Stamattina, è nata come nasce il cielo,
col terrore dell'automobilista ferito ai bordi della strada,
seduto, testa e fianchi tra le mani,
ad implorare il camion che ha abbracciato,
con la tristezza del barbone
sorpreso curvo a camminar sui sassi del selciato.
Mi son sentito cielo, e nuvola, satellite,
mi son sentito abbraccio tra anime d'acciaio,
mi son sentito cane, sobrio barbone,
erratico viandante distante dalle case,
dalle chiese, del paese.
Stasera, è morta come muore il cielo,
col dolore di non essere chiamato al banchetto dei ricordi,
di non esser riciclato,
con l'insolenza dello scrittore illuso,
condannato a declamare,
dicendo a Cesare ciò che è di Cesare,
e addio, a un Dio da contraltare.
Mi son sentito cielo,
terra seccata al sole,
stoico alla corte di beduini nomadi
modello Morgan Stanley,
mi son visto anestetico
ai margini d'una esibizione d'arte,
bovide marchiato a sangue
sotto alle stanghe.
Tra nato, e morto,
senza conforto.
[Patroclo non deve morire, 2013]
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