte di loro è dimenticata

ma poco male – non possono saperlo.

Alcuni condannati in vita o maledetti

vengono riabilitati – altri diventano famosi

proprio perché morti –

ma non lo verranno a sapere –

in fondo a loro non interessa:

tutto il fare-e-il-disfare è per i vivi–

perché forse laggiù per i morti non c’è nulla

per cui valga la pena ricordare

di essere stati in vita.

 

*

Haiku?

 

Autunno.

Cade una foglia sul

quarto di luna.

 

 

 

fotomontaggio di Roberto maggiani realizzato a partire da due fotografie:

La luna è di Guillermo Ferla (da UnSplush)

La foglia è di Sandis Helvigs (da UnSplush)

*

Minutaglie^

 

 

 

Una teoria non si contesta

se accende una stella

o se mette al rogo una strega.

In ogni caso

tutte le sottrazioni non bastano

ai nidi & alle vespe

agli elefanti & alle meccaniche celesti –

ma forse si va per salti

e di trambusto in rifrazioni

una volta perso il controllo della formula

è un problema nel problema.

La poesia è solo bellezza:

è cosa che non manca alla scienza

nel simbolo della formula grezza

.

E sia benedetta la confusione =

dalle minutaglie >> alle galassie [lassù)

si provino a sottrarre i radicali

agli esponenziali e ai logaritmi

nei limiti consentiti dall’universo

e dalla sua parentesi di tono e incertezza.

Lì dentro c’è il frigo della Fede:

da cui esce il solito angelo ciccione.

 E qui cedo:

chi si mette in fila per una pompa

sappia ch’è inutile  ogni

decadimento ha le sue radiazioni

 non è uno scherzo.

Ehi  Vieni giù

 

 

 

 

Nota

 

La storia universale, iniziata ben prima dell’esistenza umana, procede seguendo la freccia del tempo, rappresentata nel video dal silenzio e dalla lentezza di una lumaca: che non ha premura ma inesorabilmente procede nella sua direzione, forse verso un fine.
L’arrivo dell’uomo nell’universo, con le sue necessità fisiche e spirituali, avvia una sorta di urgenza conoscitiva e impone ritmi accelerati nel tentativo di comprendere e spiegare il cosmo su un ampio spettro che va dal linguaggio poetico a quello matematico, tale tentativo si compendia nella ricerca estetica: l’uomo per giungere ad una conoscenza più profonda va indagando la bellezza e l’armonia nelle forme e nei contenuti. Ma l’individuo monta facilmente in superbia, oppure, semplicemente, si sente solo, in ogni caso si pone al centro del cosmo – il cosmo è sé stesso – e realizza in esso un vero e proprio sistema egocentrico.
L’umanità (con la sua frenesia conoscitiva) di fatto è un insieme insignificante (minutaglie) nell’esistenza universale, è come una bolla di coscienza che dal nulla dilatata all’interno dell’universo: ingrandisce fino a scomparire in modo naturale, lasciando nel cosmo la medesima scansione temporale dell’inizio, come se l’uomo mai ci fosse stato; dopo i “titoli di coda” dell’umanità, tutto tornerà come prima, un tutto che ha lo stesso silenzio e la stessa lentezza iniziali della lumaca.

 

*

Disguidi spaziotemporali per il Bois de Boulogne

 

 

Metrica generale del ponte di Einstein-Rosen attraversabile

 

 

*

 

Chi non capisce almeno sorrida

R. M.

 

*

 

[ Le parti in corsivo sono tratte da Alla ricerca del tempo perduto, M. Proust, I Meridiani Mondadori (trad. G. Raboni) ]

 

Mentre dormivo non avevo smesso di riflettere sulle cose che poco prima stavo leggendo, ma le riflessioni avevano preso una piega un po’ particolare; mi sembrava di navigare in universi paralleli e tutti gli amici cercavano di raggiungermi saltando da uno all’altro, in tali passaggi mutavano di aspetto e non sapevo se e dove li avrei re-incontrati. Questa convinzione sopravviveva per qualche secondo al mio risveglio; non scombussolava la mia ragione, ma premeva come un guscio sopra i miei occhi impedendogli di rendersi conto che la candela non era più accesa. Poi cominciava a diventarmi incomprensibile, come i pensieri di un’esistenza anteriore dopo la metempsicosi; la realtà si staccava da me, ero libero di pensarci o non pensarci; immediatamente recuperavo la vista e mi sbalordiva trovarmi circondato da un’oscurità che era dolce e riposante per i miei occhi ma più ancora, forse, per la mia mente, alla quale essa appariva come una cosa immotivata, inspiegabile, come qualcosa di veramente oscuro.

 

Alla prima curvatura salto nel tuo universo

e arrivo all’appuntamento

ma non ci sperare troppo

potrei perdermi nel mare tensoriale.

 

Ecco fatto: già dubiti! Vi prego signori

un po’ di fiducia nelle equazioni di campo.

 

A causa di un tempuscolo planckogeno

ed esitante è tutto rimandato.

È bastato un rallentamento del reale

nel cosmo scalare per finire nello spazio di Hilbert

tra le emicranie di Madame Verdurin –

aggravate da quando non ha più croissants

da inzuppare nel caffellatte.

Ora – o dopo o prima – ci vorrebbe la lattaia!

 

Ma va bene. Attendi l’arrivo di altre curvature:

ci vediamo nel prossimo spazio di Hausdorff.

Ricorda il mio nome –

anche se potrebbe cambiare: è Marcel.

 

Spero che riusciremo a incontrarci –

non so se il tensore energia-impulso

(tuoni e fulmini – in poche parole)

a mezzanotte al Bois de Boulogne

sarà sufficiente a realizzare

attorno a ogni dove una sfera

di raggio così piccolo

tale che dato un altro dove (una margherita un insetto)

questo non sia incluso nell’intorno del precedente

e l’assioma di separazione possa essere realizzato –

così da far convergere l’essenza dei nostri corpi

in quel benedetto gazebo senza che tutto si compatti

nell’indistinguibile nulla delle menti ignoranti

che camminano per le strade pensando solo alla loro paura.

 

A tutti quanti: non dimenticate la lettera d’invito –

solo così potrò riconoscervi

se i vostri corpi non vi somiglieranno più.

Non so in quale modo il tensore metrico

potrà incurvare il vostro spirito

con tutta l’abbondanza gravitazionale

che avrete sotto i piedi: potrei pensare Andrée

laddove invece vedo e ascolto Swann – sarebbe imbarazzante.

D’altronde una struttura differenziale potrebbe permetterlo.

 

Se nel temporale ci sarà una varietà riemanniana o meno

ora non ci è dato saperlo. L’assunto è questo

e vi prego di rispettarlo: la tua realtà non è la mia –

poi fate quello che vi pare – ma siate diversi

l’uno dall’altro: scegliete una parola

un canto – qualcosa che mi ricordi di voi.

L’ascensorista di Balbec – se viene – non scelga “ascensore”

perché tra quelli di Einstein e i suoi non c’è molta differenza –

siccome qui è tutto sballato non vorrei confondermi.

 

E se il latte questa volta me lo allungassi

al passaggio del mio sistema inerziale?

(Sarebbe corroborante saperti lì ad attendermi).

Il rischio è che si sparga tra un universo e l’altro

qualora tu rimanga nel presente e io nel passato.

Quando guardo la Via Lattea sono

geloso perché so che l’hai già fatto –

almeno sapresti dirmi se con un altro me-parallelo

in una connessione affine?

Non importa. Ti avviso: c’è un’altra ragazza

che trama alle tue spalle nell’altro universo

(ma potrebbe avere un pene enorme).

Mettervi insieme è un serio problema tensoriale

di rango extra-large.

 

Ho nostalgia di Bloch – dei suoi dissidi

(chissà se fu un caso che mi fu amico

ma non compagno) e delle interminabili

carezze di Gilberte – imparate dalla madre

quando la vide affacciandosi alla finestra spazio-temporale

apertasi sulle derivate covarianti del tensore di Ricci.

 

Ma se n’è andata anche lei come Albertine

e ora ho una ragazza povera sulle ginocchia

mentre l’intera famiglia sta per arrivare –

è già dopo la curva ennesima della prossima strambata.

 

Applicato all’operatore di Laplace-Beltrami

c’è il Commissario: Diamine non si fanno approcci così bruschi.

Siamo in convergenza sappilo:

Tutti i passanti mi parvero ispettori incaricati

di spiare i miei movimenti e i miei gesti.

 

Ho chiesto ad Aimé di portarmi un gelato

con lampone e vaniglia sia chiaro –

che magia la vacanza a Balbec.

Lui – Aimé – sapeva tutto di tutti:

saliva sull’ascensore della quarta dimensione

fino all’attico del tempo e da lì vedeva ogni cosa

anche se pareva ferma ed eterna.

Ora so che c’era un’identità di Bianchi

proprio dietro lo zio Adolphe

scomodo come un tacco a spillo sul piede

con quel quadretto della dama in rosa

che onestamente vedevo viola

perché mi ci stavo allontanando di gran fretta

piegato a metà: testa e piedi nel successivo universo

cuore nel precedente. Soffocavo di rabbia.

Per questo Odette non l’ho invitata

non vorrei essere sgridato da mia madre

anche se adesso sono adulto e di cocotte ne ho assaggiate –

tutte invarianti sotto trasformazioni di coordinate.

 

Per quanto riguarda Albertine si può dire

che esistesse in me solo nella forma del suo nome.

Ma Saint-Loup – oh – il mio Robert…

Da quando s’era messo in viaggio –

in una tonalità quasi gioiosa

su tutti i treni d’onda vedevo solo lui.

Nell’universo XZ ha saltato tutti i pianeti

per salvarmi dal freddo cosmico –

nel B5 l’ho amato senza toccarlo

nel C70 alla fine non ce l’ho fatta: ci sono andato a letto

nel limite newtoniano

usufruendo della dilatazione dei tempi

a causa della Luna o forse di un Buco nero –

non saprei distinguere i due eccessi.

Ad ogni modo eccomi qua –

assuefatto alle leggi del caso sono arrivato

al Bois de Boulogne assurdo e imballato –

e voi anche miei cari. Siete saltati giù a caso

ascoltando la mia voce

o siete usciti dal non so dove della mia penna?

 

Vabbè. Non fa niente – l’importante è che siete qui

trasformati come tensori di rango k –

 

ma sempre voi siete – vi riconosco

perché il vostro cuore è covariante

e per averlo nelle nuove coordinate

basta averlo conosciuto nelle vecchie.

 

Manca solo lei – la lattaia: sta indugiando

tra le coordinate armoniche

al numero 102 di Boulevard Haussmann –

intanto accendo la candela prima che torni il temporale.

 

Oh! Tu chi sei? Hai l’invito?

Il temporale… devo svegliarmi.

 

A quel punto il ricordo – non ancora del luogo dove mi trovavo, ma di alcuni dei luoghi dove avevo abitato e avrei potuto essere – veniva a me come un soccorso dall’alto per strapparmi dal nulla al quale da solo non sarei riuscito a sfuggire; in un secondo scavalcavo secoli di civiltà e le immagini, confusamente intraviste, di qualche lampada a petrolio, poi di alcune camicie col collo piegato, ricomponevano a poco a poco i tratti originali del mio io.

 

E prima ancora che il mio pensiero, esitante sulla soglia dei tempi e delle forme, identificasse la casa mettendo una accanto all’altra le circostanze, lui – il mio corpo – ricordava per ciascuna di esse il tipo di letto, la collocazione delle porte, l’esposizione delle finestre, l’esistenza di un corridoio, e in più le cose che avevo pensate addormentandomi e ritrovate al risveglio.

 

Certo, adesso ero ben sveglio, il mio corpo aveva compiuto un’ultima giravolta e il buon angelo della certezza aveva fermato ogni cosa intorno a me, mi aveva sistemato sotto le mie coperte, nella mia camera, e aveva messo più o meno al loro posto, nell’oscurità, il mio cassettone, il mio scrittoio, il mio caminetto, la finestra verso strada e le due porte.

 

Ma tra me e il soffitto c’erano ancora le tracce di un’anomalia: una scintilla svaporava, sembrava la luce di un ultimo lampo molto lontano, lasciandomi l’impressione che quella appena passata fosse stata una notte magica.

 

 

 

[ Poesia pubblicata nell'antologia proustiana 2019: Una notte magica, Aa. Vv., LaRecherche.it ]

 

 

 

*

Rivisitazione matematica di “L’infinito” di Giacomo Leopardi

 

 

 

 L'∞

(rivisitazione matematica di “L’infinito” di Giacomo Leopardi)

 

 

 

Sempre cara mi fu questa spoglia gaussiana –

e questa delta di Dirac ammortizzata

o una qualunque risonanza della funzione

e ogni discontinuità

che da tanta parte dell’ultima infinità

mi esclude la comprensione.

Ma calcolando interminati

integrali sulle code gaussiane

fino al limite – al di là di ogni interruzione –

io nel pensiero simulo ogni soluzione –

e temo la non linearità del problema.

E come un’idea avverto

muoversi tra i neuroni –

più comprensibile e semplice di quella

articolata e astratta –

questa la comparo a quella e mi sovviene

l’intuizione dell’assurdo

e la logica leggera e semplice del finito

intorno al massimo della funzione

privo di complessità.

Così in questa matematica

s’annega il mio pensiero

e il naufragare tra i numeri –

tutto sommato – mi rende sereno.

 

 

 

La poesia è apparsa per la prima volta il 22 giugno 2019 su la Repubblica Napoli nella rubrica Bottega di poesia a cura di Eugenio Lucrezi

 

*

Proprio ora che

 

Photo by Andrew Seaman on Unsplash

 

1

 

Ora che vivo la mia epoca di ragionevolezza

e mi avvicino alla Croce

non da cristiano ma da uomo –

ora che mi appaiono ingenui i gesti del sacerdote

che la eleva sopra le nostre teste –

ora che percepisco la lontananza tra me

e questo consesso credente nella salvezza

del legno e dell’uomo lì crocifisso –

ora che ho i piedi e le mani liberi di agire altrove

e la ragionevole certezza che l’evoluzione

è ciò che mi ha portato qui e da qui mi porterà via –

ora che guardandomi attorno gioisco

per la natura e le sue leggi

e la temo docilmente per l’ombra di morte

che proietta su di noi –

ora che sono distante dall’incoerenza

di ogni rito –

proprio ora che tutto è così semplice

nel ciclo della vita

sento vibrare una voce nel profondo.

Porgi l’orecchio anche tu. Dimmi – che cosa ascolti?

“Di… o mi… o per… ché…mihai abbando… nato?”

 

2

 

Brandisco la Croce

nudo per le strade del mondo

senza più un tempio.

 

 

 

[ da Angoli interni, Roberto Maggiani, Passigli Poesia ]

 

 

*

Uomo

 

 

 

1

 

Tu guardi il mondo

da una piccola finestra di luce

nello spettro invisibile –

tra le microonde e i raggi X.

Tutto sembra immerso

nella frequenza del giallo –

come nei disegni dei bambini –

ed è vero che il tuo occhio

vede lì più chiaro –

nel giallo-citrino –

ma sei nel bianco

nelle frequenze sovrapposte

dell’arcobaleno.

 

2

 

Sopra e sotto ti circondano

energie invisibili:

spiriti possiedono gli spazi

fuori e dentro le cose

del mondo che osservi.

 

3

 

Nella notte accendi

le luci al sodio del tuo pianeta –

forse qualcuno ti vedrà.

 

 

*

 

Uomini è tratta da Angoli interni, Passigli.
Poesia letta nella trasmissione Poesia in technicolor | Trasparente
Rai Radio 3 Suite, con Maria Grazia Calandrone, il 21 marzo 2019.
La versione audio orginale inserita nel video è ridotta a pochi minuti, per la versione integrale andare qui...
 
 

*

Relax ad Auschwitz #GiornoMemoria

 

 

 

Quando guardo e ascolto certe persone temo che potrebbero riproporre l’Olocausto.

 

Nelle fotografie imbarazza

la calma che pervade

le SS a bordo campo

ritratte in un momento di relax –

oltre la recinzione

c’è il luogo del loro lavoro.

Disturba constatare

che dentro il riquadro delle fotografie

siano capaci di sorrisi e benevolenza

e che il sole risplenda

e nel suo tepore proclami la primavera

nonostante oltre il filo spinato

vi sia lo sterminio –

ma non si vedono le persone

che giungono fino a qui

da tutta Europa per farsi ossa

e poi cenere per mano loro.

Aleggia un’intollerabile disumanità –

c’è lorrore di Baer Mengele Kramer

Hoess Höcker.

 

Il tic-tac della morte

scansiona indifferentemente

i corpi dall’una e dall’altra parte

perché il male in fondo

è imparziale ma sorride sempre

e solo in una bocca –

si sposta tra le SS e gli oltraggiati

senza differenza alcuna –

non gl’importa dove stia il dolore

ma che ci sia e sia caustico.

È agghiacciante l’analisi spietata

dei corpi spostati a sinistra o a destra

nel fumo o nel tormento

prima o dopo il relax.

 

L’avambraccio marchiato

che Sami Modiano mi pone sotto agli occhi

fa rabbrividire – getta un ponte

sul passato e rende tutto reale:

ciò ch’è stato è ancora.

Offro il mio braccio alla sua mano

e lo accompagno:

la memoria deve continuare.

 

 

Nota: Le fotografie a cui ci si riferisce sono quelle dell’Album Höcker, furono scattate fra il maggio e il dicembre del 1944 da Karl Höcker, aiutante di Richard Baer, a capo del campo, nel ritiro di Solahütte, un piccolo resort costruito dagli stessi prigionieri del campo.

Sami Modiano è un deportato italiano ebreo, superstite dell’Olocausto, sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz, l’autore ha avuto la fortuna di incontrarlo e di ascoltarlo.

*

Ogni notte è santa

 

 

 

Anche se quell’uomo non fosse stato

quello di cui raccontano i Vangeli

anche se non fosse mai nato

per eventi prodigiosi

o se fosse stato solo un uomo inventato

dalla fantasia accesa dalla speranza

di alcuni uomini e donne –

in ogni caso l’uomo di cui si racconta

è i miei desideri – viene dalle stelle

e affido a lui ogni speranza –

egli è un pensiero deposto

nella mangiatoia del mio cuore intelligente

che attende una giustizia

e vede un futuro già sgombro

da re e imperatori

che come Erode hanno all’orizzonte

solo ambizioni e potere.

 

Alcuni di noi Magi e pastori

seguono la Stella della propria coscienza

e si prostrano davanti all’amore –

ogni notte è santa.

 

Non renderò vano il sacrificio

di quell’uomo in mezzo a noi –

anche se fosse solo ed esclusivamente

la narrazione di un desiderio.

 

Nel Natale azzurro di questa stanza

in cui noi due e il gatto troviamo residenza

festeggiamo il suo compleanno

su questo pianeta

e attendiamo dalle stelle di comprendere

i desideri di Dio – qualora esistesse.

Deponiamo i nostri comuni pensieri

nella mangiatoia di un amore certo

e condiviso.

 

*

Natale... non laggiù tra le folle

 

 

 

Dio onnipotente ed eterno

inesistente

pare assurdo questo gioco

della salvezza –

un dio sporco che sporca

la nostra coscienza

non ci basta – non ci vuole.

È un assurdo nel cosmo

la libertà e il suo rispetto

nell’uomo

se il risultato è lasciarlo affogare

nell’inferno.

 

Se Dio onnipotente ed eterno

inesistente

ci sei allora ti concedo l’intervento

immediato e il trasporto

nel mondo eterno

nella persistenza della gioia.

A che gioco stai giocando?

Tutto questo non ha senso –

la contesa tra il bene e il male –

se tu sei onnipotente

il male viene meno –

la libertà te la cedo.

 

Mi abbasso in questo anfratto

e ti trovo –

non laggiù tra le folle

o dove inneggiano la grande veglia

del Natale –

ti trovo qui in un angolo

della casa

dove mi rannicchio

nella notte santa in cui

la santità rincorre preti e suore

con il bastone tra le mani –

un fallo enorme.

 

*

Copertura e distorsione

 

I santi distorcono la natura umana.

 

Il problema è che l’uomo ragno
non esiste
e la religione se non è umana
serve al male.

 

Il Dio di cui parli
è una copertura della tua mente
al problema della morte.

 

Ti vuoi avvicinare a Dio?
Allora vai all’inferno –
tutti i santi vanno lì
a causa della loro presunzione.

 

Cosa c’è di più simile
all’infinito dell’amore
imperfetto e vago
dentro un cuore di carne?

 

In Paradiso c’è posto
solo per la normalità.

 

 

*

 

Envoltura y distorsión

 
Los santos distorsionan la naturaleza humana.
 
El problema es que el hombre araña
no existe
y la religión si no es humana
sirve al mal.
 
El dios del que hablas
es una envoltura de tu mente
al problema de la muerte.
 
¿Quieres acercarte a Dios?
Entonces vete al infierno –
todos los santos van allí
por su presunción.
 
¿Qué hay de más parecido
al infinito del amor
imperfecto y vago
dentro de un corazón de carne?
 
En el Paraíso hay un lugar
sólo por normalidad.

 

 

(da Tre poesie in italiano e spagnolo su diariovoz, traduzione di Marcela Filippi: www.diariovoz.org/2018/10/roberto-maggiani-tres-poemas.html)

 

 

 

 

 

*

Senza limiti o scadenze

 

 

 

Mai si vorrebbe consegnare il corpo alla morte

ma se proprio dovremo – e si dovrà –

è bene fin d’ora abbandonare

ogni attaccamento alla materia

liberare la via alla felicità.

