Non domandavi niente di diverso da ciò che i sedicenni
d'ogni momento e tempo richiedono, ingenuamente,
ai diavoli d'ogni tempo e momento,
desiderosa di rispetto e di attenzione,
con quella voglia matta d'aprire una finestra
su un'adolescenza subita
come il carceriere vive la prigione,
ma, fragile, contavi i battiti
della tua connessione internet
senza avvederti che, chi era seduto
all'altro lato della linea veniva dall'inferno,
nel tuo chattar serena con un diavolo moderno.
Domandavi, cento, e cento volte ancora:
«Come farò, a sentirmi bella?».
Il diavolo tentatore ti scriveva
di confrontarti a una modella
della televisione, di non mangiare
cibi calorici, di vomitare,
associando lassativi
all'apnea d'una ferrea
disciplina alimentare,
disinfestando ogni macchia di sporco
da un corpo in crescita ormonale,
fregandosi le mani d'aver trovato
un nuovo scheletro da aggiungere
alla sua danza macabra infernale.
Domandavi, cento, e cento volte ancora:
«Come farò, a sentirmi grande?».
Il diavolo suadente
ti chiedeva di mostrarti
in cam senza mutande,
d'ubriacarti senza ritegno
alle feste in discoteca,
di darti all'uno e all'altro,
chiudendo i sentimenti in una teca,
di chiuderti, alla vita, nella vita,
di vivere e lasciarti vivere,
senza discutere coi morti,
vivendo come zombie
senza ricambi d'abito,
costruendo mondi assordanti
sotto i rimbombi dei tuoi lombi.
Domandavi, cento, e cento volte ancora:
«Come farò, a sentirmi amata?».
Il diavolo, mentendo,
ti diceva di ostentarti uniformata
nei vestiti, sempre all'ultima moda,
ammiccando seducente,
accentuando ogni tua curva
senza dare ascolto al rischio
di finire in testacoda,
trasformando in necessario
ogni accessorio, tollerando
sul tuo derma l'indelebile
marchio della marca,
condannata ogni diversità
allo spettro della forca.
Fanciulle
d'ogni tempo e d'ogni momento,
contro ogni istanza educativa
disobbedite a chi, diavolo moderno,
dall'alto delle cattedre, dall'alto dei castings
radiotelevisivi, dall'alto d'una scrivania aziendale,
innalzi i vostri voli da usignolo
ai bassifondi dell'inferno.
[Scarti di magazzino, 2013]
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Ivan Pozzoni, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.