I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Scrivimi
scrivimi dal luogo della solitudine dove più ti stringe il ramo del ritorno spingendoti a fiorire scrivi le parole che temi mettile in fila legale sottilmente con un fil di pena fanne trecce, corone di spine mazzolini di salvia, di verbena premi il tasto, la punta di grafite il gesso, prendi il succo della vite scrivimi addosso, tingine il vetro scrivimi il silenzio che ti annega sottrailo alla notte fanne una luce scrivimi anche solo una parola dammi la vita che mi neghi premi nero su bianco dita a dita stringi le mie alle tue parole che si cerchino anche da lontano scrivile sul foglio, piano, accarezzale ora, adesso, così: facciamoci l'amore.
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nanita (e-book in lettura)
Il 30 settembre è uscito negli Stati Uniti il n. 21 di Otata* di John Martone che lo ha interamente dedicato ai miei haiku in questa pubblicazione che ha voluto chiamare “nanita” (è il mio eteronimo) e che è già disponibile anche in cartaceo. La pubblicazione raccoglie haiku inediti, alcuni già apparsi in riviste o blog e un haibun. I testi sono in lingua italiana e in lingua inglese. La fotografia di copertina è una fotografia personale scattata a Pratolino (Fi). La silloge è uscita come numero speciale di settembre ed è scaricabile gratuitamente a questo link . (La copia cartacea invece è disponibile qui) Spero che possa piacervi. Un haiku da nanita: La formichina appesa a un pappo vola — via lontano The little ant hanging on a pappus — flies far away * Otata è una rivista storica di haiku specializzata in poesia breve giapponese, viene pubblicata via web e le sue pubblicazioni monografiche sono diffuse tramite i maggiori canali di poesia haiku contemporanea internazionale.
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haiku n.14
più breve il giorno —
più lunghe le serate senza l'amore
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Haiku n.13 (farfalla)
Una farfalla si posa sulla rosa del mio giardino e ripenso a un haiku* di Issa, alla grazia della farfalla la cui vita è un soffio, ma così importante per chi le osserva e per i fiori su cui si posano. *"Quanto amore dimostrano le farfalle tra di loro! Potessi io rinascere farfalla!" Tanta delicatezza ispira una vastità che annulla la nostra concezione di "tempo". Le parlo così, così scrivo...
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Haiku n.12(sullo stesso ramo)
acquerello di Silvia Molinari
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Haikun.11(codibugnolo)
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Haiku n.10 (Aware)
Aware è nostalgia intensa e tristezza, è l'essere coscienti che ogni cosa, anche la più grande, la più bella ha una fine, che tutto passa, come il tempo e le stagioni, simili ma mai uguali. Una malinconia che sfugge anch'essa, senza alcuna sofferenza o senso di perdita solo la comprensione del tempo e il suo costante scorrere. Questo haiku è l'ombra che stasera ha attraversato la mia coscienza.
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Haiku n.9 (sogno dun gatto)
“Sogno di un gatto Cretesae” di Emanuela De Franceschi
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Haiku n. 8 (fiocco di neve)
Questo haiku è dedicato ai bambini, per rirtrovare il sorriso. L'illustrazione ad acquerello è tratta dalla mia fiaba illustrata "Storia di Goccia"
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Senryū n.4 (farfalle)
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Senryū n.3 (a Thich Nhat Hanh)
“Siete d’accordo con me che il tè nel bicchiere è la continuazione della nuvola nel cielo? Sì c’è un legame molto stretto tra il tè e la nuvola. La nuvola di ieri può diventare il tè di oggi, e quando io bevo il tè, sto bevendo la nuvola.” (Thich Nhat Hanh)
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Senryū n.2 (pensieroso)
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Haiku n.9 (sotto la neve)
L'Acquerello è di Maria Stezhko
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Haiku n.8 (libellula)
La libellula, in Giappone, è conosciuta anche col nome di "piccolo drago", si crede infatti che al suo interno vi sia intrappolato un drago… Sin dai tempi antichi, la libellula è vista dai giapponesi come una creatura di grande bellezza e un simbolo di forza interiore. In passato le libellule venivano chiamate anche kashimushi, che significa letteralmente insetto vincente, e questo nome è dovuto al fatto che le libellule volano sempre avanti e non retrocedono mai. Una qualità particolarmente apprezzata dai guerrieri samurai. Per questo motivo si trovano spesso decorazioni a forma di libellula sugli elmi dei samurai, sugli elmetti dei militari e nei simboli di alcune famiglie nobili.
