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Dannate ideologie

Argomento: Politica

di Angelo Ricotta
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Pubblicato il 27/01/2018 13:04:08

Fascismo, Nazismo, Comunismo. La condanna di queste ideologie non può che essere totale anche da parte di una persona comune, come me, che conosce i fatti non per diretta esperienza o indagini personali ma solo attraverso la narrazione di altri. Non ci vuole molta riflessione per capire che, al di là di qualche dettaglio di parte, queste ideologie hanno prodotto il massacro di milioni di persone e danni che si riverberano fortissimi ancora adesso. Questi danni stanno incidendo così profondamente nella cultura attuale che rendono impossibile un dibattito razionale su temi che pure sarebbero di estrema importanza. Così ognuno si chiude nella propria gabbia, rifiuta il dialogo e combatte l'altro a furia di slogan. Naturalmente da questa battaglia escono vincitori, momentaneamente, le persone di potere, quelle che hanno in mano leve politiche, economiche, culturali e informative. Ma è una vittoria di Pirro che lascia sul campo solo macerie che non agevolano, anzi ostacolano, la soluzione dei problemi. E alla lunga li peggiorano notevolmente. Perché non si può continuare a far finta che i problemi non esistano. E non si può neanche continuare a sbandierare gli spettri del passato per impedire la discussione su certi temi. Ad esempio sul tema della massiva immigrazione che sta mettendo in crisi l'Italia. Non si possono liquidare come razzisti, fascisti e nazisti (chissà perché non comunisti) tutti coloro che sperimentano questa immigrazione come nociva. Continuare a fare stancanti paragoni, per me sbagliati, con la nostra emigrazione esterna ed interna. Alla fin fine a me e ai miei figli interessano solo l'oggi e il domani, ed entrambi sono a forte rischio per il comportamento, come minimo sconsiderato, delle persone di potere. E che dire della polemica sulle razze e le etnie? Ci si vuole persino impedire di usare parole e concetti liberamente, additandoci, ancora una volta, come razzisti tout court. Si vuole condizionare la scienza al politicamente corretto per cui non si può più parlare di differenze genetiche e si arriva a definire "razza umana" quella che è invece, correttamente, "specie umana", e si associano questi temi, subdolamente, all'Olocausto per spegnere qualsiasi differente opinione. Il risultato è che i giovani vengono confusi dall'irrazionalità di queste repressioni del pensiero e al meglio, disgustati, si ritraggono dal dibattito culturale e politico. Oppure, per protesta, sposano acriticamente proprio quelle ideologie che vengono paventate in associazione a delle questioni che nulla hanno a che vedere con esse. Insomma sarebbe come proibire l'uso del coltello perché potrebbe uccidere. Ma pare che le finissime menti dei repressori del pensiero non riescano a capire l'analogia.


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