Tutti i canali della televisione
daranno notizia sensazionale
bloccando l’intero mondo davanti a un video
nell’attimo intenso dei telegiornale:
in una cava della bassa Sassonia
due reperti archeologici saranno trovati
un uomo e una donna trattenuti nell’ambra
nell’atto di dormir abbracciati.
Lui, un metro e sessanta su carnagione scura,
utensili d’osso e un’ascia,
tratti somatici d’homo sapiens,
brandelli di carne consunta da morte di stenti e dolore
con tracce anatomiche da delirium tremens;
lei, un metro e cinquanta su derma chiaro
chiazzato di ocra ad uso funerario,
un flauto, accanto alla mano sinistra,
simile ai modelli di Divje Babe, energica donna Neanderthal
tumulata in maniera maldestra.
Il mondo moderno, malato d’identità razziale,
s’infrangerà, allora, innanzi al dramma abituale
del dolore di un uomo per la sepoltura
d’una donna amata contro natura.
[Scarti di magazzino, 2013]
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