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Al di là del labirinto

Poesia

Aa. Vv.
Edizioni L’Arca Felice

Recensione di Roberto Maggiani
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Pubblicato il 18/03/2011 12:00:00

[ Antologia di poeti a cura di Antonio Spagnuolo ]

*

Nell’editoria contemporanea si possono trovare varie proposte di poesia, dai libri di singoli autori alle antologie. La voglio fare tragica: le grandi case editrici, assoldando feroci e tremebondi critici, pubblicano antologie dai titoli altisonanti contenenti poeti destinati agli allori, foraggiati e sostenuti dagli stessi imponenti editori nell’importante cammino verso il loro dover essere, cioè poeti eterni, inestinguibili. Ma è ovvio che molti sono effettivamente grandi poeti che meritano gli allori, ne conosciamo nomi e cognomi, di alcuni siamo anche amici. Non è certo colpa loro, forse, se i giochi di uno strano potere, ancora a me in parte ignoto, li vuole sostenere a scapito di altri che ho invece avuto modo di leggere in edizioni prive di visibilità e che reputo, nella mia veste di lettore, grandi poeti. Ma non voglio entrare qui in singolar tenzone con nessuno, perché la battaglia sarebbe persa e perché punto ad altro. In questo desolante panorama di equilibri di potere letterario, che critici, e anche poeti, sostengono nel consesso della maggiore (intendo per i soldi) editoria, si staglia, a diopiacendo, la fantastica proposta editoriale delle Edizioni L’Arca Felice che, con un progetto ben strutturato a favore della poesia contemporanea, di tutta la poesia contemporanea, di esordienti come di già vaccinati poeti, hanno avviato, nella collana Coincidenze, curata dal poeta e saggista Mario Fresa, una sorta di censimento del fermento poetico che anima questa nostra tanto amata e martoriata Italia della cultura. Ma avviene ancora di più, il progetto editoriale prevede una composizione di varie arti poetiche: poesia, pittura, fotografia, disegno, delineando una progetto/tentativo, a mio avviso decisamente interessante, di ritorno all’esperienza unitaria della bellezza delle varie espressioni artistiche che scaturiscono dal genio dell’intelletto e della sensibilità umane.

Di questi quaderni poetici, la cui veste grafica è ricercata e di elevata qualità – benché usino solo carta riciclata di alta qualità, ECF, realizzata in modo sostenibile in possesso della certificazione per i sistemi di gestione della qualità, l’ambiente e per la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro, come si legge nelle loro edizioni –, ne abbiamo già tre, ma quello di cui voglio qui parlare, in particolare, è il II quaderno curato da Antonio Spagnuolo, poeta apprezzato e stimato per la coerenza e la chiarezza della sua poetica. Egli ha intitolato l’antologia, da lui curata, Al di là del labirinto. Essa contiene, ben illustrata da disegni di Leonardo Da Vinci – noto per il suo eclettismo artistico-scientifico, e per il fatto che egli vivesse arte e scienza, nelle loro varie espressioni, allo stesso livello di interesse e competenza, in un contesto di esperienza unitaria–, sette poeti: Stelvio Di Spigno (nato nel 1975 a Napoli), Francesco Iannone (nato nel 1985 a Salerno), Rossella Luongo (vive e lavora ad Avellino, nata nel 1975), Marisa Papa Ruggiero (nata a Roma nel 1943), Ugo Piscopo (nato a Pratola Serra – AV –, vive e lavora a Napoli), Raffaele Urraro (nato a San Giuseppe Vesuviano, dove vive), Giuseppe Vetromile (nato a Napoli nel 1949, vive ed opera a Sant’Anastasia).

 

Il lavoro di Spagnuolo si avvia con una bellissima introduzione in cui, tra l’altro, si legge:

