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Raccolta di saggi di Mauro Di Fabrizio
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

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- Letteratura

Giovanni Verga in la Roba

Scrittore Siciliano nacque a Catania nel 1840 da famiglia di proprietari di origine aristocratica.

All’inizio della sua carriera s’ispirava ad Alessandro Dumas, l’autore dei tre Moschettieri.

Il primo Romanzo fu i Carbonari della Montagna pubblicato tra il 1861 e il ’62 e fu lo slancio per la sua attività di scrittore.

L’attività letteraria di Verga si distingue in due fasi:

La prima Romanzi e novelle a sfondo romantico (citiamo un’opera esemplare: Storia di una Capinera).

La seconda il mondo meridionale grazie alla novella Nedda 1874 e inizia un cammino di stampo diverso e di stile severo e oggettivo.

Da Menzionare i romanzi, i Malavoglia e Mastro Don Gesualdo 1888 e le raccolte di novelle una di queste segnaliamo Don Candeloro e C.i 1894.

Fondamentali per la sua carriera anche le opere teatrali, in particolare Cavalleria rusticana tratto da una sua novella di Vita dei campi e rappresentata con grande successo in forma teatrale nel 1884 a Torino, poi ripresa da Pietro Mascagni per una sua famosissima Opera musicale.

Veniamo al racconto che ho citato nel titolo: La roba.

Da alcuni anni Giovanni Verga esprimeva le condizioni della società siciliana con la tecnica del verismo, dove la regola fondamentale era l’obiettività.

Addentrandosi nella lettura delle novelle lo Scrittore è attento a raffigurare anche in modo crudo, (mettendosi anche nei panni del lettore) di una parte della Sicilia nelle terre nei paesi vicino a Catania povera e indietro con i tempi, pre e subito dopo l’unificazione nazionale.

La lingua utilizzata era molto naturale e rendeva l’idea di tutte le vicissitudini di quel periodo, nuovo, semplice, familiare, anche dialettale ma allo stesso tempo vero e reale.

Di questo racconto il protagonista assoluto è il contadino Mazzarò cresciuto nel lembo meridionale di Catania.

Lavorava senza tregua e con la sua avarizia riuscì giorno dopo giorno ad accantonare immense ricchezze e vedeva solo il denaro come unico scopo della sua vita.

La gente del luogo lo conosceva bene e nei loro discorsi spesso sulle terre e sulla predominanza e potenza si faceva il nome di Mazzarò, che riuscì anche nel suo intento di possedere anche l’impossibile: il palazzo del barone.

La roba è sinonimo dei beni materiali, tema attualissimo soprattutto nei giorni odierni, cioè la forza come calamita che provoca agli esseri umani.

In questa novella raggiunge la maniacalità ossessiva, dove il protagonista è raggiunto da un vortice a imbuto dove non ne può più uscire fuori, tanto è vero che verso la vecchiaia al momento di fare un esame di coscienza e pensare più all’anima, lui si ostinava, fino al punto di pensare e Strillare: “Roba mia, vientene con me”.

Comico, ma nello stesso tempo Amaro e crudo questo racconto, che sprigiona all’Autore Giovanni Verga, la voglia di far capire al lettore, come il materialismo non va vissuto come ossessione, ma come bene misurato per arrecare al comune mortale una vita agiata o per lo meno aiutare nella quotidianità, a essere un pizzico più sereni.

 

Mauro Di Fabrizio

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- Letteratura

Il Piccolo Principe

Racconto Autobiografico per eccellenza del Narratore, Antoine de Saint-Exupèry che Nacque a Lione il 29 Giugno del 1900 e che ha come cardine fondamentale il bambino della sua infanzia che è in lui e apprezzando sin da piccolo la solitudine, infatti, a soli sei anni perse il papà.

Nel 1935 l'Aviatore, ebbe una grave avaria nel Sahara ma riuscì a salvarsi per miracolo.

