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Stelle di Carta e Strenne di Natale - seconda parte

Argomento: Musica

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 18/12/2016 08:16:06

STELLE DI CARTA E STRENNE DI NATALE

(poesia, libri, arte, musica)

 

(seconda parte)

 

Nell’ispirazione profonda che ci unisce tutti nella musica e nel canto, voglio qui ricordare la bellissima ‘lauda’, tratta da "Il Laudario di Cortona", la più antica raccolta di ‘laude’ che ci sia pervenuta, con la quale nel lontano XIII sec. si dava inizio alla Sacra Rappresentazione della ‘Natività’ nel raccolto dell’Annunciazione:

 

«Da ciel venne messo novello / ciò fo l’angel Gabriello. L’angello fo messo da Dio, / ben començò et ben finio: saviamente, sença rio, /annuntiò lo suo libello. 'Ave Maria, gratia plena, / Dio ti salvi, stella serena! Dio è con teco che ti mena / enn-el paradiso bello.' ‘Come fie quel che tu ài decto? / Nom credo a torto né a dritto, e ben ne posso far disdetto: non cognosco hom, vecchio né fancello. / L’angelo disse: Non temere, / tu se’ a Dio si a piacere, altra madre non vole avere / se non voi, con k’io favello. / Respose la kiara stella: / Io son qui ke so’ su’ ancella, sia secundo la tua favella: / cusì mi chiamo et apello!»

 

È questo uno dei grandi temi che infine entreranno a far parte della tradizione popolare, liturgico-spirituale medievale e che, in seguito, trasfonderanno nel raffinato impianto musicale della ‘Messa pro Nativitate Domini’, il vigore della fede più fervida, in cui l’essere, dimentico della propria solitudine, recupera la seppellita coscienza, per cui la vita è sul nascere veritiera promessa: il dono più grande.

 

“Ogni desiderio nasce, in quanto seme primordiale dello spirito, nel legame con l’essere” - (Rig Veda nell‘ ‘Inno della Creazione’ Indù).

 

Manifestazione di un sentimento profondamente umano, il Natale recupera alla coscienza cristiana l’infanzia edenica del mondo. La sua attestazione è rintracciabile fin negli archetipi del pensiero e si rivela, sopravvivenza stessa di un comportamento mitico, la cui cadenza rituale, prepone al congiungimento del tempo profano al tempo del sacro. È noto come in un tempo ormai lontano, convivessero nella coscienza umana, accanto ai riti propiziatori, alle credenze superstiziose e alle pratiche magiche che circondavano di speciale venerazione e timore riverenziale gli astri, attorno ai quali, i popoli più antichi andavano formulando gli intendimenti dell’esistenza umana. Altresì si cercava nella ‘natura’ quell’intendimento fra il pagano e il divino che avrebbe dato all’esistenza stessa il ‘senso pieno della vita’; alla solitudine del singolo, la complessità dell’insieme di voci che si levano in coro.

 

Gli esempi sono eclatanti se si considera che il racconto del Natale, visto nei suoi molteplici aspetti, è corredato da un apparato testamentario inconfutabile che racchiude in sé, un messaggio d’amore e di orgoglio, in cui il fatto meraviglioso della nascita di un 'bambino', ripete in seno a ogni famiglia l’atto della creazione divina. Il suo contenuto è quindi ‘agio-poetico’, inquanto in esso la storia e la leggenda s’incontrano sul piano stesso del racconto testamentario e della poesia popolare, come pure del canto liturgico e della sacra rappresentazione, così come negli scritti apocrifi e nei racconti orali, negli usi e nei costumi di molte genti diverse che, in qualche modo, condividono la stessa fede e la stessa speranza, sotto l'egida di quanto ormai da sempre io stesso che scrivo vado professando: “affinché nulla vada perduto”, al fine che "d'ogni cosa si conservi memoria".

