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Gli extraterrestri

di Salvatore Solinas
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Pubblicato il 17/07/2011 16:40:40

Salvatore Solinas

 

  

 

 

 

Gli Extraterresti

  

 

 

 

 

Dramma in tre atti

pubblicato su LaRecherche.it


PERSONAGGI

 

 

Presidente

 

Maurizio e Umberto: consiglieri del Presidente

 

Marina: moglie di Maurizio

 

Luca: figlio di Marina e Maurizio

 

Gianfranco: Amico di Luca

 

Regista

 

Albertina: fidanzata del regista

 

Rachele

 

Mauro: marito di Rachele

 

Caterina: figlia di Rachele

 

Nestore: il barbone

 

Maria: Amica di Marina

 

Barista

 

Cittadini ed extraterrestri


Atto primo

Scena prima

 

Porta finestra da cui si vedono sinistri bagliori. A fianco una panca su cui sono sedute due donne dell’età di circa 55 anni. Marina, Maria

 

 

Marina: Il Presidente scomparso. Ci pensi? L’uomo più ricco e potente del mondo sparito, puf…nel nulla! La città di Fidelia polverizzata. L’abbiamo visto in televisione. Poche macerie, neppure il terremoto del Friuli o dell’Aquila!

 

Maria: Fammi il piacere. Mi sembrano enormità tali. Gli extraterrestri. E poi chi li ha visti, chi può dire che siano stati proprio loro.

 

 

Marina: Ci sono i testimoni. Altro che! Dicono che si siano diretti verso l’Africa, che forse la loro base è nel cuore del Sahara.

 

Maria: quante cose si dicono, ma come fanno a sapere…sono tutte fantasie e la gente poi ci crede.

 

Marina: Tu non crederci. Ma quando te li troverai davanti… Hanno rapito parecchie persone…perfino il Presidente, un uomo così buono, così generoso! Ma cosa vuoi che sappiano loro. Certamente non parlano la nostra lingua. Non si sa come facciano a capirci. Speriamo che non siano crudeli, che non facciano del male ai poveretti che hanno portato via. Io morirei soltanto a vederli. Non … Ecco! Arriva Luca. Lui è affezionatissimo al Presidente. Gli ha fatto da padrino. Per lui è come un padre.

 

Luca: Sono preoccupato. Lui è scomparso senza lasciare traccia. Dicono che sia stato rapito dagli alieni, ma questa storia mi sembra una baggianata. Non so chi l’abbia messa in piedi. Comunque il fatto è certo, nessuno sa che fine abbia fatto. Ben quattro volte ho telefonato al suo ufficio e le segretarie mi hanno detto che non sanno nulla. Il telefono di casa è staccato, Doveva inaugurare un asilo fuori Roma. Sono andato. Lo aspettavano da due ore e ormai si preparavano a dare seguito alla cerimonia senza di lui.

 

Marina: Luca, hai notizie del Presidente?

 

Luca: Nessuna, Comincio ad essere pessimista.

 

Marina: Ti ricordi di Maria? La mia compagna di liceo? Quando eri piccolo ti portava alle giostre. Tu la chiamavi mamma ed era inutile spiegarti che non era la tua mamma.

 

Maria: Come fa a ricordare, era troppo piccolo. Dio mio come sei cresciuto, quanto tempo è passato e come siamo diventate vecchie!

 

Luca: Inutili chiacchiere senili, intanto lui è in mani nemiche, forse dei comunisti.

 

Maria: Quali comunisti. Non se ne vedono in giro da un pezzo!

 

Luca: Questo lo dite voi. E’ vero che da molti anni sono in clandestinità, ma dalle loro tane cospirano, ordiscono delitti, sognano di sovvertire l’ordine democratico esistente, ispirato ai migliori ideali cristiani. Questo non lo dico io. Ascoltate i vescovi! Dobbiamo ringraziare che c’è lui!

 

Marina: Che c’era. Adesso, se è vero quello che si dice, sarà in viaggio verso chissà quale pianeta.

 

Maria: Non vi sembra d’esagerare?

 

Entra Rachele

 

Rachele: Caterina, Caterina! Avete visto la mia bambina?

 

Marina: Ecco Rachele che cerca i suoi figli!

 

Rachele: Figlia mia dove sei? Vi prego, chiunque voi siate, non fatte del male alla mia bambina!

 

Marina: Sono due giorni che va in giro domandando di sua figlia

 

Maria: povera donna, è impazzita dal dolore!

 

Marina: Nessuno sa dove sia sua figlia. Caterina è una ragazzina bellissima ma piuttosto leggerina. A soli sedici anni ha già fatto esperienze…mah, i tempi sono quelli che sono. Se una è carina promettono chi sa che cosa, poi le delusioni…dicono che sia entrata in un giro… dove circola la droga.

 

Rachele (Rivolta alle due donne): Avete visto Caterina? Per favore ditemelo se l’avete vista. Prego Dio che non le sia accaduto nulla!

 

Luca: avrebbe fatto meglio se sua figlia l’avesse tenuta in casa. Ma che vada a girare! Caterina, figuriamoci! Non sarà la prima volta che sparisce per poi ricomparire dopo qualche giorno come una gatta in calore.

 

Marina: Luca smettila! Parla così perché è innamorato della ragazza e lei lo ha tradito con un altro, un poco di buono.

 

Maria: Peccato. Ma questi lampi!

 

Rachele: La casa è in disordine se non c’è la padrona. Come può essere pulita se la mano della donna è paralizzata dal dolore? Oh, lui…ha ben altro per la testa. Le finestre sempre chiuse, aria viziata… abbiate pietà del cuore spezzato di una mamma!

