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Momenti d’Autunno / 1 foglie, musica,castagne, vino e libri

Argomento: Libri

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 18/10/2019 05:43:56

Momenti d’Autunno / 1
(..foglie ingiallite e buona musica, castagne arrostite, vino e pagine di libri).

‘fluf’
(..spostamento dell’aria nel voltare pagina)
soffio interstiziale d’avvio
ab initio fino alla fine di un libro
afferente al verso sciolto
come alla frase di un componimento in prosa
libero e arbitrario
dell’immaginale contenuto in ogni trama

«Alcune sere fa, procacciatami una bracciata di legna, rimisi in attività un vecchio camino di casa. Dopo che la stanza si fu convenientemente riempita di fumo e di frammenti bruciacchiati di carta, che svolazzavano qua e là come folletti, le legna cominciarono ad ardere e a riscaldare; trascinai una poltrona innanzi al camino, mi ci accomodai nel miglior modo possibile, e mi abbandonai alla mia lettura preferita …»
È questo l’inizio del ‘prezioso’ libricino di Gino Doria (*) dal titolo assai programmatico: “Sogno di un bibliofilo”, ripescato nella bacheca d’angolo della libreria, tra quelli più vecchi e nuovi, meno in vista e, chissà perché, tenuti in minor conto, sebbene tra essi figurino autori di pregio, editori un tempo stimatissimi, e non in ultimo di buona fattura tipografica.

Fra i quali, sono di sicuro spicco un Seneca (*) tratto dai “Dialoghi” afferente al ‘Tempo’ in cui ci invita a «..non sprecarlo, a tenerlo ben stretto, tutto per noi. Ma dissipiamo ogni ambiguità, […] appropriarsi del tempo significa acquistare libertà e indipendenza, vivere senza falsità e compromessi, meditare su ciò che si è.» Una copia della “Divina Commedia” (*) in formato estremamente ridotto, edita da Hoepli con postille e cenni introduttivi.
Un “Hortulus Litterarum” ossia ‘Magia delle Lettere’ di Paolo Santarcangeli (*), una divagazione e venticinque variazioni sui segni, sui significati e sui simboli ideografici. Seguito dal “Taccuino del fortuito e del non detto” di Guillaume Apollinaire (*) fedele e segreto in cui custodire nel tempo gli appunti presi secondo le circostanze e le opportunità, raccolte con nonchalance.
Nonché una “Guide a l’usage d’un voyageur en Italie” di Stendhal (*), nel quale è detto : «Quali sono i piaceri di un Viaggio in Italia? Almeno sette: respirare un’aria dolce e pura; vedere paesaggi superbi; vedere belle chiese; vedere dei bei quadri; vedere belle statue; sentire della buona musica e ‘to have a bit of a lover’, (in inglese nel testo), corrispondente a ‘farsi corteggiare’».

Nell’attesa di tirar fuori dal fuoco le prime castagne che scoppiettano e lanciano nell’aria il loro profumo, affondo le dita nella ciotola ricolma di uvetta e pinoli che di tanto in tanto porto alla bocca, così, un modo per ammazzare il tempo, mentre fuori … beh, fuori il tempo lascia un po’ a desiderare, s’ode in lontananza l’abbaiare di un cane.
Il piano in sottofondo ripete in musica “Les sons et les parfums tournent dans l’air du soir” di Claude Debussy (*), un suono alquanto moderato che si ripete nel “Feuilles mortes” (*) lento e malinconico che accompagna il cadere delle foglie gialle e rosse che osservo attraverso la portafinestra aperta che dà sul cortile. L’odore che emerge dalla terra mi fa pensare che forse arriverà la pioggia.
Per quanto le foglie cadendo eseguono strane volute, circonvoluzioni, spirali talvolta allegre. «Senza perdermi in vani giri di parole, racconterò (se ne sarò capace), senza per altro dimenticare la pungente ironia che inevitabilmente suggerisce lo spettacolo del (loro volteggiare sulle bellezze e/o miserie) del mondo moderno» … scrive J. Luis Borges (*) in “Le notti di Goliadkin”.