Il Romanzo si svolge proprio nel deserto ed è incalzante l’immaginazione che secondo lui, gli adulti non potevano vedere e avendo una vocazione per il disegno aveva conservato un foglio raffigurante un cappello nel serpente boa, che aveva inghiottito un elefante tutto intero e cosa che per l’adulto il solo pensiero di questa raffigurazione era impercettibile.

Il Piccolo Principe è il bambino che è in lui e non vuole dimenticarlo.

Passo rappresentativo è quando il P. Principe chiede al Narratore di disegnare una pecora perché a lui non viene bene.

Lo scrittore come segno di riconoscimento tira fuori il suo primo disegno: l’elefante dentro il boa, ma il bambino esige una pecora.

Il disegno buono dopo quattro tentativi è una cassa rettangolare con tre buchi per respirare, dove l’immaginazione vede la pecora all’interno: è l’essenziale che è invisibile agli occhi, secondo il Piccolo Principe.

In questo libro si apprezza la semplicità della vita: come i tanti incontri che nel cammino nel deserto fa; tutti riconducibili al “materialismo” dell’uomo e al rapportarsi con un giovane, dove spesso il distacco di pensiero è notevole e ci si crea un mondo parallelo disincantato e solitario.

Questo è il punto focale che vuole farci intuire l’autore, ma ogni incontro e ogni situazione comunque sono sinonimo di crescita.

Il 31 luglio 1944 fu pubblicato questo romanzo, due mesi dopo il Pilota sparì nel nulla con il suo aereo, così come l’epilogo del racconto, che narra che il protagonista “ cadde dolcemente come cade un albero” e non ci fu più sua traccia.

Vivere senza volare a 44 anni per Saint Exupéry era un colpo al cuore ed è questo che gli volevano imporre e non si può essere un Pilota anziano a quell’età.

 

 

Mauro Di Fabrizio

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- Letteratura

La Letteratura nell’Età delle Avanguardie

Gli Scrittori Europei in questo primo ventennio del Novecento modificano strada facendo la loro arte, pur mantenendo le caratteristiche iniziali.

Iniziando dalla Narrativa possiamo dire che gioca un ruolo cardine, il tono realistico – psicologico.

Possiamo annoverare tra gli scrittori che scavano nell’animo dell’uomo per capirne i comportamenti relazionati al sociale:

James Joyce, Italo Svevo, Thomas Mann.

Lo scrittore Proust dal canto suo ebbe la genialità di far rivivere attraverso il romanzo di memoria il passato e questa intuizione per la letteratura si evince anche oggi.

Luigi Pirandello a come concezione base la maschera che l’uomo nella società si costringe ad avere.

Nell’Età delle Avanguardie si formarono correnti letterarie importanti come il: Futurismo, il cubismo, il dadaismo, il surrealismo, L’Espressionismo, il Crepuscolarismo e L’Ermetismo.

Il Futurismo aveva come importanti letterari: Marinetti e Majakovskij.

Era un modo rivoluzionario di vedere l’arte, soprattutto nello stile e il tema predominante era l’interpretazione del nuovo nella modernità.

Il cubismo, il dadaismo, il surrealismo, fu una conseguenza in Europa di tutto ciò.

L’Espressionismo sorge in Germania e l’istinto e l’irrazionalità erano i punti fermi, dove Franz Kafka in maniera più drammatica rende evidente la sofferenza solitaria dell’uomo alla ricerca di un assoluto non decifrabile.

Il Crepuscolarismo fu un movimento di poeti alla ricerca di versi antiretorici e i principali poeti, furono Gozzano, Moretti, Govoni, Corazzini.

L’Ermetismo fu la più alta espressione poetica italiana del ‘900 legata al sentimento sofferto come la crisi dei valori e la parola assume grande rilevanza e una sensazione di vibrazione musicale.

Poesia ricca di simboli come insegna Mallarmè.

Esponenti fondamentali furono, Salvatore Quasimodo, Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale e in Francia Guillaume Apollinaire che getta le basi al surrealismo, ispirandosi a Freud e in Spagna, Pedro Salinas poeta sensibile e anticonformista.

 

 

 

Mauro Di Fabrizio