I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Lassenza
L’assenza è come un galleggiare nel vuoto mantenendo un improbabile equilibrio. L’assenza è quel vuoto che si apre lasciando indietro pesanti macigni, davanti l’orizzonte infinito, sopra un altrove ancora lontano, Sotto di sè cocci taglienti facili da evitare solo se guardi dove metti i piedi; ma è così bello il cielo... come si fa a distogliere lo sguardo? Per non ferirsi occorre galleggiare tra l’uno e l’altro in precario equilibrio, come su un cuscino, finchè un’altra anima camminerà al tuo fianco: fissando a terra mentre guardi il cielo, aspetterà il suo turno per goderne a sua volta senza ferirsi il piede.
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Il grido
Voglio sentire il grido essenziale che squarcia il silenzio della mia solitudine: dall’infinito la voce stridula del neonato, all’infinito il gemito flebile del morente, nella finitezza presente solo pianto, il suono dell’anima che si contorce, ribelle al suo destino, in un ultimo impeto vitale prima della rinuncia estrema, nella quale pure trionfa la vita, statica nel suo fluire, appena mossa dal fuoco della disillusione, la cui brace ancora arde sotto la cenere, pronta a riaccendersi al prossimo alito di vento.
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Quando tace la luce
Quando tace la luce scocca l’ora che il desiderio volge altrove, dove si perde il passato, il futuro confuso svapora, un pallido sole stramazza a coprire l’orizzonte e baluginando allo sguardo dilegua. Quando tace la luce L’anima canta, esterrefatta, ma non inquieta, una musica nuova vibrante di serena compostezza e placida al mondo sorride la falce.
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Il tessitore dinganni
In silenzio ordisci le tue trame come tele di ragno, intessute di fili di seta. Come ragno nel buio ti infratti, la polvere ti nutre e ti nasconde. Dell’ombra ti compiaci, forte delle tue menzogne, che stilli come un miele amaro che avvelena il cuore. Ma la farfalla è figlia del sole, nel sole rifulge di colori, non si degna dell’ombra e della feccia. A te , tessitore d’inganni, sia compagna la mosca.
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Automne (Autunno)
Sans toi, mon amour, chaque jour qui se passe n'est plus qu'une feuille qui se meurt en attendent l'hiver.
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A voi
A voi, ombre del mio passato, a voi, errori, pietre d’inciampo che avete ostruito il mio cammino: ora la strada è chiara e luminosa. A voi, cattivi pensieri, parassiti della mia primavera, a voi, schizzi di fango che mi avete inzaccherato impunemente il vestito: “stabat nuda aestas”. A voi, sogni perduti: l'amaro fiore della disillusione genera il frutto più dolce: quello della verità. A voi, brutti scarabocchi Dipinti a caso Sulla mia tela intonsa: la mano di un’anima che ha conosciuto il dolore e l’occhio limpido di un bambino riconoscono il capolavoro.
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Il tempo dellattesa
Calma piatta senza movimento. Il vuoto dentro brucia come una ferita che non rimargina, se non bruciando più forte. Bonaccia apparente prelude ad un altro tormento, lo sento... Appesa ad un filo sottile invoco la Parca che fila: c’è tempo, mi dice pacata, c’è tempo ancora... E di non so cosa sorride. Rimestando nei ricordi attendo, sospesa a quel filo, l’incerta risposta del tempo.
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Il pane della pace e della chiarezza
Oggi ho impastato, pregando, il pane della pace e della chiarezza. L’ho impastato con l’olio del perdono, col sale della saggezza, con l’acqua della speranza, senza il lievito dell’orgoglio. L’ho cucinato in padella a fuoco lento, ben coperto per nascondere ogni pena. Poi l’ho mangiato, Fragrante, Appena fatto, L’ho mangiato tutto a grandi morsi, di gusto: lo pensavo più insipido, invece aveva un buon sapore. Alla fine mi sono fatta il segno della Croce: Signore, fai che non mi sia indigesto.
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Cercami nel vento
Quando la bonaccia di agosto Culla nella mediocrità La tua barca, Prima di ammainare la vela, Cercami nel vento...
Quando la caparbia pioggia novembrina Dà forma e colore Al tuo dolore, Prima di lasciarti sopraffare, Cercami in un raggio di sole, Cercami nell’oro di un tramonto...
Quando, sul finire dell’inverno, Una neve tardiva Ti sorprende E ti raggela il cuore, Prima di rinunciare a credere, Cercami nel fuoco di un camino, Cercami nella luce fioca del mattino, Cercami nel sorriso di un bambino...
Quando all’alba di una nuova primavera I secchi rami fioriranno ancora e Il cielo, chiaro e luminoso, si farà beffe Del livido passato, Cercami nella nuvola bianca Che passa Con noncuranza E, sorridendo compiaciuta, Scivola via.
