Su quale cielo hai aperto gli occhi stamattina
cercando di restare assente
il tempo necessario a sentire tutto più dolce
questo scorrere delle immagini al centro dell' esistenza
con la coltre degli alberi a confine del Mondo
la voce che ti governa, assente, in silenzio da giorni
movimenti umili si compiono esatti in strana traiettoria
con i flussi stellari nel quadrante dei reami
dove lo spazio profondo, con un'anima di vento
resiste al niente.
E tu lo sai e corrompi le guardie pur di non farmi bruciare
al rogo dei mie guai, gli unici peccati mortali
che commettemmo per sbaglio, appesi al contrario
alle radici dell'albero del bene del male (e del tutto).
A furia di voler essere Dio con la lettera maiuscola
questo giovane papa seduce il pubblico con effetti speciali e io sono
tu la prossima volta che avrai perduto la via
nei pressi di una storia mai nata, che ho voluto inventare
per non morire un' altra volta, prima del digiuno da una trama
che mi lasci freddo e senza nome, un' invocazione alla bellezza
che possa graziarmi come omaggio un altro corpo
dove invecchiare in pace
o avere il tempo di scegliere di essere immortale.
Ma tu che dici, più non parli
soffiando giunchi tra le labbra
a più non posso, in riva al fiume che si eterna
paradigma dello scorrere.
Ed io invece non posso più, a paradigma dello scorrere
in riva al fiume che si eterna.
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