Perché di questo si tratta –

è proprio quello che vogliamo:

la nuda e cruda felicità.

E tutto il gioco – con impegno/ingegno –

consiste nel superare il limite

tra luce e oscurità

nella speranza di rimanere coscienti

e che quanto abbiamo prediletto

e coloro che ci hanno amato e amiamo

possiamo ritrovarli:

non si spenga per sempre

la coscienza della nostra esistenza –

se questa continuerà eterna

vorremmo solo gioia e una pista infinita

un percorso senza varchi

limiti o scadenze.

 

 

 

[ da Angoli interni, Passigli Poesia ]

 

*

Vita estrema

 

 

Vita estrema

 

1

 

Oggi vivo agli estremi:

mille metri su nel cielo

o altrettanti in fondo al mare –

la terra proprio non la calcolo

per quanto il corpo

non si stacchi mai dal suolo.

 

Sorrido alle circostanze

totalmente assente

perché mille metri più distante.

 

Lascio una traccia:

un sorriso vago

e un piede.

 

Dalla mattina alla sera

non faccio altro

che scomparire in abissi letali

tra l’io reale

e quello che vorrei essere.

 

2

 

È come se da un momento all’altro

già sulla strada

mi dovessi svegliare dicendo:

“Perdio! Mi sono dimenticato la vita a casa”.

 

 

*

Bisogno di mani

 

 

 

Mani del mondo toccatemi – tutte.

Ruotate le cose e sollevatele.

Affondate i coltelli nelle carni odiate

bussate alle porte di chi attende

aprite le cerniere dei vizi.

Fate fate fate –

poi passate da me – questa notte –

e toccatemi – tutte –

belle mani affusolate e faccendiere.

 

Ci sarà posto sotto le mani di Dio?

Ho bisogno di essere toccato – sempre.

 

 

 

da Angoli interni, Passigli Poesia [ scopri di più... | acquista ]

 

 

*

L’antico tamburo

 

 

 

1

 

Quando del mondo non c’era

ancora piena coscienza

apparve in Africa il genere Homo:

per quanto si continui a credere

all’azione di un dio

non fu così necessario.

 

2

 

Avvenne che alcuni primati

scesero dagli alberi

e tentarono la sorte

nelle nuove praterie –

ergendosi liberarono le mani –

mossero le cose del mondo

e ne fecero di nuove.

 

3

 

I piedi sono una mano trasformata –

adattata a sostenere un’agile falcata:

furono piedi africani a varcare

la soglia del continente

verso le terre che ora abitiamo.

 

4

 

Africa è madre e culla dell’umanità –

ha il gene Sapiens iniziale –

il fuoco antico – il terrore e l’amore –

il primo seme fluito dal piacere

voluto e desiderato.

 

5

 

Per tentativi e miglioramenti

l’evoluzione arrivò alla nascita

con doppia rotazione

del bambino nel grembo.

Nacque una massa cerebrale

che si accorse della propria esistenza

e ebbe paura della morte –

ma prima della misteriosa scomparsa di sé

provò a portare lo sguardo

nel più remoto Oltre.

 

6

 

Guardati dentro e troverai Africa:

il Paradiso perduto della specie Sapiens –

o ne hai fatto anche tu scempio

stretto nel cerchio del tuo egoismo?

È là che devi tornare

al cuore del pianeta –

pulsante nel petto dei tuoi fratelli

neri e bianchi.

Ascolta. Lo senti?

È l’antico tamburo –

ti invita a convivere e a danzare

intorno al fuoco del nostro futuro.

 

 

da Angoli interni, Passigli Poesia [ scopri di più... | acquista ]

 

 

*

Surfisti

 

 

Come una tribù con scudi

e muscoli guizzanti

i nasi appuntiti come frecce

le bocche tese come archi

i petti come lance

attraversano la folla di bagnanti

con la fierezza dello sguardo

lasciando una sola orma

in cerca della loro onda.

 

*

Schifo

 

 

Una cosa è certa:

c’è sempre un angolo

dietro il quale c’è uno schifo –

anzi: dietro ogni angolo

c’è uno schifo. Che schifo!

 

Non c’è un motivo

per cui loro mi fanno schifo:

forse mi fanno schifo

proprio perché mi fanno schifo

o anche perché non vorrei

che mi facessero schifo

infatti vorrei che nessuno mi facesse schifo

e invece devo accettare il fatto

che mi facciano schifo.

Una schifezza latente e imperfetta –

immotivata – ma che – tuttavia – potrei

anche motivare con dovizia di particolari –

come ad esempio la loro schifosa presunzione

la testardaggine arbitraria

la stessa idea assillante e mai emendabile

il sempre e comunque avere ragione

e il camminare senza attendere

chi propone strade alternative –

ma non è tutto o solo questo.

In ogni caso mi fanno schifo

per il solo fatto che mi fanno schifo.

Non ho motivi da aggiungere

per la mia intolleranza

e capisco che potrei sembrare

un fanatico dello schifo –

in effetti forse lo sono

ma senza volerlo essere

perché da sempre accolgo il diverso

e mi piace l’ascolto

eppure rigetto il fatto di dovermi

confrontare con loro

che propongono uno schifoso

presuntuoso perfezionismo incomprensibile.

 

Uno a uno affondiamo

nel destino da schifo che ci attende

e mi sorprende che ancora qualcuno

sia capace di togliermi un po’ di schifo

dalle viscere.

 

*

L’informazione

 

a Stephen Hawking

nel giorno della sua morte

14 marzo 2018

 

1

 

Cosa vede la tua intelligenza

in quel nero oltre il confine

dove si conclude la vita?

Il tempo lì perde consistenza

i secondi dilatano nelle ere

e queste in eternità.

 

2

 

Il Cosmo rimane chiuso

nel tuo ultimo respiro –

la vita congelata

oltre l’orizzonte degli eventi –

la domanda è:

a quale testa hai lasciato

la tua mente –

l’informazione che contiene?

 

 

 

Nota: il titolo si riferisce al famoso paradosso dell’informazione del buco nero sollevato da S. Hawking e J. Bekenstein, si consulti Wikipedia:

https://it.wikipedia.org/wiki/Paradosso_dell%27informazione_del_buco_nero

 

 

*

È stato necessario

 

 

 

a Pabla

 

1

 

Il tango ha le tue dimensioni:

il volume morbido e agile

che appartiene al tuo corpo

unito al mio.

Cammino a quattro piedi

sapendo che la metà del ballo

ha la tua fantasia:

come una giostra t’illumini

ma giri intorno all’asse

di una scopa.

 

2

 

Nonostante ben più gravi questioni

assottiglino le speranze di quest’epoca

noi viviamo il tango con pena

se qualcuno nel ballo

si allontana dalla sua geometria.

 

Un tango onesto

si alimenta di equilibri

respiri e buonsenso relazionale

ma si muove tra le sbavature

che appartengono ai corpi

stretti nel potere di un abbraccio.

 

“È proprio bello il tango” –

è stato necessario dirselo

come un patto –

il ritorno al nostro fuoco sacro.

 

 

 

http://www.fervordetango.it ]

*

Universo

 

 

 

L’universo di casa mia

ha lo stato entropico esasperato

dagli oggetti sparpagliati

nello spazio confinato

tra le mura.

 

Appena fuori c’è la città

e l’universo azzurro

oltre il quale diventa incerto

ogni pensiero –

forse c’è qualcosa di molto grande

così grande da sembrare infinito –

lì galleggio

mano nella mano con chi è arrivato prima

e con chi verrà dopo cercando

ancora il luogo fuori dalle “mura”

dove vibrano i codici di chi

è vivente-pensante con la materia

di questo mondo.

 

Al di là dei confini cosmici

forme fondamentali

tratteggiano leggi

che galassie stelle e pianeti

sottoscrivono e rispettano

con fedeltà maniacale.

Forse c’è anche Dio

e ingloba tutto questo –

o da tutto questo caos

è inglobato?

 

*

La voce

 

Video: testo, voce, disegno e montaggio di Roberto Maggiani 

 

 

Nella terra e nel mare

c’è una voce che racconta di te

e segue la memoria dei padri

fino alle biforcazioni in cui la storia

cambia il suo corso

destando pace o guerra.

 

Tutti i punti di spazio e tempo

sono equivalenti

ma diversi in sentimento e azione.

 

Il Creatore non ha fatto disparità

tra il verde della foresta e il blu del mare

bensì diversità –

ogni dove ha necessità dell’altro dove

e il tempo che pare inesorabile

è in realtà equo e paziente

esso elude la mente e fugge

poiché è essa stessa a generarlo

interpretando come scorrere

ciò che invece è evolvere

da posizione a posizione.

 

Si svelano nuove forme

e totalità più ampie –

la passione che ne deriva è fluida

come acqua in un vagone in corsa

oscilla tenace e snella nella sua

legge di natura –

per quanto appaia prigioniera –

imbottigliata.

 

È la bellezza del mondo

che ha la sua matematica ed è precisa

fin nel caos dei suoi meandri più reconditi –

prigioniera di regole senza principio.

 

Ma tu vedrai sempre la libertà

della terra e del mare

la morte adagiarsi sulle nostre membra –

mentre lieve e pesante

ci accompagna nel viaggio del Cielo –

trasforma il corpo in polvere

e conduce l’anima

fin nel grembo antico.

 

 

 

Poesia tratta da Scienza aleatoria, Roberto Maggiani, Lietocolle (2010)
 
 

*

Il mondo atomico e subatomico

 

 Video: testo, voce, disegno e montaggio di Roberto Maggiani

 

 

Colori – i più disparati.

Distese di colori.

Uniti – bianco.

Disgiunti – arcobaleno.

Assenti – nero.

Che salgono dalla terra – fiori.

Bevono a una sola fonte – Sole.

 

Luce che passa

abbaglia scende invade circuisce alimenta

desta lega disgiunge compara confonde.

 

Colori invadono le finestre

nei mattini assolati

eccitano atomi assonnati

nelle profondità delle cose

elettroni che saltano e tornano

oscillano imprecano emettono – che cosa?

Fotoni non accettati – espulsi –

girovaghi per le stanze

intonati stonati impazienti adombrati –

escono e rientrano

ingarbugliati affievoliti esaltati – fino a sera.

Atomi messi a riposo – colori ritirati.

 

*

 

E poi scendendo – spaccando nuclei

protoni e neutroni ancora spaccando (scintille?)

 

Se ne trovano sei – più gli anti (l'antimateria) – ben legati –

Quark e antiquark:

Up Down Charm Strange Top Bottom.

 

La forza di colore li confina.

Tre stati distinti: rosso viola verde –

i complementari: ciano giallo magenta.

Rosso con ciano – bianco.

Viola con giallo – bianco.

Verde con magenta – bianco.

 

 

 

Poesie tratte da Scienza aleatoria, Roberto Maggiani, Lietocolle (2010)
 

 

*

Il futuro elettrizzato

  

 

 

Siamo elettrici e abbiamo campi repulsivi –

spingiamo nel futuro figli con la nostra stessa carica –

più lontano che possiamo nel tempo

a scoperchiare pentole –

spronati ad agire dalla corrente elettrica

che dal nostro cervello si dipana

ramificata in lampi e tuoni:

per induzione si concatena il post-domani

al nostro qui-ora.

 

Loro imparano velocemente

sanno come neutralizzare

il polo repulsivo del prossimo giorno

per non ricadere nella contemporaneità

dove non c’è più molta speranza

di ottenere la varietà simbolica

chiamata pace.

 

Mettiamo loro in tasca la storia

e calibriamo la gittata più lunga possibile.

 

Esclusi dal decidere riguardo al passato

è come se il futuro li attendesse

con impazienza – elettrizzato.

 

*

Bevi con me?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Provo a farmi capire nella tua dimensione, usando il tuo fiato cerebrale creo ciò che tu comprendi: parole.

 

Io sono extra da questa terra

non provengo neppure dal tuo universo

non c’è un dove o un quando

a cui possa riferire la mia esistenza.

Sono Titano Saturno Andromeda

multiversale indefinito

e non basta a contenermi

la moltitudine delle dimensioni parallele.

 

Se sono insoddisfatto nessuno se ne accorge

non ho cieli a cui rivolgermi né inferni in cui cadere

vivo solo

sospeso tra gli universi – lì è il mio limbo.

Forse sono quello che tu chiami Dio

ma non ricordo di averti creato

se l’ho fatto ti ho dimenticato.

Questo universo è come una cantina –

oggi sono sceso a ubriacarmi e ti ho trovato

uomo: bevi con me?

 

*

Parole in streaming su la paura e la città

*

I versi di Aleppo

 

 

 

Le mura di Aleppo trasudano versi

e ciò mi commuove.

La poesia è l’ultima vela intatta

per navigare oltre il ventre squartato

della città.

 

La gente di Aleppo dice:

Non abbiamo cannoni o razzi ma poesia –

libertà coscienza salvazione umanità.

Chi di voi assassini non si sveglierà

nella notte tra gli incubi

pensando che noi abbiamo risposto

alla vostra barbarie con i versi

del nostro orgoglio?

Da nazione a nazione

la poesia cuce la potente

coscienza della storia

nella veste dell’onore –

sarete giudicati e spogliati.

 

 

[ Articolo di repubblica.it di riferimento:

http://www.repubblica.it/esteri/2016/12/16/foto/murales_addio_ad_aleppo-154223171/ ]

*

Presidenziali USA 2016


 

 

a quella parte del popolo degli Stati Uniti

che non vuole fare scopa con l’egoismo

 

L’egoismo cala la sua carta

il popolo fa scopa.

Brinda al motto:

a me non interessa altro che me stesso.

 

Rafforza l’abbaglio che la ricchezza

risolva la sua miseria

e la morale puritana la coscienza.

 

A lui non interessa nulla di te

e anzi tu sei carne da macello.

Il tuo corpo lungo e caldo

è adatto alla guerra

che sia fuori o dentro i tuoi confini –

un’arma o una bistecca

è ciò che ti mette tra le mani

il signore ricco e osceno

che ti rappresenta.

 

Le frontiere si chiudono

i condannati si uccidono

i gay non si sposano

i malati se poveri non si curano:

l’esclusione è la tua scelta.

 

*

L’albero la luna la bufera

 

 

 

Si narra di una persona nella notte

circondata da una bufera

e da una nostalgia.

 

Si narra che in quella stessa notte

abbia messo radici

sognando di tenere tra le braccia

la passione che gli fu negata.

 

Con lo sguardo pallido rivolto al cielo

allargò le forze e diventò albero:

le sue foglie come mille lingue

declamarono le ultime poesie

scritte nelle notti serene di maggio.

 

Si narra che l’albero sbuffava e vacillava

ma resisteva al potere che lo allontanava

dalla sua dolce luna

lassù immobile e indifferente –

mentre mille alberi la bramavano.

 

Nel delirio della notte

teneva strette le sue foglie

ma qualcosa si staccò allontanandosi

nel tormento del vento.

 

Quando l’astro calò dietro l’orizzonte

nell’alba cessò il furore dell’aria

ma il giorno non portò speranza

semmai una profonda malinconia

e la sensazione di avere perso

per sempre una grazia.

 

*

L’ombra

 

 

 

Un’ombra si sposta nella notte

affannata sotto il peso della luna –

striscia sulla terra tra i lampioni

del parco:

lungo la linea della sua nerezza

brilla il silicio come una corona.

Nell’eccitazione del vento oscilla

silenziosa e inespressiva –

si allarga nel buio in cui fonde.

 

La notte si chiude

e lascia fuori le stelle –

immerso nella pece

il mondo scolora.

 

*

I bambini di Aleppo

 

 

Qui ad Aleppo

è stata tolta la pietra

alla base del mondo:

crolla ogni abitazione.

Qui giace l’uomo

che aveva gli anni di un bambino.

Ma chi sta dietro al radar

non vuole saperlo –

è ovvio che vede un altro mondo

fatto di cemento e non di ossa.

Se qui esplode la terra

sotto le cascate di pietre

tu orrore non ci resti

anzi ti sollevi

e ingigantisci

per ogni bomba scartata

come fosse una caramella

lanciata dal cielo.

Qui ad Aleppo

ci sono molte bocche

sorridenti fino alle ossa

e occhi rossi senza pelle

e corpi che si spezzano

in convulsioni

simili alle risate –

come quelle di Assad e Putin

e di tutti coloro

che ridono a cena

fino alle lacrime

con i figli e gli amici

seduti intorno a un tavolo

e a cui la vita sorride.

Anche ad Aleppo ci sono le lacrime

quelle di chi sopravvive

e prova a rimettere insieme

i pezzi dei corpi polverizzati

di uomini che avevano

l’età di un bambino.

 

 

*

 

 

 

 

*

Dio / Dios

 

Propongo la traduzione in spagnolo, a cura di Marcela Filippi, della poesia Dio, tratta da La bellezza non si somma, Italic.

 

*

 

Dio

 
Ho imparato a evocarti
dai colori e dalle forme delle cose.
 
Per riconoscere la tua presenza
mi bastano la soglia di una porta
sempre aperta su un patio
e una tenda
che nella brezza sappia danzare
lentamente.
 
Sei come un albero
che nella sua totale presenza
si assenta nell’abitudine
dello sguardo.
 
Io invece sono come il mio gatto
che parla ai corvi lontani:
vedendoli piccoli
vorrebbe farne un boccone –
li prega di scendere
con versi inconsulti
non sapendo della loro grandezza.
 
Ti cerco instancabilmente
ed è solo per la nostalgia che ho di te
che scrivo poesie.
 
*
 
Dios
 
Aprendí a evocarte
por los colores y formas de las cosas.
 
Para reconocer tu presencia
me bastan el umbral de una puerta
siempre abierta a un patio
y una cortina
que en la brisa sepa danzar
lentamente.
 
Eres como un árbol
que en su total presencia
se ausenta en la rutina
de la mirada.
 
Yo en cambio soy como mi gato
que le habla a los cuervos lejanos:
viéndolos pequeños
quisiera tomar un bocado –
les ruega que bajen
con versos arrebatados
no conociendo su tamaño.
 
Te busco sin descanso
y es sólo por la nostalgia que siento por ti
que escribo poemas.
 
 
 
 
 

*

Da noi stessi provvediamo


Si consuma la serenità
preoccupa l’esistenza –
ovunque si ascoltino parole inadatte
sussulta il cuore –
ogni terremoto è un’occasione
per la retorica –
una madonna non travolta
dalle macerie
richiama sciacalli.
Non ci sono castighi
a causa dei diritti delle persone
e non c’è bisogno di un dio
che ci faccia del male
da noi stessi provvediamo.

Le catastrofi avvengono per tutti
anche per Dio
che vive nell’eterno terremoto
della nostra stupidità.

*

Carne e pensiero

 

I

 

Sono fatto di carne e pensiero.
Questa carne – uno strano pensiero – vedi?
È di cenere e acqua – troppa cenere poca acqua.
Tra le cellule ingarbugliate v’è un gran da fare.
Per quanto riguarda le idee
si sa che scivolano dentro i neuroni
e che le cellule non bastano per tutti i pensieri
almeno per quelli sulla coscienza di esistere.

 

II

 

Pensieri – forse troppi –
affaccendati
a creare un ordine delle cose.
Sanno che strada prendere
di che cervelli impadronirsi.
Passano sotto le porte
s’insinuano in tutte le stanze – silenziosi.

 

 


Da L'indicibile, disponibile su amazon in e-book e in copertina flessibile

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*

Creazione-invenzione

 

1
Creazione

Dio. Vorrei parole simili alle tue –
che possano creare.
Il gatto ad esempio.
Tu dici “Gatto”
e lui è.
Vorrei immaginare un essere qualunque –
mai visto – trovare una parola
che lo rappresenti – dirla:
una volta detta
lui è. E tu ti stupisci.

O tutto quello che posso immaginare
è già dentro la tua fantasia
e non posso creare nulla di nuovo
che ti sorprenda?

2
Invenzione

Oggi voglio usare l’intelligenza
per inventare qualcosa di mai visto
che lasci a bocca aperta e del quale si dica:
“Che ovvio! Perché non ci ho pensato prima?”
Una favolosa idea nuova
che neppure io so da dove l’ho presa
da quale parte dell’intricata
rete di neuroni e sinapsi –
se tra i ricordi o le intuizioni.



La poesia è vincitrice della XIII edizione del Premio Anselmo Spiga (2016)
Lettura della motivazione:
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10210191300007621&id=1492920467q

 

 

 

 

 

*

Il tunisino

 

a tutte le tue vittime

 

Se tu avessi scelto di rimanere

semplicemente un ragazzo tunisino

e non di farti terrorista

e la moschea fosse stata per te

la casa della tua anima

e lì in piedi con le mani vicino al capo

le palme aperte e rivolte in avanti –

non altrove come un invasato –

avessi pronunciato Allah akbar

allora chiusi gli occhi

avresti iniziato il vero viaggio

nella maestà di Dio.

 

E se con le mani incrociate sul ventre

avessi iniziato a pronunciare

la sura iniziale del Corano

ascoltando fino in fondo

il suono delle tue parole gentili –

anziché quelle tremende di odio –

nel tuo cuore sarebbe risuonato

il nome di Dio e avresti detto:

“Prendo rifugio in Allah contro Satana il lapidato”.

Allora uscendo dalla moschea avresti

fatto buone azioni in nome di Allah

il Compassionevole, il Misericordioso.