Di notte la sento nel buio, mi chiama. Sono tre giorni che non dormo.  Sono andata al supermercato, nel negozio dove compra gli orecchini…mio bel tesoro, che orecchini d’argento hai comprato, come incoronano il tuo visino dolce! Ho domandato di lei, nessuno l’ha vista. Sono andata nel bosco. Gli ho detto: seguimi! Forse lì troveremo nostra figlia. Il mio cuore tremava, si domandava perché avrei dovuto trovare Caterina proprio nel bosco! Nel mio cuore di mamma maturava un triste presentimento, sobbalzavo ad ogni spazio di terra nuda come se mi fossi imbattuta nella sua tomba! Ad ogni scricchiolare di rami mossi dal passo di un cinghiale o di uno scoiattolo. Lui non mi ha seguito, diceva che ero pazza, è rimasto a casa muto come sempre, a stordirsi davanti al televisore. Non so cosa abbia dentro al cuore quell’uomo. Certo, non è sua figlia, ma almeno avrebbe dovuto soffrire per l’innocenza calpestata. Se vi faccio compassione, e per voi sono nessuna, lui avrebbe dovuto avere compassione della donna che dice d’amare! 

 

Marina: Povera creatura, una mamma cerca la propria figlia sempre, anche quando questa si dimentica di lei. La porta di casa è sempre aperta ai propri figli.

 

Maria: E quell’uomo dice d’amarla. Io uomini così li porterei in alto mare e li affogherei! Che strani lampi, sono tre giorni che incessantemente illuminano il cielo senza un tuono, senza pioggia e non si segnalano temporali in arrivo.

 

Marina: Il cielo è impazzito, tutti siamo impazziti. Che il Presidente ci salvi! Lui solo ha la testa a posto.

 

Maria: Poco fa hai detto che è scomparso

 

Luca: Sono molto preoccupato, dobbiamo stare allerta noi persone per bene. Non oso pensare a cosa ci aspetti in futuro, forse tra pochi giorni o tra pochi istanti.

 

Rachele: Ditemi che non è morta, come il mio cuore mi suggerisce. Ditemi che sta bene.

 

Marina: Smettila Rachele, che fissazione è questa, perché dovrebbe essere morta? Le ragazze d’oggi vanno e vengono, vogliono essere libere e lo sono davvero!

 

Maria: E’ finito il tempo che i maschi collezionavano trofei! Ora sono impauriti, impotenti, e le ragazze danno il voto alle loro prestazioni. Ad ognuno è assegnata una pagella con i voti. I letti sono diventati vere e proprie palestre per la soddisfazione della donna.

 

Marina: Non ti conoscevo sotto questo aspetto!

 

Luca: Solo le frigide parlano in questo modo. La donna calda non ha tempo di fare un sospiro ed è soddisfatta, e il letto non è disfatto.

 

Marina: Luca! Non fare il maleducato. Ti ci metti anche tu adesso? Siete impazziti?

 

Rachele: Caterina è carina. Me lo dicevano tutti quando è nata, ed è rimasta bella. I giovanotti si girano a guardarla per strada, e molti l’invitano per l’aperitivo.

 

Luca: La cagna in calore attira i maschi

 

Un lampo più luminoso degli altri e un tuono come un’esplosione

 

Maria: Ci siamo, forse ora si mette a piovere.


Scena seconda

Un ufficio sobriamente arredato.  Maurizio e Umberto.

 

Maurizio: Non credi che sia tempo di smettere questa sceneggiata? Abbiamo creato il panico tra la gente. Tutti hanno paura e abbandonano le case. I negozi sono chiusi, si fa fatica a trovare il pane, per non parlare degli altri generi. Gli ospedali sono gremiti d’infartuati. Lo stress miete vittime in abbondanza. File interminabili d’automobili fuggono in campagna. Chissà poi cosa credono di trovare in campagna. Per quanti giorni ancora le televisioni e i giornali potranno sostenere questa menzogna? E lui cosa dice, dove si trova? Almeno si rende conto di quanto danno ha causato?

 

Umberto: Lui non è responsabile, Le voci giravano da alcune settimane…

e lui s’è cacciato dentro approfittandone abilmente. E’ un grande stratega col fiuto del politico di razza.

 

Maurizio: Col fiuto dei soldi, intendi dire. Se non fosse l’uomo più ricco del mondo sarebbe un pezzente qualsiasi. E’ incredibile, in quale compagnia mi sono intruppato. Ero un rispettabile docente universitario e adesso…

 

Umberto: Adesso sei un rispettabile allocco e se non smetti con questi ragionamenti sarai un rispettabile cadavere. Non farti sentire a parlare in questo modo. Io ti sono amico e lascio correre, chiudo tutte e due le orecchie, sapendo che le tue parole sono innocue come fiocchi di bambagia, ma altri potrebbe prenderle sul serio. Lui ha la fissazione d’essere tradito dai suoi collaboratori…

 

Maurizio: Come tutti i tronfi dittatori…

 

Umberto: Se qualcuno ti registrasse, se riferisse. Lui te la farebbe pagare cara.

 

Maurizio: Hai visto questi strani lampi. Essi pure fanno parte della finzione?

 

Umberto: Non lo so. Ma ricordati che anche noi facciamo parte della finzione.

