Pubblicato il 21/05/2018 13:46:42
Le rose spampanate, foglie di un autunno settembrino che un refolo ravviva; questa aiuola striminzita mi rammemora un'isola, con erbe alte fino alla cintola, che un'infantile fantasia collocava in mari d'oriente. Soltanto una lingua di terra in un placido fiume dalle selvagge rose dai turgidi boccioli, isola del tesoro per noi esausti monelli. E leggiadrìa della piazza alberata che si arrossa in un tepore di tramonto che sfilaccia le nuvole sul duomo ingrigito e d'avorio; ridestato agli sguardi dallo scatto dei neon, porto d'attracco di vuote ombre. Le rose spampanate hanno livide corolle e scolorisce il ricordo confuso di bambini che giocano seminudi al fiume nella sabbia, finissima come cipria forse soltanto nella memoria.
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