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Il tuo sorriso (dedica ad Alessandro Rizzo)
orma di cielo coperta di muschio bianco ovattarsi d'inverni su i cristalli di neve sul freddo che morde il petto allo stupore hai scelto il sonno della terra per andartene in silenzio il volto splendente come un sole. no, gennaio non sarà più lo stesso ora che ci ha strappato al tuo abbraccio ora che ci ha negato la primavera senza avvisaglie di partenza senza darci il tempo di un saluto... se la gentilezza avesse un volto Alessandro, sarebbe il tuo: arso da un candore fanciullo, tu così bello nel mordere la polpa della vita macchia arcobaleno su prati di nuvole stanche sentiero fiero che arde in prima linea ogni volta che alzo gli occhi ti vedo in quei colori alto sulle nostre teste in tasca la timidezza - d'umiltà felice dono - la stringo nelle mani di niente e lì - fisso tra i ricordi - il tuo sorriso di cristallo puro il tuo sorriso che ancora spalanca la volta del cielo
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Senryū n.1 (dell’inquietudine)
dipinto: Anonimo, Bijin che guarda la luna, 1670 circa, Museo d'Arte Moderna della Prefettura di Gunma. Fiori di lespedeza e campanule alludono all’autunno, la luna piena è quella più bella dell’anno, la donna, una classica bellezza femminile tipica dell’era Kanbun (1661-1713) o Kanbun bijin, contempla assorta la bellezza della serata dall’engawa. In questo dipinto a inchiostro e colori su carta, di autore anonimo, tutto è suggerito. E tutto è sottilmente allusivo.
** Il mare della Tranquillità (in latino mare Tranquillitatis) è un mare lunare situato sull'emisfero del satellite sempre rivolto verso la Terra.
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Haiku n. 7 (scricciolo)
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Haiku n.6 (il pettirosso)
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Petit - onze n.1 (cuore)
sei uccello migratore cuore! perché mai pigoli come un pulcino abbandonato?
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Un angolo verde
nelle profondità — nascosto — un angolo verde fiorisce, inaspettato. tra mille farfalle le tue ali sono quelle di un angelo: le ho viste sfiorarmi la guancia, farmi luce, il bianco delle piume. in un attimo ho ritrovato la strada. mi ero persa: eri tu la mia casa.
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Landai, Canto per Aleppo in dodici distici
* Non dirmi, ti prego, non dirmi... Halab, di tutti i tuoi bambini fantasmi. * Nessuno è più al sicuro sulla collina della tua cittadella...Halab! * Guarda, i bambini di Aleppo... Fanno il bagno nei crateri delle bombe! * Aleppo la grigia! Aleppo! Anche le montagne piangono la tua caduta. * Halab! Halab! Mia amata Halab! Dove sono, dimmi, tutte le tue genti? * Tutte e nove le tue porte... Adesso, Halab, conducono alla morte. * Nel giardino di casa mia, ad Aleppo non fanno più nidi gli uccelli. * Lungo le strade di Aleppo bambini soli vagano come fantasmi. * Qui sulle montagne i fiori non spargono più il loro profumo, Halab! * Aleppo è la nostra città... ma Aleppo sarà anche la nostra tomba! * Le tue mura cadendo, Halab, portano con loro il pianto dei bambini... * Nella nostra casa distrutta dormi anche tu, bambina mia, come la bambola? ( Da Sottopelle, Landai - distici ribelli )
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Langelo del sogno
sono andata via. vi siete presi ogni spazio di quiete, ogni angolo acuto in cui potermi accucciare. avevo fatto un nido sul ramo da lì ero capace quasi di toccare il cielo: che fatica arrivare lassù senza avere le ali! sono volata altrove, sono andata via con il pensiero; su due fogli di carta bianca ho disegnato le piume: mille parole mi portarono in volo nel mio giardino... quanto bello sentire la stanchezza nelle mani,
il corpo pesante della fatica e rose da lasciare incolte perché ognuno — passando di lì — le potesse ammirare. sono andata via, non c'era più spazio per il mio corpo ingombrante, leggere le altre voci alzavano canti fino alle stelle più alte nel cielo...
insieme ai pettirossi ho raccolto briciole d'inverno e ho inventato un mondo in cui non vi farò entrare; non vi darò la chiave, resterà un segreto: lo saprà solo l'angelo del sogno, l'angelo che viene — di nascosto — a soffiarmi le canzoni del vento.