 

Maurizio: Lo stipendio è buono e lui è stato sempre gentile con me. Luca, mio figlio, appena terminati gli studi ha avuto un buon posto nella sua azienda. Lui gli ha fatto da secondo, anzi, da primo padre, considerato che io, da una conferenza all’altra, non ero mai in casa. Ma non mi va tutto questo, non mi sembra onesto.

 

Umberto: Fai finta che sia carnevale.

 

Maurizio: Carnevale d’Agosto?

 

Umberto: Ma si! Decide lui quando è carnevale e quando è quaresima. Lui stabilisce ciò che è vero e ciò che è falso. Non scandalizzarti, la storia da sempre ce l’hanno raccontata i vincitori. Lui ora è il vincitore e se tu vuoi stare sul suo bel carro comodo e ricco nessuno ti chiederà di scendere, se invece preferisci cadere col culo per terra accomodati pure! Ma bada che rischi d’essere calpestato e nessuno ti tenderà una mano per rialzarti.

 

Maurizo: Probabilmente hai ragione. Ma non ti da la nausea tutto questo? Ci faceva favori, regali, e non ci accorgevamo che subdolamente ci stava comprando. A pensarci bene, mi ha rubato la famiglia. Luca è affezionato più a lui che a me, Marina stravede per lui e se non fosse in menopausa ci andrebbe a letto, ammesso che non ci vada. Ed io sono qui a sostenerlo contro tutti, contro ogni evidenza.

 

Umberto: Caro Maurizio, sei un idealista. Lascia perdere le sottigliezze morali. Consolati col fatto che siamo un argine al comunismo.

 

Maurizio: Di quale comunismo stai parlando? Pochi ragazzini che ancora sognano la rivoluzione di un proletariato che da trent’anni non esiste più. Quale argine siamo? Penso invece che lui ci usi come piedistallo per la sua smisurata ambizione.

 

Umberto: Allora sii pragmatico. Bada al tuo interesse, alle belle sommette che ogni giorno ti piovono nelle tasche senza che tu muova un dito. Pensa a quelli che sgobbano tutto il giorno per un salario da fame, pensa a quanti si abbrutiscono in un lavoro faticoso, mentre noi, le nostre famiglie, viviamo nel lusso, coltivando l’arte e le cose belle che rendono la vita piacevole.

Ho sentito dire che tra una settimana parteciperai alla premiazione del festival del cinema. Certamente tua moglie indosserà un bellissimo abito da sera, una collana di pietre preziose. Credi che tutto ciò te lo permetta lo stipendio di cattedratico, oppure che lo devi a lui?

 

Maurizio: Ogni volta che lo nomini si sente che usi la lettera maiuscola. Nemmeno a Dio porti tanto rispetto!

 

Umberto: Ma finiscila! Parlo per il tuo bene, per il nostro bene.

 

 

Entrano Luca e Gianfranco

 

Luca: Maurizio, sai qualcosa di Lui? Siamo preoccupati. Noi giovani  abbiamo deciso di denunciarne la scomparsa alla polizia. Stiamo proprio recandoci in questura…

 

Maurizio: Per carità! Lasciate perdere immediatamente. Se fosse lui che ha deciso di scomparire per il tempo che si mettano a tacere certe voci su presunti illeciti. (rivolto ad Umberto) Mi chiama così, per nome, come fossi un suo compagno di studi. E’ bene che non v’immischiate. Non si sa cosa stia accadendo esattamente. Nulla di buono, io credo.

 

Gianfranco: I comitati giovanili hanno deciso, noi siamo soltanto degli esecutori, non possiamo tradire il mandato.

 

Maurizio: Ma sentili! Chi vi ha insegnato questo linguaggio da politici navigati?

 

Umberto: Dateci retta, è meglio che pensiate a divertirvi…

 

Luca: Sempre così! Voi anziani volete l’esclusiva. Almeno foste capaci di agire, ma niente può smuovervi dall’abulia che mascherate come prudenza. State tranquilli, nessuno vi ruberà il potere.

 

Umberto (rivolto a Maurizio): Questo tuo figlio mi sembra abbia la giusta grinta. Figliolo, qualunque cosa accada rimani al fianco del Presidente. Tu andrai avanti, se saprai approfittarne.

 

Gianfranco: Luca è il migliore. Lui parla per tutti noi.

 

Maurizio (Prendendo in disparte Luca): Stammi a sentire. Stanno accadendo dei fenomeni strani. Forse una potenza straniera possiede una tecnologia sconosciuta. Vorranno soltanto farci paura, speriamo, oppure… è meglio tenersi nell’anonimato.  Spesso si fanno pagare ai capi i conti dei seguaci.

 

Luca: intendi dire che lui potrebbe…

 

Maurizio: Lui se la sa cavare sempre. Ha abbastanza soldi per comprare il globo intero. Ma tu, se non la smetti di fare il capo popolo, chi pensi che ti protegga nel caso…

 

Luca: Se non fossi mio padre ti darei del vigliacco! Ma il rispetto mi obbliga a tacere.

 

Maurizio: Non hai taciuto. Ti sei espresso chiaramente. Mi consideri un vigliacco perché ti ho esposto la situazione. Non sei cieco e vedi questi lampi che sconvolgono il cielo notte e giorno, senza un tuono, senza una goccia di pioggia. Sarò vigliacco se penso che sta per accadere qualcosa d’imponderabile? Sono io vigliacco o tu ingenuo e incosciente?