 

¶ Due sono le segnalazioni che mi vengono alla mente e che riguardano esempi diversi e consequenziali di uno stessa ‘lauda’, quel “Canto delle Creature” (1224) attribuito a San Francesco d’Assisi che ancora oggi delizia il nostro cuore. Il primo, contenuto nell’album “Danza d’Amore” www.newsounds.it. è cantato ed eseguito alla 'tampura' (sorta di liuto indiano) da Amelia Cuni, realizzato con l’accompagnamento di un folto gruppo di strumentisti orientali e occidentali qui riuniti in un virtuale ‘abbraccio’ delle divese culture e tradizioni. Il secondo è tratto dall’album “Infinitamente Piccolo” www.emimusicitaly.com realizzato da Angelo Branduardi su musiche originali dello stesso e testi elaborati da Luisa Zappa. Un ‘incontro’ delicato e altrettanto gioioso che restituisce a questo testo intimistico tutta la bellezza della semplicità che l’ha ispirato.

 

¶ Anche se Giorgio Federico Ghedini (1892-1965) viene ricordato soprattutto per le composizioni di grande respiro sinfonico, la musica sacra occupa un posto di tutto rispetto nell’ambito dell’intera sua opera. Inoltre al ‘Credo di Perugia’, la ‘Lectio Jeremiae Prophetae’ e il ‘Cocerto Spirituale’ solo per citare alcuni esempi, esiste anche una produzione per ‘coro a cappella’ che in gran parte viene riproposta per la prima volta in questo disco di "Canti Sacri". Attraverso i quali, pur nella loro semplicità, il compositore ricupera il senso polifonico degli antichi maestri italiani, ai quali egli più spesso si richiamava, nutrendo però le sue opere di uno spirito moderno, asciutto e mai ridondante, differenziandosi nettamente da qualsiasi genere di ‘imitazione’ o di mero esercizio classico.

 

Questo disco di “Canti Sacri” per l’Ensamble Vocale Tangram (Tirreno GruppoEditoriale) rappresenta una ‘chicca’ per appassionati e non del vocalismo italiano. L’Ensemble Tangram diretto dal M.° Giovanni Grimaldi e formato da elementi provenienti da una lunga esperienza di canto corale, si propone di esplorare, salvaguardando l’aspetto filologico, il vasto repertorio della musica corale da camera, dedicando particolare attenzione al repertorio contemporaneo. Interessanti i brani proposti, a cominciare dal mottetto “Hodie Christus Natus Est”, diversi “Responsori”, “Ave Verum” e la bellissima “Maria Lavava” di cui non si tova traccia in altre raccolte r che qui di seguito vi ripropongo:

 

«Maria lavava, Giuseppe stendea,

suo figlio piangea dal freddo che avea.

Sta zitto mio figlio che adesso ti piglio.

Del latte t’ho dato, del pane ‘un c’è.

La neve sui monti cadva dal ciel,

Maria col suo vel copriva Gesù.» (tradizionale)

 

Un significato alto, intrinseco della maternità, con il quale si consacra il segreto nascere alla vita ad un’antica promessa di eternità, che da sempre avvolge la 'Natività' di un alone di luce, il cui abbagliante splendore, prevarica la misteriosa opacità della storia. La celebrazione del Natale officiata dal calendario liturgico, risponde, infatti, allo scandire del ‘tempo della festa’; tempo in cui l’umano intendere si fa interprete delle cose divine e si determina il naturale essere del mondo. Una festa contemplativa e poetica, devozionale ed esultante, che al di là dell’apparente semplicità, accoglie in sé esperienze acculturatrici diverse, che hanno contribuito alla sua secolarizzazione.

 

¶ Ascoltare oggi Franco Battiato in versione ‘mistica’ può non sembrare una rivelazione, pur tuttavia l’ascolto della “Messa Arcaica” nella forma della ‘messa’ cantata come doveva essere all’origine in latino maccheronico, formata da ‘Kyrie’, ‘Gloria’, ‘Credo’, ‘Sanctus’, ‘Agnus Dei’, coglie l’effetto di un recupero post-moderno che si aspettava da tempo. Infatti l’insieme dei suoni e delle voci raccolte in questo disco sono coadiuvate da passaggi per tastiere e computerizzazioni proprie dellìelaborazione elettronica del Battiato migliore, senza però l’eccesso di una minimalizzazione eccessiva. Franco Battiato vi appare in quanto voce recitante; e inoltre Akemi Sakamoto mezzosoprano, Athestis Chorus diretto da Filippo Maria Bressan, con l’orchestra de I Virtuosi Italiani diretti da Antonio Ballista e Carlo Guaitoli al pianoforte.