 

E se terminato il numero richiesto di raka’āt

seduto sulle caviglie avessi innalzato

al cielo queste parole:

“Ogni nostra adorazione,

ogni nostra preghiera,

ogni nostra buona azione è per Allah.

Pace, misericordia

e le benedizioni di Allah siano su di te,

o Profeta. La pace sia su di noi.”

Allora avresti compreso il significato

della pace.

 

Invece non è andata così

la tua anima non ha preso rifugio in Allah

e il Lapidato ti ha colpito

con la sua ira furibonda

destando in te odio e menzogna.

 

Se tu avessi ascoltato il suono

della tua voce nella moschea

e compreso il significato delle tue parole

non avresti preso quel camion

e saresti rimasto il ragazzo che eri

e avresti lodato Dio

con la tua vita

e Lui si sarebbe ricordato di te

al termine della tua corsa.

 

 

 

 

Note

Allah akbar: Dio è il più grande

Sura: Ognuna delle 114 ripartizioni testuali (grossolanamente “capitoli”) in cui è diviso il Corano.

Raka’at: Consiste in una sequenza di movimenti e parole eseguiti dai musulmani mentre offrono la preghiere a Dio.

 

Fonti: Wikipedia e www.sufi.it

 

*

del fuoco e della luce

 

 

lo spazio

nacque opaco

e molto caldo

 

nel piccolo universo

regnava

il buio più totale

 

la prima luce

arrivò al calare

della febbre

prima atomica

poi nucleare

 

dalla terra antica

uscì accesa

la roccia fusa

ma senza ossigeno

non c’era fuoco

 

arrivò

da una scintilla

a illuminare

la presenza della notte

muovendo a piacimento

il confine dell’oscurità

ben oltre la grotta-casa

 

nel bosco

tra le paure

dove foglie e rami

erano sospiri di spiriti

e terrori

 

visibili

solo in forma

di ombre semoventi

tra fulmini

e saette

che incenerivano

la calma del buio

e delle stelle

 

la luce

racchiude un fuoco

che non arde

né incenerisce

 

ma avvampa

nei colori delle foglie

occhieggia piacevole

tra le fronde

muove

a volo radente

tra erbe e sterpaglie

 

un colore appeso

preme

sposta il mondo

devia

i pensieri altrove

nelle riflessioni

s’innesta nei bulbi

e fiorisce

in aspettative

 

la luce ha potere

perché sorride

tra le ramaglie

 

non la fiamma

che corrucciata

le distrugge

 

un barlume

soddisfa l’estensione

del cielo

su cui espande

a dismisura

ciò che piccolo o grande

non sa di essere

 

*

Il canto inconscio della terra

 

 

iiiii caraitòn oppàrai tài oppàtarai ton tai

iiiiii opparatarài carratòn tai on

paràxai xài ratararai ton taiòn cai

 

caraitòn ti farai

iper cùt

somai

senta cost

aparataièr

super tava

gratertai oper vìs

ororai

caratòn

 

ytreu rororai

ujènton

subararatai

scart on paratòn

veràiton tai

ionutre

paratawuerquo

sibé atareikataitòn

astrabai

porti cossoc atas

orotu

orotu

suptrifàlon lavatai

ocara tontai ion

parai lev

oscari lev

opàiton escucha

l’energia ascolta

il flusso il suono

il rimbombo della terra

uotav

aigrenel atlocsa

li ossulf li onous

li obmobmir alled arret

otracasti ronta

paràiton taigà

al pesante terra

sostiene

li reale

da iuc si alzano

el creature

minerali

rep vivere

fino a tornare allen

polvere

nu olcic mille oiràn

che annuncia ai cieli

la pote nte fragilità

della vita

 

*

che cosa si vede in cielo?

 

 

in cielo

c’è il firmamento

una topologia algebrica

un complesso simpliciale

a triangoli e tetraedri

 

il cielo sorge con il sole

e non tramonta

per assurdo

non c’è fuori né dentro

è come una bottiglia

di Klein

 

il cielo non si spreca

 

se permuto

ni ti do

ti do ni

e ν è una frequenza

azzurra

un’illusione

che colora

e diffonde

 

ma senza dif

fonde

squaglia ogni gelato

sotto il sole

ogni speranza

nel deserto

 

lo sguardo affastella

gli uccelli

le nuvole

le mille ariette

che muovono le ramaglie

e soddisfano la pelle

 

nel cielo si vede

il mondo di ieri

e ancora più lontano

quello dell’altro

 

degli uomini antichi

nel cielo la storia

le scintille

i primi fuochi

le paure

il rigore

tortuoso dei cicloni

lampi e tuoni

 

chissà

in quale extra mondo

si nascondono

le altre vite

che vedo nella testa

rassomigliante

tanto tanto

alle galassie

tra impulsi

e flash

di neuroni e γ

 

nel cielo si vedono

le stanze

in cui danzano

le gravità

i soli

 

i tanto delicati

de sideribus

si allungano

in stelle cadenti

che mai cadono

realmente

 

filano sopra

e se ne vanno

 

i tormenti

le piogge

gli sciami

le comete

dall’universo

arrivano e là tornano

e noi sempre qui

sotto il segno di Marte

tra lotte e guerre

distesi sugli asfalti

 

prima di morire

guardiamo il cielo

poi sprofondiamo

negli oceani

 

può essere azzurro

o nero

ma sempre là

vivono

dio

gli dei

i santi

e gli angeli

 

per loro

sospirano in molti

e altri soffrono le pene

dell’inferno

nel loro nome

 

che cosa vede il cielo

quando ricopre

e nasconde l’infinito

che tormenta

il cuore?

 

 

[ Leggi anche: cosa si vede nell'acqua? ]

 

*

cosa si vede nell’acqua

 

 

in trasparenza

c’è pare senza spara

apre pera e stanza

 

nell’acqua si vede una stanza

si apre a pera

e oscilla gelatinosa

 

spara acqua

la fontana

 

corpi deformi

divisi e ricomposti

nel fluido oscillante

 

cose mai ferme

immerse

in ovattato gorgogliare

mosse in correnti

in silenzi estesi

 

a galla in liquido fluente

oggetti filanti

manufatti sui fondali

 

sulle superfici voci

o suoni che se ne vanno

dal bagnato

 

le tinte i toni le gradazioni

le sfumature… sfu ma tu re

tu ma re… tu mare

nella pozza incluso

 

la stessa acqua

nella vasca scava

 

indaco e fuoco

la sera a Villa Borghese

 

vaga a strati l’acqua

in transito

impotenti

animali o cose

dove stanno stanno

 

insetti tensioattivi

sospesi sulla chiarezza

molecolare

prigionieri nello spazio

acquoso della trasparenza

visitati da riflessi

orlati

sciocchi e stravaganti

 

le forme

quaggiù non possono nulla

sul flusso

sulla superficie

su questo attendere

solitario

composto

d’accordo col tempo

finché

qualche fontana spruzza

e infrange

 

il mondo reale

riflesso

è disconnesso

scompigliato

da una storia ciclica

nel rodeo della tinozza

 

nei riflessi

si scambiano

oggetti con soggetti

e versa vice

 

così nell’impasto

del tutto confuso

chi era capo diventa

vice

e viceversa

 

s’affanna il capo

delle cose

a rimanere a galla

 

questo è un gioco

è un gioco

è un coito

 

e l’acqua

cosa vede non si sa

 

*

Realtà e immaginazione

 

 

 

1

 

Dal possibile emerse l’universo-mondo,

senza che nessuno lo immaginasse –

dopodiché ciò che era possibile

divenne immaginabile

ciò che era immaginabile divenne possibile –

è per questo che ci raggiunsero i terrori:

vennero dalle pianure delle paure più recondite

dell’immaginazione.

 

2

 

Il mondo è retto dalla possibilità del reale

e dalla realtà del possibile –

è completamente immaginato.

Il primo uomo l’ha visto

e ha detto:

“Ecco, questo è il reale

è quello che immagino.

Quello che dico lo mostro,

la mia parola ha la forza

necessaria a sorreggere questo mondo.”

 

 

[ Da Scienza aleatoria, LietoColle, 2010, nuova edizione LaRecherche.it, 2016 ]

 

 

 

*

Cosmogonia

 

Rose rosse spinose ardenti

solari: angolari sporgenze

oltre le soglie

del cosmo increato –

caos di elementi informi –

inizio di matematiche

descrizioni –

in quale spazio le cose

hanno la loro forma

il loro rumore?

 

Il mondo è un atto

sacrificale e cruento

un tuffo nelle acque primordiali

(per portare in superficie un pezzetto di terra)

un accoppiamento tra Urano e Gea,

uovo cosmico che si schiude liberando spiriti,

apparizione dal vuoto quantistico,

tanto è potente la volontà ad esistere.

 

 

[ Da Scienza aleatoria, LietoColle, 2010, nuova edizione LaRecherche.it, 2016 ]

 

 

 

*

Osservazioni

 

 

Osserva le stelle…

…adesso guarda attentamente il reale

qui e ora senza stelle

finché nel corpo della mente

di nuovo vedrai stelle

le stesse di lassù, così irreali.

 

Che cosa sono le stelle? Che cos’è il reale?

 

 

 

[ Da Scienza aleatoria, nuova edizione 2016 ]

 

*

Tu hai promesso amore

 

 

Percorrevo la circonvallazione

e piangevo

sperando che ogni pedalata

potesse allontanarmi

dalla solitudine.

Sul ponte la tua voce

mi diede sollievo –

nella diversità

mi fece sentire legittimo.

Colui che venne

lo accolsi con dedizione

e fedeltà.

 

Ma i tuoi epigoni

hanno arroganze

con cui tagliano a metà

la mia esistenza:

ti innalzano preghiere

come se io non stessi

notte e giorno al tuo fianco

e non potessi ascoltare

le loro maldicenze.

Hanno dimenticato

che tu hai promesso amore.

 

*

Che questa è una sorte che bisogna subirla

 

 

Ai bisnonni ai nonni

ai padri e alle madri

che ci hanno consegnato

un’Europa libera dal nazifascismo.

In memoria.

 

Il mio bisnonno ‘Ng’lìn

teneva sempre una roncola infilata

nella cintura dietro la schiena.

Una mattina presto si appostò

in attesa del funzionario fascista

lo prese per il bavero

e lo minacciò di avvolgergli

le budella intorno al collo

se non gli avesse dato un lavoro

anche senza la tessera.

Uscì indenne da quell’impresa.

 

Suo figlio Svà

richiamato alle armi

prestò servizio nella Milmart

alla Rocchetta

dove i cannoni erano puntati

a difesa del porto de La Spezia

ma non appena Badoglio

proclamò l’Armistizio

l’8 settembre del Quarantatre

se ne venne via

insieme a molti altri

che col fascismo non volevano

spartire nulla –

entrò nelle milizie partigiane

e fu chiamato

‘l partidziàn d’i fadzóli.

 

L’altro bisnonno

chiamato Tunìn

durante un rastrellamento

a Carrara

fu catturato e deportato in Germania –

da Carpi riuscì a inviare

di fortuna

un messaggio alla sua sposa:

 

“Ti mando questo mio biglietto

per farti sapere mie notizie.

Dunque di qui io parto

per la Germania

non pensare a me

pensi per te

tanto lo sai

che questa è una sorte

che bisogna subirla

speriamo di ritrovarsi

presto a casa nostra

tutti insieme.”

 

Non fece ritorno –

neppure in forma di sole ossa.

 

In quella casa – la mia –

con sacrificio e pena

non entrarono mai

l’arroganza nazi-fascista

la coercizione

l’abominio della discriminazione

il profondo male antisionista.

 

Come per mio nonno ‘Ng’lìn

mi va la mano alla cintura

dietro la schiena

ogni volta che quell’ombra infame

si avvicina.

 

 

 

Note

MILMART. La Milizia Marittima di Artiglieria era una specialità di artiglieria della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. La MILMART si occupava della difesa delle piazzeforti delle basi navali, dei previsti punti di sbarco e delle isole minori. La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (in acronimo MVSN) fu un corpo di polizia civile ad ordinamento militare, dell’Italia fascista (spesso genericamente identificata con la locuzione camicie nere a causa delle camicie di colore nero adottate quale parte della divisa, come spesso indicato anche nella storiografia non italiana).

Armistizio dell’8 settembre 1943. Il proclama di armistizio di Badoglio dell’8 settembre 1943, costituisce l’annuncio dell’entrata in vigore dell’armistizio con gli Alleati. Il messaggio, letto dal maresciallo Pietro Badoglio (Capo del governo e maresciallo d’Italia) alle 19:42 al microfono dell’EIAR, annunciò alla popolazione italiana l’entrata in vigore dell’armistizio di Cassibile, firmato con gli anglo-americani il giorno 3 dello stesso mese. Più della metà dei soldati in servizio nella penisola abbandonarono le armi e tornarono alle loro case in abiti civili.

‘Ng’lìn: in dialetto carrarese è il diminutivo del nome Angelo (Maggiani Angelo, detto Il moretto, cavatore).

Svà: in dialetto carrarese è un troncamento del nome Osvaldo.

Tunìn: in dialetto carrarese significa Tonino che sarebbe il diminutivo troncato di Antonio (Caleo Antonio, marinaio)

‘l partidziàn d’i fadzóli: in dialetto carrarese significa “Il partigiano dei fagioli”

I versi tra virgolette sono tratti dalla lettera autografa del bisnonno Tunìn, sono evidentemente sgrammaticati. Scrisse la lettera al volo su un pezzo di carta gialla per alimenti e la consegnò a una persona che da Carpi stava andando a Carrara.

 

*

Poesia arrabbiata

(da prendere così com’è)

 

 

Quando parlate

di identità tradizione famiglia

e tutte queste cose

mi fate venire una gran voglia

di mandare tutto a monte

il presepe l’albero di natale

la famiglia

e persino le lasagne.

Penso seriamente

di cambiare nazione

di consegnarvi le chiavi

e lasciarvi fare quel che cazzo volete.

Poi – invece – mi fermo un attimo a pensare

mi concentro e dico:

Ma porca miseria

ma è mai possibile che devono averla vinta

dei bigotti arroganti e non la scienza

il diritto e la giustizia?

Perché di questo si tratta

della vostra stramaledetta

arroganza ideologica

contro la scienza

il diritto e la giustizia.

Ci sono esperienze

cuori di persone e studi

scientifici che affermano

che i bambini crescono

serenamente anche nelle

famiglie omogenitoriali

tuttavia devo continuare a subire

il vostro delirio

per il quale usate a strumento

la mia stessa fede

il mio stesso Dio.

 

Non avrete la mia resa

continuerò a far parte

di questa nazione

perché identità e tradizione

non sono una bibbia

ma un’evoluzione

e la famiglia

la difenderò con la vita

quella degli affetti

non la vostra chiusa casta

alimentata dall’ignoranza

dell’ideologia

e nessuna lungimiranza.

 

*

Catalina

 

 

 

Sono le sei del mattino –

dal giardino

cerco Catalina

in un cielo che riconosco

a malapena –

indosso il pigiama

sotto la giacca –

ho un berretto in testa

e uso il binocolo

per raggiungere la sesta

magnitudine.

Vedo Marte e Venere

a est – della cometa

conosco i parametri orbitali

tuttavia non la trovo

ho perso sintonia

con questo cielo –

forse con il cosmo –

adesso so come funziona

ma preferivo l’ignoranza

di adolescente –

m’intestardivo

finché non trovavo

ciò che al freddo

cercavo tra le stelle.

 

 

Alcune informazioni sulla cometa Catalina:

www.focus.it/scienza/spazio/come-vedere-catalina-la-cometa-di-natale

www.larecherche.it/video_grande.asp?Id=1506

*

Spensieratezza

 

Nel tentativo di raggiungere

la felicità

non c’è stato un solo

giorno al mondo

senza che qualcuno

abbia

 

emesso il primo o l’ultimo respiro

 

pronunciato la parola amore

in qualunque lingua

 

goduto con passione

 

emesso un sorriso

 

affogato nel pianto

la tristezza di un abbandono

 

o qualsiasi altra

arbitraria azione si voglia

aggiungere.

 

Personalmente non ho spostato

di molto la mia vita –

pur avendo certo un amore

ho vissuto ogni giorno

sul filo di una preoccupazione.

 

È giunto il momento

di prendere di petto il mio giorno

e obbligarlo alla spensieratezza.

 

*

Migranti

 

Il tuo Natale è comodo

perché rivelato dai secoli –

non come per coloro

che in quel tempo Lo accolsero

senza spiegazione.

 

Ogni nascita è la venuta

al mondo di una novità

un po’ come chi migra

nasce in una nuova terra:

tu non sai chi tra loro

è il figlio di Dio

o non pensi

che qualcuno di loro lo sia

come a quel tempo

coloro che non lo accolsero.

O al modo di Erode

hai deciso

di salvare il tuo potere?

 

*

Un Adamo diverso

 

 

Signore tu mi scruti e mi conosci, tu sai quando seggo e quando mi alzo. Penetri da lontano i miei pensieri, mi scruti quando cammino e quando riposo. Ti sono note tutte le mie vie; la mia parola non è ancora sulla lingua e tu, Signore, già la conosci.

Dal Salmo 138

 

Tu Signore sei un ospite atteso

non ci sono barricate

lungo la strada

che conduce sulla soglia

di questa mia casa

così diversa dalle altre –

come tu hai chiesto

ogni calzatura di soldato

che marcia rimbombando

e ogni mantello intriso di sangue

saranno bruciati,

dati in pasto alle fiamme.

 

Abito ancora qui

in questo paese

di case uguali –

parlo e quello che dico

esce dal cuore

che tu hai fatto

con la polvere del deserto

prima del giardino

dove mi ponesti

conducendo al mio cospetto

bestie selvatiche

uccelli del cielo e piante –

come io li chiamai

tu li chiamasti:

il loro nome

fu il mio potere su di essi

e nient’altro.

 

Poi sarebbe dovuta arrivare lei

carne della mia carne

ma la mia creazione fu diversa:

sotto il mio capo c’è un’altra sinistra

e un’altra destra mi abbraccia.

Signore sei alla mia porta e bussi –

la tua chiesa è lontana

ma ha inviato Caino –

per questo tu passerai la notte

qui con me fino all’alba –

alle spalle e di fronte mi circondi

e poni su di me la tua mano.

 

 

Note. Nella poesia, in corsivo, ci sono citazioni tratte, rispettivamente, da Isaia 9,1-6 e dal Salmo 138.

I versi: “sotto il mio capo c’è un’altra sinistra / e un’altra destra mi abbraccia”, si riferiscono al “Cantico dei cantici” Ct 8,3-7. Tutta la poesia è centrata sulla creazione, Genesi 2.

*

Elogio dei bambini

 

 

Dopo la sua nascita, arrivarono a Gerusalemme alcuni uomini sapienti che venivano dall'oriente e domandarono: «Dove si trova quel bambino, nato da poco […]».

Matteo 2, 1-2

 

Per fortuna ogni epoca

ha i suoi bambini.

Se Dio venne al mondo

non lo so

ma non avrebbe potuto

trovare modo più somigliante

alla sua grazia

di quello di farsi bambino –

lui che è l’onnipotente

poteva scegliere di entrare

uomo nel mondo –

qualcosa di più simile

alla saggezza –

invece

l’unica connessione

con l’autenticità

del luogo da cui giunse

fu un neonato.

 

Se ancora ha sede in questa terra

è solo per i bambini

che ne abbiamo la grazia.

 

*

La metafora N.E.O. e P.H.O.*

 

 

Alla persona vestita di bianco…

 

Hai parole e gesti

che sono come una veste

candida sul tuo corpo antico

ma c’è una piccola macchia

proprio lì sul petto

di cui nessuno sembra accorgersi –

è come un N.E.O. che si avvicina

così tanto alla tua orbita

da rischiare un giorno

la catastrofe dell’impatto

manca qualcosa al tuo parlare

ed è quell’accettare l’uomo integralmente

con la sua chiara diversità.

Non fartene un crucio

se Dio ha pensato il mondo

divergente da come tu lo vorresti.

 

…e a tutti coloro che le assomigliano o l’ascoltano.

 

La nostra vita

non è una legge dei due corpi

in cui ogni orbita è chiusa

e puoi dedurne qualunque mossa

è semmai un sistema a molti corpi:

difficile prevedere

cosa accadrà troppo a lungo.

Per piccole variazioni

le tue orbite certe

si potranno spezzare

e ciò che ora da bigotto aborri

ti girerà intorno –

trascinato altrove

capirai che la vita

non è fatta di principi

ma di comprensioni.

Oggi sei contro questo e quello

domani forse ne sarai a favore.

Sii saggio:

ama e non giudicare

non essere un P.H.O.

per questo mondo.