La scrittura poetica, così come ogni manifestazione artistica che sia di notevole interesse, rompe l’isolamento dell’io ed invita al recupero del tempo, un’alterità che può essere mantenuta dal rapporto, nei confini di una pagina, nei limiti dell’opera, ove suoni e voci allestiscono la scenografia del tempo che trascorre, il suo evolversi in un ritmo incantatorio capace di stordire, il suo declinare in una pausa che stordisce ogni illusione. […]”. E ancora: “[…] Il poeta vede intuitivamente, prima e dopo la scienza, ogni filo che lega gli oggetti e in pochi casi anche il filo più tenue che lega tutte le parti dell’universo, del cosmo, nella totalità delle combinazioni prodotte dalla creatività. […]”. Spagnuolo s’inoltra in un breve ma significativo discorso sulla poesia e sulla figura del poeta: “[…] Il poeta ama la vita e le sue moltiplicazioni e non scappa anche quando non si sente corrisposto […]”. Egli si pone la domanda che assilla anche noi qui de LaRecherche.it: “Ma è poi necessario un messaggio in poesia? – ed è necessaria ancora una antologia, quando tutti sanno che la poesia è derelitta, almeno in questo nostro paese, stordito dalla televisione e dai mass media, che abbassano sempre più il bagaglio culturale dell’individuo?”. La risposta di Spagnuolo, che condivido, è semplice ma coinvolgente come forse lo fu Garibaldi con i suoi, nella sua determinata volontà di riconquista di valori unitari e alti, eccola: “Noi tentiamo il miraggio”. E in questo siamo uniti: se ci va bene, come sicuramente sarà, avremo salvato la nostra terra dalla diaspora indotta dal diaballo del conformismo culturale e mediatico e dalla grettezza dei nostri politicanti odierni.

 

Per quanto riguarda gli autori presenti nell’antologia, il curatore, dimostra un grande amore nei confronti della poetica dei suoi proposti, mostrandosi nella veste di un poeta-padre di ampia esperienza di letture e scritture, scrive: “[…] Voci diverse, età diverse, poetiche diverse, per un confronto che non richieda alcun impegno di selezione, ma offra uno spacco sinuoso del fare poesia oggi. […]”. Riporto, perché meglio proprio non saprei dire, alcune brevi descrizioni che Spagnuolo fa degli autori proposti:

 

«Voci diverse, età diverse, poetiche diverse, per un confronto che non richieda alcun impegno di selezione, ma offra uno spacco sinuoso del fare poesia oggi.

Una vertigine affabulatrice distingue Ugo Piscopo per quella sua capacità di aggregare fonemi per fulminare con passaggi sempre elettricamente vividi e sorprendenti. Il suo linguaggio ha l’andamento ondeggiante che apre lo scrigno del verso per diventare racconto.

Marisa Papa Ruggiero offre il segno rivelatore della favola, che nell’affiorare del ritmo propone  ritocchi pittorici, capaci di abbagliare con le variabili intensità dei colori.

Lambire luoghi e rivelare figure è il rapporto felice con la poesia. Qualche verso di Vetromile riporta chiaroscuri di alcuni accadimenti quotidiani amplificati dalle armonie dell’esistere per quelle interiorità che si trasfigurano, tra suggestioni ed emozioni, in fertili movimenti dirompenti, quasi un colloquiare solitario, capace di indagare tra gli interrogativi filosofici che aleggiano tra le nostre circonvoluzioni.

Non sorprende il ritmo incalzante delle composizioni di Francesco Iannone, nelle quali tutto rimane sospeso sulla pelle per una trappola incandescente,  nella quale ogni affanno si nasconde con sospensione.

Raffaele Urraro, non più nuovo alle riunioni antologiche, scrive con cristallina purezza, nella compiutezza dei suoi versi, profondamente incisi nella cultura che lo distingue. Altra veste per il giovane Stelvio Di Spigno, fedele al verso lungo, per una sua particolare capacità di recitazione, entro la quale il quotidiano corrodere cerca disperatamente una strada liberatoria per appropriarsi di illusioni e speranze quasi sempre sorprendenti. Non ultima la giovane Rossella Luongo chiude una serrata introspezione,  che riesce ad intendere quanto di misconosciuto rimane nelle illusioni della parola, ripetuta e strapazzata.

Gli spunti di osservazione si alternano in significative figure per dare ampio spazio al ritmo.»

 

Siamo quindi felici in questa settimana – a cavallo della ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, e lo facciamo di proposito – di proporre una antologia di voci poetiche contemporanee che lavorano ed operano a sostegno di questa nostra cultura italica, talvolta nel nascondimento, senza proclami urlati a vanvera ma con il serio impegno della poesia, perché sì, è vero, siamo un popolo di naviganti e di poeti. Viva l’Italia.

