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Coventry

Romanzo

Helen Humphreys
Playground

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 24/09/2010 12:00:00

La notte del 14 novembre 1940 la città di Coventry subì un pesantissimo bombardamento da parte della Luftwaffe, nel tentativo di radere al suolo, oltre una grande città ed intimidire gli inglesi, i numerosi ed importanti insediamenti industriali della zona. In quella notte i destini di due donne ed un giovane uomo, insieme a quelli degli abitanti della città, verranno profondamente stravolti. I protagonisti del libro sono Harriett una vedova della prima Grande Guerra, Maeve, ragazza madre, anticonformista e con un forte senso artistico, ed il di lei figlio Jeremy. Il destino aveva già flebilmente intrecciato i cammini delle due donne, per dei brevi attimi si erano conosciute il giorno in cui Harriett vide per l’ultima volta il marito in partenza per la guerra, ma una serie di coincidenze le aveva subito separate, lasciando un piccolo seme nei ricordi di entrambe. Ora le due donne vivono nella stesa città, ignorandosi, e sarà proprio l’orrore del bombardamento a ricucire la loro conoscenza. Harriett, per una serie di concidenze, si trova sul tetto della Cattedrale, nella squadra antincendio, insieme a Jeremy, la notte del bombardamento; l’aria è gelida, la luna però splende alta e luminosa dando il suo lucore ai tetti di Coventry, luce che però attrae anche i bombardieri nemici, carichi di morte, che giungono come mortali falene a danzare in quella notte così luminosa. Inizia così la lunga notte di Coventry, in cui nulla sembra più sicuro, ogni strada è invasa dal fuoco, dalla distruzione, dalla morte; edifici interi vengono spazzati via, vite inermi interrotte nelle loro abitudini quotidiane. Gli abitanti della città corrono spauriti per le strade, chi cercando rifugio, chi cercando di aiutare gli altri, tutti spaventati ma indomiti. Harriett e Jeremy cercano di orientarsi tra cumuli di macerie, strade infuocate, cercano di soccorrere chi è ferito, mentre il pensiero principale è la propria casa, sarà ancora intatta o sarà sparita tra spire di fuoco? A chi dei vicini si potrà ancora dire Buongiorno domattina e chi invece non ce l’ha fatta? Nel frattempo Maeve, non avendo notizie del figlio esce dal rifugio in cui era riparata, torna a casa, poi decide di unirsi a chi fugge verso la campagna, certa che anche il figlio avrà preso la stessa direzione. Il destino farà il suo corso e le vite di tutti ne usciranno profondamente cambiate, nella desolazione avranno conosciuto la speranza, la solidarietà, la comunione dei cuori per fronteggiare un enorme pericolo. Dopo la notte del bombardamento la narrazione si sposta di 22 anni, mostrandoci nell’epilogo della vicenda, la direzione che hanno preso le vite delle due donne protagoniste.

Il libro, pur con il suo forte carico di morte e distruzione, riesce ad essere delicato, commovente, la precisa ed incalzante scrittura dell’autrice descrive il bombardamento con una partecipazione e una precisione straordinari, tratteggiando situazioni in modo realistico ma velato di una patina poetica che rende una notte di distruzione quasi magica. Attraverso gli occhi di Harriett il lettore vede una città accartocciarsi su sé stessa, come quando si bruciano delle foglie secche, riuscendo a scorgere in trasparenza la vita della donna, il modo poetico che ha il suo sguardo di catturare scene e sensazioni. Harriett ama osservare il mondo che la circonda, elabora ciò che vede in brevi scritti, ed anche durante gli incendi di quella notte non smette di registrare immagini e sensazioni, sino a scoprire tra le pieghe della sua esistenza, messe in luce dalla incalzante emergenza, il suo bisogno d’amore.

La narrazione della Humphreys, è delicata, oserei dire femminile, ma non cade mai nella leziosaggine, un fatto tragico è narrato con forte realismo, carico di particolari, ma l’autrice non abbandona mai una vena intimista, racconta di vite coinvolte in fatti molto più grandi di loro, ma la cosa importante è lo sguardo che le persone volgono dentro loro stesse, non per egoismo, per chiudersi agli altri nel momento del bisogno, tutt’altro, è per trovare da dentro la forza per affrontare l’immane prova, e per tentare di mantenere un equilibrio, che serva anche per il futuro, sebbene la Storia sembri voler rubare il futuro di tutti.
E’ davvero bello - e singolare – leggere come in un momento di paura, panico, annientamento, vi possa essere racchiusa tanta speranza, come l’amore riesca a trovare uno spiraglio attraverso cui far filtrare la sua luce. L’autrice con la sua prosa elegante e precisa, coinvolgente ed intimista dona al lettore momenti davvero commoventi, perché fatti di purezza del sentire, di disincanto che non abbandona la speranza, forte del fatto che certi legami sono impossibili da spezzare, neanche l’orrore della guerra riesce, magari li modifica, il destino strappa qualcosa per donare altro.

Una notte di fuga e di orrore, quella narrata in “Coventry” ma anche un viaggio verso il futuro, una fuga dal passato che dona ai protagonisti una nuova consapevolezza del presente. Non permettere che il proprio cuore si arrenda agli orrori della guerra e della vita è una vittoria, un traguardo che Helen Humphreys in questo romanzo bello e toccante indica con mano sicura.

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