 

¶ “Nottes de Incantu” è una raccolta del meglio di Maria Carta, (CD/2 recording Arts 50-03, 2005) la stupenda interprete della canzone sarda e non solo. Ricordare qui la “sua voce d’incanto” è per me occasione d’orgoglio e dichiarazione d’amore per la sua terra d’origine: la Sardegna. In questo splendido album la cantante si cimenta in alcuni brani dedicati al Natale, come le bellissime “Ave Maria” in latino, “Ave Mama ‘e Deu”, nonché quell’ “Ave Maria Catalana” che la fece conoscere al pubblico più vasto del continente; inoltre alle più conosciute “Ninna nanna” e “Ninna Nanna ‘e Nadale” e “Su Pizzineddu” che con il suo amoroso messaggio ancora oggi allieta la notte di Natale nell’Isola.

 

"Che cosa è tutto quanto gli uomini han pensato in millenni, di fronte a un solo istante di amore? È pur la cosa più perfetta, più divinamente bella della natura! Colà guidano tutti i gradini sulla soglia della vita, di là veniamo, colà andiamo!” (F. Hölderlin).

 

¶ “Luna crescente” [sacrarmonia] è un album della cantante italiana Antonella Ruggiero (2001). Un disco classico, ovvero un disco che contiene brani del repertorio classico. Infatti gli arrangiamenti scorrono veloci e molti brani richiamano le culture di vari paesi del mondo: Kyrie (missa Luba - dal repertorio africano), Gloria (misa criolla - dal repertorio argentino); oltre ad una famosissima carola natalizia della tradizione anglosassone (God rest you merry gentlemen). Nell'album anche 2 pezzi inediti: "Occhi di Bambino" scritto da Antonella e Carlo Cantini e "Notte" di Sebastiano Cognolato. Un moderno "Sanctus" scritto da M. Colonna e L. Bigazzi e "Lo frate Sole", pezzo della tradizione francescana, scritto da A. Rossi. All'interno del disco, oltre al repertorio classico/sacro, sono presenti inoltre 2 brani tratti da “Libera” (primo disco di Antonella): "Corale Cantico" e "Il Canto dell'Amore", inoltre a un pezzo del repertorio natalizio della tradizione cristiana: "Adeste fideles", dove la voce di Antonella arricchisce questo bellissimo brano e fa emozionare l'ascoltatore.

 

In questo viaggio intorno al mondo la cantante è accompagnata musicalmente dagli Arkè Quartet e fa seguito a tutta una serie di concerti classici portati nelle più belle chiese e teatri antichi di tutta italia e del mondo. Un disco dalle sonorità nitide ed essenziali, registrato in modo perfetto, con Antonella che presta la sua voce in modo delicato e cristallino. Il Gruppo di realizzazione vede Antonella Ruggiero – voce e percussioni impegnata nel canto, Ivan Ciccarelli alle percussioni, Carlo Cantini alle percussioni e violino, Enrico Guerzoni al violoncello. Ed eccoci giunti a “Cattedrali” (2015) il più recente album di Antonella Ruggiero, pubblicato dalla Liberamusic e distribuito dalla Sony Music.

 

L'album è stato registrato in sedute diverse nella Cattedrale di Cremona durante il concerto del 24 Ottobre 2014. In prevalenza vi sono brani eseguiti per voce ed organo, suonato dal Maestro Fausto Caporali, ad eccezione di alcuni che vedono la partecipazione straordinaria del Coro della Cattedrale di Cremona e del Quartetto d'archi Bazzini. I brani, tutti rigorosamente ‘classici’ legati al repertorio più intimamente religioso insieme ad altri più tradizionali come “O Sanctissima” e “Deus ti salvet Maria”, indubbiamente tra i più belli in assoluto che la straordinaria voce della cantante talvolta rende sublimi.