 

 

 

* N.E.O.= Near Earth Object ; P.H.O.= Potentially Hazardous Object

Un oggetto Near-Earth (Near-Earth Object) è un oggetto del Sistema Solare la cui orbita può intersecare quella della Terra. Tutti i N.E.O. hanno la distanza del perielio inferiore a 1,3 U.A. (U.A.=Unità astronomica, 1 U.A. è la distanza Terra-Sole, pari a circa 150 milioni di chilometri). Tra i N.E.O. ci sono oggetti, come alcuni asteroidi, maggiormente a rischio di impatto con la Terra, sono i cosiddetti P.H.O. (acronimo di Potentially Hazardous Object), si tratta di oggetti potenzialmente pericolosi a causa dei loro particolari parametri orbitali. Un sito dell’Agenzia Spaziale Europea (E.S.A.) è dedicato a questo tipo di oggetti: http://neo.ssa.esa.int/

Uno dei prossimi incontri molto ravvicinati avverrà con l’asteroide Apophis il 13 aprile 2029 che passerà a circa 38 mila chilometri dalla Terra (si tratta di sei raggi terrestri, molto più vicino della Luna), sarà visibile anche a occhio nudo:

http://neo.ssa.esa.int/web/guest/search-for-objects?sum=1&des=99942%20Apophis

*

La statua di Apollo - se tu mi spogliassi

 

 

Se tu mi spogliassi

nella mia nudità vedresti

la carne assumere la forma

delle ossa

e il colore del sangue

scivolare sotto la pelle

mentre i muscoli

si fletterebbero

nel disagio.

Non sarebbe un corpo qualunque

perché ti apparterrebbe

nel desiderio –

potresti decidere

di assaggiarne i capezzoli

poi percorrere

con voluttà le strade

che portano al basso ventre…

ma per uno strano maleficio

non ti è permesso

e ammiri questo corpo

come fosse una statua

di Apollo vestita:

che cosa c’è sotto

realmente non lo sai –

se tu non mi vedessi

con gli occhi del desiderio

chi diresti io sia?

 

*

La responsabilità… o del fare bene ogni cosa

 

 

 

Ho visto fare un albero di natale

nei pressi di una lapide

dove è morto un ragazzo

per incidente stradale –

lo stesso per cui un cartello

attaccato con lo scotch al semaforo –

dopo due mesi dall’accaduto –

invitava eventuali testimoni

a contattare un cellulare.

 

Mi sono chiesto che senso potesse

avere il natale per quella famiglia

colpita dalla morte

nei giorni più belli della vita.

Non ho dato nessuna risposta

alla domanda

e a stento credo che se ne potrà

mai dare una

senza entrare nel recinto

stretto e fangoso del dolore

di una perdita così violenta.

 

Non potendo farlo per me stesso

ho considerato come evitare

dolori e paure a chi mi è legato

per condivisione di spazio e tempo:

facendo con responsabile perfezione

ciò che devo –

foss’anche solo un semplice saluto.

Intendo con ciò realizzare un’opera

che non lasci dubbi

sulla sua necessaria bellezza.

 

Se faccio bene ogni cosa

eludo un po’ di dolore o paura:

non saprò mai

se non ho tolto una vita

a questo natale

ma vale la pena provarci.

 

 

(Ritengo la doppia negazione nei versi finali più efficace nel contesto di questa poesia, puoi leggere gli ultimi versi così:

non saprò mai

se in questo natale

ho tolto una vita alla morte

ma vale la pena provarci.)

 

*

Un tango onesto

 

 

a Paola M., ancora

 

Nonostante ben più gravi questioni

assottiglino le speranze di questa epoca

noi viviamo il tango con pena

se qualcuno nel ballo

si allontana dal suo spazio

geometricamente perfetto.

 

Un tango onesto

si alimenta di regolarità ed equilibri

di respiri e buon senso relazionale.

Ma si muove nell’incertezza

tra le sbavature

che appartengono ai corpi.

Lo spirito vive una gioia –

è l’effetto secondario

del desiderio profondo del corpo

di cavalcare la musica

stretto nel potere incorruttibile

di un abbraccio.

 

“È proprio bello il tango” –

è stato necessario dirselo

come un patto

un ritorno al nostro fuoco sacro.

 

*

Rifiuto l’uso borghese dell’arte

 

 

 

Rifiuto l’uso borghese dell’arte

come fosse solo bellezza

e il tentare egoistico di possederla

nel proprio gusto

al modo di un sapore o un odore.

Ebbene

l’arte è esistenziale e storica:

rivela per gradi ciò che siamo

e la strada percorsa

nel tentativo di comprendere

oggi la nostra esistenza –

mostra le fasi della ricerca

di un’armonia interiore e con il cosmo

ma lascia un immenso vuoto

da colmare: ciò che ancora

non vediamo di noi.

L’arte così come la scienza

rivela la peculiarità

dello spirito e dell’intelligenza umane.

 

Arte e scienza rappresentano

la vera fede dell’uomo:

la speranza di conoscere.

 

*

Dopo tre giorni dalla tua resa

 

 

 

Nella notte bastarda

hai steso uno straccio allo stendipanni –

come una bandiera bianca

oscillava nel silenzio della mattina:

l’ultima evidenza di un tuo gesto

(qualcuno l’ha ritirato

dopo tre giorni dalla tua resa).

 

Preparatevi perché ovunque

voi siate avete il mio odio:

sta arrivando

limpidamente implacabile

 

come acqua putrida

riempie il vostro corpo

ogni cellula lì annega

e marcisce

sotto il naso del dio che torturate

 

lui forse avrà pietà

del vostro fetore bastardo

ma io no. Sto arrivando –

a breve sarete marcescenti.

 

*

I bastardi

 

 

Perché o Senno fuggi dagli uomini per rifugiarti tra le bestie brute!

William Shakespeare, Giulio Cesare, atto III, scena II

 

 

A causa dei bastardi

ho ridotto il cuore al disprezzo:

privato della misericordia

va in cerca della bestia

che ha in ostaggio il senno –

è per scannarla.

 

La sua testa sollevata

e lanciata nella morte

non troverà nessun dio

a lodarne il sacrificio

ma la dannazione

della stessa menzogna che le ha

disfatto il cervello

e ha trascinato

cento vite nella tomba

(si nutriranno del suo cuore

nel cammino verso la terra

della giustizia).

 

*

Io tu e mille altri

 

 

Preferisco restare in questo mio cervello

materico estromesso

dal flusso del pensiero dominante

e da lì viaggiare

respirare l’universo indiviso

immaginando tutto il reale

o semplicemente tutto l’immaginabile

che diverrà reale.

Da qui vi osservo annaspare

nel fiume impetuoso della conoscenza

affascinato dai vostri cervelli

dallo scatto d’intelligenza

che avverto quando comprendono

come una serratura che s’apre:

da ognuno partono molte storie divergenti.

Alcuni si salvano

guadagnano la riva del buon senso.

Altri si perdono ebbri di grazia

o esaltata virtù di conoscenza.

 

Mi accorgo dell’ambiguità del pensiero

e scopro su me stesso che l’intuizione ha valore:

s’innesta nel cervello

la sintesi del vivere e del conoscere

il segreto cercato con affanno

del quale io tu e mille altri restiamo in attesa.

 

 

*

lo spazio adiacente

 

 

 

mi affianco a te che dormi prono

e oscilli nello spazio adiacente del sonno:

prodigi disciolti come sali

danno vigore a ogni sostanza

 

attraversiamo i sogni come fulmini

ma senza dimenticare di mettere virgole e punti

alle nostre frasi

 

 

[ Da SpectraFire, mostra fotografica di Paolo Maggiani, con testi di Roberto Maggiani ]

*

SpectraFire: il big bang

 

 

il big bang è l’α da cui ha inizio il cosmo

il fumo della pistola di čechov della storia multiversale

si allarga e assottiglia nell’etere:

nuovi spari si avvertono nel nulla

facendo prova continua di un nuovo inizio

ma c’è un destino da cui il cosmo non si affranca

un modo di esistere delirante

che l’α non riesce a mutare

nel nulla c’è un principio monotono:

senza sosta il cosmo decade corrotto

verso un’evoluzione troppo moralizzante

per generare giustizia e serenità multiversale

 

 

[ Fotografia e testo tratti da SpectraFire, mostra fotografica di Paolo Maggiani, con testi di Roberto Maggiani ]

 

*

haiku della torta appena sfornata e del gatto

 

occhi felini
hanno fame di torta
il naso sniffa

 

 

*

La morale della terra

 

1

 

Sei di sentinella a una gabbia

finemente costruita dalle tue convinzioni:

la morale della terra.

Credo che Dio non è con te perché non è come te.

Quel libro che – in piedi – tieni aperto tra le mani

è come l’arma che uccise Abele.

 

2

 

Omofobo tieni conto che domani

Potresti avere un figlio gay

al quale non hai garantito

i diritti fin da oggi.

Tieni conto che non terrà conto

delle tue ideologie e soffrirà

senza scelta.

 

Tieni conto che stai chiedendo oggi

la sofferenza del tuo cuore di domani.

 

3

 

Essere gay in Italia

è vivere un’invisibile evidenza:

amare e abitare una famiglia senza diritti –

un’occasione bruciata nel rogo della follia omofoba.

 

 

[ Da Angoli interni, raccolta inedita di poesie ]

 

Fonte immagine: http://ruthopia.altervista.org 

 

*

Omicidio di un professore a Mosul

 

a chi sa dire no all'integralismo religioso

qualsiasi origine abbia

 

Lo hanno ucciso

perché pensava diversamente

e lo diceva:

“È contro il Corano perseguitare gli uomini di altre fedi.”

Loro invece volevano

che quelli come lui tacessero.

 

Il professore di Mosul

vedeva l’amore nell’Islam:

fu ucciso perché alzò la voce nella terra irachena

conquistata dall’Integralismo.

Non era un guerriero

e neppure un poeta

ma un intellettuale

un uomo di grande coraggio.

 

*

La preghiera del soldato

a tutti i caduti

24 maggio 1915 - 24 maggio 2015 

 

1

 

 

Il soldato ferito al piede

cadde a terra stremato

a ridosso del marmo:

 

O azzurro… sei tu un cielo ancora per me

su questa terra in cui non sono nato

e percorro come odiato conquistatore?

Guardami le spalle dal nemico

che ha diritto – in difesa della sua terra –

di spararmi tra le ossa la sua libertà.

Ripongo ancora una speranza nelle tue nuvole

cielo azzurro

come quando pensavo che la terra

non andasse conquistata ma condivisa.

Poi l’apologia e il mistero dell’ingordigia

del potere – bocca famelica aperta sui popoli.

Perché ho ceduto a un’ideologia non mia?

Se la ferita del cuore

più dolorosa di quella del piede

me lo permetterà abbasserò le armi

mi solleverò da questa terra

e camminerò verso la mia con una nuova speranza

una nuova allegria.

 

2

 

 

Il suo sguardo disgustato

il sudore

il sangue

la fatica

la bomba stretta nella mano…

 

Sembra inginocchiato in un confessionale.

Ci è entrato col pensiero –

appena in tempo prima di lanciare la bomba –

così pesante nella mano.

 

Gli hanno sparato un colpo

di avvertimento:

 

Mi hanno scoperto.

Che cosa faccio buon Dio?

Ho l’artiglieria puntata contro

dammi una mano

prendi tu la bomba

prendi tu l’arma del nemico.

È proprio finita?

 

Guarda su Youtube il video della poesia...

 

 

Da Marmo in guerra, Edizioni La Grafica Pisana, 2014

Fotografie di Paolo Maggiani

Poesie di Roberto Maggiani

www.facebook.com/marmoinguerra 

 

 

*

Proprio ora che

 

1

 

Ora che vivo la mia epoca di ragionevolezza

e mi avvicino alla Croce non da cristiano

ma da uomo.

Ora che mi appaiono ingenui i gesti del sacerdote

che la eleva sopra le nostre teste.

Ora che percepisco la lontananza tra me

e questo consesso credente nella salvezza di quel legno

e dell’uomo lì crocifisso.

Ora che ho i piedi e le mani liberi di agire altrove

e la ragionevole certezza che l’evoluzione

è ciò che mi ha portato qui e da qui mi porterà via.

Ora che guardandomi attorno

gioisco per quello che la natura è

così come la fisica ce l’ha data

e la temo docilmente per l’ombra di morte

che proietta su di noi.

Ora che sono distante dall’incoerenza

di ogni rito.

Proprio ora che tutto è così semplice nel ciclo della vita

sento vibrare un’incertezza nel profondo della mia interiorità –

sembra una voce conosciuta che acclama un cielo capovolto.

Porgi l’orecchio anche tu. Dimmi – che cosa senti?

“Di… o mi… o… per… ché…mihai abban… do… nato?”

 

2

 

Brandisco la Croce

nudo per le strade del mondo

senza più un tempio.

 

fotografia reperita in internet

*

Oggi – non domani

 

all’agente francese freddato sul marciapiede

7 gennaio 2015

 

Rimango sulla roccia della mia storia

esposto al vento delle possibilità

mentre altrove si è ostaggi

a un passo dalla morte.

Non c’è un destino ma una scelta

pure quando l’azione connessa la toglie ad altri.

Nei pochi istanti di una corsa

è arrivato il colpo di grazia all’uomo ferito

per un attimo implorante:

è “risolta” alla radice la questione della scelta

il fastidio di quel vento incerto che soffia dal futuro.

Non ricordo di aver mai desiderato

di salutare la morte dandole il benvenuto

per giustizia di Stato

come invece oggi desidero per l’uomo mascherato

che ha disteso il velo nero sulla vita di un uomo:

oggi – ma non domani

quando nella calma dopo la tempesta

saprò volgere il viso nella direzione da cui soffia

una brezza carica di speranza.

 

[ 9 gennaio 2015, prima dell’epilogo ]

 

 fotografia reperita in internet

*

Stelle comete

 

a Lovejoy, che vide i nostri antenati

 

Mani invisibili dall’oscurità

mettono pennacchi luminosi

sul cappello del cielo.

 

Aster kometes – dicevano i greci –

stelle dalla lunga chioma.

 

 

[ Tratta da Spazio espanso, LaRecherche.it (2013) ]

 

*

 

Nelle prossime sere sarà visibile la cometa C/2014 Q2 ossia "Lovejoy" cognome del suo scopritore australiano. Scoperta nel 2014 la cometa ha acquistato sempre più luminosità in queste settimane e il giorno 7 gennaio raggiungerà il punto più vicino alla Terra, circa 70 milioni di km. Il suo periodo orbitale originale era di ben 13.500 anni. Quindi, quando è transitata nel Sistema Solare interno l'ultima volta, l'uomo era ancora all'età della pietra, nel Mesolitico! E ora, con questo transito, ha accorciato la sua orbita di circa 5.000 anni, quindi il suo ritorno è previsto non prima dell'anno 10.000 dopo Cristo.

Leggi di più...

 

Qui la cometa è stata ripresa da Gerald Rhemann, utilizzando un telescopio robotizzato che riprendeva dai cieli della Namibia, in Africa.

 

*

Luna a Orvieto

 

T’innalzi nell’indaco della sera

sfiorando le grandi opere dell’uomo.

Nessuna cattedrale ti sovrasta

né esiste compenso che mitighi la tua grandezza

e ti faccia chinare

a osservare la nostra artefatta bellezza.

Orvieto è in festa

ma tu nella lontananza

non badi a chi qui respira:

anime di microbiche sembianze

che a fatica costruiscono

i pensieri le architetture le arti.

Se un giorno decidessi

di appoggiare i tuoi piedi sulla Terra

renderesti tutto poltiglia

senza nessuna colpa –

e le insignificanti leggi umane

nulla potrebbero contro di te – finalmente –

saresti assolta per diritto universale.

 

 

 

Fotografia dell'autore

*

Per una notte

 

Provo per una notte a essere Babbo Natale –

il portatore di doni:

per la strada camminando

lentamente

come se avessi tutto il tempo del mondo

e ne avanzasse –

ogni dono è l’intera notte del Natale –

perfetta e silenziosa

nell’amore di una persona

che sogna la mia presenza.

Ogni albero è un desiderio.

Mi siedo sul davanzale a riposare

per un tempo lungo quattro intere stagioni –

davanti a me la serenità del mondo.

 

*

La profezia

 

“Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio

che chiamerà Emmanuele.”
 
L’Astro di un cielo remoto
diventò “Dio con noi” in una greppia
sotto gli sguardi di Eva e Adamo.
 
Nella notte rigida
una voce inaspettata: “Non temete
vi annuncio una grande gioia
che sarà di tutto il popolo.”
 
Sei tu il principio di quella Speranza
che da Abramo scese lungo il fiume del tempo
fino alla terra di Acaz?
 
In risposta un esercito celeste
affiancò il bambino nella mangiatoia
e la pace – che mai ebbe lunga sosta
in un cuore umano – lì trovò dimora
e fu “gloria a Dio nel più alto dei cieli”
e “pace agli uomini che egli ama.”
 
Si avvicina la piena della Speranza –
da Abramo giunge fino a te
nella notte silenziosa e fredda del tuo cuore.
Per te ha attraversato il tempo di mezzo:
“Chiedi un segno dal Signore tuo Dio.”
“Non lo chiederò
non voglio tentare il Signore” –
rispose Acaz a Isaia.
 
 
 
Fonti: il Libro del Profeta Isaia, il Vangelo secondo Luca
 
 

*

Meteoride

 

con i miei più cari auguri 

 

S’acquatta sull’orbita terrestre

finché la gravità l’afferra – precipita

e nell’aria s’infiamma.

È come un accendersi di fiammifero:

improvvisa vampa –

favilla del fuoco universale.

 

Si dice che si stacchi una stella

ed è vero per molti –

vuole il cosmo assecondare un desiderio.

 

[ Tratta da Spazio espanso, LaRecherche.it (2013) ] 



Secondo la terminologia astronomica moderna, un meteoroideè un frammento roccioso o metallico relativamente piccolo (le dimensioni variano da quelle di un granello di sabbia a quelle di un masso, secondo i limiti stabiliti nel 1961 dall’Unione Astronomica Internazionale, che considera meteoroidi i corpi di massa compresa fra 10−9 e 107 kg) dei residui rimasti dalla condensazione della nebulosa da cui si formò il Sistema solare.

Quando entrano nell’atmosfera di un pianeta, i meteoroidi si surriscaldano per attrito con le molecole dei gas atmosferici e si vaporizzano parzialmente o completamente. I gas lungo il percorso del meteoroide si ionizzano, emettendo luce di vario colore (dipendente dalla temperatura raggiunta e dalla composizione chimica). La traccia luminosa prodotta nel cielo è chiamata meteora, o stella cadente.

Per la Terra, le velocità di ingresso in atmosfera dei meteoroidi appartenenti al Sistema solare sono comprese fra gli 11,2 e i 72,8 km/s. L’attraversamento dell’atmosfera normalmente distrugge totalmente il meteoroide lasciando come residui solo polveri meteoritiche, che cadono molto lentamente verso il suolo in tempi dell’ordine dei giorni/settimane. A volte sopravvivono frammenti più cospicui: questi frammenti sono chiamati meteoriti; in genere arrivano al suolo dopo essersi frantumati a causa della resistenza aerodinamica incontrata dal meteoroide lungo la parte finale del suo percorso intratmosferico.

I meteoroidi sono generati dagli scontri fra asteroidi e dal dissolvimento dei nuclei cometari in prossimità del Sole; una parte è originata da impatti tra asteroidi e comete con la superficie dei pianeti tellurici o dei satelliti. Ogni anno, piovono sulla Terra circa 15.000 tonnellate di meteoroidi.

[ Tratto da Wikipedia ]

  

La notte delle Geminidi 2014

 Il picco dello sciame meteorico delle Geminidi è previsto nella notte tra sabato 13 e domenica 14 dicembre, a partire dalle 21 e fino all’alba. Il Centro dello sciame si trova nella costellazione dei Gemelli. nella prima parte della notte sarà visibile a Sud-est, ma si sposterà sempre più a sud con lo scorrere delle ore notturne. All'una sorgerà anche la Luna.

 

Se proprio non avete possibilità di uscire di casa, potete guardare la pioggia meteorica in streaming insieme all'astronomo Gianluca Masi che la riprenderà in diretta e la trasmetterà in streaming: Vai al Telescopio virtuale

 

 

 

Geminid Meteor Shower 2012 from Rick Whitacre on Vimeo.

 

 

*

Fuori dalla rete

 

Testo pubblicato su L'aera di Broca - In rete

Semestrale di letteratura e conoscenza (già “Salvo Imprevisti”)

Anno XXXIX - XL, n. 98-99, luglio 2013 - giugno 2014

 

 

 

 

Lì c’è uno fuori dalla rete –

| non è online

sembra un pesce sbalzato sul terreno

per la forza delle sue contorsioni –

| fuori dal network

nel tentativo di tornare dove stava –

nel mare – semplice e puro mare di acqua –

| navigare? O piuttosto nuotare…

 

Oh, come vorrebbe non essersi impigliato

non essere stato sbadato nella risoluzione della fame –

| desiderava un buon blog.

 

La rete lo ha ingannato – dapprima l’ha chiuso –

stretto agli altri pesci

| zippato come in un thumbnail

ha ricevuto carezze e morsi –

| in uno shouting senza netiquette ingenerato da un troll

poi levato dal luogo-mare

è stato pressato dalla massa che si contorce argentata –

| in una queue random di attesa.

Ahimè che errore fatale finire nella rete

| fatal error.

 

È lì sul marciapiede della stazione

| offline – l’unico che non tagga

e si sente un pesce fuor d’acqua

| in background.

 

*

Universo a sorpresa

 

Il mio Universo è nato in una piazza

tra le note di Santa Cecilia –

ha inscritti i codici e le leggi

della mia nuova vita.

 

Il mio Universo si è espanso

per un'incertezza non calcolata –

come quei sorrisi rapidi e inaspettati

che s'allargano sui volti –

destinati a una persona

eppure evidenti a chiunque.

 

Il mio Universo ha un corpo non necessario

ma di cui non potrei fare a meno.