Architetture fantastiche disegnate entro “Archi Voltaici” delle Parole in libertà e sintesi teatrali delle Edizioni Futuriste (*) del 1916; a seguire “L’arte della Macchina” di Enrico Prampolini Futurista (*) e dal “Paradiso Lungo” di Sergio Dangelo (*) animatore del ‘Movimento Nucleare’ per la difesa delle forme libere, fondato dalla rivista “Il Gesto” che portò all’Esposizione omonima del 1955. Per quanto con le castagne arrostite ben bene che provo a togliere dal fuoco (del tempo) si accompagni un buon calice di vino.
La musica mi dice che “La puerta del vino” composta da Debussy sul tema dell’Habanera che il vino dev’essere corposo, aromatizzato ai frutti di bosco (?)o, come si dice, tinto, magari un Porto «..Vivace e brillantissimo, forte di una dialettica suadente e ironica, che il nostro (autore) anonimo […] intesse in una serrata apologia della vite, del vino e delle bevute, dimostrando come l’uomo dabbene non possa fare a meno di Bacco e dell’ebbrezza.» (*)

Il libro successivo, (successivo a chi?) è del dimenticato (di già?) Umberto Eco (*) che, in “Stelle e stellette”, ci ha lasciato una satira bonaria (dice lui), «...di alcuni generali piemontesi di antico stampo, che può essere riletta oggi (tra servizi segreti e ondate migratorie) come un ritratto del nostro apparato statale nel suo complesso – o forse di tutta l’Europa che sta avviandosi al 2000(20) tornando a una situazione ante ’14-’18.»
A seguire un elegante cofanetto, (sempre in formato ridotto), dal titolo “Nudi d’Autore” che raccoglie in tavole a colori i disegni di tre grandi artisti dell’Europa fin de siecle: Klimt/Schiele/Rodin (*) a confronto sul tema dell’eros. Tre diversi e ‘diversamente rivoluzionari’ modi di tradurre in segno originale il mito del corpo umano. Peccato che il cofanetto è ancora sigillato onde per cui non posso citare l’autore né l’anno di stampa.

Meglio non lasciarsi prendere da strane voglie, in una giornata come questa, in cui sento giungere dalla cucina un certo trambusto sospettoso. Che ci siano degli arrivi improvvisi? – mi chiedo. Spero proprio di no. È così che le castagne bruciano, e se non fosse per l’improvviso salire della musica che mi tiene sveglio, potrebbe bruciare anche tutta la casa, me compreso, con tutti i libri che, in forma quasi maniacale, accatasto accanto al letto pensando di leggeri tutti.
Tant’è che non riesco neppure a dare una risposta esaustiva a quanti mi porgono la domanda: “Ma li hai letti tutti?” La mia risposta è delle più semplici si possa immaginare: “So di averli, quanto basta, m’inebriano, mi consolano con il loro odore”. È così, quello dei libri stampati ha un odore particolare, per via dell’inchiostro usato, l’asciugatura della carta, l’alchimia dei colori delle copertine, la colla usata per le rilegature. Sta di fatto che non so spiegarlo, che finisco per sentirlo addosso.

L’originalità di un autore si misura anche in quello che fa, è così che Alfredo Accatino (*), classe 19.. (?), non mi è dato conoscere quanti anni sono passati da ché ha pubblicato il suo “Gli Aforismi che Non hanno cambiato il Mondo”, (ovvero, se non lo dite voi, lo dico io). Un sottotitolo gogliardico e spiritoso derivato dalla sua occupazione quale Direttore Creativo della Winner International Communication e docente di ‘varia umanità’ presso l’Istituto Superiore di Comunicazione Luiss.
Che cosa s’intenda per ‘varia umanità’ mi sfugge del tutto, mi riprometto di indagare. Sebbene il contenuto del libercolo che segue, di un certo Blaise Pascal (*) (vi dice qualcosa?), “Della necessità della scommessa”, approcci una plausibile risposta: «Ho scoperto che l’infelicità umana deriva da una sola causa, quella cioè di non saper restarsene quieti in una stanza.» Fobia della solitudine?

