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Renzi e il festival di Sanremo

Argomento: Politica

di Lorenzo Roberto Quaglia
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Pubblicato il 09/02/2016 21:38:03

Premessa: non siamo mai stati teneri con Berlusconi e i suoi governi. All’esperienza politica del Centro Destra italiano degli ultimi vent’anni addebitiamo il tradimento di quella rivoluzione liberale che avrebbe dovuto rimodernare il Paese, ma che nei fatti non si è vista.

Questo mancato rinnovamento ha comportato per l’Italia, rimasta fanalino di coda della UE, dopo quattro anni di crisi economica mondiale e l’uscita di scena pilotata dell’ultimo governo Berlusconi nel 2011, di dover subire i draconiani tentativi di salvataggio del proprio sistema economico, tutt’altro che riusciti, per motivi diversi, dei Governi Monti e Letta.

Fu per questo che gli italiani nel 2014 accolsero il giovane premier Renzi con entusiasmo e gli aprirono un mandato di credito quasi illimitato. Certo, forse non tutti i proclami del nuovo leader vennero accolti seriamente, con convinzione profonda, come quando all’inizio egli si presentò, promettendo di attuare nel Bel Paese una riforma al mese. Quella affermazione, agli occhi ormai senza più lacrime degli italiani, sembrò una boutade piuttosto che una to do list, un programma da attuare. Ma la fiducia rimase, anche perché alternative all’orizzonte non se ne vedevano…

Poi finalmente arrivarono i primi tentativi concreti di cambiare il Paese, a partire dalla riforma costituzionale e dalla legge elettorale, tutt’ora non approvate, ma in dirittura d’arrivo. Seguirono la riforma del lavoro, della pubblica amministrazione, quella fiscale. Altre riforme invece si arenarono quasi subito. Come quella relativa alla riduzione dei costi della macchina amministrativa, la c.d. spending review, sbandierata nei primi mesi, letteralmente evaporata dopo la vendita delle prime dieci auto blu.

Ma tant’è. Il credito degli italiani a Renzi era tale e l’economia mondiale in ripresa, che il 2014 e l’inizio del 2015 passarono con il vento in poppa. Il grande successo del PD alle Europee del 2014 e l’indubbio successo di Expo nel 2015, di cui il Premier non mancò di evidenziarne la riuscita come fosse stata opera del suo Governo, contribuirono a rendere la leadership renziana sempre più convinta di avere l’appoggio della maggioranza degli italiani.

Ed è proprio da questa convinzione di aver in pugno il Paese, che hanno inizio i problemi attuali del governo Renzi. Alcune riforme attese da tempo, come quella del Jobs Act, nel corso del 2015 non hanno dimostrato di portare gli esiti sperati, cioè una riduzione della disoccupazione. Quella del sistema bancario, impostata nel 2015, sino ad ora non ha contribuito a creare quel clima di fiducia dei mercati nei confronti del nostro sistema economico, del nostro Sistema Paese, che rimane osservato speciale.

Di più, in Europa Renzi ha cercato di monetizzare troppo presto il pacchetto delle riforme interne, alcune ancora in corso, altre solo abbozzate (i famosi compiti a casa), chiedendo alla Commissione alcuni punti di flessibilità in più per la nostra spesa pubblica in un momento storico dove purtroppo la crescita economica vista nel biennio 2014/2015, peraltro debole, si sta fermando.

E arriviamo agli ultimi mesi, trascorsi con il dibattito politico interno focalizzato sulla riforma costituzionale e sulla legge per la parità dei diritti per le coppie omosessuali, mentre i pensieri degli italiani andavano da tutt’altra parte. Un tentativo per distogliere la mente dalla gravità della situazione economica?

Diciamo la verità: se al posto di Renzi ci fosse stato Berlusconi e la Borsa di Milano avesse perso dall’inizio dell’anno ad oggi quasi il 25% del suo valore di capitalizzazione, il leader di Centro Destra sarebbe stato oggetto di una potente campagna denigratoria e costretto alle dimissioni, come accadde nel 2011.

Con Renzi invece, come si sta comportando l’establishment che conta in Italia? Per ora tace, cercando appunto di distrarre l’opinione pubblica portandola ad occuparsi di grandi tematiche, di massimi sistemi che coinvolgono emotivamente le persone e le allontanano dagli argomenti spigolosi.

Fino a quando potrà durare il giochetto?

Perché una cosa è certa: in politica si guadagna il consenso e il potere con le promesse di un mondo migliore, ma si perde potere e consenso quando la borsa della spesa rimane vuota.

Ma da stasera ricomincia il Festival di Sanremo...

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