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Note - Tutte le poesie

Argomento: Poesia

di Manuel Paolino
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Pubblicato il 29/11/2016 15:37:59

Nella poesia «La preghiera dell’Angelo» Fjalarr e Gallarr sono i due fratelli nani della mitologia norrena che dopo aver ospitato Kvasir lo uccisero e dal suo sanque nacque il magico idromele. Kvasir era l’uomo più saggio mai esistito; amava condividere la sua conoscenza con le genti, e fu creato dalla saliva degli Æsir (gli dei). Maha, Gayatri, Aruru, Tara, Yum Chenmo, sono tutti nomi di una stessa divinità universale a seconda delle varie culture, Madre della Terra; la citazione è presa dal libro di Carlo Martigli «L’eretico».

Nella poesia «Thàlassa», il titolo in greco antico significa ‘mare’; era anche il nome di una dea primordiale del mare, impersonificazione del mar Mediterraneo.

Nella poesia «Canzone del fiume e dei semi d’arancia» ‘Mieses’ è Franklin Mieses Burgos, poeta dominicano appartenuto alla corrente della poesia sorprendida. La lirica si ricollega in particolar modo a due suoi componimenti: «Cancion de la niña que queria ser sirena» e «Cancion del sembrador de voces».

Nella poesia «Come Gordon Pym», il titolo e gli ultimi versi si riferiscono al protagonista del romanzo di Edgar Allan Poe «Le avventure di Gordon Pym», in particolare rimandano all’inizio del suo avventuroso viaggio.

La poesia «L’Agosto di Lorca» si ispira alla lirica «Agosto» dalle «Canzoni» di Garcia Lorca. Gli ultimi due versi sono del poeta spagnolo.

La poesia  «Gnosi» cita «Il mio cuore messo a nudo» dagli «Ultimi scritti» di Charles Baudelaire. 

Le poesie «Volo» e «Il Campo di Martin» sono dedicate alla memoria di Martin Bisiacchi, amico morto suicida a Trieste nell’ottobre del 2015.

La prima parte della poesia «Edgar» si rifà ad una definizione della musica scritta da Edgar Allan Poe in uno dei suoi saggi brevi.

La poesia «La piccola Christelle» è dedicata alla memoria dell’amica Christelle Cesar, morta a Santo Domingo nel gennaio del 2013.

Nella poesia «Incidere funes», l’origine dell’espressione del titolo, testimoniata anche da Virgilio, risale al linguaggio degli antichi marinai che indicavano in questo modo l’azione del salpare, cioè ‘tagliare le corde’. 

Nella poesia «Libète» il titolo è in creolo haitiano: significa ‘libertà’ e viene pronunciata la ‘e’  finale come se fosse accentata.  

Nella poesia «Il vosto bacio» Hans Phaall è il protagonista di un racconto di Edgar Allan Poe, «L’incomparabile avventura di un certo Hans Phaall».

La poesia «Effigie saffica» cita nel primo verso la lirica «Ballata Saffo» da «Parallelamente» di Paul Verlaine.

Nella poesia «Plutone» i vv. 5, 6, 7 rimandano alla lirica «I gioielli» dalle poesie condannate tratte dai «I Fiori del male» di Charles Baudelaire.

Nella poesia «Opide allo specchio» i vv. 5, 6 sono delle citazioni rispettivamente di Casimir Perrier, uomo politico francese della seconda metà del Settecento, e di Quinto Orazio Fiacco, poeta latino del I sec. a. C., tratte dal racconto di Edgar Allan Poe «Tre domeniche in una settimana». Edipo, eroe della mitologia greca, riuscì nell’impresa di risolvere l’enigma della Sfinge. La lirica si classifica al terzo posto nel concorso «Versi in libertà» indetto da Les Cahiers Virtuels nel maggio del 2016.

La poesia «Il ballo del lupo e del corvo» si ispira alla lirica «Il ballo degli impiccati» di Arthur Rimbaud.  