 

 

Gianfranco: Luca, sarà meglio che andiamo. Il tempo stringe, si chiederanno che fine abbiamo fatto, penseranno che siamo scappati pure noi. Voi vecchietti nascondetevi pure, scavate un fosso nei campi e mettetevi dentro. Credo che il vostro tempo sia concluso. Ha inizio una nuova era, nuovi orizzonti s’aprono ai giovani, non ci rimane che coglierne il frutto. Andiamo Luca

 

Luca: Il Presidente ha dato una grande speranza ai giovani!

 

 

Luca e Gianfranco escono di scena

 

 

Maurizio: Sono ammattiti! Hai sentito? Chi ha prodotto questo clima d’esaltazione demenziale? Lo sai, anche se non voi ammetterlo. A volte mi fai pena, a volte mi fai paura.

 

Umberto: Quando il Presidente ci ha domandato di seguirlo, sapevamo che i suoi metodi non erano del tutto ortodossi. Lo sapevi bene anche tu! Fosti proprio tu a dirmi “Umberto, non lasciarti fuorviare da certi suoi atteggiamenti” E ora mi fai questi discorsi…Sei pentito? Sappi che non c’è spazio al pentimento. Ogni esitazione è definita tradimento.

 

Maurizio: Ogni senso di colpa, intendi dire.

 

Umberto: Tradimento! E come tale lui…

 

Maurizio: In questo momento hai una luce sinistra negli occhi. A volte dalle tue parole si capisce che tu pure sei vittima di questa anomalia. Mi domando se sei stato plagiato, se fai parte con convinzione del suo seguito. Non so se posso ancora confidarmi col mio migliore amico. Se posso fidarmi…Tutto ciò mi ricorda un tempo  atroce che noi non abbiamo vissuto, per nostra fortuna, ma i nostri genitori ci hanno esortato a non dimenticare, perché la storia ha una specie di moto circolare e gli eventi si ripetono, magari camuffati.

 

Umberto: Sai benissimo che ti sono amico e ciò che dico è per il tuo bene. Ascoltami, andiamo da lui. Speriamo che Luca ti abbia dato ascolto e non abbia denunciato la sua scomparsa.

 

Si spegne la luce elettrica e un lampo illumina la scena

 

Maurizio: Sarò superstizioso, ma tutto ciò non porta bene. Mi sembra un brutto presagio.


Scena terza

Uno spiazzo semibuio. Ruderi, resti di un incendio.

Il Presidente e il regista, Albertina con la cinepresa.

 

Presidente (indicando alcune assi bruciacchiate): Mi raccomando metti bene in evidenza queste. C’è stato un grande incendio. Tutto è devastato. Confido in te, mi hanno detto che sei il migliore sul mercato anche se sembri molto giovane. Se farai bene ti assumerò nel mio staf e non avrai a pentirtene. Spero che sappia tenere un segreto. Le tue immagini faranno il giro del mondo. Tutti dovranno credere che in questo luogo sia accaduto qualcosa di veramente straordinario. Questa chi sarebbe? Avevo detto che volevo uno solo…mi posso fidare?

 

Regista: Come di me stesso. E’ la mia fidanzata, tra un anno ci sposiamo. Prima dobbiamo trovare qualcuno che ci finanzi il film. Lei è una buona attrice.

 

Presidente: Bravi ragazzi! Al giorno d’oggi pochi credono nel matrimonio. Benissimo, così mi piacciono quelli che lavorano per me. Buone, sane convinzioni. E’ proprio carina…hai avuto buon gusto. Così formosetta, appetitosa. Se farete bene sarò io a finanziarvi il film. Non ho dubbi che sarà un buon lavoro. Posso moltissimo…non basta fare bene, va poi distribuito nel modo migliore…presentato alle rassegne…reclamizzato sui giornali. Io posso provvedere a tutto questo, se voi mi sarete d’aiuto. Ho bisogno d’amici fedeli, che sappiano mantenere un segreto, che vogliano condividere con me la grande missione di promuovere il bene nel mondo. Fatte quanto vi dico senza domandare il perché e non vi pentirete.

 

Regista: Lavoriamo con grandissimo entusiasmo, vero Tina?

 

Albertina: Oh certamente! Non vedo l’ora di mettermi all’opera.

 

Regista: Vediamo d’inquadrare quel palo bruciato. Fai un campo lungo! Ecco, Presidente, potrebbe comparire lei pure vicino a quel casolare diroccato.

 

Presidente: Non sarebbe un’idea malvagia! Beata gioventù, quanta creatività in quei cervelli freschi! Io pure da giovane ero pronto alla novità, a captare le nuove correnti del pensiero finanziario. Così ho costruito il mio impero.

 

Albertina: Noi, in verità, siamo poveri in canna.

 

Presidente: La povertà, ecco la vera forza motrice del progresso!

Ottima idea! Questo sarà l’argomento del mio prossimo discorso. Dirò ai giovani: - Non rassegnatevi. Ora siete poveri, ma un domani, quando passerà la vostra occasione, non perdetela, non lasciatela andare via senza che abbia svuotato ai vostri piedi il sacco ripieno di euro che vi meritate. Si, vi meritate perché siete dinamici, creativi, ricchi di speranza. Ecco! La speranza è la vostra forza…- Che ne dite, vi piace?

 

Albertina: Sarà vero, ma per ora di questa occasione non si vede nemmeno l’ombra.

 

Presidente: Ti sbagli, ragazzina. Forse sono proprio io la tua occasione. Lui avrà il vigore della gioventù, ma io possiedo l’esperienza.

 

Si avvicina il regista che s’era allontanato per osservare da vicino i ruderi

 

Presidente: Naturalmente sto scherzando. Capisci l’ironia. La bellezza seduce e tu mi hai sedotto. Ti desidero perdutamente.