È come la pietra di marmo su cui sedeva –

scolpita nel candore della sua forma.

 

 

( Tratta da Spazio espanso, e-book liberamente scaricabile)

 

*

Fetish

 

Il nuotatore ha il tallone che occhieggia

 

1

 

Signore e signori si va in scena
interpreti principali sono i piedi
qui esposti
l’uno in fila all’altro in fondo ai lettini.
Correndo li si tocchi
oppure li si ammiri soltanto
e si desideri la loro forma
il giro dell’impronta
nel loro appiattirsi sul suolo –
il tira e molla delle dita
le unghie
il bianco della pianta.

 

2

 

Il piede del francese
ha vene che lo fasciano:
dall’arcata bianca –
come rampicanti verdi –
salgono
verso la caviglia
e poi la gamba.

 


[ Da La bellezza non si somma, Roberto Maggiani, italic (2014) ‪]

 

#labellezzanonsisomma

 

 

*

Sulle chiome

 

Sulle chiome degli alberi circola energia 
in essenza di luce. Foglie-parabole
riflettono risonanze elettromagnetiche.
S’espande la bolla luminosa –
ingloba il mondo.

[Tratta da Energia.Fiamma, pubblicata in La bellezza non si somma, italic] #labellezzanonsisomma

 

*

Nozze d’oro

 

Nel 50° anniversario di matrimonio di Ferdinando e Marosa

 

 

Dedicato a chi tra noi

in vari modi

della fedeltà all’amore

ha fatto la propria unica via.

E, che dire, inevitabilmente, a Pietro.

 

  

La fedeltà si sfodera

come una spada affilata a doppia lama –

mai taglia né penetra nella carne di alcuno.

Ma sollevata a quattro mani

riluce nello spazio degli angeli –

essi la vedono e la benedicono.

 

Si allontanano i demoni

che ben saprebbero brandirla

e dividere in un solo fendente

il principio e il risultato stesso dell’amore:

affetto unità e volontà.

 

Nello scorrere generoso dei giorni

dopo anni di fedele dedizione che cosa rimane?

L’albero della pace

cresciuto nell’invisibile aria della gioia –

ormai profonde le sue radici.

Tra i rami i frutti della carne e dello spirito

sono lettere che compongono la sola parola grazie

innalzata nel cielo terso della vita.

 

 

*

Il corpo

 

Il corpo è la fitta rete che tiene qui lo spirito
che altrimenti si perderebbe per luoghi immaginati
e fantasie – incontrando in quelle realtà inconsistenti
altri spiriti in forma di draghi principi fate elfi o angeli.

 

Non so pensarlo con il cuore fermo

e l’assenza di pensiero.

 

(Tratta da La bellezza non si somma, italic)

*

Punto gamma

 

Ci siamo, il Sole è nel punto gamma, buona primavera

 

*

Scende la sera

 

 

Scende la sera –
proprio ora che ho deciso
di spostarmi nella tua ombra.

 

Se restiamo nudi
è evidente la nostra uguaglianza:
siamo due semi necessari alla terra.

 

 

( tratta da La bellezza non si somma - Il nuovo libro di Roberto Maggiani, italic - #labellezzanonsisomma - foto di #paolomaggiani )
http://www.ibs.it/code/9788898505180/maggiani-roberto/bellezza-non-si-somma.html

 

*

Uno dei 5 regni...

 

 

Le montagne lontane sembrano sollevarsi
dalla sabbia con gli stessi toni grigi
di vecchie cartoline
illuminate da una tenue luce azzurra:
le nubi attorno alle cime
sono per sempre immobili
nel fasto del panorama.
[...]

( Tratta dalla poesia "Regni", La bellezza non si somma - Il nuovo libro di Roberto Maggiani, italic. #labellezzanonsisomma - fotografia di #paolomaggiani )

 

*

Il concepimento

 
Quel mattino al levarsi del sole
tra Ponta da Galé e Ilhéu da Cima 
nell’appartamento veranda
come in una vetrina all’ottavo piano
s’avviava l’inarrestabile godimento
della carne eretta a soddisfazione
nel tormento della donna.
Il grido di piacere fu come un annuncio.

 
Il concepimento - tratta dal libro #labellezzanonsisomma - fotografia di #paolomaggiani - la recensione di Franca Alaimo...

*

Qui attorno

 

Qui attorno c’è silenzio

e tanto basta.

Ma qualcuno – insoddisfatto –

ha da aggiungere

un suono malmesso:

una stonatura

d’apparente armonia.

 

 

Tratta da La bellezza non si somma, italic, 2014

 

Ordinalo ora su Amazon.it 

 

*

Nascere è appartenere alla propria terra

  

Ora, mentre si trovavano in quel luogo,

si compirono per lei i giorni del parto.

 Lc 2,6

  

Non dobbiamo mai smettere di esplorare.

E alla fine di tutto il nostro esplorare arriveremo là

dove abbiamo cominciato

e conosceremo quel luogo per la prima volta.

T. S. Eliot

 

Se nasci da una terra ad essa appartieni

e non c’è cammino che ti porti così lontano

da separarti senza possibilità di ritorno.

 

La terra di appartenenza

è dove tornano i piedi dei migranti –

coloro che un tempo decisero

di affrontare la sorte tagliando il deserto

– e la sua sete mortale –

in terre minori.

 

Nascere nella propria terra è una necessità –

così come restituirle la propria polvere

dopo aver fatto dono di sé al mondo:

 

quell’impronta sacra e magnifica del piede

deve tornare

dove il corpo si sollevò verso il cielo

e gli occhi videro per la prima volta

i sogni di terre lontane.

 

Con i miei più cari auguri per questo Natale

R. M.

 

*

Nati per annegare

 

 

Nati per annegare –

trascinati dall’acciaio a quaranta metri sottacqua

dietro l’angolo dell’esodo

proprio all’imbocco dell’ultima speranza –

nel mare – obbligato dalla legge della pesantezza

a sottrare dall’aria del mondo: ad uccidere.

Oggi sputa cadaveri –

eppure è buono e bello il mare

e toglie quel poco che riesce

alla morte e lo consegna all’Italia –

a noi che piangiamo e gioiamo per ogni vita.

 

 

[ La tragedia nei pressi dell'isola dei Conigli... ]

 

*

Le parti

 

Eccoli lì  ben disposti

nelle scene del mio film 

ognuno nella sua parte 

nell'indifferenza del copione

che stabilisce chi sono gli eroi

chi i vincitori

chi i vinti.

 

 

Osservando un gruppo di persone

 

*

Andrea - 20 agosto 1989

a Andrea, nel giorno del suo 43° compleanno


1


Il mio nome fu la tua ultima parola
nell’aria di questo mondo
mentre qualcosa esplodeva nel tuo cervello
squassando ogni connessione e pensiero.
Mi tenevi la mano
e forse speravi che riuscissi
a trattenerti qui con noi.


2


Ti volevo bene.
Molte volte in sogno torni vivo –
ed è vero.

*

Pentecoste: due poesie

Dio è l’invisibile evidente.

Victor Hugo

 

Pentecoste

 

È un fremito dello spazio

nel dileguarsi del tempo:

Dio sussurra all’intelligenza

un’irragionevole proposta.

 

 

Dio

 

Ho imparato a evocarti

dai colori e dalle forme delle cose.

 

Per riconoscere la tua presenza

mi basta la soglia di una porta

sempre aperta su un patio –

e una tenda

che nella brezza sappia danzare

lentamente.

 

Sei come un albero

che nella sua totale presenza

si assenta nell’abitudine

dello sguardo.

 

Io invece sono come il mio gatto

che parla ai corvi lontani:

vedendoli piccoli

vorrebbe farne un boccone –

li prega di scendere

con versi inconsulti

non sapendo della loro grandezza.

 

Ti cerco instancabilmente

ed è solo per la nostalgia che ho di te

che scrivo poesie.

 

[ Poesie tratte da Spazio espanso, sezione Dio.  Liberamente scaricabile da www.ebook-larecherche.it ]

 

[ Fotografia scattata a Roma, tramonto, con Samsung Galaxy S II ]

*

Caduta

 

Sono qui a scrivere di stelle e particelle
di bolle di big bang ed espansioni inflazionarie
di ciò che forse è stato o non sarà mai.

 

Ma poco più in là cado nell’amore:
di questo vorrei parlare
di ciò che non so dire.

 

[ Tratta da Spazio espanso: www.larecherche.it/librolibero_ebook.asp?Id=138 ]

 

 

*

Alza la testa uomo

Alza la testa uomo (gay)

tu esisti – ne hai diritto –

dalla Russia all’Uganda e passando dalla cattolica Roma

troveremo il modo di liberarti di loro

della loro bestemmia

perché sei un uomo

e non è questione di essere o non essere gay

ma è questione d’amore

qualcosa di cui non si può fare a meno

che non si controlla

e per esso non si teme neppure la morte

dalla Russia all’Uganda

passando dalla cattolica Roma

uomo (gay) sarai libero

di essere ciò che sei: uomo.

 

 

Non posso tacere

 

 

 

Qualcuno deve spiegarmi che differenza passa tra le leggi razziali e le leggi ugandesi che vogliono l’ergastolo e addirittura, in caso di recidività, la pena di morte per le persone omosessuali; o la differenza tra le leggi razziali e le leggi russe che vietano anche solo di nominare la parola gay, emarginando completamente le persone omosessuali?

Oggi è il Giorno della Memoria e ancora nel mondo si detestano gli ebrei, i gay, gli zingari..., e proprio come nella Germania nazista e nell’Italia fascista di allora si promulgavano le leggi razziali, autorizzate da principi di razza e di religione, anche oggi ci troviamo a un passo prima dei campi di concentramento…

Ricordiamoci che dei campi di concentramento non se n'è conosciuta l’esistenza finché l’azione nazista non ha preso le ben note proporzioni enormi che sappiamo… dobbiamo attendere le stesse enormi proporzioni prima di intervenire a interrompere queste palesi violazioni dei diritti umani?

 

Perché il papa ha accolto in Vaticano, che è anche la mia casa, in quanto cattolico, la promotrice ugandese della pena di morte per i gay? Perché l’ha fatto? Perché non denuncia tali bestemmie contro la persona umana (e quindi contro Dio)?

 

 

[ La poesia è stata proposta anche su versante ripido: leggi... ]

 

*

Poeti e Poesia n. 26 »
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*

Il detenuto

Mi mette a disagio
quel suo entrare nella gabbia sul furgone penitenziario
con il piede ingessato e le stampelle.
È un ragazzo slanciato all'apparenza normale -
invece non lo è perché privato della sua libertà.
Alla stregua di un cane fa ciò che gli si comanda
e non si muove dallo spazio delle guardie -
ha al polso un braccialetto simile ad un collare.

*

Fermati... non partire

Mentre ti tenevo sul petto
mi hai rifatto il cuore
con la lima ostinata del tuo abbraccio.
Anche se affaticato
non ti avrei messo a terra
per nulla al mondo.

Nel momento della partenza
hai indicato il suolo fino ad accucciarti
a toccarlo come luogo di sosta: fermati
mi avresti detto se tu avessi saputo parlare
tu che sei un bambino e conosci più di me
la necessità del restare insieme.

E così eccoci qui nel mio pensiero
mentre cerco ancora di farti sorrisi
per convincerti che è bella la mia partenza.
Ma tu serio continui ad appoggiare la mano sul suolo
e da laggiù piccolo piccolo ma immenso
mi imponi con lo sguardo: non partire.

*

Bit di memoria

bit 1 bit 0 
in strati magnetici o elettrici 
livelli di tensione. 
Raggruppati di otto in otto 
hanno 256 modi di accostarsi – 
treni di bit in byte in kilo in mega 
in giga in tera… byte. 
Memoria ad accesso casuale 
o memoria di sola lettura 
di massa o elettronica – 
quando se ne chiede troppa 
dalla RAM un avviso perentorio: 
“Attenzione memoria esaurita”. 
Se va in crash ogni mossa è una perdita.

Come funziona? (La memoria). 
Provo a tradurre la domanda all’elaboratore 
01000011/01101111/01101101/01100101… 
inutile – se nessuno lo programma 
non dà risposta. 
Dove nasconde lettere parole libri 
e-mail immagini suoni? 

Se lo spengo si raffredda 
non dorme e non sogna. 
Se lo accendo fa la conta 
e di memoria in memoria 
esce dal coma…
è una nuova chance – 
forse si ricorda 
ciò che gli scrissi prima del reset.


[ Pubblicata su l'area di Broca, XXXVIII-XXXIX, 94-95, Lu 2011 - giu 2012 (Memoria) ]



*

Ritratti di poesia - 26

Segnalo qui il gentile "ritratto di poesia" che Mario Fresa mi ha dedicato nella sua rubrica "Ritratti di poesia":

farapoesia.blogspot.it/2012/08/mario-fresa-ritratti-di-poesia-26.html

oppure qui:

mariofresapoesiaevita.blogspot.it/2012/08/ritratti-di-poesia-26.html

*

La rivoluzione francese e i mancini

In memoria del 14 luglio francese del 1789

 

 

Viva la Francia.

Che nel suo Liberté-Egalité-Fraternité

ricorda la misura del diritto-dovere

che spetta ad ogni cittadino

(come nessun’altra istituzione, filosofia o religione).

 

La ghigliottina si è macchiata di sangue.

Un sacrificio grande –

quello del condannato e del boia –

ma ha sancito per ogni uomo

l’inevitabile irrinunciabile trinomio –

anche per i mancini*.

 

 

* Una diversità arbitraria tanto quanto potrebbe essere quella del colore della pelle, dell’orientamento sessuale, religioso, politico, eccetera.


*

Il pesce rosso

Care amiche, cari amici, propongo una poesia pubblicata sulla rivista on line Aquariophylia n. 6/2012

Il pesce rosso

1

Nella vasca
attorniata da margherite –
sotto pini e cipressi –
v’è un pesce rosso.

2

Questa mattina, molto presto
ha piovuto.

Sulle cose v’è un rosso maldestro
di sabbia portata dai venti
dalle terre desertiche d’oltremare.

3

Il pesce rosso –
andando per distanze tonde –
ha visto intorbidire
la sua acqua.





*

Proprio lo avremmo voluto?

Tutti noi – per la festa di questa Repubblica –

avremmo voluto essere grandi poeti

arroccati nelle nostre difese editoriali

sempre sospinti da un vento propizio
e dall'onda lunga della parola –

ancorati alla terra dell'oro

ospiti della compiacenza

sottili nell’insinuarsi tra i ranghi della vendetta

efficaci nella suggestione

sempre nel silenzio della maleducazione.

Invece ci è capitato di essere diversi.


*

Ci sono volte...

1

 

Ci sono volte in cui penso

così intensamente penso

che quasi la mia carne si lacera

per i dolori che so agire

nella carne altrui:

come si può non patire

la sofferenza che spetta in sorte ad altri?

 

2

 

Impazzisco al solo pensiero di quanto dolore

c’è stato nel mondo

e di quanto ancora ce n’è nascosto. Ogni materia –

atomo cellula corpo o pensiero –

può esplodere inaspettate sillabe di dolore

e convergere verso un discorso più ampio

di sofferenza senza ritorno.

 

[ Tratto da Nella frequenza del giallo, LaRecherche.it

*

Ossessione di evidenza

 

 

A chi, se non al genio che sta nascosto dietro l’evidenza?

 

Chi può dire che tutti i giorni

nel silenzio della piscina

io non batta il record mondiale

dei cento metri stile libero?

Se ciò avviene o non avviene

non voglio dirlo a nessuno

ma il non dirlo

non vuol dire che io non lo batta.

 

Non gioco a basket nella piazza

ma chi può dire che io non giochi

meglio di chiunque altro?

 

Chi dice che io non veda

ora e qui – dietro le vostre spalle –

la fine del mondo che avanza inesorabile?

 

Il fatto che non lo dica non vuol dire

che io non abbia mai incontrato

creature di altri mondi

o che non sia mai volato

nella notte oltre la Luna e poi tornato

mentre invece mi si crede adagiato nel sonno.

 

Chi può dire che io non conosca

quei segreti del mondo

che tanto cercate

e non veda Dio e con lui non parli

tutti i giorni?

 

Perché dovrei dichiarare tutto ciò… a voi?

*

Guarda il video
Ossessione d'evidenza

[ Poesia tratta da Nella frequenza del giallo, eBook liberamente scaricabile da www.ebook-larecherche.it a partire dal 15 marzo 2012 ]


*

Ombre lunghe

Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana; e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento; ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita.

(da L’attimo fuggente)


Ehi, lassù! Ne sapete qualcosa?

Noi siamo qui
ombre lunghe
nella frequenza del giallo.



[ Testo tratto da Nella frequenza del giallo, eBook liberamente scaricabile da www.ebook-larecherche.it
a partire dal 15 marzo 2012 ]


*

Questo amore che mi invade

L’amore è uno spazio espanso

 

 

[ Da Sì dopo sì, Edizioni Gazebo, 1998 ]

 

 

*

 

Ho sempre seguito l’istinto

creduto l’amore

più forte della morte.

Anch’io mi sono immerso nel dolore

ferendomi (riarso urlai).

Nonostante tutto

ho continuato a credere che Dio

si è calato nella mia vita.

 

Da allora importa poco chi ho incontrato

amato odiato o lascerò.

Il sole continuerà a sorgere e tramontare

la luna seguirà il suo ciclo

il calore invaderà ogni mattino la terra

il passero continuerà a volare, il fringuello a cantare

il merlo avrà ancora i suoi piccoli.

Sì, nulla importa

se non quella fresca sera in cui ho potuto amarti

vita.

 

 

*

 

Dietro nembi di nuvole

una luce sfolgora.

Una danza, una donna.

Il chiarore degli anni giovani.

La sua testa è anomala.

Il calore di lei è fiamma.

Quando balla

richiama intorno a sé

mani festanti

volti sorridenti.

Come i Tuareg

o gli indiani d’America

danza e danza.

Il ragazzo gode

la sposa canta.

 

 

*

 

È solo, il Merlo

nell’angolo della piscina.

Parla con sé il Merlo

nella corsia della piscina.

Non è solo, il Merlo

scorre i galleggianti

e parla, il Merlo.

Nell’angolo della stanza

al suo tavolo

parla solo, il Merlo

balbetta cianfrusaglie.

Sembra una rana, il Merlo.

 

Letizia cerca il Merlo: “Checooo!”.

Canta Letizia fuori dalla porta.

Il Merlo al buio ascolta

e risponde a sé.

 

 

 

[ Da L’indicibile, Editrice Fermenti, 2006 ]

 

 

*

 

Ci sono corpi che si attirano.

Le loro forme si riconoscono

(non so a quale luce)

si compenetrano

scivolano dall’uno all’altro.

 

Si disgiungono – senza conseguenze

o conseguentemente a fratture – senza ritorno.

 

Distillati in gocce

sono assaporati da spiriti affini.

 

 

*

 

L’amore è l’unica ispirazione.

Quale amore?

L’amore che dà dolore

(il dolore che dà l’amore non misurato)

che impiega anni (secoli) a percorrere

le terre che gli appartengono.

Acqua, troppa, che infanga.

 

Attendo – forse tutti i tempi cosmologici –

che i monti scendano a valle

che il mare si prosciughi.

Passione e amore –

legati poi saldati poi disgiunti

opposti e compenetrati.

 

Ama chi si consuma e non marcisce.

 

 

*

 

Chi sei Tu che compari nella notte

che porti i miei passi

per strade silenziose

mescoli i nostri corpi

dopo molte ore mi lasci?

 

Chi sei Tu che ti presenti nelle notti di maggio

che cammini al mio fianco

impaurito come un bambino?

 

Tu che non dimentichi le nostalgie

le recuperi dal grande abisso

le sollevi alla dignità dei ricordi?

Tu che rinfreschi le labbra

vibri nella coscienza?

 

Tu – che non giudichi né condanni

solo apri le braccia (chiodate)

stringendo tutti i dolori?

 

 

 

[ Da Cielo indiviso, Manni Editori, 2008 ]

 

 

L’inizio e la fine

 

Un ragazzo legge una lettera d’amore

con la schiena appoggiata alla parete di una casa

in un vicolo tra la folla andante.

 

I suoi occhi scorrono –

infine un sospiro e il pensiero

che prende il suo volto

e sbatte la lettera sulla mano sinistra.

 

Volesse ascoltarmi e capire che dall’amore

non c’è uscita ma solo quell’ingresso

quel passo falso appena compiuto

io testimone impotente

invidioso della genuina forza che inizia

come una stella nuova

che ne è la gloria ma già anche la fine.

 

 

Non è stato possibile

 

Dopo esserti acceso

sei rimasto così

un po’ assorto

ritornato dal cielo

sulla terra di coloro

che ti attorniano

con la maglietta di lei

tra le mani –

la rigiri e gliela porgi

con un vago sorriso

che scompare

non appena se ne va da te

allungando i suoi piedi sulla spiaggia –

i suoi capelli precedendola nella brezza.

 

 

Inutilità

 

Ti ho cercato tra gli ormeggi

nell’oceano del sud-ovest

e poi eri qui, vicino alla finestra

seduto sul mio letto

nell’ora dopo il tramonto

mentre la luce scompare

tra lo stridio dei gabbiani

e il tocco della campana –

ti accarezzavo silenzioso

e pensavo quanto è inutile

il mio delirio d’oltremare.

 

 

 

[ Da Insistenze, inedito ]

 

 

Intero amore

 

1

 

Quando mi soffermo

negli occhi delle persone

precedo ogni loro movimento

come se avessi molto tempo.