La poesia «La coperta» riceve una Menzione Speciale al «Premio Montano 2016».

La poesia «Risposta di Ermete al poeta» si ricollega alla lirica «Ragione e Intelletto»; entrambe rimandano in parte al contenuto del «Corpus hermeticum» di Ermete Trismegisto; come anche il componimento «I tre simulacri» prende spunto dalla teoria delle statue

La poesia «Un solo verso» prende ispirazione dalla tematica del componimento «Romance del Duero» di Gerardo Diego, e dalla poetica dell’autore spagnolo.

La poesia «Quello che Lorca non disse» si ispira alle liriche «Capriccio» e soprattutto «Narciso» di Garcia Lorca.

Nella poesia «Consonanti», ‘Arthur’ è Arthur Rimbaud.

La poesia «Canzone della morte e degli organetti» si riferisce alla morte di Federico Garcia Lorca: rifiutatosi di lasciare la Spagna allo scoppio della guerra civile, Lorca si recò a Granada dove fu arrestato. Venne fucilato lungo la strada verso la vicina Viznar dalle milizie nazionaliste, all’alba del 18 o 19 agosto 1936. ‘Diego’ è Gerardo Diego, autore della lirica «Chitarra» e caro amico di Lorca.

La poesia «Icaro» fa riferimento alla lirica di Gerardo Diego «Icaro (Fontana della Granja)»; la Granja è una tenuta reale presso Segovia, fra le sue famose fontane vi è una in cui si vede Icaro infiggersi, precipitando, nella roccia.

Nella poesia «Dalla notte al sogno (Haina)», ‘Haina’ è un quartiere di Santo Domingo.

Nella poesia «Epidendrum Flos Aeris» il titolo è il nome di una pianta tipica di Giava, come riferisce Poe nel suo racconto «Come si scrive un articolo alla Blackwood».

Nella poesia «Casa», ‘Au revoir à tout le monde/ adieu à tout le mal’, tradotto in italiano: ‘Arrivederci a tutti quanti/ addio a tutto il male’.

Nella poesia «Fenrir», l’omonimo protagonista è un gigantesco lupo della mitologia norrena, incatenato dagli dei a causa delle sue dimensioni con una catena magica e destinato a rimanere imprigionato fino alla fine del mondo.  

Nella poesia «Meiji», ‘Meiji’ (1852-1912) è stato il 122º Imperatore del Giappone.

Nella poesia «Gli occhi di Goya» viene nominato Francisco José de Goya y Lucientes, pittore e incisore spagnolo il quale, ad un certo punto della sua vita, perse del tutto l’udito.

Nella poesia «Altazor», ‘Altazor’ è il protagonista dell’omonima opera poetica di Vincente Huidobro. 

La poesia «Dal ritorno» si riferisce al viaggio di ritorno di Odisseo da Troia a Itaca.

Nella poesia «Essere e creare», i citati Álvaro de Campos, Ricardo Reis, Alberto Caeiro, Coelho Pacheco e Bernardo Soares, sono pseudonimi di Fernando Pessoa, ma non solo; si tratta infatti di caratteri individuali dotati di una precisa storia, fisiologia, e stile poetico.

Nella poesia «Ashé», ‘Ashé’ nella religione yorubá africana che si diffuse a Cuba con l’avvento della schiavitù, significa ‘parola sacra’; Eshu-Elegbara è il padrone della parola, colui che permette la comunicazione tra il dentro e il fuori ed è capace di aprire tutte le porte. I primi due versi sono tratti da un proverbio yorubá.

La poesia «Notte della pelle» si ispira ad un verso della lirica «Donna nera» di Leophold Sedar Senghor (1906-2001), poeta e politico senegalese, primo presidente dello stato africano in carica dal 1960 al 1980.

Nella poesia «Gou», il titolo è in creolo haitiano, significa ‘gusto’; ‘Hic est enim calix sanguinis mei’, tradotto: ‘Questo è il calice del mio sangue’.