(rivolto al regista) Cosa ti pare di quelle assi annerite?

 

Regista: Si può fare qualcosa di buono.

 

Presidente: Non avevo il minimo dubbio. Però non voglio che la mia immagine sia accostata a queste tristi miserie. Un uomo come me, fatto dal niente, che ha saputo adunare un’immensa ricchezza con mezzi assolutamente leciti, deve suscitare allegria, gioia di vivere. I piccoli borghesi mi guardano con ammirazione ed invidia, i falliti con la speranza di diventare come me, un giorno che non sarà mai. Il mio sorriso è imitato da tutti i ricchi e straricchi nella speranza di carpire sentimenti di simpatia ai diseredati. Lasciamo stare dunque. Riprendete pure queste assi bruciate e fatte un bel documentario con la domanda più o meno sottintesa: chi sarà stato? Gli extraterrestri oppure i comunisti? Mio caro, da sempre l’umanità si è divisa in furbi ed idioti. Ma devo dire in coscienza che non l’ho fatta io in quel modo.

 Ragazzi, ora vi lascio, il dovere m’impone di privarmi della vostra compagnia (palpa il braccio della ragazza). Datevi da fare… ci vedremo presto. Se avete bisogno…rivolgetevi ai miei collaboratori. (esce di scena) 

 

Regista: Hai visto? Quello ti palpava!

 

Albertina: Non sarai mica geloso? E’ un vecchio!

 

Regista: Un vecchio? Sì, un vecchio, ma si raccontano delle cose, dicono abbia una vitalità incredibile. E poi non nominare mai quella parola in sua presenza!

 

Albertina: Quale parola?

 

Regista: Vecchio, vecchiaia. Va su tutte le furie e addio impiego. A noi interessa che apra il portafoglio, come un travaso dalle sue alle nostre tasche. Dobbiamo fare il film e lui può fare la nostra fortuna, e poi dobbiamo sposarci. Te lo sei dimenticato per caso?

 

Albertina: Appunto! Proprio per questo devo piacergli. Lascia che palpi, una mano sul sedere non ha mai fatto male a nessuno.

 

Regista: Santo Dio! Non esprimerti così Albertina.

 

Albertina: dalle mie parti si dice proprio così. Non sai quante palpazioni ho dovuto subire per fare cinema. Ma stai tranquillo, tu sei stato il primo. Se questo fa bene alla tua vanità di maschio.

 

(Entra Luca)

 

Luca: Che casino! E’ tutto bruciato! Fidelia…come è potuto accadere? Voi chi sareste?

 

Albertina: Chi sei tu? Qui nessuno può stare eccetto noi due. Ordini del Presidente. Noi siamo autorizzati.

 

Regista: Non siamo stati certamente noi ad appiccare il fuoco. Noi dobbiamo fare le riprese. Non sapiamo neppure a cosa serviranno. Dobbiamo dare l’impressione che sia accaduta una catastrofe e non che siano bruciate quattro baracche e un tavolo di legno.

 

Luca: Ma cosa dite? Questa era Fidelia, la città dei fedelissimi del Presidente, il nucleo della nuova capitale!

 

Albertina: Il nucleo ora è solo un carboncino nero.

 

Luca: E’ la fine! Dunque è vero quanto si dice.

 

Regista: Cosa si dice?

 

Luca: Che sono arrivati gli extraterrestri. Non vedete questi strani lampi che sconvolgono il cielo giorno e notte? Mi domando cosa siano.

 

Regista: Già, ce lo siamo domandati, forse sono loro.

 

Albertina: Smettetela, incomincio ad avere paura. Sarebbe una invasione dallo spazio? Mi viene da rabbrividire.

 

Luca: Non leggete i giornali? Non fanno altro che parlare d’avvistamenti.

 

Regista: Non leggo i giornali. Raccontano quello che vuole il padrone ed io sono un essere libero.

 

Luca: Il Presidente è scomparso. Solo il cielo sa dove si trova!

 

Albertina: Il Presidente? Ma se era qui pochi istanti fa! E’ lui che ci ha commissionato di filmare questa specie di cimitero.

 

Regista: Taci Albertina! Ci è stato raccomandato di tenere il segreto e tu lo vai a spifferare al primo venuto.

 

Luca: Davvero il Presidente era qui con voi? State tranquilli, se è un segreto rimarrà tale. E poi io non sono il primo venuto, sono il presidente dei giovani fedeli. Siamo tutti suoi sostenitori, tutti innamorati di lui.

 

Albertina: Davvero? Non m’è sembrato un tipo così attraente da avere tanti innamorati.

 

Luca: Saremo più di un migliaio. Lui è grande come…più di Napoleone. Non basta, ha un magnetismo nello sguardo…irresistibile. E’ buono, onesto, sincero. La sua lotta è contro i bugiardi, i disonesti. Soltanto lui può salvarci.

 

Regista: Accidenti, questa si che è una cotta! Il mio spirito libero non sopporta certi fanatismi. Io voglio ragionare con la mia testa e non con quella collettiva dell’associazione dei fedeli.

 

Luca: Aspetta qualche giorno e vedrai. Se lui ti ha imbarcato sull’arca, presto non parlerai più così.

 

Albertina: Cosa sarebbe quest’arca?

 

Luca: L’arca di Noè. La nuova arca di Noè dove lui imbarcherà il mondo, quella parte del mondo che vorrà salvarsi. Il resto, fatto di bugiardi, disonesti, impostori, si dannerà da solo.