Ecco alcune poesie estratte dall’antologia, una per ogni autore, per gentile concessione dell’Editore:

 

*

 

Stelvio Di Spigno

La strada dell’Essere. Poesie 1995-2010

 

 

 

Il mattino della scelta

 

 

Sentivo sgrondare – lento –

tra le occhiaie il mattino della scelta;

si inerpicava al posto mio nel mio

disperare, finché mi fu concesso

– cieco – di rinunciare; lo sentivo

disperare senza alcun martirio

come fa il cuore che non dà più nebbia

e il passo fino alla fermata è netto.

Aspetto l’uscita dei gabbiani

dai casermoni dismessi della periferia.

Aspetto un volo di falene

da un atollo dove non c’è mare,

forse, e non c’è via.

 

 

*

 

Francesco Iannone

 

Materia

 

 

Ora che la piazza si allaccia ai polsi come spago

appoggio bene l’orecchio ai muri

ingoio l’aria che sbuca dai fori

con la lingua cerco il vento

l’ansia dei colori sui balconi.

 

È bello - sai - girare il passo

dove tu cammini nella luce

che sventola come fiocco

come battere di tacco sull’asfalto

mentre corro i desideri a petto duro.

 

Sono conche di fiato queste braccia

io che ti respiro a gola aperta

dentro tu

che ci butti il sole.

 

 

*

 

Ugo Piscopo

 

Perversa primavera

 

 

Or che Orion declinando disimperversa   da piogge e   nevi

qui numquam amavit cras amet   quique amavit cras amet

in seduzioni di rose e di viole   sparse di tua man sui sentieri

di Mame che sale alle valli   ondanti orzo odore di miele

d'Armida tu postergata panoplia   che ripara in bosco di magie

o di Salomé in spirali   avvolta di sapienti danze

 ma sul frontespizio plissée   di cerusica mano

a griglie di tane e cascami   tirate e stirate

o tu cubo di freddi caldi   in ghingheri e spifferi

che appendi a festoni del Sud   attorno al grasso collo

di un mondo che va in sollucchero   di gelatina

fatua brilli nell'aria   aulente perversa primavera*    

 

 

Glossa dell'Autore

 

Linguaggio inattuale rispetto al mediatico e mercantile, ma in accordo con  quelli sommersi e dimenticati che giacciono nel deposito parlato e letterario della lingua nazionale. L'immaginario è cedevole all'intertestualità, che qui va dal latino della decadenza agli stilnovisti e a  Tasso, Parini, Leopardi, Wilde. Il verso, che Carducci avrebbe definito “barbaro”, è sovresposto a esigenze narratologiche da epica moderna, che rimemora l'andamento delle chansons medievali. Il tema è dell'effetto serra, che in questa fase si nasconde dietro una maschera di falsa, ingannevole primavera.

 

 

*

 

Marisa Papa Ruggiero

 

Energie di campo

 

 

*

 

sciamanti fiaccole in corsa

su dispari note

eccentriche di sguardi

per nuovi appostamenti

che scambiano i percorsi

o le direzioni di marcia

 

per vincere i confini

del libro

senza il foglio di via senza

l’ordine del giorno

ma sale prosciugato in tasca

 

sale tra i denti

per altri semi a richiamo

per finti uccelli

mai nati

 

vivi da qualche parte

 

 

*

 

Raffaele Urraro

 

rimbalzano le mie parole

 

 

rimbalzano le mie parole

dalla terra di creta

al cielo di cristallo

e non trovano nulla:

trovano soltanto

il silenzio dell’assenza

ombra grigia

che pigia le nevrosi

del sogno

 

l’uomo è solo

con la mente che vola e che s’impiglia

negli spazi frantumati del nulla

e il silenzio squarcia

le pareti di pietra

 

è un silenzio impalpabile

come tenebra oscura

sotto le dita dell’anima

 

solo la parola

può uccidere il silenzio

e se svanisce nel nulla

resta l’eco trasportata dal vento

 

 

*

 

Giuseppe Vetromile

 

Regole dell’infinito effimero

 

 

nr. 1

 

Dimostrami mia cara

quando il giorno è una babele

il necessario appuntamento con la luna

per non regredire nei rigidi asserti di sole

 

:nonostante il desolato confine d’ombra

e il muro che ci separa da sempre

dalla resurrezione

 

non ho avuto abbastanza teoremi

e neppure corollari

per risolvermi l’arcano smateriarsi

della vita


Leggi anche l'eBook Poetica Unità d'Italia



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