Scava la fossa scava
pensò a mezzaluna
che le mani si sporchino di terra buona
per seppellire l'incoerenza
dei tuoi pensieri più ossessivi
e una manciata di pasticche colorate
da cui nascano fiori di Loto
per dimenticare di esser passati
da una stanza all'altra d'ospedale
come in assenza di moto
sterili naufragi che non scoprono isole
dalle ore lunghe e frutti dolci
l'avventura di vuoti pneumatici
nei tentativi di calci snodati da sedie a rotelle
compensano la fatica di una spinta costante
verso l'ignoto crescere dei giorni
grondanti di luce al neon
e altre trappole per catturare gli occhi
in piccoli consenzienti addii
i pensieri frastornati dalla duttilità
della corrente elettrica scivolano via
con la stessa dolce smania delle lacrime
quando ci s'incontra dopo un anno di desideri
solo raccontati per telefono
persa la distanza e caduti tutti i filtri
e per la prima volta dopo essersi tanto amati
ci si vede finalmente nudi
ognuno con le sue prudenze
perfettamente legate al dito
ed è così dolce da non meritare altro nella vita
che un atto che la santifichi
dura un attimo il ricordo della composizione del corpo
in braccia e gambe e seni e collo
occhi guardano attraverso le feritoie
per trovare un'ombra di passaggio
da cui fare breccia per non essere più dimenticati
almeno stavolta quintessenza dell'essenza
ma tutto passa anche l'orgasmo più intenso e colorato
prima o poi decellera l' Universo
tutti a chiedersi quando avverrà il prossimo passaggio
della stella capace di illuminare tutto
di una luce nuova che da vita anche alle parole che la raccontano
sono qui a mani vuote pronte per raccogliere
anche l'acqua che cade
lavando il cielo dalle sue riscosse
come se non ci fosse più nient'altro di buono da fare al mondo
mendicante d'emozioni da riformatorio
fermo in un angolo in cui non muoio
ed ho sempre sedici anni.
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