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Ashenden o l’agente inglese

Narrativa

W. Somerset Maugham
Adelphi Edizioni

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 24/02/2009 20:49:00

Ashenden è uno scrittore che accetta di diventare una spia del governo britannico e di trasferirsi in Svizzera per poter svolgere la sua missione sotto la copertura del ritiro a scopo creativo, egli dice infatti alle autorità che ha bisogno di tranquillità per terminare la commedia che sta scrivendo; viene inoltre inviato in Russia per tentare di impedire la rivoluzione bolscevica. Dietro il nome di Ashenden è facile vedere Maugham medesimo, il quale non ha mai fatto mistero di essere stato una spia della Corona, e in questo libro racconta alcuni degli episodi capitatigli realmente e ciò spiega la sensazione di forte realismo che pervade tutta la narrazione. Il libro appare più una raccolta di episodi che un romanzo; nonostante il protagonista sia sempre il medesimo, generalmente negli stessi luoghi, e i vari episodi siano fortemente legati tra loro nell’argomento fondamentale, appaiono tuttavia indipendenti, ciascuno con la propria storia, l’autore non crea una trama unitaria, ma preferisce lasciare ciascun episodio con un suo inizio ed un suo epilogo. Gli episodi sono narrati con una notevole ironia, derivante dal fatto che il protagonista non è realmente una spia, non fa parte dell’esercito, è semplicemente un civile prestato ad una causa superiore, inoltre l’essere un autore di commedie, aiuta spesso il protagonista nelle sue valutazione di fatti reali, o lo trae d’impaccio senza l’uso di esili escamotage, i quali, come egli sa per esperienza del palcoscenico, come non convincono gli spettatori, così non convincerebbero neppure, nella vita reale, le altre spie. Inoltre con l’ironia il protagonista/autore maschera la sua grande paura verso il mondo che lo circonda in veloce cambiamento, dove, oltre all’orrore della guerra si devono vivere continui tradimenti e cambi di bandiera delle persone che tentano così di aver salva la vita, o riuscire a guadagnare qualche soldo.
In questo libro Maugham dimostra la sua grande capacità di analisi psicologica delle persone che lo circonda, e descrive con notevole acutezza come la situazione del pericolo dovuta alla guerra riesca a corrodere gli animi e a trasformarli in modo radicale. L’autore non tralascia mai di osservare come le caratteristiche più propriamente intime, come il carattere o le inclinazioni personali, non manchino mai di farsi leggere quasi in filigrana sull’aspetto fisico dei personaggi. Mirabile è la descrizione di un traditore che malgrado un aspetto franco e bonario, ha nello sguardo una luce sinistra che lascia presagire qualcosa di non perfettamente sincero.
Nonostante i racconti siano ambientati in tempi di guerra, e vi siano molte esecuzioni, il sangue non macchia mai le pagine del libro – tranne che nell’ultimo racconto – ma è sempre presagito, giunge come in un eco, lo si percepisce attraverso le espressioni dei personaggi.
Sebbene in questo libro Maugham non sfoggi la sua grande abilità a costruire trame deliziose e sorprendenti, infonde comunque tutto il suo grande talento di narratore, cesellando in modo esemplare e minuzioso i suoi personaggi e i luoghi in cui si muovono, dando la sensazione al lettore di aver vissuto in prima persona le avventure di Ashenden, anziché averle lette.

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