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Il sogno
Stanotte tintinna sui vetri, soave, la pioggia; mi sembra il tuo cuore che batte piano e penso: peccato che batte lontano...
Stanotte nell’aria già stanca arranca un pensiero: una nuvola bianca si posa e lenta s’arresta proprio sulla mia testa, mi sembra una sposa. Quel sogno soave, infine, mi desta e penso: peccato che ho solo sognato...
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Eternità
Rovine di antichi splendori giacciono dissepolte, sottratte all'oblio del tempo: segno d'eternità è viva l'ombra del passato, non fugge, ma resta immortale.
Tutto passa e trascorre, ma vive perenne il ricordo, dissepolto altare, rovina di splendori antichi, immobile persiste e muto grida al mondo: perchè ciascuno vive? Di certo per morire, ma nella vana attesa cercando la sua via per essere immortale.
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L’addio
Lontano, nel vento, si perde la tua voce, come il lamento vano delle cornamuse. Perchè non ridi? Non ha senso, dici: mi spiace. Ancora nel ricordo la tua pelle profuma d’incenso, che infondo non è che un odore il cui senso, al momento, ugualmente mi sfugge. Perchè gridi? E’ il dolore, dici: mi spiace. Piuttosto taci, invece di gridare, lascia parlare uno sguardo, oppure sussurra. Dice di più un bisbiglio di un urlo senza rumore. Se gridi non sento, non ho che paura, e intanto si perde il tuo amore, lontano, nel vento.
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A Giuliana
A passi cauti e silenziosi calchi, come danzando, i sentieri del tempo e te ne ridi.
Coi tuoi silenzi dai voce a verità mute solo alle orecchie degli stolti.
Gelosamente celi i tuoi dolori, li vesti di sorrisi e ne fai dono prezioso a pochi.
Come gemma risplendi tra il ciarpame, ma perché l’altrui vizio ancor t’offende?
Cogli le pecche dell’umano agire, risplendi, com’è giusto, e non soffrire!
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Nellombra
Ascolti i muri e quello che han da dire le povere ossa di un morto. Ma sordo all’anima dei vivi E al grido di libertà Dell’anima tua stessa, che rinneghi, di te schiavo e d’altri, più che della sorte, è vero... nell’ombra ti trascini.
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Neve di marzo
Neve di marzo, Sorpresa Nel cuore mi cogli, Mi sciogli un dolore Che pesa.
Neve di marzo, Inopportuna, L’avversa fortuna mi porti, O la buona, O forse nessuna?
Neve di marzo, Invadente Silente l’inverno saluta E muta scompari.
Perché sei caduta? Per niente.
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Alba metropolitana
Silenzio. Il freddo fremente cuore della città pulsa di frenesia sommersa ancora per poco sotto le coltri del sonno. Presto il popolo canoro del mattino chiama a gran voce il giorno e con esso riavvia la folle corsa.
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Speranza
Ultima Dea, davvero diserti i sepolcri? Fuggi invece dalle illusioni vane Di chi si affanna ad inseguire il nulla! Fuggi dall’ovvietà, dal vano ripetersi dei giorni, Dalle parole vuote di significato! Fuggi dal tempo senza tempo, Dalla vita senza vita! Fuggi dall’oggi E dalle molli certezze quotidiane! Nel sepolcro è l’ignoto, è l’infinito, E lì risplendi tu, Ultima Dea.
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Poesia
Poesia
Affreschi d’ogni dimensione Dipinti con parole Per decorare ad arte I muri spogli Della vita. Ora cavalli selvaggi, Ingovernabili destrieri, parole vibranti Da palpitanti petti Eruttano come lapilli; Ora docili al morso A passi misurati Si lasciano comporre In versi sciolti E ricercate rime.
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Piume
Piume
Piume leggere volteggiano in una danza comune, eppure sole. Come anime perdute piume randagie si scrutano, tutte uguali, eppure straniere fra loro, vicine, eppure lontane, si sfiorano a volte per sbaglio o per caso nel loro ondeggiare e quel breve contatto lo chiamano amore.
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Il ricordo
Dolce ti sia il ricordo, anche se triste, come vita vissuta. Più tristre l'uomo che memoria non strugge a cui la vita sfugge, tra le dita come un impercettibile battito di ciglia.
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La mia solitudine
La mia solitudine
Superba compagna nel tempo mi segue, come ombra ostinata. Ai piedi di una grande quercia si assopisce, sul ciglio dei fossi siede pacata e aspetta il momento giusto per tornare. A passi felpati si avvicina, bussa ancora alla mia porta: vattene, dico, ma lei non si arrende. Certi giorni mi osserva da lontano: sempre sorride beffarda e non si adira perchè la ignoro come a non vederla. Conosce bene la sorte e sfida il tempo, sicura di sè , fedele mi accompagna. Paziente e silenziosa trionfa delle mie sconfitte, se ne ride e sa che presto o tardi, vinta, ancora le aprirò la porta.
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