Sedare i battiti come d'imbrunire muto lontano
forse a stento provai nuvole
nuove ali di gabbiano
colpendo i giorni a ritroso
con il dorso delle mani a colmare qualche vuoto a caso
in cerca di uno scopo -scavare via l'osso dal giardino-
terra svuotata d'aria e chiusa dentro un secchio.
Qui non si capisce un' acca
e me ne frego dei rantoli ritmati della malata che sono
invidio gli spazi siderali che non trovano pace nel moto
la tua fronte che si corruga a lama di coltello
e proprio in punta ,un si ti prego,
mettici un punto o fatti una virgola.
Sono distante, la mia anima è distante, tutto brucia
quella che vedo andare a fuoco è casa mia
la mia testa, vuota per antonomasia, si cosparge di cenere da sè, d'emblèe
Se potessi sentirmi leggere, quale rauco vessillo d'impotenza la mia voce!
Ho fatto coriandoli dei miei polmoni e ucciso per molto meno
ma non ero buona? Grassa e placida nella mia pigrizia genetica.
Devo ricordarmi più spesso di essere schizofrenica,
ne va della mia onorabilità.
A frantumare il cielo mi verrà in tempo domani
oggi perdiamoci di vista al Luna Park della Violenza.
Entro in controfase, "guardo la fine che fa deriso dalla folla il clown"
e lo specchio mi distorce
sembro quasi bella, a sdrucire con lo sguardo le mie forme.
Ah con quanta parsimonia versai il sangue di mio padre nella clessidra
tuttora ne avanza sempre una goccia, quella che cade per prima
mi si dice che scavi una roccia, a bella posta, tutte le volte che la incontra
nel cammino dal vetro a terra e ritorno.
E' il suo destino.
No io invece non mi preparo prima mai, si vede e voglio che si veda.
Questo flusso mi appartiene quanto la Gioconda,
vivo nell'aria e il fuoco dell'aria si nutre e questo mi basta
non ho fissa dimora, sono una fiamma che s'alza e dà calore
finchè la luce la inebria e la brama la sfama d'essere normale.
Ancora un passo per cadere finalmente giù
non s'arrende più il mio cuore all'istanza del vuoto
e disordinatamente leggo, chiudo gli occhi e vado a capo.
Anche oggi ho tremato un poco.
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