Pubblicato il 23/12/2011 15:17:55
Fremevano gli ulivi d’argento per il dicembrino declivio e l’agreste erta abbagliante di niveo candore.
La memoria nel sospiro della nostalgia vaga, il cuore si desta librandosi all’orizzonte d’un antico amore.
Ecco dall’altura, nel sorriso dei poggi, dolce Trevi mi sovviene ancora oggi.
L’abbraccio dell’umbro appennino, le corse sfrenate ed i giochi in bianco e nero d’un bambino.
Fremevano nel soffio del vento tra le carezze della neve secolari, gli ulivi d’argento.
Assopita nella quiete notturna la contrada si destava pian piano un piccolo, soave presepe nel rintocco della campana del Duomo di Sant’Emiliano nel gelo d’avvento.
Ricordi quel giorno lontano? Ridevi fanciullo sulla povera slitta che sognavi d’argento nel declivio innevato dei colli.
La vita ti pareva un giorno d’oro, la speranza materna ti prendeva per mano, mentre le campane a festa dalla torre antica annunciavano del Natale il giubilo commosso, in solenne coro.
Sfrecciava la slitta fra le risa d’un bambino, sull’erta della secolare badia.
Ancora ti rivedo, mio angelo di luce in quel mattino, sorridente miraggio nella nevicata della mia nostalgia.
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