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Kierkegaard, il politico corrotto e noi

Argomento: Società

di Lorenzo Roberto Quaglia
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Pubblicato il 31/01/2012 23:18:26

Nell’intrigante manuale “Farcela con la morte”, Fabrice Hadjadj, quarantenne filosofo francese, riporta il seguente passo del filosofo danese: “ tra tutte le futilità di quest’epoca miserabile, la più ridicola è forse quella sentenza scritta con una pretesa di saggezza che spesso ho incontrato nelle mie letture e di cui ho sentito ammirare l’eccellenza; oggi non si può più essere un martire, la nostra epoca è incapace di mettere qualcuno a morte. Quale errore di concetto! Non è l’epoca a dover avere la forza di mettere a morte un uomo o di farne un martire; è il martire, il martire in potenza, che deve avere la forza di dare all’epoca la passione, l’amara passione di farlo perire. […] E se l’epoca è immersa nella più grande mollezza, un tipo in gamba fa presto a renderla appassionata. Ma questo guastafeste sarebbe soltanto una rarità in un’epoca in cui il predicatore è degno dell’ascoltatore.”
Continua l’autore del libro Hadjadj: “ Il predicatore moderno accarezza il suo gregge nel verso del pelo. E’ degno dei suoi ascoltatori, non propone nulla che sia al di sopra del livello della mangiatoia, solo qualche rudimento di morale umanista che permette di ruminare tranquilli “.
Come ci suonano vere e attuali le parole di entrambi i filosofi. Le sperimentiamo tutti i giorni, nella quotidianità della nostra esperienza. Le viviamo reciprocamente nei rapporti personali più stretti, con nostra moglie o nostro marito, con i figli. Abbiamo paura di esporci, di far conoscere all’altro la parte più intima di noi, quella più vicina al nostro desiderio, con la D maiuscola, Desiderio di compimento della nostra esistenza, della nostra umanità.
Ma tutto questo vale anche per il nostro lato pubblico. E’ di oggi la notizia di un “tesoriere” di un importante partito politico italiano che ha distratto dalle casse del suo partito oltre dieci milioni di euro che sono finiti su conti correnti di società a lui riconducibili. Il segretario politico di questo partito, intervistato da un giornalista dichiara di non essersi accorto di nulla, di essere molto offeso per l’accaduto e di costituirsi parte civile, a nome del Partito, al processo (la morale umanista…) Ma come può questo signore non pensare che noi cittadini, noi elettori di un predicatore così non sappiamo cosa farcene? Come possiamo affidare noi cittadini a soggetti del genere la gestione della Cosa pubblica, se costoro non riescono a gestire nemmeno la Cosa loro?
In quest’epoca di grande mollezza, auspichiamo la venuta di giovani nuovi “martiri” che decidano di impegnarsi nella Cosa pubblica al posto di questi politici cialtroni che pensano soltanto alla loro mangiatoia e mai al Bene Comune.

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