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I mulini ad acqua di Rapone

Argomento: Esperienze di vita

di Gerardo Miele
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Pubblicato il 23/05/2016 18:52:48

Dalla serie”Come Eravamo”
I mulini ad acqua di Rapone

Forse so perchè,ma mi immagino ancora il Rapone di tanti anni fa come un antico presepe!
Tanti anni fa, ma nel secolo scorso, e precisamente fino ad inizio anni 50,nel Canale Milordo, che nasce nelle vicinanze dell’ex” lago Ri Nasc”,alle pendici della montagna Mancosa, a nord di Rapone, e che si riversa poi nel torrente Liento,a sud di Rapone,vi erano impiantati n°4 mulini ad acqua.Il primo mulino,era posizionato proprio a poche decine di metri dalla sorgente del canale stesso,e a poca distanza dalla “fontana Ri Nasc”, era di proprietà di zio Domenico Pinto(mulino r Francischiedd).
Poi ,molto più in giù, ovvero, alla confluenza con il Canale di San Vito,c’era il mulino di zio Antonio D’onofrio(Marra-n).
Ancora più a valle del mulino su detto, si trovava il mulino di proprietà del sig. Francesco Guerra,situato appena poco più sotto del Ponte Nuovo.
Poco più giù ancora,si trovava l’ultimo mulino di Rapone,ed era di proprietà del sig. Francesco Antonio Mastrangelo. Tutti questi mulini, per la macina dei vari cereali, usavano delle ruote di legno e di pietra molto voluminose e pesanti, con “ingranaggi”per lo più di legno duro che di metallo.
Purtroppo,quasi tutti questi mulini,con il movimento franoso del 1930/31,che modificò anche il corso e la potenza del torrente,vennero distrutti o gravemente danneggiati,così da non permette più la loro operatività.IL movimento franoso si estese a nord/ovest di Rapone, e con inizio da poco sotto la montagna Mancosa,precisamente a monte della sorgente Sambuco.
Si ricorda che quel movimento franoso,di dimensioni bibliche,travolse anche varie masserie e pagliai che si trovavano nelle contrade Sambuco e Sanatrella,fin quasi a dove poi sorse il Ponte Nuovo! Causò anche il prosciugamento del lago “Ri Nasc”, riducendolo a un modesto acquitrinio. Adesso,quasi tutta quella zona viene identificata come:”A Frana”.
Fu in quella occasione che fu poi costruito il “Ponte Nuovo”!prima di allora, i raponesi per andare a Ruvo,o alle contrade ,Pescara,Mustarulo,ecc.ecc. dovevano guadare il torrente proprio sotto le pendici del paese,molto più a valle dell’attuale “Ponte Nuovo”.Quando si dice: non tutti i mali vengono per nuocere!
Di questi mulini, si salvò solo in parte, quello di zio Antonio D’onofrio(Marran),il quale trasferì i “macchinari” a Rapone,e continuando l’attività con un mulino elettrico.Fu allora recuperata la ruota in pietra,e si integrò il mulino con una macinatrice moderna,di metallo, “a cilindro”.Alla sua morte, l’attività proseguì con l’opera dei figli Donato e Vincenzo D’Onofrio(Marra-n),e si protrasse fino a metà anni 60(più o meno).I restanti mulini cessarono l’attività quasi subito dopo il movimento franoso.
L’attività dei vari mulini, quand’erano ancora funzionanti,per ognuno,si svolgeva a giorni alterni; a volte l’attività di macina riguardava esclusivamente la lavorazione del grano,altri giorni, l’attività era svolta solo per macinare granoturco(mais), fave,avena,orzo, o altro, e destinati ad alimentare maiali od altri animali.
Per il trasporto dei cereali al mulino si usavano esclusivamente asini e muli, e quasi tutte le famiglie ne possedevano almeno uno.Adesso a Rapone e dintorni ,trovare una famiglia che abbia anche un solo asino è molto difficile se non impossibile!Le stalle sono tutte vuote!I tempi sono cambiati,quasi tutti sono sempre”connessi a internet”e motorizzati! Peccato che solo uno come me rimpianga quei tempi passati, dove anche l’asino che ragliava pareva che ti salutava! Ora guardo il mio presepe,e mi appare più silenzioso e più spento,solo una cosa ancora mi accarezza,il vento!

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