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L’uomo che ride, seconda parte.

Argomento: Società

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 16/04/2018 10:09:12

L’UOMO CHE RIDE: Ovvero, in che cosa consiste il risibile.
(seconda parte)

Si è già parlato del “tipo psicologico” interno (a noi stessi), ed esterno (gli altri), senza tuttavia aprire una finestra (oggi si usa dire così), sugli aspetti linguistici che fanno del ridere un vero e proprio etimo della nostra vita. Vogliamo chiederci cos’è questa vita umana? “È davvero giusto chiamarla vita, se ne togliamo il piacere di un riso pieno di allegria?” (Erasmo da Rotterdam “Elogio della follia”).
Non a caso, o, guarda caso, l’uomo che ride può essere così aggettivato: ridente, allegro, ameno, lieto, gioviale, giocondo, brioso, gaio (nel senso di gay?); oppure pensate: lepido, arguto, ridatello (nel senso di scimunito?), ridanciano, spiritoso, sorridente, sereno, vivace, vispo (nel senso di vivo e vegeto?), fidente, fiducioso, aperto (in che senso?).
C’è poi chi non ride, come il ghignante, il sogghignante (che non ride per nulla), lo sghignazzante (che ride troppo e si copre spesso di ridicolaggine). Pensate, c’è il cachinno che viene da chiedersi se è chi si caca addosso dalle risate? Invece niente affatto, proviene dal latino “cachinnus” e sta per chi ride smoderatamente e beffardamente. Passiamo dunque ai modi del ridere.
Si può ridere in modo così detto “figurato”: a scroscio, oppure in modo molto figurato, di schianto, a scoppio, con fare solleticante, con convulsione, con singulto; e anche ridacchiare, sghignare, sgrignare (cioè arrotando i denti), sbellicarsi, scompisciarsi, smammolarsi, smammarsi, nel senso di: tenersi la pancia, stringere le mascelle, (in senso di ganasce), e forse spisciandosi, (nel senso di pisciandosi addosso), farsi matte risate, crepare dalle risa, sbracarsi dalle risa, ridere a crepapelle, e ridere a crepapancia.
Eccolo, è lui, “l’uomo che ride” a fior di labbra, a mezza bocca, di nascosto, di sottecchi; colui che deride, che mette in ridicolo, che schernisce.
Diffidate gente, diffidate!
Dunque, eccoci giunti al ridere ridicoloso, che si copre di ridicolo e che nasconde non poche curiosità linguistiche, che vanno dal buffo, bizzarro, burlesco (clown e clownerie), al goffo (Rigoletto, Gargantua, Sancio Panza), e pensate, al grottesco (il Gobbo di Notre Dame). Ed anche al ridevole, visibile, umoresco (personaggio da barzelletta); brutto (che pian piano si avvicina al suo contrario), come falso, che per similitudine si confà all’essere comico, arguto, spiritoso e quindi alla caricatura e alla parodia, che trova i suoi equivalenti nelle tipiche figure del teatro popolare (atellane), nelle Sacre Rappresentazioni (Sacramentales), e infine nelle maschere del Teatro dell’Arte.
Ecco allora zimbello, buffone (di corte), sgorbio (che mette alla berlina tutte le anomalie e le menomazioni umane), pagliaccio, fino ad Arlecchino, arlecchini sta, arlecchinesco, dalla maschera indossata dal personaggio di tante commedie teatrali, un modo per aggettivare un individuo e il suo comportamento.
Infatti, è detto anche, burattinesco (dal Teatro dei Burattini, all’Opera dei Pupi); e farsesco (appunto da farsa), oppure comico (intrinseco della comicità); carnevalesco (da “carnevale” che richiede una considerazione a parte). Ed anche pulcinellesco, derivato da Pulcinella (maschera complessa che riassume aspetti diversi della psicologia umana, per la quale rimando a un futuro intervento sulla “maschera e il volto” che mi auguro riesca a fare in proseguimento).
La maschera di Pulcinella è qui usata per introdurre i vari stati d’animo che manifestano il riso e il ridere più in generale, come l’intrinseca umanità, l’insostenibile leggerezza, la stoltezza bonaria, l’implicita filosofia del quotidiano, la subordinazione alle esperienze della vita: l’inestinguibile speranza che regna nell’animo umano.

Si dice: il riso abbonda sulla bocca degli stolti.