 

Numerose sono le invocazioni alla Madonna più antiche insieme ad altre a noi più vicine nel tempo: “Ave Maris Stella I” (Mark Thomas), “Ave Maria (Giulio Caccini), “Pie Jesu” (Gabriel Fauré), “Ave Maria II” (Fabrizio De André), “Ave Maria III” (Franz Biebl), “Panis Angelicus” (César Franck), “Ave Maris Stella II” – 4:54 (Christopher Weirich), “Ave Maria IV” (Charles Gounod), “Ave Maria V”(Franz Schubert), “Corale Cantico” (Roberto Colombo, Antonella Ruggiero, Daniele Fossati). Di straordinario impegno ma anche di elegante bellezza armonica risultano le introduzioni elaborate dal M.° Fausto Caporali come ‘introduzione’ ad alcuni brani esemplari: “Introduzione a De Andrè”, “Introduzione a Gounod” e, non in ultima, la bellissima introduzione alla “Missa Criolla” di Ariel Ramirez dalla quale la bravissima Antonella Ruggero interpreta “Kirie” e “Agnus Dei”.

 

Ma Natale oltre ad essere una festa religiosa è anche una festa di luci, di colori, di canti, in cui l’avvicendarsi delle singole voci, introduce all’esultanza corale, comunitaria; onde un insieme di voci riunite dal ‘corpus’ iniziatico della tradizione si esprime in preghiere e inni sacri, laudi e oratori che si rivelano parti integranti di quel messaggio intelligibile, proprio del sacro. Un messaggio di pace e d’amore ma anche di fratellanza e solidarietà che giunge da ogni parte e da molte genti, che va oltre il significato escatologico della narrazione e che rimanda ai capitoli successivi di quella ‘storia universale’ che noi tutti stiamo scrivendo. Cantiamolo insieme, dunque, questo ‘Natale’ che meglio protende all’esultanza. Se è vero che la favola esalta la propria funzione nel ruolo catartico del mito, la tradizione costituisce il terreno della sua crescita, antepone alla storia il ‘nunc et semper’ del meraviglioso.

 

¶ E che c’è di più ‘meraviglioso’ della voce di Mina che travalica le stagioni e le generazioni per presentarci questo omaggio “Dalla Terra” (PDU/Sony 2011), inclusivo di 12 brani ripresi dalla tradizione e tra i più belli del repertorio classico che va dal XIII al XIX secolo, rielaborati e arrangiati da Gianni Ferrio, Marco Frisina, Danilo Rea, Andrea Braido ed eseguiti con l’accompagnamento dell’Orchestra Roma Sinfonietta e dal Coro della Shola Gregoriana del Duomo di Cremona diretto da Massimo Lattanzi. Tutti i brani contenuti nell’album hanno una origine classica ripresa dalla tradizione: “Magnificat” su testo tratto dal ‘Vangelo di Luca’; “Voi ch’amate lo criatore” dal ‘Laudario di Cortona’; “Memorae” attribuito a San Bernardo da Chiaravalle; “Quando corpus morietur” tratto dallo “Stabat Mater “ di G.B. Pergolesi; “Omni Die” di anonima del XII sec.; “Quanno nascette Ninno” di San Alfonso de’ Liguori; “Nada te turbe” su testo di Santa Teresa d’Avila; “Veni Creatur Spiritus” dalla liturgia di pentecoste; “Pianto della Madonna” di Claudio Monteverdi; “Dulcis Christe” di Michelangelo Grancini (XVII sec.); “Qui presso a Te” di anonimo del XIX sec.; “Ave Maria” di Charles Gounoud.