Le poesie di «Aguardiente» sono state composte a Santo Domingo nei mesi di febbraio e marzo del 2017, si riferiscono tutte a situazioni e personaggi dell’isola caraibica. Nel mese di marzo del 2017 la silloge viene  pubblicata sulla rivista Critica Impura con il titolo di «Aguardiente: ritratti caraibici».

La poesia «Novizio» è dedicata al film «In memoria di me» di Saverio Costanzo.

La poesia «Congedo con Pessoa» si ispira al componimento «Grandi sono i deserti, e tutto è deserto» di Fernando Pessoa.

Nella poesia «Con il mio amore con un amore in grembo», i primi due versi riportano il frammento 1 di Archiloco: 'Εἰμὶ δ’ἐγὼ θεράπων μὲν Ἐνυαλίοιο ἄνακτος/ καὶ Μουσέων ἐρατὸν δῶρον ἐπιστάμενος'. Tradotto in italiano: 'Io sono il servo d'Ares signore della guerra/ e conosco l'amabile dono delle Muse'.
Nella poesia «Inno a Ecate» i primi quattro versi sono una citazione dell'inno dedicato a Ecate di Esiodo.
Nella poesia «Tal kyrte» il titolo rappresenta il nome con il quale si faceva chiamare il popolo delle Amazzoni.
La poesia «L'amabile dono» si riferisce al testo dell'epigrafe di Mnesiepes, che riporto per intero: 'Il dio Apollo vaticinò a Mnesiepes che era conveniente e giusto onorare il poeta Archiloco nel modo che aveva in animo.
E in osservanza a questo vaticinio di Apollo, chiamiamo il luogo «Archilocheion», costruiamo gli altari, sacrifichiamo agli dèi come ad Archiloco e lo onoriamo, secondo l’oracolo che Apollo ci rese.
Quanto a ciò che decidemmo di scrivere, parte lo abbiamo appreso dalla tradizione antica, parte lo abbiamo verificato personalmente.
Dicono infatti che Archiloco, ancora molto giovane, fu mandato dal padre Telesicle in campagna, al villaggio chiamato Leimon, per portare a vendere una vacca; partì che era già notte e splendeva la luna, per portare la vacca in città; quando fu nella località chiamata Lissides, gli parve di intravedere un gruppo di donne. Credendo che esse tornassero dai campi alla città, iniziò a motteggiarle, e quelle risposero con scherzi e risate e gli chiesero se portasse la vacca al mercato. Archiloco rispose di sì, e le donne dissero che gli avrebbero dato loro un degno compenso. Dopo aver detto così, scomparvero sia loro sia la vacca, ma Archiloco vide una lira posata ai suoi piedi. Ne rimase sconvolto, ma dopo qualche tempo comprese che gli erano apparse le Muse e che gli avevano donato una lira; la prese, si avviò verso la città e raccontò a suo padre quanto era accaduto…'.
La poesia «Limes», che in latino significa ‘confine’, si ispira all’omonimo racconto di Valerio Massimo Manfredi, come anche la poesia «Alcibiade» prende spunto dal suo racconto «Il vasaio di Acarne». 
La poesia «La legge di Licurgo» si riferisce all'ordinamento che secondo la tradizione il legislatore Licurgo diede alla città di Sparta. Esso era costituito da norme severe, tra le quali l'usanza di lasciare i propri figli maschi intorno all'età di sette, otto anni a vivere per un lungo periodo fuori di casa, nei boschi e in mezzo alla natura; abbandonati totalmente ad una condizione selvaggia, allo scopo di fortificarsi in mezzo ad ogni sorta di pericoli, dovevano provvedere da soli alla propria sopravvivenza. Era loro concesso rubare, e in caso uccidere gli iloti (schiavi spartani) e i perieci (persone libere, ma non cittadini).
Le poesie «Cipride e Ippolito» («La furia di Afrodite» e «I tre desideri») sono una ricostruzione della tragedia «Ippolito» di Euripide.

 

 

 


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