Tuttavia, il riso, o meglio il ridere di per sé, può essere un connettivo tra il troppo serio e il faceto, e cosa incredibile da credere, può essere aggettivato come meglio si crede: da amaro, a forzato, a compassionevole, a beffardo, in modo canzonatorio, e perché no, represso, domato, vinto, soffocato, contenuto, annacquato, cattivo, dispettoso, mefistofelico (da Mefistofele), satanico (da Satana), e comunque diavolesco.
Oppure: leale, franco, libero, spinto, schietto, genuino, grasso, grazioso, irresistibile, aperto, vezzoso, limpido, ironico, sarcastico, sardonico, mordace, osceno, licenzioso, artefatto, insincero, ipocrita, sciocco, insipido, cretino; e ancora: moderato, misurato, discreto, temperato, rumoroso, sonoro, stolido, scomposto, disordinato, sguaiato, sconveniente, sconclusionato, smodato, sgangherato, eccessivo, spappolato, stiracchiato, sprezzante.
Il che può significare tutto e il contrario di tutto, il significato e il significante, ed anche usato in luogo di verbalizzazioni indicative e concettuali, come: ridere, ridacchiare, sorridere, ghignare, sogghignare; ed anche eccitare, muovere, suscitare, indurre, scoppiare, frenare, trattenere, reprimere, vincere, tenere, mordere (la lingua), scappare, morire, crepare (dalle risate). Va detto, e forse non lo credevate possibile, ma queste sono solo alcune attività connesse con il ridere e tante altre ve ne sono che nell’impossibilità di elencarle tutte, rimando (per chi fosse interessato a saperne di più), al volume “Il Riso” di Henri Bergson, Nobel per la Letteratura.

Ridete pure, non sogghignate, che il ghigno può essere nefasto.

A dirlo è Victor Hugo il cui romanzo “L’uomo che ride” il cui nome è Gwynplaine, rivela una terribile deformazione del viso che sembra una perenne risata, e può essere considerato il simbolo dell'uomo che è costretto a mostrarsi felice pur soffrendo interiormente, per colpa di una società che ne deforma l'intelligenza e ne mutila la ragione. Nel 1940 ne fu tratto un famoso fumetto dal disegnatore Bob Kane e dallo scrittore Bill Finger i quali, utilizzarono il ritratto che Conrad Veidt aveva dato di Gwynplaine come ispirazione per la loro creazione di Joker, la nemesi di Batman. La somiglianza tra Gwynplaine e Joker è esclusivamente visiva: Joker riprende il fisico slanciato di Veidt e il suo sorriso grottesco. “Batman: L'uomo che ride” (Batman: The Man Who Laughs, 2005) è anche il titolo di una storia a fumetti che rielabora il primo incontro tra Batman e Joker e, inoltre, il nome di un personaggio della serie “Ghost in the Shell: Stand Alone Complex” creata da Masamune Shirow. Ma già il cinema si era impossessato del personaggio di Gwynplaine nel 1909, col film dal titolo omonimo “L'uomo che ride”, film francese del 1909 del quale non si hanno più copie. “Das grinsende Gesicht” è invece il titolo del film tedesco del 1921 diretto da Julius Herzka. Altri due film furono tratti dalla medesima opera e sono: “L'uomo che ride”, del 1928, realizzato dal grande Paul Leni, e ancora: “L'uomo che ride”, il film italiano del 1966 diretto da Sergio Corbucci che adattò la vicenda nell'Italia di Lucrezia Borgia.
Vi è piaciato?

Vi chiederebbe il maestro della satira Petrolini, dal palcoscenico del comico mondo in cui viviamo, parlando di Harold Lloid, Ridolini, Stanlio e Onlio, come pure dei Fratelli Marx, Woody Hallen; e perché no di Charlie Chaplin, Totò, Federico Fellini, Dario Fò; ma anche dei De Rege, i Piccolini, Albero Sordi, Macario, De Filippo, Aldo Fabrizi, Bice Valori, Paolo Panelli, Roberto Benigni, solo per citarne alcuni, e di tutti gli altri, tutti quelli che abbiamo conosciuto nel corso degli anni. E che, sicuramente, adesso se la ridono di questo folle mondo che non sa più ridere. Che ha perso l’occasione e il piacere di farsi una sana “matta” risata.

Giunti al dunque, la risposta alla domanda di Petrolini, non può che essere una sola: "ridere, ridere, ridere che ridere fa bene allo spirito".

E voi, che aspettate a battere le mani!

L’UOMO CHE RIDE: Ovvero, in che cosa consiste il risibile.
(terza parte).

'e risi

dei giorni miei passati
e mentre che ridevo
m’accorsi che pur piangevo
del lungo mio vagare
poi guardandomi d’intorno
stupito me vidi forestiero
quando d’un tratto voltommi
indietro' (GioMa)


(continua)





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