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Tanka (Amo in te)
Amo in te ciò che non si vede ancora- l’imperfezione la tua timidezza che muove le montagne. (da Canzoniere d'Oriente)
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Petit- onze n.0
nella nera curva del sogno - stelle pigolanti attendono i tuoi occhi
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Un fiore, i canti
muore una parte di me ma in altri prati nasceranno fiori e gemme sui rami nuovi becchi protesi dalle bianche uova forse non lasceremo traccia ma saremo frutti di alberi grandi radici di fiori amari e fili d'erba foglie verdi ed esili steli che ancora si abbandoneranno al tempo saremo musica nel vento tracceremo immaginarie vie nel mondo ci mischieremo i canti disegnando mappe nuove geografie invisibili da percorrere in esistenze sconfinate strade remote libere solo per chi crede muore una parte di me e tu l'accogli tra le mani mentre la culli rinasco terra quando la bagni io ridivento un fiore
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Haiku n.5 (la lumaca)
immagine: Lumaca, ukiyo-e di Watanabe Shotei 渡辺省亭 (1851-1918).
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quello che resta (a Gabriella Maleti)
tutto quello che resta (tanto) è chiuso a chiave negli occhi sedimenta nel cuore le parole hanno un velo di tristezza che acquieta il sorriso del giorno smorza la festa il pianto ma tu scegli di rinascere oggi nascosta in grappoli di glicine tra i fiori minuti della primavera
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Certe poesie
certe poesie non hanno pudore ti scrivono proprio quello che non vorresti sentire ti cacciano dall'anima le sillabe e ti costringono a vedere il nero dell'inchiostro nascosto agli angoli del cervello e se per caso fai finta di non ascoltare quel richiamo sordo che ti si conficca nel cuore loro -astute- fingono di dire altro invece ti scrivono addosso tutto quello che duole soffiando via parole come polvere sul cielo
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Haiku n.4 (Ginkgo biloba)
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Assenze
la tristezza si è impossessata di ogni angolo della casa i muri piangono la Venere del quadro ha l'aria malinconica il divano non è più accogliente e i libri affastellati sulla libreria gracidano come rane sull'orlo dei fossi perfino i ragni che mi tenevano compagnia se ne sono andati... per andar dove? dal pavimento sale uno strano lamento: i passi della tua assenza fanno troppo rumore
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Elegia del silenzio #SaveAshrafFayadh
Abito il silenzio, l’assenza l’oscura notte in cui una luna di polvere avvolge di sgomento ogni cosa. La notte è un mantello triste che soffoca il grido d’avorio di mille labbra ammutolite. Abito il silenzio, la possibilità abito il luogo in cui ancora nasce il fiore della speranza, della libertà. Lì, nel tuo cuore di pianto Ashraf giace sconfitta la giustizia. Quando un poeta grida la sua presenza ogni assassino diventa poeta, suo malgrado, ed è poesia anche la morte -che lo vogliate o no- quando un poeta muore perisce assieme a lui il cuore di ogni uomo che sa la fatica del silenzio per gli occhi dei figli coraggiosi. Quando un poeta muore cade un pezzo di cielo in terra ma la sua stella non smette di brillare… Quando un poeta muore splende ancora più forte; tra i piedi dei viventi traccia il suo sentiero luminoso di pace e di rispetto, di verità. Quando un poeta muore per mano della vigliacca ignoranza degli empi il suo corpo non muore mai davvero, sopravvive alle spade dell’umiliazione. Quando un poeta muore il suo corpo fattosi parola lo si prende di bocca in bocca come un sacramento e il suo nome, in questa lunga notte, è una fiaccola accesa che arde dentro il petto; il suo nome è una stella che esplode tra i denti del silenzio e appicca il fuoco del coraggio. Il suo nome illumina a giorno questa notte violenta, la lunga notte dell’anima, Ashraf … Quando un poeta muore ucciso dalla superbia di un dio nefasto la sua poesia vive ancora di più sulla stele del tempo e sopravvive, immortale, a ogni lamento; non dentro un libro, no ma sulla bocca del silenzio sulle dita della libertà, Ashraf Fayadh!
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Haiku senza confini
Ho visto Gesù dentro la stalla - e fuori l'Anima Mundi
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Piccolo haiku dimenticato
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Haiku n.3 (calicanto)
acquerello di Silvia Molinari il calicanto sorride d'amicizia - sole d'inverno
tratta dalla raccolta Nei giardini di Suzhou (dedica alla mia amica Reana Maggio)
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Haiku n.2 (nel vento)
voce lontana - di mamma al suo bimbo danza nel vento
(Segue per ispirazione l'Haiku di Francesco Innella "Canto")
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Haiku n.1 (nubi a passeggio)
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