Pubblicato il 12/10/2025 14:06:22
Con le 32 Tesi del Movimento Empatico abbiamo voluto chiarire una serie di principi. In primis abbiamo ribadito che l’Arte è relazione: ogni gesto creativo nasce dal desiderio di incontro. L’opera non parla solo a se stessa, ma tende la mano all’altro.
La comprensione empatica è sempre un atto attivo, non un dono passivo, e rappresenta una via per la conoscenza, così come l’emozione e il sentire. Quest’ultimo non è un’espressione di debolezza bensì una forma di intelligenza che amplia la ragione e la completa.
L’arte è interdisciplinare poiché non ha confini interni, è un dialogo tra parti diverse di uno stesso corpo. Tutto si nutre di tutto. Ogni artista è un ponte capace di unire visibile e invisibile, individuo e comunità, passato e futuro. Gli artisti non sono specchio per l’ego, ma finestre verso l’altro. L’empatia inizia dove termina l’autocompiacimento e pertanto si oppone al narcisismo.
Si mette, inoltre, in evidenza la centralità del territorio. Ogni luogo è fonte viva di senso. L’artista empatista ascolta la voce della terra che abita e ne veicola il messaggio elevandone i significanti e i significati da locali a universali.
Si riguardano i classici considerando gli stessi non come reliquie, bensì come vivi interlocutori: vanno amati con spirito critico e reinventati nel presente.
La verità non è singola, ma plurima e declinata in molteplici prospettive che convivono. L’empatia le accoglie tutte se ben argomentate, senza confonderle.
Un punto centrale del Movimento è l’inclusività radicale sostenendo il valore estetico che ogni individuo porta intrinsecamente in sé. Non esistono voci dell’arte marginali se vengono ascoltate.
Il Movimento si esprime anche attraverso simboli e miti conscio che le immagini archetipiche uniscano.
L’arte ha per noi anche un sentire sostenibile e dunque l’empatista rispetta il mondo naturale e umano. Ogni atto creativo deve lasciare un segno che cura, non che ferisce, e che dialoga felicemente: la poesia può farsi quadro, la pittura può diventare racconto, musica, danza, ecc.
L’empatia dissolve le gerarchie dei linguaggi. Le forme ibride impreviste sono accolte con curiosità. Tutto è linguaggio se nasce dall’ascolto.
Bisogna sempre ricordarsi che l’arte postula un pubblico da accudire, educando alla sensibilità. L’empatia è anche pedagogia emotiva; e l’arte si adopera per unificare la frammentazione del sapere, riunendo corpo, mente e spirito in un’unica azione creativa. A volte creare significa guarire, dunque l'arte è anche terapia sociale. Guarisce da sé, dalla disconnessione, dalla fragilità, comprendendo che la vulnerabilità è la più profonda delle forze: da essa nasce la compassione.
L’empatia custodisce e racconta ciò che il tempo tende a cancellare. Al contempo il Movimento Empatico crede in un’etica profonda di ogni rappresentazione artistica: ogni soggetto rappresentato ha diritto alla dignità. L’empatia è rispetto dell’altro nella forma.
La Piramide Culturale del Movimento non è gerarchica poiché il Movimento crede nell’orizzontalità creativa. L’artista empatista coopera, non compete. La forma della nostra Piramide, insieme di vertici e punti, rimanda alla forma della montagna del suo epicentro territoriale (Monte della Stella).
Pur essendo apolitica, l’arte in ogni suo gesto trasforma il reale ed è pertanto strumento di consapevolezza collettiva. E proprio alla collettività l’arte appartiene. L’empatia abbatte le barriere economiche e simboliche e si pone in atteggiamento interculturale riconoscendo la diversità come ricchezza. Ogni cultura è una forma del sentire universale, nessuna cultura è superiore ad un'altra.
L’artista empatista dialoga con la tradizione, ma non rinuncia - anzi ricerca con passione - all’innovazione, credendo fermamente che innovare è un dovere verso la vita. Solo chi osa può comprendere davvero e può così essere incline a distruggere cliché e pregiudizi per generare nuovi immaginari empatici.
Rilevante è opporsi al "medioevo tecnologico" proponendo una tecnologia umanizzata consci che il digitale è strumento, non fine. L’empatia deve guidare ogni innovazione, tenendo sempre fermo nei principi il valore del quotidiano, perché la poesia abita nelle piccole cose. L’arte empatista riconosce il sacro di quanto si potrebbe superficialmente definire banale.
L’artista empatista persegue l’autenticità espressiva consapevole che solo chi è sincero con se stesso può incontrare l’altro. L’empatia nasce dalla verità interiore.
L’opera più grande è la comunità che si costruisce insieme. L’empatia è arte collettiva che parte dal talento individuale.
L’arte non deve solo rappresentare il mondo, ma renderlo più giusto, sensibile e consapevole per un nuovo umanesimo delle emozioni.
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