 

È come una preda che si accorge

troppo tardi della trappola

ma fugge graziata –

prima che si dibatta

e si frantumi il cuore.

 

2

 

Non ti lascio mezzo amore

ma intero e gratuito

come non ti aspettavi.

 

Ora sei costretto a non chiamarmi estraneo

ma amico o fratello

perché quello che hai visto

è intero amore.

 

 

 

[ Da Navigazioni incerte, LaRecherche.it, 2011 ]

 

 

Non si dovrebbe

 

1

 

Come posso non raggiungerti

arrivando dalle stelle

alla misura della spiaggia su cui giace

il tuo corpo –

quello segreto

e senza il lato di copertura

da dove si avvicinano le distanze

per portarsi via un po’ di te

e del tuo corpo –

così benedetto tra le forme dell’oceano?

 

Amore? Non si dovrebbe pronunciare

in una poesia come questa

che vorrebbe avvicinarti.

 

2

 

Il tuo sguardo dritto e limpido

taglia il destino, come la chiglia di una nave

il mare azzurro del tuo Portogallo –

mostra la stessa bellezza

che fugace occhieggia

e sospira in attesa di una mia risoluta

rivendicazione presso i corpi del mondo.

 

 

Affermazione d’amore

 

Ho un solo amore

marcato nel circondario

della terra –

è l’unico previsto

quello definitivo –

sempre sole del mattino

teorema senza dimostrazione.

La sua lettera è la G.

 

 

Dire a tutti l’amore

 

Patire è partire senza qualcosa

è come partire senza una erre –

ostinata intenzione di allontanamento

di due parti che, separate, cambiano il senso

l’una all’altra.

 

Perché non ora cambiare direzione

e anziché allontanarsi

convergere verso il comune centro

e dire a tutti intorno a noi

che l’amore è la nostra scusa

e che neanche Dio può

farci niente

stretto com’è tra i nostri cuori?

 

 

 

[ Da Spazio espanso, inedito ]

 

 

Caduta

 

Sono qui a scrivere di stelle e particelle

di bolle di big bang e spazi espansi

di ciò che forse è stato

o di quello che non sarà mai.

 

Ma poco più in là cado nell’amore:

di questo vorrei parlare

di ciò che non so dire.

 

 

La poesia

 

L’occhio non ha sesso

 

Quando moduli l’azzurro dei tuoi occhi

è come se mi tagliassi

via dal reale

per gettarmi nella fornace dell’amore.

 

Ahimè, io che di poesia

non facevo parola ad alcuno.

 

 

Disfatta

 

1

 

Dove sei primo impianto dell’amore

prima allegria e conforto inaspettato?

 

2

 

Dove s’addensa l’ombra si scolora la materia

s’evince una disfatta.

 

 

 

[ Da Nella frequenza del giallo, di prossima pubblicazione, LaRecherche.it, 15 marzo 2012 ]

 

 

*

 

Se poi tu

che mi osservi da così lontano

riuscissi un giorno

a passare da queste parti della galassia

con la tua astronave

e a mostrarmi i tuoi piedi

la tua nudità completa

e a capire quanto tu sia molto più terrestre

che extra

allora ti vorrò baciare.

 

Saprai sottrarti all’Universo

e adattarti a questo calore o a questo freddo?

Ti basterà casa mia da abitare?

Mi insegnerai come si sottrae la vita alla morte?

O la morte ci porterà davanti allo stesso Dio?

 

Cerca di arrivare in una notte in cui saprò

mostrarti che cosa significhi per me l’amore.

Ti farò ascoltare Set fire to the rain

e poi La differenza tra me e te.

 

 

*

 

Sempre vado al mare

come l’acqua dei fiumi

per istinto o per amore.

 

 

G.

 

Quest’amore è speciale e unico

perché è nostro – di nessun altro –

così come ogni altro amore è speciale e unico

perché non è nostro – né di nessun altro.

È simile alla morte che non ha soluzioni

né aspettative – al di là della fede –

di ciò che si crede o non si crede –

essa aprirà la porta ad una sconosciuta verità –

così l’amore cela il nostro destino e apre la porta

di ogni giorno su una gioia sconosciuta.

 

 

*

 

1

 

Sul tuo collo c’è la mappa di un amore.

 

2

 

Il tuo corpo è il disegno di un piacere –

una mappa

forse un nascondiglio.

Sei disfatto nella posa

scolpito come un’aurora

dalla luce che scoperchia i monti

e li sottomette.

Nel tuo corpo è inscritto

il godimento

una soddisfazione esplosa

sul bordo del tuo dispetto.

 

 

A Pietro

 

Sei amato senza condizioni

ma già una vasta solitudine

sembra accamparsi attorno a te –

qualche volta stringe i fianchi

ma non vince: così è per chi

è venuto all’esistenza.

 

Sei nato da pochi giorni

eppure quando apri quei tuoi occhi

piccoli e azzurri

vedo fin d’ora la forza e l’orgoglio di un uomo

che lotta contro un mai visto nemico

e già interroga il bene e il male.

 

Sei una forza in pochi attimi

un impulso che attraversa la mia vita

e libera il cuore nella più grande delle gioie

sei l’incontrastata potenza del mio destino

che sgretola ogni ruvidezza e riepiloga

i giorni in un sorriso.

 

Sei un condottiero senza armi né eserciti

che dimostra il suo valore nella foga del sonno e della fame.

Sei una domanda che non avrà mai risposta.

Sei la biologia che ora qui

diventa principio d’esistenza.

 

Anche se in un luogo qualunque del Cosmo

esistesse altra vita, tu mi fai pensare

che nessuna potrà essere bella come la tua

piccolo uomo e principe –

apice della piramide evolutiva dell’amore –

mio delirio e salvezza.

 

Infine, dopo tanto pensare

non so che darti un semplice bacio

a suggello di quest’amore che m’invade.

 

In treno da Carrara a Roma, 10 aprile 2011, ore 21


*

In una cucina di questo pianeta

 


Saltimbocca

 

Meravigliosa questa attesa nella sera

e che profumo – saltimbocca alla romana

in cottura in una cucina di questo pianeta

accerchiata da uno spazio freddo e nero.

Forse nell’ultima stella accesa di stasera troverò
il motivo di tanta assenza – di tanto abisso.

 

 

Osservazioni

[ Letta a Zapping, Rai Radio 1, il 23 marzo 2011 ]  

Osserva le stelle…

…adesso guarda attentamente il reale

qui e ora senza stelle

finché nel corpo della mente

di nuovo vedrai stelle

le stesse di lassù, così irreali.

 

Che cosa sono le stelle? Che cos’è il reale?


 

Dove siete?

 

Vita di altri mondi ti chiamo

ma sorda galleggi nel vuoto

su pianeti lontani.

Risparmi voce – forse senza voce

o sonora risonanza a noi inudibile.

Nascosta esistenza

sconosciuta forma

di tutt’altra partenza.

Libera sintassi

e altra semantica lingua

orecchie non udenti

occhi su altre luci –

compagni d’universo

dove siete?




[ Fotografie e testi di Roberto Maggiani: Saltinbocca e Dove siete? sono tratte dall'inedito Spazio espanso, Osservazioni è tratto da Scienza aleatoria, LietoColle, 2010 ]


*

Il passo indietro



“Vattene, buffone!”

Sembra che il mondo sia tutto qui

dove torno a vedere

finalmente la libertà.

È una parva acies tra la fontana

e il palazzo del Presidente

acclamato dalla folla

col nome di Giorgio.

Le voci si elevano al cielo del Quirinale

sotto una grande luna bianca:

“Via la mafia dallo Stato!”

È una notte che brilla di stelle

e ci soddisfa.


Roma (Quirinale), 12/11/11

(Altre fotografie su facebook...)


*

11 poesie inedite su l_immaginazione n. 264


Poesie inedite - l'immaginazione
Pubblicate su l’immaginazione, numero 264 (agosto-settembre 2011), Manni Editori

www.robertomaggiani.it/Limmaginazione_num_264-2011.pdf


Prede

 

Un pulviscolo acquoso ondeggia nel vento.

I merli saltellano nel prato –

beccano lumachelle e lombrichi –

sprovvedute prede.



Bere

 

Una goccia s’acquatta sulla foglia –

l’ingobba – cheta scivola verde –

nella terra scompare

bevuta.



Legna che arde

 

V’è nell’aria fradicia

un profumo di legna che arde

e scricchiola (immagino) esuberante

in qualche grazioso camino.

 

Nell’incedere veemente

delle faville

s’allegra un cuore.



Come un gatto appagato

 

Quando scrivo una poesia che mi soddisfa

mi alzo e molto lentamente

mi porto vicino alla finestra.

Pago come un gatto

che si è appena cibato

mi lecco i baffi e le mani –

le passo umide sul viso e le orecchie.

Se poi andrò ben oltre (fin dietro la nuca)

vuol dire che pioverà.



L’ora della fine

 

Io vedo luce sui fiori

nei dintorni del verde

un silenzio di nuvole

è interrotto da un fremito

ma se osservo la terra

si desta il terrore della fine.

Collidono nel pensiero

natura e spirito:

l’una

chiama alla polvere

un corpo uguale a se stessa

(che decade nel disordine

in corpuscoli di materia) –

l’altro

non tollera l’esistenza

senza che ne sia cosciente.

Una contraddizione assurda.

Così – per risolverla – decido

di sancire l’esistenza dell’anima –

e con essa far risorgere ogni cosa

(anche se mi tenta il toglierla di mezzo

e stabilire che siamo materia

con segnali da connessioni cerebrali

e ci attende la terra – l’inconoscenza).



Similitudine

 

A Luca C.

 

Il tuo dolore è simile

a un’assenza senz’appello

una casa scoperchiata

una nudità d’inverno –

ciò che fai ti delude

crolla sempre la tua fortezza

si allontana il desiderio.

Uno storto sorriso rivela il tuo pianto

ma eccoti sereno e sincero

al timone di questa vela.



Caduta

 

Sono qui a scrivere di stelle e particelle

di bolle di big bang e spazi espansi

di ciò che forse è stato

o di quello che non sarà mai.

 

Ma poco più in là cado nell’amore:

di questo vorrei parlare

di ciò che non so dire.



Un mondo sincrono (fantasia)

 

In quale altro luogo

mai il suolo è alleggerito

del peso dell’Universo

il silenzio mai è riempito dalla luce

né mai termina l’effluvio vegetale

dell’oscurità?

 

Dove

il mare mai è attraversato da onde

l’alba mai tinge la notte

né una stella cala sotto l’orizzonte?

In quale luogo – mi chiedo –

la metà del mondo

vive nell’oscurità

e in ogni sostare mai sale né scende l’astro

mai raggiunge il mezzogiorno?



Molecole di gatto

 

Molecole del mio gatto

prima di legarvi nella sua carne

non si sa proprio dove stavate:

dovunque sparse o agganciate

ad altre molecole di altra materia

di scomposti corpi –

dal mare dall’atmosfera o dalla terra –

foglia pulviscolo roccia o intestino di cane.



Discriminante

 

La prospettiva

nella disposizione delle cose

la materia la luce

i cigolii le voci –

tutto questo percepisco.

 

Tra le possibili combinazioni del reale

avverrà mai quella che in un istante

apre la visione della forma totale

dell’idea risolutiva

della teoria del tutto

dell’invenzione finale

e discriminante di tutte

le combinazioni evolutive

e posizionali maggioritarie?



Ozma

 

Panni stesi in casa

in ordinaria stasi domestica

azioni per prassi

scadere delle mezz’ore

ripetersi delle parole e dei gesti

pensieri inespressi e inesprimibili

gioco del vivere nella simmetria

di composizioni cittadine

morale tanto difesa, ed etica dei dogmi,

tutto questo perde il grado di significato assoluto

tra arbitrarie configurazioni vitali

e modi esistenziali

di N civiltà, forse presenti nella Via Lattea,

conteggiate dall’equazione di Drake

 

N = R Ÿ fp Ÿ ni Ÿ fv Ÿ fi Ÿ fc Ÿ D

 

con tassi medi di formazione stellare

frazioni di pianeti adatti alla vita – alla vita intelligente

e all’interesse di questa per le comunicazioni spaziali.

Prima o poi qualcuno lo troveremo, o loro noi.

Intelligenza extraterrestre

che sonda lo spazio interstellare

alla ricerca di uguali,

ammesso che la durata media D

delle civiltà tecnologiche

sia abbastanza lunga.

 

Dal progetto Ozma, era il 1959,

v’è nel cosmo un silenzio che ci lascia soli:

un blu pianeta in cui la materia si è deformata

in ciò che chiamiamo vita.




Roberto Maggiani è nato a Carrara nel 1968. Laureato in Fisica all’Università di Pisa, vive a Roma, dove insegna. È autore di varie raccolte poetiche.


*

Lunigiana

Non venite con le auto blu su per le montagne

fino alle nostre case –

indossate stivali e imbracciate pale

se volete entrare nelle stanze del nostro dolore

dove ancora vive la morte

scesa dalle nubi come fosse un desiderio di alberi

subito infangato.

 

Nei cortili prima luminosi si è scatenata la tormenta:

ha raccolto poche vite al cospetto della morte

ma sono vasti la distruzione e il dolore.

 

È stata una lotta impari – non come quella contro

gli illusi romani dell’impero

che non portarono via neppure una zolla della nostra terra.

La morte invece – rapida e liquida sulle nostre teste –

ha infangato e trascinato lontano qualcosa che ci apparteneva

e non ci sarà restituito.


*

Occhi

Io gli occhi li ho sempre avuti liberi

senza occhiali né sortilegi.

Occhi liberati dalla cenere dello squallore

solari di carne – sempreverdi spazi.

Cieli di luna-abete – ciglia

dove le stelle rimangono impigliate.

Sempre vedere-cercare

la bellezza attraente –

luce che nella sera striscia

tra i cespugli.

I miei occhi – occhi miei

mai pari

sempre attenti

al muoversi delle bocche

al dispiegarsi delle parole

delle luci che le accompagnano.

Occhi cosmici

occhi di terra

occhi nel tuo spazio

dentro la cecità e l’affanno.

Occhi di Cristo senza bende

ma se li vedi nel buio sono diavoli

furibondi.




[ Mi è capitato di scrivere questa poesia, un giorno, per farmi forza, stavo un po' giù e ho voluto "guardarmi negli occhi"... sono ripartito ]


*

Ottobre (autunno)

Ottobre

 

1

 

Arriva l’autunno con il suo vento

incede tra i rami – strappa, sparpaglia

e spazza le foglie

infiamma la fiamma

e con il suo dito allarga

cerchi sullo stagno –

percorre di traverso il cielo

sposta nubi

ma immoto rimane il sole.

 

2

 

V’è un tronco arenato sulla spiaggia –

il mare l’assalta, lo incide

lo apre come una carcassa.

Notte e giorno lì posato –

è disfatto – eppure rimanda

a qualcosa d’immortale.




[ Pubblicata sul Calendario 2011 de LaRecherche.it ]


*

Le grate del reale

GLI AUTORI LIETOCOLLE RILETTI DALL’EDITORE.
Una poesia tratta da Scienza aleatoria sul sito LietoColle

*

Letteratura è via

Pubblicata su “L’area di Broca”, XXVII, 71-72, 2000

SCRITTURA E (È) POTERE(?)

www.emt.it/broca/broca72/maggiani.html

 

 

Sostengo che Parola è potere

- “Alzati e cammina!” -

possibilità estrema di ascolto.

Esprimere – o non esprimere –

 

il mondo (a parole) che cosa cambia?

Scrivere in versi o in singola lettera – al fine di

raccattare dalla mente due o tre discorsi

per assopirli in Poesia – che cosa cambia?

 

Poesia è mistica

- “Versi, versi, scrivo! versi!

(maledetta cretina,

versi che lei non capisce…)” (1) -

 

– al contrario

- “…una intera vita

consumata al dolore dell’idea

che non avrei mai potuto dare il mio amore”(2) -.

 

Vedo Scienza e/in Poesia – scritta

- “Poiché intuii e vidi l’Assoluto”(3) -

incede discosta dai cervelli designati –

non affonda radici – rimanda:

senza sosta – la mia pe(n)na – si s(p)osta

 

sempre un po' più in là.

Poesia è Parola ai bordi di un’esistenza crocifissa

- “Se qualcuno vuole venire dietro a me,

rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua” -.

 

Letteratura è via – dice vita –

Capisci? –

ma verità

non è Lettera/turata.



(1) Pier Paolo Pasolini da Poesie in forma di rosa (1964) – una disperata vitalità – (II) ed. Garzanti 1975

(2) Pier Paolo Pasolini da Poesie in forma di rosa (1964) – una disperata vitalità – (III) ed. Garzanti 1975

(3) Roberto Maggiani da Forme e informe ed. Gazebo – aprile 2000 p.18


*

A Giuliano

In occasione del compleanno di Giuliano Brenna, oggi 16 agosto 2011, propongo questa poesia che gli dedicai nel 2006.


(a Giuliano)

L’amore è l’unica ispirazione.
Quale amore?
L’amore che dà dolore
(il dolore che dà l’amore non misurato)
che impiega anni (secoli) a percorrere
le terre che gli appartengono.
Acqua, troppa, che infanga.

Attendo – forse tutti i tempi cosmologici –
che i monti scendano a valle
che il mare si prosciughi.
Passione e amore –
legati poi saldati poi disgiunti
opposti e compenetrati.

Ama chi si consuma e non marcisce.


[ Tratta da L'indicibile, 2006, Fermenti Editrice: http://www.robertomaggiani.it/​indicibile.asp ]

*

La rete, il viaggio

[ Pubblicata sulla rivista L'area di Broca, n. 92-93, Lu 2010 - Giu 2011 (Viaggi). Leggila: www.emt.it/broca/broca93/broca93.pdf ]


*


La rete, il viaggio

 

a la recherche:

un viaggio comune, il nostro,

il cui destino è forse dimenticanza.

 

1

 

Succede che un mormorio di menefreghisti

accompagni fin dall’inizio il tuo mondo di parole –

da quando con esse concordi poesia

sino al termine del tuo film, caro poeta

quando, vicino ai titoli di coda, disperi, pensando

alla mancanza di applausi.

 

2

 

Ho scelto di avvicinare le orecchie

alle labbra di molti poeti

ma di nessuno ho sentito il respiro –

nella noncuranza a loro riservata

l’ascolto è il mio impegno.

 

3

 

La poesia del XXI secolo è

partenza di pensieri nella notte

da fessure nelle pareti

dentro cavi, in binary digit

attraverso giardini, notturne strade

e pianure fino a rive battute da burrasca o sole –

io ad attenderla su imbarcazione a vela

con nome utente e password

per navigare in mari obliqui

che filtrano sottocoperta

(fastidioso e ossessivo affetto per i poeti).

 

Nei corpi delle parole e nelle ore passate

nelle stanze virtuali di un logo-mondo

prosegue questo viaggio indolente e vorticoso

contrario all’interesse, gratuito

tra poeti e narratori, sperando che la rete

paziente/mente

faccia giustizia, pareggi conti –

dal riavvio dei Server nuove voci.

 

Viaggio al tuo fianco, caro poeta

tocca la Musa, la tastiera, dì la tua parola

ecco le tue labbra e le mie orecchie: la rete.

*

Ossessione per l’estate

 

In risposta alla poesia Non l’estate, di Maria Musik:

www.larecherche.it/testo.asp?Tabella=Poesia&Id=9233

 

Io invece ho un’ossessione per l’estate

e in ogni inverno fa insistere

il pensiero sul mare.

 

È la pelle che finalmente respira

e si spoglia nuda nell’aria che da ovest

soffia in questa mattina salmastra –

pare di avere l’oceano sotto casa –

solo per poche ore

ritirato nella marea del mezzogiorno.

 

Sono insistente

nello scrivere sul mare

come le cicale nel prato che sembrano

portare avanti il mondo

in quella loro poesia

che mai arde nella calura.

 

Ed insisto sul corpo nudo perché

è lì che sono –

è la forza di quel piede insano

che lo solleva oggi:

ha deciso di arrivare al mare

e lo farà – con o senza di me –

per placare quel tormento di assenza.

 

Ma intanto ci accontentiamo (io e il mio corpo)

di sbirciare se veramente dal balcone –

almeno per oggi –

nell’ora dell’alta marea –

possiamo vedere il mare.


*

Il grillo nello specchio

 

A Suor Paola: Sono i ragazzi come Andrea

a riflettere in modo eccelso la luce misteriosa della vita.

 

1

 

Questa notte un grillo inatteso

si è presentato sul palco del gelsomino

ha timidamente accordato il suo strumento

in ripetute prove di uno strozzato vocalizzo

e falsi avvii di un concerto prospettato.

Richiamata l’attenzione

ha iniziato il suo canto

e la notte si è fatta silenzio.

Anche la frescura ha stretto il corpo in un abbraccio –

quanto è bello quel suono che laggiù nel prato ha il suo rimando.

La gatta si è accovacciata nel buio del terrazzo

sotto il gelsomino

con attenzione felina

ha espresso il suo plauso al grillo –

l’occhio giallo che guardava altrove

l’orecchio attento.

È stato un lungo concerto

sulle cui note è arrivato il sonno.

 

Stamani il silenzio delle tende leggere e svolazzanti

sul palco vuoto.