 

Sebbene non tutti i brani possono risultare ‘sublimi’ come sempre ci si aspetta da Mina, va detto che la sua voce cristallina e perfetta così come l’ha conservata nel tempo riesce ancora oggi a stupire anche per la sua duttilità nelle diverse lingue e inflessioni dialettali contenute nei testi. Una grande voce per un continuo‘poema’ che ‘Dalla Terra’ si leva per restituire alla memoria il nostro inquieto vivere davanti alla rivelazione di … “tutto ciò che è religioso e che presuppone al divino (..) che può contenere allusivamente solo come un frammento o una ripetizione di qualcosa di più grande.” (K.Kerényi – ‘Una lezione di vita’).

 

Andiamo dunque incontro al meraviglioso senza indugio e portiamo i doni che la natura e il buon Dio ci regalano ogni giorno, e che si rallegri la festa intorno alla tavola imbandita, e che siano scintillanti le candele accese affinché ognuno gioisca, come il ricco così il povero, della propria fede. Riscopriamo, per quanto ne concerne, la strada che porta all’ospitalità, alla cordialità degli incontri, alla genuinità del mondo contadino, lontano dalla caotica tracotanza metropolitana e dall’inpudenza della connessione tecnologica, per gioire ancora della vita salubre all’aria aperta, alloggiando dovunque negli agriturismi, facendo escursioni montane e passeggiate nei campi, e perché no, facendo vacanze culturali alla scoperta dell’architettura rurale dei tanti piccoli agglomerati urbani distribuiti sul territorio e, ancora, godere di paesaggi naturali unici al mondo.

 

¶ Acciò, una guida ‘panoramica’ delle diverse località si rende necessaria alla scelta di dove andare, fermarsi, pernottare, trovare le ‘osterie’ contadine, i ‘prodotti’ artigianali autentici ecc. Ve ne sono per ogni tasca e per ogni necessità, anche gratuite; come ad esempio quella del Gallo Rosso per la regione Alto Adige – Südtirol da richiedere direttamente sul sito www.gallorosso.it più che utile per conoscere da vicino l’autentica vita al ‘maso’ il cui motto, qui lo ricordo, è “Venire come ospite … partire come amico”. Qui avrete la possibilità di conoscere il modo di vivere l’autenticità con cui la famiglia contadina – giorno dopo giorno – coltiva i propri campi e lavora i propri prodotti in un’atmosfera familiare segnata da emozioni pure e incontri cordiali, dimenticare lo stress quotidiano per assaporare vero riposo e tranquillità. Si tratta di piccole guide turistiche “Vacanze diverse”e opuscoli maneggievoli “Masi con gusto. Guida ai sapori contadini” che illustrano ad esempio come affrontare i piaceri della tavola del ‘mondo’ altoatesino, con testi avvincenti sulla cucina tipica di questa regione, sulla storia e posizione geografica dei masi e delle osterie, le specialità da gustare e i consigli per interessanti escursioni.

 

“Se nell’anima prendon vita i misteri d’amore, è il corpo che, come un libro li contiene…” (J. Donne)

 

Ed a proposito di libri tante sono le novità che fare una selezione diventa sempre più difficile, soprattutto per chi come me possiede un’attiva curiosità per la cultura in genere e si mantiene informato scartabellando cataloghi, sfogliando riviste, consumando Lp/CD, collezionando cinema, leggendo libri e scrivendo articoli per la carta stampata e per il web, al dunque diventa sempre più un’impresa folle. Da sempre si dice: “Non di solo pane (soprav)vive l’uomo”, onde per cui qualcuno dice che tra le altre cose non mi zittisco mai, ma non è così, al contrario passo molto tempo ad ascoltare gli altri, perché c’è sempre da imparare e lo stare in silenzio (quando gli altri non parlano a sproposito) è quanto di più ho appreso nella vita. Non è forse detto che nel silenzio …

 

¶ Carlo Sini, 'Il gioco del silenzio' – Mimesis 2013

«È ..nel silenzio e dal silenzio che l'io, il mondo e la parola emergono, tra loro originariamente uniti. Così come il mondo non è mai davanti a me, ma sempre mi circonda e mi attraversa, così come non faccio che vedere il mondo provenendo dal cuore del mondo, altrettanto accade alla parola. Essa non parla se non dal silenzio del mondo e del silenzio del mondo: quel silenzio che la parola custodisce e reca in sé; quel silenzio che è così raro e difficile saper ascoltare. Sembra allora giusto dire che la virtù prima del filosofo non è la parola, bensì l'ascolto, non è la ragione espressa, ma la domanda silenziosa con il suo carico di angoscia e di stupore.»

