Pubblicato il 10/09/2014 14:46:36
Sarebbe un' onda struggente d' emozione a lambire il nostro abbraccio, se tu tornassi in un silenzio dolce più del sole
e una girandola di sogni ritroverebbe il tempo andato all'ombra di un sorriso nella gioia di fanciulleschi passi.
Una manciata di giorni fiorirebbe d'incanto in una primavera lunga un sospiro, al termine di un inverno che incombe senza tregua recando a chi decifra i segni disincanto ed amaro sconquasso.
Ti direi del cammino dolce in una festa di luce nella tua amata terra e della carezza della ginestra in fiore e del bacio dell' Appennino
dove il cuore mio nella nostalgia solo e sperduto erra nel respiro tremulo di foschia e di reminiscenza del mattino.
Ti narrerei della nostra stazione dimenticata ormai in abbandono, visitata soltanto dai ricordi e dalla tramontana in solitario canto.
Ti direi, padre mio, della notte che mi ghermisce nella tenebra da quando t' accomiatasti su un binario senza ritorno in un' alba tra la pioggia e la mia incredulità greve di rimpianto.
Ti confiderei che sinfonia senza fine risuona tenera la tua voce nel mio cuore dove resti unico sovrano esule nel regno in dissolvenza di un perduto amore.
Ti sussurrerei, ma il rimpianto, tu lo sai, è cosa vana mentre l' autunno già segna il passo e l' estate dei nostri giorni, fermandosi al valico inesorabile di ieri,
si confonde con il tuo sorriso evanescente e campeggia all' orizzonte ormai perdutamente lontana.
In memoria di mio padre.
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