 

2

 

Mentre il pennello schiumoso

volteggiava sulle linee del mio volto

e lo scrocchiare liscio della lama

sulla pelle portava via la barba

ho pensato a te Andrea

a quello che mi ha detto tua zia

all’assenza di futuro che ti attanaglia.

C’erano tanti dolori sparsi

nel mio cuore

persone malate per cui pregare

chiedere grazie

ma di tutte questa mattina ha voluto

privilegiare te. Ho applaudito

al coraggio di tutte le tue notti solitarie

quando canti dentro di te un dolore inudibile.

 

Mentre il volto mezzo sbarbato

restava sospeso nello specchio

mi sono seduto per un attimo

sotto il tuo palco

accanto a una donna vestita di sole –

con lei solo uno sguardo

nessuna parola –

attendeva il tuo canto.


*

Ad minus erronea in Fide

1

 

Ad minus erronea in Fide.

Così era considerato in teologia il pensiero

che la Terra non fosse centro del mondo, né immobile.

 

Questione di fede e potere

se furono attuate censure e pene

nel nome di Nostro Signore

e di sua Madre la Vergine Maria:

E acciocché questo tuo grave e pernicioso errore…

… non resti del tutto impunito…

Ordiniamo che per pubblico editto sia proibito il libro

de’ Dialoghi di Galileo Galilei...

E così diciamo, pronunziamo, sentenziamo, dichiariamo,

ordiniamo e reservamo in questo

e in ogni altro meglior modo e forma

che di ragione potemo e dovemo.[1]

 

2

 

Ma la condanna permise

di mostrare carità

e con l’approvazione del Papa

l’accolsero cieco

in casa del cardinal Piccolomini.

 

La fede, forma espansa della ragione.

Ad minus erronea in Fide:

inesatta fede fu la vostra.

In questo tempo sottile

di nuova scienza chi ci punirà?



[1] Parte del testo della sentenza del processo a Galileo Galilei, 22 giugno 1633.
Leggi la sentenza e l'abiura: http://www.larecherche.it/testo.asp?Id=359&Tabella=Articolo

 


*


Il testo è segnalato anche sul blog del Laboratorio Moltinpoesia: visualizza

*

Solstizio d’estate

Qui mi fermo, dove inizia l’estate:
già domani la luce sarà breve
la notte riprenderà ad espandersi
meno remote saranno le stelle.
 
Come un fuggiasco riparo tra i boschi –
non oltrepasso la linea tra l’oggi e il domani.


[ Tratta da Insistenze, estate 2008 - primavera 2009 ]

*

Omofobia

Avanza nella notte

facendo rimpiangere alle creature

di essere nate così diverse tra loro
con quella chiarità di ragione che rende il corpo
uno stato di diritto e non etico.
Avanza in pieno giorno, uccide,
ma sui pavimenti dei templi antichi
s’innalzano le colonne
di una universale fede d’amore.


(È saggio diffidare dall’omofobo: Tendono all’omofobia le personalità autoritarie, rigide e insicure, che si sentono minacciate dal diverso da sé. Alti livelli di omofobia sono stati riscontrati anche in persone in lotta con una forte omosessualità latente o repressa.)


[ Tratta da "L'ombra di Creso", LaRecherche.it, 2010, eBook liberamente scaricabile ]

*

Nostalgia di Gesù

a Gesù Abbandonato

 

Oggi è il giorno puro e limpido

tanto atteso dell’incontro con te –

le alture dell’azzurro

nascondono l’universo –

pianure di acqua trasparente

lambiscono terre pregne di fuoco.

 

Sei parole d’amorose vesti tra le messi

sei il giorno allegro di un piccolo dolore

accettato e stretto al cuore.


[ Da Navigazioni incerte, eBook, LaRecherche.it, 2011: leggi ]


*

Un amore che m’invade

 

a Pietro

 

Sei amato senza condizioni

ma già una vasta solitudine

sembra accamparsi attorno a te –

qualche volta stringe i fianchi

ma non vince: così è per chi

è venuto all’esistenza.

 

Sei nato da pochi giorni

eppure quando apri quei tuoi occhi

piccoli e azzurri

vedo fin d’ora la forza e l’orgoglio di un uomo

che lotta contro un mai visto nemico

e già interroga il bene e il male.

 

Sei una forza in pochi attimi

un impulso che attraversa la mia vita

e libera il cuore nella più grande delle gioie

sei l’incontrastata potenza del mio destino

che sgretola ogni ruvidezza e riepiloga

i giorni in un sorriso.

 

Sei un condottiero senza armi né eserciti

che dimostra il suo valore nella foga del sonno e della fame.

Sei una domanda che non avrà mai risposta.

Sei la biologia che ora qui

diventa principio d’esistenza.

 

Anche se in un luogo qualunque del Cosmo

esistesse altra vita, tu mi fai pensare

che nessuna potrà essere bella come la tua

piccolo uomo e principe –

apice della piramide evolutiva dell’amore –

mio delirio e salvezza.

 

Infine, dopo tanto pensare

non so che darti un semplice bacio

a suggello di quest’amore che m’invade.

 

In treno da Carrara a Roma, 10 aprile 2011, ore 21.


*

Il Priapo decadente

Sacerdoti e adepti di Priapo

dalla Lombardia alla Sicilia

conducono il dio in salvo

oltre la vasta cortina

di fumo d’incenso

innalzata nei riti di adorazione

di lunghi giorni.

Fede, è quello che serve.

Fanciulle introdotte

nelle stanze segrete dell’ingordo dio

lo consolano.

Ormai invecchiato e deludente

eleva il pène di una statuetta che porge

in ricordo di un’antica virilità.

 

È salvo, il Senato della Repubblica

lo comproverà. Ma noi tutti

che detestiamo le sue erezioni

paghiamo un tributo di iniqua sentenza.

Il dio Priapo ha la morte che lo attende

perché nel progresso gli dèi vanno eclissandosi.

Ma una grande amarezza rimane

per ciò che in questo tempo doloroso

potevamo avere e non ci è stato dato

da questo Stato piegato ai piaceri

di quell’osceno dio.



[ Scritta questa mattina nella delusione dell'approvazione del cosiddetto Processo breve; e dopo la lettura di questa terribile testimonianza: leggi ]

 

*

Lisbona

[ Vedi l'interpretazione di Fedele Mazzetti ]

*

La città è intarsiata da scalinate vicoli e rotaie

sulle quali procede, giallo e sbilenco

un pesce assonnato

pescato da turisti in assalto.

 

Ingobbita da salite e discese

si abbevera animalesca sulla riva del Tago

salata di baccalà e crostacea di granchi.

 

Hashish nelle strade e Porto nelle vetrine

mura colorate da nitidi azulejos –

tetti terrazze e palme da San Giorgio all’Alfama

 

e un Ponente insistente dall’Oceano dall’Azzurro

dalla Vastità.



(Tratta da Cielo indiviso, Manni Editori, 2008)


*

Dimenticanza

È come se da un momento all’altro
già sulla strada
mi dovessi svegliare dicendo:
“Perdio! mi sono dimenticato la vita a casa”.

*

Il saldatore di stelle

Conosco un ragazzo di proporzioni enormi
lo chiamano il saldatore di stelle.
Ha una maglietta rosa attillata
e armeggia nella penombra vicino alla mappa stellare
attaccata alla parete da una suora dal velo grigio.

Si avvicina Natale e Cosmin salda stelle
nel cielo del presepe,
ha un circuito tra le mani grosse quanto la galassia
e cerca di saldare i contatti in miniatura
di un cerchio di led.

Ha occhi brillanti come stelle
nelle notti d’inverno, quando sembrano
gocce di stagno sul metallo della notte lunare
e v’è una tale elettricità nell’aria
che come i led di Cosmin s’accendono
al comando di una grossa mano.

Il mondo di Cosmin è una ragazza
con i capelli lunghi che entra ed esce
come una cometa dalla mappa galattica
nel punto in cui è scritto “Noi siamo qui”
e dice “Ti amo”.

*

La bellezza del mondo

Dio è sulle cime degli alberi -
solo come le particelle di vento -
appartiene metà alla terra
metà al cielo.

Un solo Dio - solo
fino all'urlo della croce -
a tal punto silenzioso
che ci sentiamo soli
fino all'abbandono.

Si sappia però che il suo esserci
è certo
nella terra e nel cielo
negli spiriti infiammati d'amore.

Un Dio bello che si chiama Amore -
e la sua bellezza
è la bellezza del mondo.



[Da "Scienza aleatoria", LietoColle, 2010]

*

vediamo angeli

soffusamente ardendo
come serpe serpeggiando
accettando amaramente il delirio
che non smette
l’intelletto incredulo
non volendolo ammettere
vede angeli

si sa da sempre che dal mare
(nel silenzio)
continuando a guardare
sfumando tutto quanto
perdendo ciò che già andò perso
deviando un poco il giudizio
mescolando i colori
(celeste giallo e azzurro)
tirando una linea tra mare e cielo
mettendo il sotto sopra e poi ancora
ribaltando
si sa da sempre che da lì passano angeli

a sobbalzi sghignazzano
allegri

hanno il mestiere più bello
e non conosceranno la morte
neanche per sentito dire
(avanti e indietro
da quel mondo come
dalla porta di casa)

la morte è per noi che non vediamo oltre
quel taglio

ferita rimarginata
che lascia qui la nostra lingua
senza parole adatte



[ Poesia tratta da "Angeli in volo", Edizioni L'Arca Felice, Collana Coincidenze, 2010, a cura di Mario Fresa ]

*

Nascita (con due dediche)

(Dedicata a Viola Morelli, appena nata, e a mio nipote, in gestazione)

1

Quale pensiero abita
la mente lustra di un bambino
ancora nel buio del grembo?
Non ha colori negli occhi
né ricordi
ma vaghi suoni
ritmo – forse odore –
e già un tentativo di sapere.
Trama di un nuovo mondo
racchiuso nella testa
fantasia elevata sul niente
di una nuova biologia.
È come vergine lentamente penetrata,
quando nella nascita
esplodono i colori:
scompare il mondo arbitrario
dalla mente.

2

Papà:
“Dove stavi?
Non ti avevo
né ti ho preso da qualche luogo.
Non hai altro posto
se non questo –
fiore sbocciato –
improvvisa gioia
sul mio pètto –
ogni cosa qui attorno
cambia aspetto –
respiro nell’aria
del tuo vagito –
prima e poi dopo
è diviso il tempo.”

*

la smorfia

il tempo (così grigio)
appare immobile

fermo come le tue mani sovrapposte -
lembi della veste biologica
di cui ti sei spogliato

ma quella smorfia
così serena
mostra il tuo volto
proteso verso qualcosa
dietro l'ultimo sipario
del tuo tempo -
oltre questo grigio

*

Su tutto

Su tutto il paesaggio
v'è il chiarore del Tuo viso
che non ha espressioni
nel fulgore del giorno
né ha promesse
per chi come me
nella volta degli anni
sta adagiato sotto una vecchia torre
nel verde di un’apoteosi
di memoria giovanile.

*

Lavoro a tutto tondo

[ Pubblicata sulla rivista di cultura e conoscenza "L'area di Broca", XXXVI-XXXVII, 89-90, Lu 2009 - giu 2010: LAVORO ]



1

Ora et labora
furiosamente e ora
su materia o pensiero informe.
È terra – questa –
dove si spera ante litteram
ma cadono le braccia
nell’androne del dopo-guerra –
il dopo del raccapricciante lavoro
di sostanze ferrose
su corpi umani.

2

Universo di tivù e riposi
su poltrone post lavoro
da cui si assiste inermi al travaglio televisivo –
impietriti davanti alla sovranità del liberismo:
ha cinque aerei tutti suoi* –
ma quale aereo di Stato?
A che cosa gli serve?

3

Nulla occorre a questa
libera belligeranza
a questo lavoro circolare
di sopraffazione
ante e dopo-guerra.

Ma qualcuno sfida la sorte
(sfilato via come foglio)
ore e ore sommerso
tra le carte diplomatiche
e le ferraglie degli hangar
a tentare la pace – la giustizia:
campo di battaglia
dove l’iniquità ha i suoi ranghi.

Sodoma e Gomorra
città sante – al confronto –
quale nostalgia
quale inutile sparizione
di mani – e ne ho viste (ancora)
di buone
che applaudono
che lanciano sale.



* In riferimento ad una pseudo-risposta del Capo del Governo Silvio Berlusconi alle domande del quotidiano la Repubblica

*

Ossigeno

da quando nasciamo
ricerchiamo
la pancia dalla quale uscimmo

(lì vorremmo tornare

nell’acqua nel sale
dove navigammo
nel sangue e nel cuore
del primo amore
già perso)

ma poi ci contentiamo
di ossigeno respirato
e negli spasimi ricerchiamo
un aggancio
una luce che sia giusta
un suono o un silenzio
nella breve memoria

rassegnati
nel nutrimento e nella crescita
cerchiamo il suolo
il pensiero che ci guidi
il primo incarico della parola

ciò ch’è stato
lo rivogliamo
e ce ne deliziamo nella memoria
ch’è solo nostra
fissata alla materia cerebrale

negli anni passati
dove tutto si conserva
sotto strati di avvenimenti
ci concediamo navigazioni
senza bussola

infine cerchiamo una fessura nel tempo
per sfuggire alla calma del dolore
alla morte

*

Robert de Saint-Loup

T’incontro tra gli ultimi barbagli di sole
che nella sera dopo il temporale
tranquillizzano la campagna.
Hai due bellezze sovrapposte
e inattese.

Seduto su una pietra
ancora umida, fletti il sorriso.
Si scolora la tua pelle nell’azzurro
del cielo che si schiude –
una lama di luce ondeggia tra i capelli
mostrandone la doratura.

Ti conobbi l’estate scorsa:
avanzavi flessuoso scandendo il tempo
in un passo dinoccolato
il collo eretto, il movimento delle membra
in perpetuo equilibrio intorno al monocolo danzante
e fuggitivo che sembrava far loro da centro di gravità.

Sempre lì ti trovo, raccontata
immagine nella mia mente –
t’avvicini con eleganza
vestito d’una stoffa morbida e biancastra
tra sguardi di curiosità.



Nota: le parti in corsivo sono tratte da “Nomi di paesi: il paese”, Marcel Proust, Edizioni Mondadori, I Meridiani, traduzione di Giovanni Raboni (rispettivamente pagine 885 e 883).

*

Notte di San Giovanni

Fuoco. Troppo fuoco –
accatastato – sfavillante.
Calore. Tutt’intorno – facce
bocche – parole.

- Sono venuto a portare fuoco -
- ... è melanconico –
- In Brasile s’accendeva sempre nei... -
- ...è San Giovanni -

Fuoco crepitante – porta via i pensieri –
mette in tondo.
Cerchi di occhi brillanti –
linee semoventi.

Catapultare i pensieri oltre le fiamme
sempre più deboli – fievoli.



(Tratta da "L'indicibile", Fermenti Editrice, collana Iride, Roma 2006)

*

Lievita il mondo

1

Corpi sono ancora distesi
nel silenzio dell’alba,
finché un giallo guizzo solare
taglia il celeste opaco,
solleva da terra uccelli
e divide cipressi acuti.

Sorge immobile la stella del mondo:
osserva con sguardo nucleare
il risveglio del pianeta.

2

Nel mattino lucido
il sole muove le cose e le innalza.
Lievita il mondo
carico di primizie di colori.

*

Piccola schiera

Parva aces
raccolta attornoall’ora attesa dell’aurora
pronta a vendere cara la pelle e la ragione
per equità e giustizia sociale –
combattenti con la voce, la firma e la stampa
armati di cartelli, striscioni e bandiere.
Parva aces delle piazze, pronta alla pace del dialogo,
talvolta rassegnata
davanti alla demagogia e al dogmatismo.
Teste ingenue, mai feroci,
molti colori al sole della libertà
così alta nel blu da sembrare intangibile
nel silenzio ultraterreno.
Eppure, parva aces di magliette e bandane
ancora ci prova ad assaltare il bastione del potere
con slogan urlati al cielo.
Parva aces offesa dalla menzogna,
ferita dall’affilata lama della parola contraffatta
da un potere costituito
dalla propaganda televisiva.



(Tratta dalla raccolta "L'ombra di Creso")

*

Anticlimax

*

Dimensioni: una due tre –
questione di vicinanza.
Vicino – molto vicino –
a due si aggiunge uno
labirinti di sopra-sotto destra-sinistra –
tutto attorcigliato – tutto – confusamente.
Poi illusione di dimensioni:
climax di chiaro-scuro (anticlimax)
tonalità di colori –
assorbimento e riflessione di fotoni.

*

Colori – i più disparati
Distese di colori
Uniti – bianco
Disgiunti – arcobaleno
Assenti – nero
Che salgono dalla terra – fiori
Bevono a una sola fonte – Sole.

Luce che passa
abbaglia scende invade circuisce alimenta
desta lega disgiunge compara confonde.

Colori invadono le finestre
nei mattini assolati
eccitano atomi assonnati
nelle profondità delle cose
elettroni che saltano e tornano
oscillano imprecano emettono – che cosa?
Fotoni non accettati – espulsi –
girovaghi per le stanze
intonati stonati impazienti adombrati –
escono e rientrano
ingarbugliati affievoliti esaltati – fino a sera.
Atomi messi a riposo – colori ritirati.

*

E poi scendendo – spaccando nuclei.
Protoni e neutroni ancora spaccando (scintille?)

Se ne trovano sei – più gli anti (l’antimateria) –
ben legati (di spago?) –
Quark (e antiquark):
Up Down Charm Strange Top Bottom.
Stravaganza.

Dentro il protone due quark Up e un quark Down
Saldati – indivisibili.
La forza di colore li confina.
Tre stati distinti (cariche): rosso viola verde –
Gli anti (complementari): cyan giallo magenta.
Come la forza elettrica (più forte)
Rosso con cyan – bianco
Viola con giallo – bianco
Verde con magenta – bianco.



(tratte da L’indicibile – Ed. Fermenti 2006)

*

Il rapporto tra poesia e scienza

Abiti una casa fatiscente
nel centro di Sintra
e non t’importa
se per il mondo
i poeti usano il tuo nome
e con il tuo nome
si vestono di gloria.

Ti affacci alla finestra
nel mattino azzurro di luce
silenziosa,
se non v’è nessuno che ti veda
scendi le scale e passeggi assorta
nel giardino malmesso
attenta alle variazioni del reale.

Dove s’appoggia il tuo piede
la sua forma crea labirinti
e pozzi imperfetti e amari
dove i poeti
cadono spersi,
ma non io che non sono poeta
ma scienziato
e ti parlo per tua gioia
di quel mondo così piccolo
o così lontano –
di atomi o stelle.

*

Angeli all’inizio del mondo »
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*

Come un gatto appagato

Quando scrivo una poesia che mi soddisfa
mi alzo e molto lentamente
mi porto vicino alla finestra.
Pago come un gatto
che si è appena cibato
mi lecco i baffi e le mani –
le passo umide sul viso e le orecchie.
Se poi andrò ben oltre (fin dietro la nuca)
vuol dire che pioverà.


(Tratta da "Insistenze")

*

L’ora del campanile di Saint-Hilaire

(dedicata alla passione proustiana di Giuliano)


Il tempo smuoveva
le lancette nello spazio
di quel “piccolo arco azzurro”
e nei rintocchi tornava l’anima
del lettore alla vicinanza delle cose
fuori dallo spazio temporale
concesso all’eroe del suo libro.

Talvolta le guarnigioni di soldati
attraversavano Combray
lungo rue Sainte-Hildegarde,
gli elmi luccicanti al sole:
“Povera gioventù che sarà falciata come un prato”
commentava in lacrime Françoise.

Eppure queste anime sospinte
al di fuori del loro spazio temporale
dalla potente bellezza della parola
e tutte le cose avvicinate
da “certe idee” di Marcel
a lui devono la grazia di persistere
in un tempo favoloso
al di fuori dell’esistenza precaria e circoscritta,
negli inascoltati rintocchi
del campanile di Saint-Hilaire.



Nota: il titolo e le frasi tra virgolette sono tratti dal primo volume di “Alla ricerca del tempo perduto”: “Dalla parte di Swann”, parte prima, “Combray”, I Meridiani Mondadori, Traduzione di Giovanni Raboni, pag. 106-108.

*

Il medesimo scopo »
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*

Rovistare

La luce chiara della mattina
corre giù dalle cime aguzze
dei cipressi, fin sui campi –
impassibili alberi
sembrano galleggiarvi.

Uno sgangherato e arrugginito cancello
divide
lo spazio d’erba dalla strada –
è chiuso, ma si può aggirare.

Lo sguardo corre verso un orizzonte
di forme cangianti
modellate dal vento –
rovista tra la luce di primavera.

*

’Gravidanza’; ’Figli’

Dedico a tutte le mamme, che sono anche poetesse, queste due poesie pubblicate su "Cielo indiviso", Manni Editori, 2008.

*

(Gravidanza)

Una donna gestante
cinta dalle acque.

*

(Figli)

I

Mi piace pensare
che la collana – di legno e acciaio –
che mi hai regalato –
appoggiata sul mobiletto
vicino alla finestra –
verrà rubata dalla mano di uno zingaro
che ha orecchini e denti d’oro.

II

Che cosa sarebbe dell’umanità
senza i poeti
che con le loro lance verso il cielo
ne sostengono l’orgoglio
e il giudizio?

III

I miei figli sono le poesie –
non hanno né carne né ossa

sono leggere e fatue
sopra le distese mediterranee –
completamente azzurre.

