Pubblicato il 31/01/2011 15:10:58
Lungo i binari morti sul treno del silenzio giungo al raccordo ferroviario di Auschwitz, e la Memoria urla nell’acre odore d’assenzio.
Il treno sferraglia varcando il lugubre portale, la consapevolezza dell’orrore l’anima artiglia nel cielo plumbeo ed invernale.
All’ombra dei camini volge lo sguardo mio. E rivedo per la selezione in divise spettrali vecchi e bambini, nel silenzio rassegnato di Dio il crepuscolo di quei giorni infernali.
E dolenti vanno i miei passi grevi. Affondavano appena nel fango gli angeli di Birkenau, lo scalpiccio di infantili zoccoletti sui sassi dei viali di lacrime e dolore lastricati fra le urla e le manganellate dei kapò.
I bimbi da Auschwitz mai tornati, come fiori mai sbocciati dai passi lievi, fremito d’ali di piccoli sogni dalle spemi troppo brevi.
Assassinati da Mengele e altri macellai su tavoli operatori e rudi assi, nel dolore e pietà che non si placheranno mai.
“Era routine, pura routine” confessò un aguzzino al processo di Francoforte “ A noi ufficiali medici il potere divino di vita e di morte….. Scegliere chi andava a vivere a sinistra chi a morire a destra. Eseguivamo gli ordini” indifferenti alle mute urla negli occhi di anziani, malati, bambini.
Vite spazzate nella bufera del genocidio come inermi foglie morte nei forni crematori bruciate.
E Dio remoto e assente guardava dalla cerulea finestra…. “Ragazzi, le lacrime non bastano”. Scrisse sulle pareti del block 11 della morte un prigioniero.
Dispieghi le ali di fuoco la Memoria. Arda il braciere del Ricordo della Shoah nella mesta consapevolezza di generazioni intere.
Risplenda la dorata stella di Davide che nell’anima tutti i nomi delle vittime imprime e si smarrisce in pianto sul desolato sentiero costellato da milioni di croci della storia.
Di quei bambini risplenda nell’aurora il perduto sorriso, lo sguardo dal terrore ottenebrato, le cinguettanti voci nel pianto in veglia del celeste fiordaliso.
Marina Pacifici
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