Non so quanti di voi mentre leggono amano ascoltare musica in sottofondo, io sì, e mi beo quando questa addirittura si fonde con l’andamento della scrittura, quasi da suggerire all’occhio il passo da tenere, né troppo lento, né troppo scaltro, tale da scavalcare alcune frasi, oppure facendomi abbassare le palpebre e magari sonnicchiare, crogiolandomi al caldo tepore del camino.
In quanto alla musica, beh la scelta è alquanto discrezionale, come dire, intrinseca della preferenza di ognuno, afferente alla propria sensibilità di ascoltatore. I suggerimenti alla scelta, perché di questo si tratta, sono sempre relativi al genere musicale che si è prescelto come colonna sonora del proprio tempo. Ad esempio, nello scrivere da sempre preferisco l’ascolto del Jazz per la sostanziale libertà improvvisativa che mi concede:

In quel tempo Martha, protagonista del romanzo inedito di chi scrive, aveva un debole per un pianista, un certo Bud Powell (*) … «per quel suo scorrere veloce delle dita sulla tastiera che gli permetteva di ricavare toni molto brillanti – diceva.
Sulla cui musica Blasco (il protagonista maschile del romanzo) s’inseriva con la sua vecchia e gloriosa Remington, arricchendola d’improvvisazioni che riflettevano spesso del suo particolare stato d’animo – quasi volesse contribuire a evocare una qualche divinità marina.»
Per poi proseguire sull’ascolto della musica: «A volte gli capitava di alzare al massimo il volume del giradischi, affinché la musica si sentisse fino alle ultime dune e oltre, fin sull’aperto mare, e poi gettarsi a capofitto nel lavoro e martellare a più non posso sui tasti della macchina per scrivere, quasi a voler infondere alla scrittura un particolare ritmo percussivo».

Un romanzo suggerito dal racconto breve “L’uomo dalla macchina per scrivere” dell’enigmatico e soprendente Fernando Campos (*), sull’alchimia della scrittura: «A dire la verità, il soggetto non ha importanza. Verrà fuori da sé. Quello che importa è avere un buon titolo... e la costruzione del futuro romanzo si realizza, passo dopo passo, ma alla rovescia, nella lieve surrealtà delle pagine.»
Surreale è anche quanto accade nei momenti che dedico alla lettura. Ad esempio, abbino spesso le tematiche affermate nel titolo e sottotitolo del libro, in modo che musica e letteratura si compenitrino l’un l’altra, permettendo alle parole di fluire nella mente allo stesso tempo e allo stesso modo, silenziosamente, apprezzarla. Per questo più spesso opto per la musica inopportunamente detta ‘classica’.

Allora opto per autori meno frequentati come Cesar Franck (*) della “Symphonie in ré mineur” e le “Variations symphoniques” che più si confanno allo spirito più intimo che mi accompagna. Del resto è come scegliere un vino adatto alle vivande che si mettono in tavola il cui abbinamento è sempre dubbio, relativo al ‘bianco’ per certi tipi di alimenti, o il ‘rosso’ per altri; quando tutti sappiamo che è l’aroma dell’uva e l’annata della sua produzione a fare la differenza, benché gli esperti facciano a gara con i suggerimenti e gli abbinamenti, talvolta davvero azzardati.
Allo stesso modo che gli alchimisti profumieri da sempre inventano nuove fragranze pur di acquisire un certo numero di proseliti, mentre sanno perfettamente che tutto dipende dalle specificità della pelle di ognuno quanto sia adeguata all’individuo che la indossa una data essenza. Più speso è l’odore stesso della pelle (nei momenti peculiari), a esprimere l’attrattiva sensuale tra i sessi. Un po’ come voler parlare della moda. Di quale moda? – viene da chiedersi.

Oppure discutere sui quotidiani di politica – per carità! È meglio soprassedere e tuffarsi nella lettura di un libro, magari di filosofia spicciola come il saggio su “La responsabiltà dello scrittore” un inedito di Jean-Paul Sartre (*) del 1946, nel quale l’autore «..delinea la nota teoria dell’engagement dell’intellettuale che, nello scegliere l’argomento di cui parlare, deve assumersi la responsabilità di tralasciare tutti gli altri: dopo la guerra lo scrittore non ha più l’alibi dell’ignoranza e tacere un’ingiustizia significa rendersene complici.»
Per quanto “L’alleanza tra la poesia e la musica” scrive Yves Bonnefoy (*), ci proietti in una «riflessione intorno all’origine dell’emozione estetica che ci conduce ad analizzare l’inestricabile rapporto tra musica e poesia, individuando nelle risorse specifiche di quest’ultima il luogo di formazione di un «accadimento del suono» che è il seme stesso da cui germoglia la musica.»