*

Non è stato possibile

Dopo esserti acceso
sei rimasto così
un po’ assorto
ritornato dal cielo
sulla terra di coloro
che ti attorniano
con la maglietta di lei
tra le mani –
la rigiri e gliela porgi
con un vago sorriso
che scompare
non appena se ne va da te
allungando i suoi piedi sulla spiaggia –
i suoi capelli precedendola nella brezza.


[ Poesia tratta da pagina 25 di "Cielo indiviso", Manni Editori, 2008; è stata declamata, il 13 gennaio 2009, a "Zapping", trasmissione di Radio Uno diretta da Aldo Forbice: ascolta su youtube... ]

 

www.cieloindiviso.it

*

31 dicembre 2008

1

La Terra sta per chiudere un giro –
l’ennesimo –
per convenzione o per diritto è oggi il giorno
che conclude l’anno:
per tutti i pianeti è così –
sebbene in tempi diversi –
ma qui v’è la coscienza –
il pensiero del vecchio che finisce
e del nuovo che pare iniziare.

2

Illusione di movimento –
il ciclo interminabile degli eventi –
solo quello s’avverte, ripetitivo e insistente
con rimandi al passato:
i razzi, gli aerei che bombardano,
le carestie, chi fugge disperato
dalla patria assediata, i diritti disattesi…

3

Qui ormai si respira
aria viziata –
le finestre sono ben chiuse.
La Terra gira a vuoto.



(In realtà sono un ottimista, anche se mi piace essere realista)

*

La fede

Eccola la fede.
E' vedere questo mondo
così piccolo e solo ora
e già finito.

*

legna che arde

v’è nell’aria fradicia
un profumo di legna che arde
e scricchiola (immagino) esuberante
in qualche grazioso camino

e nell’incedere veemente
delle faville
s’allegra un cuore (immagino)
vedendo spazzata la monotonia
del picchiettare
insistente della pioggia

*

Il tango che ci pare

(dedicata a Paola M.)

1

Il tango,
questo pigro spostarsi
oltre qualcosa ch’è accatastato,
questo forse troppo poco ballo –
ricamo ed arpeggio –
il proprio è l’unico transito.

Credersi mai arrivati,
appoggiati sì, certi no,
obliquità e storture
(talvolta fendenti per l’aria)
pesi come piombi,
gravi,
e mai sorrisi
se non per stupidi cenni
a sostenere comode simpatie.

2

Il tango,
ricordare ciò che doveva esserlo,
esprimere quanto è caramente doloroso –
perdere.

Ma che cosa lo rende potente e bello
insignificante e arnese da scasso?
Io solo, davanti alla pista da ballo,
la donna, la musica,
solo e piangendo, dicendo:
non devo, non posso…
fuori tempo, credimi Chica,
fuori tempo…
non si doveva dirlo
quel segreto
ai falchi su di noi –
voli e blandizie.

Quel tango non arriverà
né ora né mai
né a loro né a noi
che pensavamo dall’inizio
“è finita”, eppure siamo qui,
in fondo sereni,
su questa barca che avanza tra i flutti
mentre altri ormeggiano ad isole vicine
al riparo del loro
mai prenderlo troppo sul serio –
questo tango.

A dire il vero non l’ho mai imparato
non è ciò che credevo:
riparo, vicinanza, amore…
solo un grande, inevitabile,
profondo, triste dolore
e un passo da me a te
che mai ti raggiungo.

3

V’è un tango che ci pare
tanto semplice quanto inutile,
geometrico,
ballato su ellissi,
stabile su triangoli,
andante su rette,
punti fermi
piantati a colpi di mazza,
assi e mezze lune

v’è un oceano
in quel triangolo,
un abisso sotto le rette,
punti che sono partenze –
arrivi
e mai ritorni –
assi piantate nei cuori
e mezze lune di nostalgie
come lame taglienti poste
alle radici delle vite.

4

Argomenti inutilmente espressi:
“Non s’insegna, ma s’impara”.

5

Da quella insistente risacca
tra il fiume e il mare
paiono volersi elevare la notte e il vento
fino a salire sulla terra,
bisbigliando in segreto tra le fronde
di questo patio
dove mi trovo accontentato
da una musica
che ha lontane
le sue origini
e pare che voglia tornare al mare
per abbandonare queste rive inette
presuntuose.

*

Soldi

1

A valanga nelle tasche

mai nelle mie
sempre nelle loro
mai neppure nelle tue
stanne certo
nelle sue è sicuro

patrimoni immensi
conti in banca stratosferici
speculazioni.

2

Infide banche ladre
perfettamente nella legge

modificano leggi a loro piacimento
estorcono

il loro sistema è impudico
ed è avvallato da governanti compiacenti

interessi sempre in salita
mai in discesa.

3

Gozzovigliano con ciò che per noi
fa la differenza tra un mese
di vita largo e uno tirato.

A voi spetta la nostra pacifica vendetta:

resistenza agli alieni parassiti
verdi di soldi

questa è la nostra terra
il nostro pianeta. Qui vogliamo pace
di equità e proporzioni.

*

Come un tango

 

(video aggiunto il 23/03/2018) 

 

I

 

Ti odio –
perché sei un ritmo
che non riesco a prendere
un passo
che non riesco a fare
un sentimento
che non riesco a esprimere.

 

II

 

Sono pazzo e ballo quei
tre passi che so fare
dentro un buco nel grembo
in infinita solitudine.

 

III

 

Condanno la notte
ad ascoltare i lamenti
che tu – lontano –
non puoi udire –
nel silenzio crudele
Dio non risponde
allo strazio del cuore.

 

IV

 

L’unico tango che posso ballare
è con l’assenza – ed è l’ultimo.

 


-

 

Tratto da "La bellezza del mondo", III capitolo "Il freddo degli occhi (alla voce Amore)" - inedito

*

Tre poesie dedicate a tre amici

(a Gian Luca)

Un cagnolino (Emilio)
scodinzola concitato
tra pareti rosse, sfumate
da tele di cacao
rifulgenti un vago azzurro –

il pittore – l’artista –
il repentino innamorato
ha sguardi onesti –
nei suoi quadri minute
sagome di case –
un dolore troppo profondo
per parlarne ora.


(a Mohamed)

Dalla teiera fumante
un filo liquido spruzza tè
nel bicchiere appiccicoso.

L’agnello cuoce nel tajin –
una degna povertà si rivela
allo sguardo.


(a Stella)

Dopo molti anni passai dal mercato
e tra la folla dall’immutata età
ti ritrovai con lo sguardo lucido
appesantita dalla stanchezza di troppi anni
tra i sacchi di cereali ancora pieni
con la paletta a soddisfare clienti
ignari di quella giovinetta che eri.


(tre poesie tratte da "La bellezza del mondo", inedito)

*

Da un paese mai visto

Attendi ancora un attimo, ti prego,

prima che la luce invada il silenzio
ed esploda l’alba nel tintinnare delle tazze
davanti ad occhi assonnati
tra gli afrori liquidi dei caffè

e gas cittadini s’innalzino
nell’aria tersa dell’aurora
che ha visto nascere la nostra amicizia
inattesa
attorno ad un bivacco di pensieri e nostalgie.

Mi hai raccontato della tua terra
ed io non ho potuto che sorridere,
qui, nella mia, dove la poesia insegna
ad accoglierti, caro amico
che vieni da un paese mai visto.

*

A Rimbaud (da Cielo indiviso) »
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*

Tre donne

1

La pacifica in viola

La donna in viola
guarda e non mi assale.
Ha uno scialle rosa
sulle spalle
una collana di perle
dita arrossate
unghie smaltate
capelli biondi
occhi ombrati.
E’ stanca –
si accascia sulla sedia –
chiede il permesso
solleva il respiro
sospira un lamento.
Nell’intorno il viola
tace –
un velo cala –
dorme in pace.

2

La lottatrice

Nella risacca -
dove l’onda armeggia sabbia
e si sfalda in spuma -
una signora tonda
quanto una boa –
orecchini d’acciaio (ciondolanti)
collana e anelli –
rossa e affannata –
costume nero d’un pezzo –
capelli raccolti a stento –
lotta, furibonda e tenace
per tenere insieme
due bambini bianchi
confusi tra lo schiumare.
Infine, corrucciata, li afferra
ed ha la meglio
sul mare.

3*

(La senhora)

Si sedette

(e parve che l’intero oceano facesse lo stesso
accasciandosi nello spazio a lui dedicato
tra la sabbia e il cielo
davanti a Lei
con le braccia ben poste sul grembo
le dita inanellate
il rossetto e gli occhiali da sole)

a osservare il suo dominio
che aveva la vastità atlantica.



* Pubblicata in “Cielo indiviso”, Manni Editori, 2008

*

Dittatura e democrazia

1

(La dittatura)

Parla contro il regime e stai certo
arriva la polizia

ti preleva e ti tortura
e se va bene passi la vita in galera

in ogni caso nessuno ti vedrà più

si chiama mancanza di libertà
di parola.

2

(La democrazia con molti interrogativi)

Parla contro i potenti e stai certo
arriva un avvocato
ti porta dal giudice
e t’obbliga a pagare un’immensa somma

siccome non hai i soldi
finisci sul lastrico

nessuno ti vedrà più:
accartocciato e gettato
si dimenticheranno di te

si chiama mancanza di libertà
di parola.

*

Auteuil (Parigi), 10 luglio 1871

1

In quell’anno si raccoglieva il tempo
come fluido in una pozza –
come dopo un tempo di pioggia
è la nascita di un essere umano.

Torbido, lo specchio
del suo venire al mondo,
rifletteva un cielo alto e troppo corrucciato
onde pensare all’estate
come a un tempo di luce e terso calore.

Nell’intorno di quel fluido
oscillante in concentriche onde,
v’era un’indifferenza molesta,
un calpestare duro e insensato
di una folla andante –
divisi pensieri muovevano
a zonzo cervelli.

Poi il sole si fece potente.
Una calura assillante gravò su quella pozza
e il tempo volle levitare via, lontano,
non più cerchi ordinati
ma una diaspora di atomi –
perduto andava il tempo iniziale.

“Longtemps je me suis couché de bonne heure…”.
La vita s’incurvò in un cerchio
di memoria involontaria.
Iniziò il nuovo tempo del cercare,
dal fondo emerse chiaro l’inizio
e ogni punto perduto venne trovato.

2

Dalle estremità del fluido temporale
si mossero onde a divagare
(la buca fu ampia come la vita
tant’è vero che venne finita,
la recherche, nel tempo della dipartita)
perturbazioni di un passaggio prossimo
ed esterno, battente, transiente
che agitò le acque e portò il pensiero
a ritroso nella scrittura
verso la curva del centro da dove emerge la vita
il suo senso iniziale, il suo ritorno finale.

Vi si riflette finanche il cielo, il bello e l’arte –
quel qualcosa di oltre, situato nell’altrove
fuori dal tempo e dallo spazio assegnati,
sembra sul fondo di quel fluido ondeggiante
dietro fatti e vicende
ma è oltre il suo stare, verso quel dove mai visto.

*

Il primo giorno di mare

Finalmente sulla spiaggia.

Lascio i vestiti nel cono d’ombra che mi spetta.
Verso riva un timore mi assale:
noto l’innalzamento del mare.
L’ipertermia del Pianeta fa il suo gioco…
l’effetto serra è l’imputato crudele.
I ghiacciai si sciolgono.

La catastrofe ecologica del Pianeta –
da tempo paventata –
io stesso più volte l’ho temuta,
ma che sia diventata così tangibile
fa impressione e spavento:
gli ombrelloni sono quasi al limite delle onde,
la spiaggia è rosicchiata in modo evidente.
Ho pensato ai poveri gestori degli stabilimenti balneari,
tra qualche anno perderanno il lavoro.

Ma dopo lo scoramento ecco la speranza,
inizio a contare.

Con meraviglia scopro che il numero di ombrelloni
è aumentato rispetto all’anno passato:
altro che effetto serra, è l’effetto di un pensiero assai avido.

Guardo il mare sbigottito, sembra che scrolli le onde
e strizzando l’occhio acquoso mi faccia un sorriso…

*

La Senhora

Si sedette

(e parve che l’intero oceano facesse lo stesso
accasciandosi nello spazio a lui dedicato
tra la sabbia e il cielo
davanti a Lei
con le braccia ben poste sul grembo
le dita inanellate
il rossetto e gli occhiali da sole)

a osservare il suo dominio
che aveva la vastità atlantica.

___________________________________________________

(tratta da "Cielo indiviso", Manni Editori
www.cieloindiviso.it - in libreria da giugno 2008)

*

Era claudicante

Era claudicante,
forse per la notte scomoda appena passata,
per il freddo e per l’umido.

Lo copriva, fino ai polpacci, un cappotto beige, logoro e sporco.
A piedi nudi calzava un paio di ciabatte infradito di gomma nera.
Sotto il cappotto era nudo.

Esausto si avvicinava alle macchine
la mano protesa e le labbra che dicevano qualcosa
di inudibile –
talvolta la sua bella e giovane mano
indicava la bocca
come a mostrare una necessità –
qualcuno tirava giù il vetro
e allungava uno spicciolo.

Era moro, forse dall’Oriente.
In un altro mondo la sua pelle olivastra
sarebbe stata profumata di saponi
e ricoperta dalle più belle stoffe –
forse desiderato da qualche passione segreta,
ma i suoi occhi erano poveri di speranza
e soltanto una pena profonda provava
chiunque passava.

Era un povero credibile, il suo sguardo lo diceva,
era inerme, rassegnato.
Più in basso, ignudo come stava, non avrebbe potuto scendere.

Che altro potevo donargli se non un pianto interiore
autentico e amaro
che trascinava via la mia indifferenza?

*

Eroi

Tornerete ancora con i coltelli
tra i denti, la fierezza nello sguardo
gli scudi e le spade?

Voi che avete i nomi scolpiti tra gli astri
tra i miti e gli dèi.

*

L’Alchimista

Dice di avere la formula totale e definitiva
che lenisce la povertà delle cose,
le tramuta in ricchezza gialla e pura.

Ma quale vantaggio avrebbe
a usarla per tutti?

Ci sarebbe inflazione, troppa ricchezza –
quella gialla potenza perderebbe valore…

Ci pensa…
“È opportuno che la povertà rimanga tale,
la mia fortuna sarà segreta e magica.

Io e Re Mida, una coppia vincente” –
così pensava, sfacciato.

*

Re Mida

Re Mida

Indossava guanti di velluto
perché il suo tocco avrebbe modificato
la sostanza delle cose.

Questo andava dicendo
a coloro che sedevano tronfi alla sua corte
ma egli non si accorse
che un servo ingrato lo spiava
dalla toppa della chiave
e vedeva tutto ciò che in privato
a mani nude andava toccando,
la materia rimaneva legno, ceramica, acciaio
ovunque toccasse niente tramutava.

Ma nessuno lo seppe mai
perché certo non conveniva al servo ingrato
rivelare il vero, a quale trono si sarebbe prostrato?
E soprattutto, chi l'avrebbe creduto?

Si dice però che presso uno stagno
alcune canne col vento sussurrassero:
“Re Mida ha le orecchie d'asino...”

Finanche Litierse e Ancuro si vergognavano.

*

Il sospiro

Siamo qui, Gesù
davanti al tuo cuore –
impotenti nella morte –
davanti ad una bara –
con un mesto sorriso
verso chi ci ama.

Le strade si fermano –
incuriositi passanti
si raccolgono – e anch’io
che della morte so nulla –

ma in quel breve momento –
sull’orlo del precipizio –
ci guardiamo negli occhi
gustando quieto piacere
nel vedere ancora viventi –

con un sospiro
si rimanda
a tempo remoto
quel salto, quel volo
quel nulla.

*

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*

Lo Scimpanzé buffone

Lo Scimpanzé buffone ride e scherza
e del mondo se ne infischia.

Sul cavallo, come cavaliere,
sguaina banane e lancia bucce
(la polpa se la inghiotte).

Parla di libertà e giustizia
ma le banane a chi è affamato non le dà.
Con la burla e con la beffa mescola
la verità alla menzogna dei suoi giochi.

Cerca un vasto consenso,
per questo finge in ogni modo,
mostra le facce più bizzarre
e propone i suoi amici scimpanzé,
anch’essi ricchi di banane –
per scherno li addita
come esempio di condotta integra
ai leoni
che procedono silenziosi tra gli stenti
in attesa di un tempo propizio:
smetta il gioco
scenda da quell’albero
e venga al confronto
ché dei suoi schiamazzi
ormai siamo stanchi.

*

Per Chiara

Una luce s'espande
dall'azzurro del Cielo
è Madre dolcissima
ne abbraccia la vita

giungono echi
di gioia e risa.

*

Creo stelle

Stella che rovini sulla Terra
stella cadente – meteora infuocata.

Stella bruna – pianeta o stella dissestata?

Stelle vicine e lontane e molto lontane:
Sole stella
galassia di stelle
ammassi e filari di galassie di stelle.

Bianca-azzurra, gialla-rossa stella.

Scendi stella, ora che è notte di stelle –
appari stella –
lattiginosa Via Lattea di stelle.

Nova stella e Supernova stella –
non morire stella –
Nana e bianca stella.

Black-Hole stella –
confine di eventi e raggi potenti
d’invisibili stelle.

Coronata di pianeti stella
incastonata di comete – mia stella
stella mia che segui il mio cammino
e doni fortuna di stelle.

Sogni garbati che scendete in polvere di stelle –
stelle che non sono scienza ma poesia –
mia teoria libera di dire ciò che non siete.

Creo stelle e le creo alte potenti e belle.

*

Rottura

Un sole accecante
ha spezzato le pietre
della strada
con parole aguzze
e terrificanti.

*

Se tu fossi qui

Se tu fossi qui,
metà dell'oro sarebbe tua

e nuvole lattescenti adagiate
sulle cime di montagne rocciose

e un silenzio

sospeso dal sibilo
del vento sulle ali dei falchi

punzecchiato dal ciangottare dei corvi.

Avvolti nella nebbia
che sale, lenta e circospetta,
ci sarebbe da ridefinire
cos'è sogno e cos'è realtà.

E’ forse vero che un mistero universale
è celato nel cuore dell'uomo?
Sembra avvolto da una docile nebbia
che lo rende invisibile, ma non muto –
e anzi, urla.

E’ una verità mancata
una necessità mai scalfita dalla sufficienza.

Se solo si potessero descrivere
questi monti, con il bianco e con il verde –
il cielo, con il solo azzurro –
quest'amore che crede, con la sola speranza.

Questo cuore, che cuore non è senza amore,
che cosa può contro la distanza?

Come raccontarti dei miei delitti?
E dirti che nemmeno l’insetto viscido
è uno sbaglio di natura?
(misteriosamente voluto – me l’ha detto Antonio
che vive la sua passione celatamente).

Un “perché?” assillante frammenta il sole
in miriadi di stelle che accendono la notte.
Stelle perpetue che non ne vogliono sapere
di albe e tramonti.

Guardo il nostro destino, senza battere ciglio,
indifferente alle altezze che ci separano –

da laggiù, lungo costa, non arrivano voci
ma silenzi che sono miriadi di case
e un mare che ha già la rotta verso te.

*

Verdi fiamme »
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*

In questo silenzio luminoso

1

In questo silenzio luminoso
che sparge d’azzurro la notte
rimango in vigile attesa,
preparo il Bambino al dovuto ristoro.

Una luce fioca dardeggia dalla finestra
ricamata da una tenda all’odore di marsilia –
allontano tutti i pensieri che vennero
in assedio dopo l’inganno del primo.

2

Cerco nel cuore l’origine del celeste,
di quella luce elevata dal basso
sorta dal tramonto –
per me che sono dell’Est e non dell’Ovest
demente in mancanza di qualcosa
sempre con il difetto sulle spalle
la colpa miserabile che sogghigna nel ventre.

3

Un bagliore s’espande lento e circospetto,
è la cometa trasparente
che cerca il silenzio, la culla, le braccia per l’abbraccio
il luogo per la nascita
- Necessaria fu la partenza per il mirabile ritorno?
Questa domanda accordo al silenzio
acquattato tra i rami spogli,
dentro casa seduto alla mia tavola.

La Salvezza ha voluto il Bambino
e quello stesso silenzio luminoso
che qui ora lo fa nascere,
come allora, nel mio segreto amore.

*

(gli altri-altri) »
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*

Una poesia - Numeri »
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*

da Radiazioni luminose »
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*

tango - di Saura »
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*

e passi avanti e non mi vedi »
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*

Aiuto e aiutanti

1

Non oso ascoltare le molte voci narranti –
spengo l’aggeggio e mi chiedo:

quale notizia è plausibile
tra i pensieri di giornale?

Ho il cuore braccato da difettose passioni
e vaghe forme politiche.

2

Buon Dio (…?) casca il mondo –
nel rimbombo s’ammacca e si scrosta
si perde per vuoti e chimere
blasfemo e demente gioca,
felino con artigli d’oro e cristallo.

3

Cammino di tre passi in tre passi
sperando che non frani la via
non si tagli quella gola
non si uccida per quella palla
rimanga quel freddo d’inverno
(quel caldo d’estate)
e quel sorriso sul volto bambino.

4

Aiutanti – angeli del Dio che conosco
uomini e donne del mio cielo
quello spensierato e bello che la vita mi ha dato
date la mano alla mia mano
il sorriso al mio sorriso
un grazie al mio grazie –
mai si sa da dove arrivi l’aiuto
e chi ne sia l’angelo.