Pubblicato il 30/11/2009 12:00:00
poi tutto finalmente è vanità o forse vacuità, tutto è una salubre cerimonia degli addii dal troppo pieno di pensieri, valigie, incontri, materia del mondo – inavvertito ai microcefali terrestri si rarefa l’universo come una torta troppo lievitata, le molecole fuggono le une dalle altre, esponenziali, si fa spazio al respiro nel vuoto che quietamente inesorabile spartisce gli elettroni, le pagine, le occasioni, a nuoto nel vuoto ispiro-espiro a braccia larghe nell’acqua profumata, con gli occhi all’altro azzurro addensato di nubi, come un uccello-rana anfibio, memorie ibridate, a nuoto nel vuoto, nel volo di notte d’un vuoto d’aria che mi plana sopra colline e case le braccia a rana, il palmo non palmato inadatto all’aria e all’acqua, eppure scivolo nella brezza umida del mattino sopra i campi e le strade, affogati nella salamoia della contingenza.
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