 

¶ Mario Brunello, “Silenzio” Il Mulino 2014 “Silenzio” di Mario Brunello è un picolo ‘gioiello’ di libro per i suoi contenuti ‘altisonanti’, passatemi l’aggettivo, poiché si tratta di un testo sulla musica o meglio, sulla poesia della musica che s’annida negli spazi che dividono le parole, di rigo in rigo, a formare un unico pentagramma ricco di notazioni d’autore. Ancor più, a dar forma a un unico spartito sinfonico, dove incontriamo Bach, Beethoven, Mozart, Schubert, Schoenberg, Hindemit, Cage, Kancheli attraversdo un excursus che dal passato (relativo) giunge fino alla musica contemporanea (relativa all’oggi che sarà il nostro domani). Straordinarie sono anche le acute osservazioni/variazioni sul tema che conducono la ‘musica’ al verticalismo poetico della montagna nella citazione a Rigoni Stern. Nonché l'altra riferita ad Albert Einstein: “La più bella e profonda emozione che possiamo provare è il senso del mistero, sta qui il seme di ogni arte, di ogni vera scienza” e che, per quanto la scienza dichiari il contrario, richiama alla religiosa osservanza del creato, a quel mistero che ha un solo nome ‘Dio’.”

 

¶ “Mario Brunello: Poetica del Silenzio” articolo di Giorgio Mancinelli – in www.larecherche.it «Da musicista - scrive il violoncellista - ho scoperto il silenzio in un momento ben preciso della mia vita, quando (..) con la complicità del silenzio trovai spazi e modi diversi di attaccare e concludere il discorso musicale. E le pause, le pause che avevo inteso come semplici momenti per riprendere fiato, divennero in quel silenzio i punti cardine dai quali partire con le nuove idee. (..) Scoprii il potere del silenzio. (..) Anche per un musicista l’assenza di suoni può rappresentare ispirazione e vera e propria musica per le orecchie. (..) Non un silenzio qualunque, ma quello in cui la musica si forma, prende vita e diventa arte.» «Talvolta all’interno di una specie di luogo in cui non ci sono, in cui, per l’appunto domina il silenzio che permette però al musicista di entrare, di essere segnato. E così nasce la musica. Il suono si sistema in quel silenzio. Ecco allora la ricerca di luoghi dove il silenzio è d’oro, dove esso prospera e viene rispettato, come una montagna o un deserto. Persino però in un mercato caotico pieno di colori, di parole e di forme, il musicista trova il suo silenzio e lo trasforma in qualcosa di portentoso: «È un silenzio che sta anche intorno ai suoni, un silenzio che è ‘liquido amniotico’, dà vita e ne fa riconoscere e individuare il (suo) senso profondo.» Non posso qui trascurare l’altro accostamento che l’intuitivo Brunello fa con i ‘luoghi’ della sua ricerca musicale:

 

«Se il luogo è puro spazio, il silenzio si fa ascoltare, ci accompagna e non ci lascia soli.»

 

E che dire dell’architettura che si inserisce in certi luoghi?

L’esempio colto di Brunello prende come riferimento i ‘luoghi’ ricreati di Mario Scarpa. Credo (modestamente parlando dell’argomento) che a tutt’oggi non c’è architetto che abbia compreso il suono e la poesia che attraversa (cioè s’innesta senza corrompere) certi ‘luoghi’ come in Scarpa. Non c’è creazione in architettura che possa stare al pari per ‘immersione nel silenzio’ alle solitudini poetiche di Mario Scarpa nel re-interpretare quell’ “infinito” leopardiano che solo ci riempie d’immenso:

 

