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Raccolta di poesie di Paolo Di Cristofaro
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Mi hai cercato nel posto sbagliato

Mi hai cercato nel posto sbagliato,

non giacevo tra rose e  lillà

o avvolto da sottili abiti di seta,

ma intricato tra cespugli spinosi

e stomaci inaciditi dalle bestemmie,

non tra le fronde profumate di dolcezza

né tra gli sfondi di cielo incantato

ma tra gli odori acri di disfacimento

di un mondo alla deriva

e il grigio di tombini

che mi riparavano dalla notte crudele.

 

Non ero tra i sorrisi di campi colorati,

tra gli effluvi di amanti in tenerezza

ma tra i fumi e le urla di amplessi

di furtive alcove di periferia.

 

Dovessi cercarmi ancora,

abbandona le strade luccicanti di festa,

i viali profumati del tramonto,

getta uno sguardo oltre  gli steccati del dolore,

le valli fetide della desolazione,

i sorrisi di facciata:

là ovunque sia una sola stilla

di sangue e sudore,

là mi troverai, avviluppato nel vero amore.

 

*

Lascia che passi

Lascia che passi questo tempo,

quest' attimo di onde anomale

che s’infrangono contro le barriere del silenzio,

questo istante supremo di un battito d’ali

verso un sole sconosciuto.            

 

Lascia che passino questi giorni

aggrovigliati come idee

e costellazioni impazzite,

lascia che passi questa pioggia

che il sapore di un pianto antico e dimenticato.

 

Lascia che passi ogni gusto

che non ha il tuo sapore,

così anche perdendo l’anima

mi ritroverò per sempre immerso

nel tuo sorriso che è

la migliore stagione di questo mondo.

*

Cul de sac

 

Tratti di vita disegnati appena lungo le strade

di questo mondo infinito

nella sua piccolezza,

strade che portano verso

un destino calcolato,

e tra miliardi di esseri festosi,

mi imbatto nel tuo volto,

la carta geografica della solitudine.

 

Un sottile imbarazzo

mi coglie mentre mi assento,

per un attimo, da ogni domanda:

senza ombre e nessuna luce

per compagnia.

 

Ma anche unendo due sorrisi

non sempre si ottiene

una perfetta felicità.

*

Svejamose

Svejamose ch’è tempo d’ariflette,

soffocati da buffi e bollette,

sto popolo, messo alle strette,

s’ariconzola co’ poesie e canzonette,

 

li tempi sò brutti, cupi e tristi

ce tocca rinuncià a ‘n sacco d’acquisti,

quanno che t’arzi te meraviji c’ancora esisti

ma noi se sa, semo tutti nati artisti

 

e si er politico e ‘r potente ce tratta da freggnoni

trovamo puro er modo de facce du’ canzoni,

‘na satira e ‘na risata ma questo dimostra

solo che ridemo a la faccia nostra.

 

Semo così, quanto durerà

sta lunga triste tiritera

co’ lo stipendio, chi cce l’ha,

che dura da matina a sera?

 

Si, semo i primi pe’ lo spettacolo,

ma pe’ capì nun cce vò mica ‘n oracolo

pe’ sarvacce nun bbasta ‘n miracolo.

 

 

 

 

 

*

Lì ci sarò

Dove si nasconde il sole

tra i volti stanchi

e le ombre dei pensieri

addormentati,

lì ci sarò.

 

Dove estemporanea

danza la goccia cadente

prima di raggiungere il vuoto

o il verde del tutto,

lì ci sarò

 

Dove le tensioni degli opposti

si sfalderanno in una

inimitabile luce

che ha il colore di un giorno futuro,

lì ci sarò.

 

Imperturbabile,

ci sarò con la leggerezza

di un sogno assente,

di un calendario capovolto,

di un abbraccio muto.

 

 

 

 

*

Sogno asimmetrico

Amo quella lieve asimmetria

nel tuo cuore,

emblema della sprezzante umanità

che ostenti

e quel tuo sottile

gioco di sillabe

enigmatiche

che catturano la luce

alle stelle oltre la mia mente.

 

Velature di ombre e dolore

colorano le tue mani

che sanno donare

l’universo

che ti appartiene ormai.

*

La caduta

E’ perché m’aricordo da dò vengo

che me viè ‘n brivido mentre scenno

e s’aritrovamo sbattuti  in de ‘sto monno.

 

A precipità propo nun ce tengo

da là a qua c’è solo un velo

quanto m’è costato lassà er cielo

 

A pensacce e ripensacce bene

tutta la storia dell’omo è na caduta,

dall’arto pe’ corpa de ‘na mela fottuta

perciò s’aritrovamo co’ dolori e pene

 

Me ricordo quanno stavamo insieme

in quer gran posto da sballo

indò nun c’è re né vassallo,

solo co’ quelli che me vonno bene.

 

Mò lo sai perché sto male,

nun è gnente d’anormale,

lo sai quello che m’assale

quanno provo a scenne le scale.

 

Quanto c’è costato lassà er cielo,

eppure da là a qua c’è solo un velo,

tutta la vita è ‘na lotta pe’ squarciallo

e ritornà in quer gran posto da sballo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

Marea

La marea mi colse

mentre rincasavo

dalla notte,

ancora una volta perdente,

io.

 

La marea degli anni

mi coprì di un

ricordo stempiato

mentre coltivo rose

e saluti…

tra la  nebbia

che mi investe,

incredula,

con voce secolare

d’odio e d’amore.

 

Io ritorno a te,

mio delicato pensiero assiomatico

di giglio acquatico,

di madre distesa nel vacuo.

*

A nord di me

Non chiedermi di amarti :

ho donato il mio cuore

ad un cane randagio

solitario che è volato sulla luna.

 

Non chiedermi di seguirti :

ho donato le mie gambe

ad un profugo

che inseguiva il suo sogno

 

Non chiedermi il sole:

ho donato la sua luce

agli occhi tristi di anziani,

prede del buio originale.

 

Non chiedermi il cielo:

l’ho donato come aquilone

per i giochi distratti

di bimbi vittime del mondo.

 

Non mi rimane che

un verso vuoto,

un freddo sguardo

di linee geometriche

che solcano irriverenti

questi giorni.

 

Ti amerò

quando rinascerò

con i colori caldi

di un’altra estate.