Le ginocchia servite nude all'appetito della ghiaia
qualsiasi corsa era più breve
dei corpi a galleggiare ciascuno sul suo fiume
ci toccheremo ancora e ancora
ma senza che le unghie provino a graffiarci
sai di melograni e rosmarini di menzogna e vaticini
di presagi vani eppure
non posso smettere di ascoltare la tua voce
gorgogliare dalle siepi, brontolare dalle crepe
che mi ingoiano i piedi a pezzi ad ogni passo
non posso smettere di cantare la tua canzone
di riso soffiato a forza dal vento e zucchero filato
pestato a sangue dalle nuvole
l'acqua mentre scivolo mi toglie gli occhiali da sole
l'attesa del caldo congela anche i morti
mentre tu lungo il corso raccogli conchiglie
pensi a tua madre regali baci di ghiaccio
se è vero che non senti freddo perchè tremi?
le bugie non hanno mai avuto gambe così lunghe
flessibili come liane senza nodi
la nostra privazione sta tutta negli occhi, nella luce
nella mancanza di artifici nonostante le distanze
nascoste dietro l'angolo più buio a divaricare lo spazio
lembi capelli fragole bagnate dalla pioggia
ossa bianche pettirossi e viole e baci in bocca
chi mi consola se non mi tocchi ancora per poco?
l'attesa è breve ma sospesa
tanto che quando ci incontreremo di nuovo
farai finta di non conoscermi per scherzo
e io ci resterò così male da prendermela sul serio
ma saremo gia in mare aperto
troppo tardi per le scuse
mai stata nobile la mia natura
se l'avvolgi in un fazzoletto sta tutta in un barattolo
non so nuotare ma galleggio
e tutto quello che mi seve per sopravvivere è la tua mano
o un messaggio da portare dall'uno all'altro dei tuoi fianchi
per perdere la rotta e illudermi che m'ami
darci appuntamento in un' altra vita e sentirci meno soli
in un porto lontano piuttosto che qui
la fragilità di cui non riesco a fare a meno m'imbarazza
e tu lo sai e godi nel coltivare i miei rossori d'apnea
respiro dalle tue labbra ogni singola parola
pregando che l'ultima non sia mai l'addio di una dea.
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