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Maria Teresa Chialant recensisce 2084 di Menotti Lerro

Argomento: Letteratura

di Menotti Lerro
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Pubblicato il 07/11/2024 20:59:38

Questo romanzo si presenta come una distopia fin dal suo titolo, 2084, che palesemente allude al celebre Nineteen Eighty-Four di George Orwell. Il 2084 è l’anno in cui alcuni ricercatori dell’Università di Cambridge definiscono le due più grandi scoperte di tutti i tempi: il siero per la vita eterna e quello in grado di annullare la percezione del dolore, nell’ambiziosa prospettiva, dunque, di una società ideale. Ma il sogno superominico di rendere gli esseri umani immortali e di eliminare il dolore dal mondo è esso stesso la ragione del fallimento di tale progetto, poiché ogni progetto utopico è inevitabilmente destinato a contenere in sé il suo contrario. Se è vero, infatti, che le società ideali descritte nei romanzi utopici sono intenzionalmente statiche, luoghi nei quali il condizionamento dell’individuo è totale, e che è la dimensione normativa dell’istituzione utopica a generare i regimi totalitari, si può forse condividere il paradosso secondo cui celebri utopie letterarie come Utopia di Thomas More, News from Nowhere di William Morris e A Modern Utopia di H. G. 2 Wells costituiscono delle vere anti-utopie. Questo paradosso è bene illustrato dalla citazione da Schopenhauer apposta a mo’ d’epigrafe al romanzo di Menotti Lerro—e non è certo un caso l’implicito accostamento tra superomismo e il filosofo tedesco: “Soltanto il dolore e la privazione si possono percepire positivamente e si annunciano quindi da sé: il benessere invece è soltanto negativo. Non ci accorgiamo perciò dei tre grandi beni della vita, la salute, la giovinezza, la libertà come tali, finché li possediamo, ma solo dopo che li abbiamo perduti: poiché anch'essi sono negazioni.” 2084 si articola in tre parti. La struttura del testo è complessa per via delle diverse storie che si sviluppano intorno a numerosi personaggi più o meno eccentrici e ai loro differenti modi di reagire agli effetti nefasti provocati dalle pillole della vita eterna e della eliminazione del dolore--primi fra tutti, il degrado dell’ambiente e l’alienazione degli individui. Tra le figure più interessanti che popolano il romanzo ci sono i giovani Gilda e Albert che, grazie all’amore che li unisce, resistono al regresso dell’umanità e del pianeta dopo che ogni stimolo e obiettivo da perseguire si è esaurito, non essendo più necessario lottare per la sopravvivenza; Dominic che, dopo aver commesso un omicidio per gelosia, impazzisce; Carlitos Clown, vecchio proprietario e pagliaccio di un circo costretto alla chiusura che, insieme ai figli e agli ultimi animali lasciati in vita, si è rifugiato in una foresta artificiale nel tentativo di ricostruire un microcosmo mortale; Franco, "un uomo talmente ipocondriaco che pensava che il guarire potesse nuocergli"; il dottor Andrew Robinson, lo scienziato a cui si deve la scoperta dei sieri miracolosi, il quale, resosi conto che gli esseri umani senza il dolore non preservano più il proprio corpo e non si curano più dell’ambiente intorno a loro, è colto dal rimorso e sprofonda nella follia. L’intreccio include altri eventi eccezionali: si scatena la guerra tra i mortali e gli immortali, e forze aliene da altri pianeti invadono la Terra. E’ il totale fallimento dell’esperimento ‘utopico’! Il romanzo s’inscrive fondamentalmente in due generi letterari riconducibili alla modalità del fantastico: non soltanto la distopia, di cui si detto, ma anche la fantascienza. Echi da Nineteen Eighty-Four si ritrovano, ad esempio, nelle scritte sui muri--IL PROGRESSO E’ REGRESSO / ACCONTENTARSI E’ PROGRESSO— 3 che rimandano allo slogan d’orwelliana memoria WAR IS PEACE / FREEDOM IS SLAVERY / IGNORANCE IS STRENGTH, mentre la guerra tra i terrestri e gli alieni richiama alla mente The War of the Worlds di H. G. Wells. Ma 2084 è anche altro. Uno degli aspetti più interessanti del romanzo è, infatti, la commistione di diversi registri linguistici: dalla narrazione romanzesca ‘tradizionale’ affidata alla voce di un narratore onnisciente, al flusso di coscienza che permette di entrare nell’interiorità dei personaggi, fino alle scritture dell’io, con il ricorso alla epistola e al diario. Lo scambio di lettere tra Niño e suo padre permette, forse, di rivelare aspetti della vita privata dell’autore o possibili proiezioni su quel suo probabile alter ego, mentre le annotazioni diaristiche dello stesso Niño, con riflessioni sul romanzo che sta scrivendo, assolvono a una funzione metanarrativa che arricchisce ulteriormente il testo. Non è forse un caso che 2084 si chiuda proprio su una lettera di Niño al padre, datata 1 giugno 2012, con la quale gli invia il suo scritto: “È un romanzo di pura fantasia e solo a pochi sarà concesso scorgervi delle frammentate verità nascoste. Sono certo che, come sempre, tu riuscirai a vedere oltre l’apparenza delle cose”. E così è stato nel caso di un lettore attento come Giorgio Bàrberi Squarotti che ha scritto: “L’opera alterna visione e realtà, ironia e pensiero, nella variazione di tempi futuri e tempi appena trascorsi, con la virtù di una scrittura alacre, avventurosa, saporosa, sapientissima”. 2084 si distingue nella produzione complessiva di Menotti Lerro, che è innanzitutto un poeta (attualmente Visiting Fellow presso l'Università di Warwick, UK), differenziandosi dai suoi precedenti lavori: numerose raccolte di poesie, vari racconti e alcuni saggi critici. I versi, in particolare, hanno ricevuto riconoscimenti significativi, tra i quali il recente volume The Poetry of Menotti Lerro, a cura di Andrew Mangham (pubblicato nel 2011 dalla casa editrice britannica Cambridge Scholars Publishing). Questa sua recente fatica merita particolare attenzione per l’originalità dell’invenzione e la sensibilità che la sottende.

                                                                                   Maria Teresa Chialant


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