«La natura – scrive ancora l’autore – insegna a ‘sentire’ il suo e il nostro silenzio (interiore), ma insegna anche ad ascoltare la musica degli uomini e ad arricchirla con il suo silenzio.» Allora ecco che la citazione iniziale accolta in questo scritto ben rende il sentimento di quanto molti altri scrittori hanno precedentemente fatto, cioè dare una propria definizione del silenzio. È quanto anche Mario Brunello si accinge a fare in chiusura del libro, citando Musil, Dante, Calvino, Rigoni Stern, Piano,Okakura, Ryonen, Szymborska che in “Le tre parole più strane” poeticamente parlando si lascia dire: «Quando pronuncio la parola Silenzio, lo distruggo.» Del resto ogni nostra aspettativa è immersa nel ‘silenzio’, vedi l’attesa, la spiritualità, l’intimità della preghiera, l’incredulità o la fede, l’afflato dell’arte, la riflessione filosofica, l’ozio dei sensi ecc. Nulla di più vero se lasciando la parola a Saint-Exupry apprendiamo che: «Lo spazio dello spirito, là dove esso può aprire le sue ali, è il silenzio.»

 

Al dunque, dobbiamo solo re-imparare a porgere orecchio all'ascolto, ad ascoltare immersi nei rumori di fondo: «Un rumore, quando è isolato nel silenzio, è un evento che in genere crea interesse e sveglia la curiosità» - scrive Brunello, aggiungendo «Ogni rumore ha la sua ragione di esistere e molte volte, attraverso il rumore, anche le cose si esprimono.» Potremmo non essere d’accordo ma è così che accade, e non possiamo esimerci dal considerare che allora anche la musica potrebbe essere rumore mentre, come il grande Shakespeare insegna: “tutto il resto è silenzio”.

 

Discografia di Mario Brunello: “Violoncello and” – EGEA 2009; “Odusia” – EGEA 2008; Bach - “Concerti Brandenburghesi 1-6” direttore Claudio Abbado - 2008; Bach - “Sei suites per violoncello solo” con Antonio Pappano - EGEA. Ed altre incisioni, moltissimi altre, dedicate ad autori come Vivaldi, Beethoven, Sollima, Villalobos, Jobim, Brahms, Chopin, Samti, Dvorak .

 

Ma solo adesso mi accorgo che l’orologio inesorabilmente continua a segnare il tempo che passa e che Natale s’avvicina. Lancio uno sguardo al calendario ed è già il 16 Dicembre e non ho ancora espresso alcun desiderio come si conviene, non tanto quello di aspettarmi qualche regalo inatteso, quanto di veder realizzato quel desiderio recondito che mi libera dai preconcetti, dai limiti del quotidiano pensare, da tutto ciò che opprime i sentimenti di pace e di libertà cui pure tutti aneliamo:

 

«Desiderare – scrive Igor Sibaldi filosofo e filologo della modernità – è un atto bellissimo, viene dalla parola ‘sidera’ cioè ‘stelle’ e significa letteralmente: accorgersi che nel tuo cuore c’è qualcosa di più di quel che, per ora, le stelle stanno concedendo all’umanità.» (“ll mondo dei desideri” - Edizioni Tlon 2016).

 

Il cui messaggio è di non smettere mai di desiderare, di perseguire nella nostra missione di argonauti impegnati nella ricerca della ‘poesia del tempo’ … anche per ciò noi:

 

“Non finiremo mai di cercare / E la fine della nostra ricerca / Sarà l'arrivare al punto da cui siamo partiti / E il conoscere quel luogo per la prima volta.” (T. S. Eliot, “Four Quartets”)

 

Prima di lasciarci voglio qui ricordare un grande poeta italiano del novecento, Giuseppe Ungaretti, al quale devo l’aver ritrovato in questi anni il ‘senso’ intrinseco del Natale, delle cose buone che mi legano alla famiglia, ai bei ricordi sempre vivi, alle fantasticherie giovanili, alla quiete e alla pace ritrovata:

 

“Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade Ho tanta stanchezza sulle spalle Lasciatemi così come una cosa posata in un angolo e dimenticata. Qui non si sente altro che il caldo buono. Sto con le quattro capriole di fumo del focolare”.

 

(continua)


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