 

Regista: Una specie di diluvio universale. Naturalmente alla fine ci sarà un bell’arcobaleno e io lo filmerò e sarà su tutti i suoi giornali.

 

Luca: Ti consiglio di non scherzare su queste cose. Molte persone di valore ci credono e gli hanno dato fiducia.

 

Regista: Non scherzo affatto. Spero anzi che tutto quello che dici s’avveri. Abbiamo un film da creare, e lui ci ha promesso che farà da produttore. Sono fiducioso anch’io, tanto più che mi è parso che non gli siano dispiaciute le forme di Albertina.


Scena quarta

Salotto con arredamento povero. Rachele. Mauro(marito di Rachele)e Luca. Mauro è intento a guardare la televisione e sembra non curarsi dei discorsi degli altri due.

 

Rachele: Ti ho chiamato perchè devo dirti una cosa molto importante. Caterina non torna. Altre volte è scomparsa, ma questa volta è diverso… Vorrei che mi aiutassi a trovarla. Non mi crederai se ti dico che sto impazzendo. Le è accaduto del male? Il mio istinto di madre mi mette in guardia, mi tormenta. Certi pensieri… Piango tutta la notte, non riposo. Mi domando: chi può volere del male alla mia piccola? Se è stata rapita, noi non possediamo nulla. Il mio stipendio di bidella, la pensione di quel disgraziato che per Caterina non darebbe un centesimo. Guardalo, tutto il giorno davanti alla televisione. Non parla. Sembra che il mondo non lo riguardi se non è dentro quella scatola. Non ne posso più di lui, di tutto. Ma la mia Caterina! Ho pensato di denunciarne la scomparsa, ma prima devo parlartene.

 

Luca: Senti Rachele, Caterina è una ragazza indipendente. Vedrai che quando meno te lo aspetti ritorna a casa e si siede su questa sedia come se nulla fosse accaduto e tu, come al solito, non dirai nulla. Non l’hai sgridata una sola volta. E’ cresciuta senza educazione.

 

Rachele: Senza un padre vero!

 

Luca: Lui non esiste. Bisognerebbe che Caterina comparisse sullo schermo perché lui s’accorgesse di lei. E tu, quando sarebbe stato necessario, non hai avuto la forza di negarle una sola cosa. Adesso ti ritrovi una figlia viziata ed egoista. Se ha preso la strada sbagliata, il merito è anche tuo!

 

Rachele: Non parlarmi in questo modo, soffro già abbastanza. Non è tutto così semplice come credi.

 

Luca: Adesso non fare la melodrammatica!

 

Rachele: Melodrammatica hai detto? Come parli bene. Come sei cresciuto tu pure. Non ti riconosco. Per me sei sempre il bambino che veniva a mangiare il pane col burro e il sale. E ora mi rimproveri perché sono…melodrammatica. C’è stato un tempo che facevi la corte a Caterina, ricordi? Non è molto tempo fa …

 

Luca: Si, si, lasciamo perdere. Se mi hai chiamato per raccontarmi questo…Caterina mi ha fatto capire a chiare lettere che di me non le importa nulla e poi… ha preferito un losco individuo. Ormai è acqua passata e non vale la pena che rimanga a parlarne con te ora.

 

Rachele: Ti sbagli di grosso se dici che a Caterina non importava nulla di te! Ha sofferto moltissimo, poverina. E’ incredibile come a volte i figli innocenti paghino le colpe dei genitori!

 

Luca: Cosa stai dicendo?

 

Rachele: Quando ho capito che tu facevi il filo a Caterina…le telefonavi tutti i giorni e per due volte ho risposto io al telefono e ti tartagliavi dalla vergogna, così ho capito…poi sono rimasta in ascolto dietro la porta del salotto…lei rideva e la sua voce si addolciva. Che tenerezza mi facevate. Io non ho mai provato la dolcezza di un amore innocente. Ebbene, le parlai, l’implorai che ti tenesse lontano.

 

Luca: Tu? Per invidia della nostra felicità hai convinto tua figlia a rifiutarmi, perchè non sei stata mai innamorata?

 

Rachele: Non è vero che non sono stata mai innamorata! Solo che lui non era innamorato, oppure era troppo tardi…

 

Luca: Caterina mi avrebbe rifiutato perché tu… mi sembra d’impazzire…non puoi immaginare quanto ho sofferto…quando mi ha detto di non chiamarla più. Ho pianto tutto il giorno, ho pensato di morire. Per un mese intero ero fuori di me. Per colpa tua, perché tu eri invidiosa della nostra felicità.

 

Rachele: Non è così, ma non agitarti in quel modo. Comincio a pentirmi d’averti chiamato. Pensavo che avessi superato…

 

Luca: E lei cosa ha detto quando tu…

 

Rachele: Mi ha detto che non dovevo impicciarmi della sua vita. Che ti amava

 

Luca: Neppure tanto se è bastato un tuo discorsetto a convincerla a lasciarmi.

 

Rachele: Povero ragazzo, mi dispiace, ma il motivo…

 

Luca: Il dolore era mio. Come hai potuto fare questo? Hai rovinato la mia vita e quella di tua figlia.

 

Rachele: Non potevo fare altrimenti.

 

Luca: Sei impazzita?

 

Rachele: Non sono impazzita!

 

Luca: Basta, per favore. Non credo a una sola parola di quello che dici!

 

Rachele: Tu la conosci e sai che è una ragazza buona e onesta. Se ha fatto quello che ha fatto, se si è rovinata e stato solo per farmi dispetto! Ed io sto espiando la mia colpa.

