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’RISVEGLIO IMPROVVISO’ ... dopo l’abbandono.

Argomento: Esperienze di vita

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 02/02/2016 15:23:30

RISVEGLIO IMPROVVISO (..dopo l’abbandono).

Il gettito di sperma caldo, dopo l’ultimo affondo di Jean, inondò di piacere Amelie facendola godere ripetutamente fino allo spasimo, culminato con un grido incondizionato e vibrante dentro l’improvviso colpo di vento che scuoté i vetri della finestra aperta. L’odore dei corpi sudati si mescolava all’aria surriscaldata del finire dell’estate nella quieta penombra della sera, ove solo il respiro alitava leggero dopo l’affanno di gravida pienezza che l’improvviso risveglio dei sensi, dopo l’abbandono, la fece di nuovo sussultare. Fece per alzarsi ma la mano furtiva di Jean l’afferrò per il polso trattenendola nel letto mostrandole la sua eccitazione; e mentre con una mano l’abbrancava per la nuca, con l’altra sospinse il pene turgido sopra il suo seno, come un guerriero deciso a misurare la sua arma sul corpo intimorito del nemico, prima di affondarla definitivamente nella gola. Amelie per nulla sorpresa, fece scivolare la sua testa sotto i glutei di Jean e spinta la lingua fuori dalle labbra carnose prese a leccarlo fin nei suoi più intimi recessi intenzionata a placarne il tenace furore. Risalì lungo il perineo fino all’asta del glande fiammante e ne assaporò tutta la dolcezza passando e ripassando la lingua intorno alla sua corona. Fu come il disciogliersi aromatico di un bigné che presto scomparve nel cavo spalancato della sua bocca, allorché Jean premendole lentamente il pene all’interno del cavo orale si sentì libero di affogare, risucchiato nel vortice liquido della sua gola profonda …
Disteso sulla terrazza di fronte al mare, Jean si accese un cigarillo gustandone il sapore aromatico, dimentico dei pensieri che solitamente l’occupavano in fatto di donne. Il mondo per lui poteva anche andare avanti com’era sempre andato, senza scossoni intimistici che talvolta assalivano i comuni mortali. Non che lui non lo fosse, il disagio di far fronte a un legame che avrebbe impegnato i suoi sentimenti, gli scorreva accanto senza infastidirlo, se non quando il/la partner del momento gli lasciava intendere, cosa che gli capitava spesso, di aspirare a una relazione più duratura, a un vincolo sentimentale che Jean sapeva di non poter sostenere. Seppure senza la consapevolezza dell’ambiguità snervante che solitamente l’accompagna, senza l’ansia infinita che spesso alimenta l’incertezza, o forse quella timidezza che in un uomo decide della sua maschia individualità, o della sua cedevole soggettività. Amelie lo raggiunse sulla terrazza con il carrello portavivande, alcuni tramezzini e una bottiglia di prosecco che lasciò cadere nelle mani di Jean per un brindisi ‘alla vita’. Così disse, proiettando il proprio corpo flessuoso contro quella scenografia d’incanto, per poi distendersi nuda accanto a lui. Non c’era in lei il che minimo dubbio che Jean sarebbe rimasto solo fino alla fine dell’estate per poi volare via, come quegli uccelli che col cambiare della stagione migrano verso altri lidi in cerca di un’altra possibile meta, o forse solo di un’altra identità …
Poi, come d’improvviso un uomo attraversò il tratto di spiaggia davanti alla terrazza, misurando la distanza che si frapponeva da un punto all’altro del loro spazio visivo. Amelie notò ch’era nudo, aitante nel portamento, ben messo in quanto al sesso che ciondolava fra le sue gambe in controluce. Jean sorrise e seguì con lo sguardo il profilo dell’uomo soffermandosi sulla curva del suo sedere ansante, allorché si levò in piedi e sollevò il bicchiere verso lo sconosciuto che in quel momento, sentendosi osservato, sollevò lo sguardo nella sua direzione. Amelie agì d’impeto sporgendosi dal balcone e con un cenno della mano invitò l’uomo a raggiungerli sulla terrazza. Lo sconosciuto evitò ogni presentazione di circostanza dicendosi che un nome o un altro non avrebbe cambiato in niente la situazione da come si presentava, ma accettò un flut di prosecco che ingurgitò tutto d’un fiato. Jean facendoglisi più vicino gli pizzicò il capezzolo del seno con le dita bagnate della sua saliva, allorché l’uomo lo baciò sulle labbra. Jean trovò che la sua bocca “rivelava un’emotiva vulnerabilità”. Amelie preferì assistere inerte alla scena, lasciando che l’inclinazione sessuale di entrambi si aprisse alla scelta che meglio gli si attagliava. Una scelta per la quale, come in tutte le scelte, colui che sceglie dovrebbe sentirsi ragionevolmente affidabile e tale dovrebbe essere visto dagli altri nella condivione e nel rispetto recirpoci …
Quella di Amelie non era una certezza ma un desiderio perseguibile fin dove uno dei due l’avrebbe chiamata ad entrare nel’intrattenimento sessuale o magari entrambi. Ma non fu Jean per primo a consolare i suoi seni obliati ai quali lo sconosciuto riversò la sua attenzione baciandoli ripetutamente, mordendone i capezzoli che recuperarono la loro virile rinascenza. Quindi si chinò su di lei e, piegatala all’indietro sul carrello delle vivande, le aprì con la lingua le piccole labbra della vagina restituendole piacere. Fu in quell’istante che Jean divaricò da dietro le gambe dell’uomo e prese a leccarlo, spingendo a sua volta la lingua fin dentro l’orifizio dell’ano con l’enfasi di un satiro che approfitta della distrazione della sua preda e ne stravolge l’intima esistenza. L’amplesso si prolungò fin quando Jean andò a distendersi sulla dormeuse dove presero posto uno sull’altro, uno dentro l’altro, con i membri eretti fino all’inverosimile, schiumanti per l’eccitazione. Amelie gridò per gli affondi di entrambi nei suoi orifizi, fino ad affogare nell’onda in piena che la travolse ...
Più volte Amelie durante l’amplesso assaporò il dolce e l’amaro d’una colluttazione furiosa fra due titani del sesso, finché s’abbandonò a viso in giù sul morbido divano che l’accoglieva stremata. Allorché ripresasi dal brivido di freddo che l’aveva svegliata, si guardò sgomenta d’intorno, provando una sensazione di solitudine; quando s’avvide che Jean e lo sconosciuto non erano più sulla terrazza. Si sporse per vedere se avessero raggiunto la marea che stava salendo, per un bagno, e affatto sorpresa li guardò allontanarsi abbracciati sulla spiaggia, come quegli uccelli migratori che sul finire dell’estate vanno a costruirsi il nido su un’altra sponda lontana, molto più lontana del desiderio, perché irraggiungibile.



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