Intanto fuori è iniziato a piovere, sento il rumore ovattato della pioggia che scende leggera. Temo che la temperatura si sia abbassata di colpo perché i vetri della finestra si sono appannati. Un po’ come la mia vista affaticata dal troppo leggere, tuttavia mai stanca di iniziare un nuovo libro o di ripescarne uno acquistato molto tempo prima e che non ho ancora letto, quale ad esempio il “Il linguaggio del canarino” di Regina (*), una macchina istruttiva e intelligente, con due scritti di Luigi Bracchi e Silvio Ceccato sul Linguaggio e la Comunicazione.
A proposito di ‘letto’ – che è stata la mia più grande affermazione negli anni della giovinezza, oggi preferisco il divano per guardare la TV o la poltrona davanti al camino dove – finalmente – posso crogiolarmi, non senza dappocaggine, e dedicarmi preferibilmente alla lettura di libri di ‘Poesia’ (necessariamente con la maiuscola), gli unici che mi permettono di penetrare, psicologicamente parlando, la mente e la sensibilità degli individui e, per quanto suoni – strano a dirsi – comprendere le diverse sfaccettature dell’animo umano …

Quand’ecco risuona altisonante la voce ‘del padrone’ che mi richiama al dovere:

“Ma George sei ancora lì a leggere? Fai in fretta, sai che dobbiamo uscire, per passare alla posta, fare la spesa al supermercato, spedire le ricette in farmacia e preparaci ad accogliere gli amici che si fermano per il panzo”.
“Quando, oggi?”
“No, non oggi, ora!”
“Proprio adesso, sul più bello. Pensavo avessimo tempo di farlo …”
“No George, c’è che per te non è mai il momento di fare qualcosa. C’è che sei diventato pigro.”
“Ma veramente … mi ritengo più semplicemente un comodo!”

Continua ma: “Non sperate di liberarvi dei libri” – è una minaccia che riprendo dal titolo del libro di Jean-Claude Carrière e Umberto Eco – Bompiani 2011

Note:
1)Gino Doria, “Sogno di un Bibliofilo” – Biblioteca del Vascello 1993
2)Seneca, “Dialoghi” –
3)Dante Alighieri, “Divina Commedia” – Hoepli Milano 1985
4)Paolo Santarcangeli. “Hortulus Litterarum” – All’Insegna del Pesce d’Oro 1965
5)Guillaume Apollinaire, “Taccuino del fortuito e del non detto” – Biblioteca del Vascello 1993
6)Stendhal, “Guide a l’usage d’un voyageur en Italie” – ristampa del quaderno manoscritto e illustrato di 64 pagine in lingua originale e un volume di 72 pagine con il testo tradotto e commentato, riferito a un ‘viaggio italiano’ del 1828 – Biblioteca del Vascello 1987
7)Claude Debussy, “Les sons et les parfums tournent dans l’air du soir” , “Feuilles mortes” – Arturo Benedetti Michelangeli – disco DG 413 450-2 vol. 1 – 2
8)Luis Borges, “Le notti di Goliadkin” – Edizioni Studio Tesi 1993
9)“Archi Voltaici” di Parole in libertà e sintesi teatrali, apparso nelle Edizioni Futuriste 1916
10)Enrico Prampolini Futurista, “L’arte della Macchina” – All’Insegna del Pesce d’Oro 1962
11)Sergio Dangelo, “Paradiso Lungo” – All’Insegna del Pesce d’Oro 1966
12)Anonimo, “Sermone in onore di Bacco e a beneficio dei bevitori” – Archinto (?)
13)Umberto Eco, “Stelle e stellette” – Il melangolo 1991
14)Alfredo Accatino, “Gli Aforismi che Non hanno cambiato il Mondo” – Agendo
15)Blaise Pascal, “Della necessità della scommessa” – Edizioni Studio Tesi 1994
16) Bud Powel, “Inner Fires” , disco Elektra 1046-71007-2
17) Fernando Campos, “L’uomo dalla macchina per scrivere” – Biblioteca del
Vascello (?)
18) Cesar Franck, “Symphonie in ré mineur” e “Variations symphoniques”, disco DECCA 436 382-2
19)Jean-Paul Sartre, “La responsabiltà dello scrittore” – Archinto
20)Yves Bonnefoy, “L’alleanza tra la poesia e la musica” – Archinto
21)Regina (la macchina parlante), “Il linguaggio del Canarino” – All’insegna del Pesce d’Oro -1971



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