 

Luca: Ho le vertigini. Mi sembra di essere in un ottovolante! Non capisco, straparli, devi essere impazzita. Di quale colpa t’accusi? E’ un delirio il tuo. Dai retta a me: fatti visitare da uno psichiatra.

 

Rachele: Hai tutte le ragioni di parlarmi così, ma non sono pazza. Nella vita è nascosta una giustizia che non siamo in grado di vedere. Essa ci punisce con durezza. Non esiste perdono. E’ spietata, inevitabile, sta nelle regole dell’Universo. L’onestà deve essere alla sorgente. L’acqua che sgorga inquinata non c’è modo di farla divenire pura.

 

Luca: Cosa stai delirando ora? Di quale acqua parli?

 

Rachele: Povera bambina mia, se potessi darei la mia vita per ritornare indietro. In quanto a te, non devo parlarti, non capiresti, sei troppo giovane. Alla tua età certe cose non fanno altro che male. Tu sei giovane, pulito. Troverai altre ragazze di cui innamorarti. Ma Caterina, chi potrà raccoglierla dalla strada? E’ rovinata per sempre.

 

Luca: Oh Rachele, spero che la tua sia soltanto una forma di pazzia.

 

Rachele: Quando vi ho sorpreso che vi baciavate sul portone di casa, la terra mi ha tremato sotto i piedi. Giuro che stavo per cadere. Ricordi? Ho balbettato non so che parole. Volevo dirvi di non farlo.

 

Luca: Ricordo. Prendesti Caterina per un braccio e la trascinasti in casa. Io corsi via pieno di vergogna.

 

Rachele: Sei sempre stato un bravo ragazzo, troppo timido, forse.

 

Luca: Mio Dio, mio Dio! E adesso che si fa?

 

Rachele: Devi cercare Caterina e convincerla a tornare a casa

 

Luca: Tornare da voi due? Da quest’uomo che ha gli occhi gonfi a forza di fissare il televisore? Da te che non sei stata capace di essere una madre decente. Credi che io abbia la possibilità di convincere Caterina?

 

Rachele: So che non sarà facile, ma chi altri può farlo? Lei ti vuole bene, anche se non può essere la tua ragazza. Forse un giorno, quando sarete abbastanza maturi sarete in grado di capire…

 

Mauro: Volete smetterla voi due? Non si capisce nulla! Non potete andare a chiacchierare altrove?

 

Rachele: Ogni tanto da segni di vita. Come lo chiamano? Coma vigile, si, coma vigile.

 

Luca; E’ meglio che non parli in questo modo. Mi disgusti.

 

Rachele: Lo terremmo in vita solo per la pensione. A cosa serve d’altro, se non per portare a casa la pensione. Una miseria per giunta.

 

Luca: Smettila! Non ho mai visto una persona cinica come te.  Nemmeno mia madre parla di Maurizio in questo modo, eppure lui in casa proprio non c’è mai stato. Almeno tuo marito l’atto di presenza lo fa.

 

Rachele: Maurizio è tuo padre, ricordati. Non puoi parlarne in questo modo.

 

Luca: Già, mio padre, dimenticavo! Realmente m’ero dimenticato d’avere un padre. Se lo ho avuto, non l’ho mai conosciuto.

 

Rachele: Sei ingiusto con tuo padre. Lui ha riposto in te ogni aspettativa e tu lo ricambi così. Ma si sa che voi giovani siete fatti in questo modo. Voi siete perfetti, fino a quando non vi capita di fare esattamente gli stessi sbagli. Perché troppo spesso i figli commettono gli stessi errori dei genitori. Per carità! Voi in ogni caso non ne avete colpa, la responsabilità è di quelli che non vi hanno educato abbastanza. Ricordati comunque che tutto devi a quell’essere inferiore che è tuo padre.

 

Luca: Maurizio per me non esiste. Tutto, dico tutto, lo devo al Presidente. Lui è stato per me un vero padre.

 

Rachele: E’ semplicemente mostruoso quello che dici, che chiami tuo padre per nome come se fosse un tuo compagno di scuola.

 

Luca: Per piacere, non farmi la predica.

 

Rachele: Luca, Luca, non importa…sono fuori di me, se almeno qualcuno mi dicesse che ha visto Caterina, se mi dicesse dove si trova, che sta bene,,, troverei pace. Non pretendo di vederla, che lei mi gettasse le braccia al collo, che mi baciasse…No, non pretendo, ma se almeno sapessi che sta bene. Ora non fanno che parlare di extraterrestri. Ho paura Luca! Mi viene da pensare che sia stata rapita.

 

Luca: Lasciamo perdere. La cercherò, te lo prometto.

 

Mauro: Allora, la vogliamo smettere?

 

Una luce violenta illumina la stanza.


Atto secondo

Scena prima

 

Una strada: Maria e due coppie di passanti (Uomo1, uomo2, donna 1, donna 2)

 

Maria: Un’eclissi di sole e tanti meteoriti che attraversano il cielo come stelle cadenti. Nemmeno il dieci Agosto se ne vedono tante, e siamo quasi in settembre.

 

Donna 1: Noi non li abbiamo visti, forse dormivamo ancora

 

Maria: Avete perso uno spettacolo!

 

Uomo 1: Fosse per questo, quante cose abbiamo perso! Dicono che sono arrivate le astronavi. Cinque, oppure otto. Chi le ha viste dice che sono bellissime: a forma di sigaro o come lenti convesse che ruotano su se stesse emettendo una luce abbagliante

 

Uomo 2: Forse questi lampi sono dovuti ad esse

 

Maria: Io proprio non ci credo. Se pensiamo solamente a quali distanze hanno dovuto percorrere per arrivare sino a noi…

 

Uomo 1: Chissà quale tecnologia possiedono se riescono ad annullare lo spazio-tempo

 

Donna2: Dicono che somigliano ad uomini bellissimi, qualcuno ha detto che somigliano a Marlon Brando

 

Maria: Ma va! Allora sono dei robot

 

Donna 2: Non sono dei robot

 

Maria: Come fai ad esserne così sicura

 

Donna 2: Una ragazza afferma di avere fatto l’amore con uno di essi.

 

Maria: Davvero questa è troppo

 

Uomo 1: A parte questi pettegolezzi di dubbio gusto, saranno avanti a noi di anni luce, ci porteranno un enorme progresso se hanno potuto attraversare lo spazio con astronavi da fantascienza

 

Maria: Fantascienza, appunto!

 

Uomo 2: Chissà che mezzi avranno per curare le malattie: un raggio laser o quale altra diavoleria. La nostra chirurgia tra breve sembrerà una pratica crudele, da selvaggi.

 

Donna 2: Lui va sempre lì: ha un fratello a letto, completamente vegetale, e nessuno osa staccare la spina.

 

Uomo1: Abbiamo fatto bene a non farlo. Ora gli extraterrestri lo sveglieranno.

 

Donna 1: Mia madre ha un tumore al fegato. Non aspettavamo altro che morisse, ora possiamo sperare, ma bisogna fare presto. Li ho cercati ovunque, infine mi hanno consigliato d’iscrivermi al club che organizza comitive per l’Africa. Domani parto. Li troveremo nel deserto.

 

Uomo 1: Chissà quale energia impiegano. Quando ce la forniranno non avremo più inquinamento.

 

Uomo 2: Appena in tempo. Stavamo trasformando il pianeta in una cloaca invivibile.

 

Donna 1: Non ci saranno più ricchi né poveri, nessuno domanderà più l’elemosina, ci sarà benessere per tutti, nessuno avrà necessità di rubare, d’uccidere.

 

Donna 2: Sarà il regno dei cieli!

 

Entra in scena un vecchio barbone (Nestore)

 

Nestore: Il regno dei cieli? Figuriamoci! E se invece avessero idee bellicose? Se fossero sbarcati sulla terra per sfruttare le vostre ricchezze, per schiavizzarvi?

Ricordate quando gli Europei sbarcarono in America, ma già, voi siete troppo giovani per ricordare questo. Ebbene, i selvaggi si portarono sul litorale per accoglierli fiduciosi, e furono fatti schiavi, le loro ricchezze   depredate, essi stessi sterminati e sostituiti da altri schiavi. Eppure gli Europei erano Cristiani, l’Amore era la loro religione! Figuriamoci questi che non conoscono Cristo, supponiamo che si ritengano una specie superiore e vi considerino alla stregua dei suini e dei bovini, e magari si ciberanno della vostra carne dopo avervi ben nutrito.

(Ride sarcasticamente)

 

Uomo1: Nestore, hai letto troppi romanzi. Una civiltà superiore non può che possedere una morale superiore.

 

Nestore: Questa è l’enormità più grande che abbia mai sentito.

 

Uomo2: Lasciamo perdere. In ogni caso non possiamo farci niente. Se sono buoni ne avremo vantaggio, se sono, come dice Nestore, cattivi, non abbiamo mezzi per difenderci. Possiamo soltanto accoglierli dimostrando che siamo pacifici e contenti di fraternizzare con loro. Essi decideranno per noi, sicuramente non possiamo decidere noi per loro.

 

Donna1: Se sono buoni condivideremo la loro civiltà, le loro conoscenze scientifiche, la loro ricchezza…

 

Nestore: Rinunziereste alla libertà per tutto questo?

 

Uomo2: Essi non avranno bisogno di toglierci la libertà, per il semplice motivo che non esiste nel loro vocabolario questa parola! Che cosa è mai la libertà se non l’insieme dei desideri dell’individuo? Libertà di pensare, di fare l’amore, di diventare ricchi, di protestare perché ricchi non lo diverremo mai, anzi diventiamo sempre più poveri. Intendo dire che tutti i desideri costituiscono la libertà, ma in quanto a realizzarli…capite che tutto questo fa parte di una civiltà arretrata? Una società evoluta e supertecnologica ha già esaudito tutti i desideri dei singoli, non fosse altro perché è lei stessa a crearli. In una società del genere tutti, nello stesso momento esprimono lo stesso desiderio ed ecco che esso è soddisfatto. Non c’è tempo, non c’è ragione per essere scontenti, per protestare.

 

Maria: Mi rattristi enormemente! Più che una società, questa tua è un serraglio per maiali! No, no, speriamo che non sia così

 

 

Una luce trascorre nel cielo. Tutti in coro, chi festante, chi allarmato, chi deluso

 

Eccolo, guardate! Sono loro. E’ chiarissimo che si tratta di un’astronave!

E’ magnifica! Presto atterreranno anche qui da noi. Il presidente lo ha detto chiaramente.

 

Maria: Sarà, ma ha me sembra soltanto un punto luminoso. Il presidente poi, dicono che sia scomparso.

 

Uomo 1: I giudici lo vogliono in aula, ma lui non si fa trovare. Il processo va avanti anche senza di lui, tra pochi giorni emetteranno sentenza.

 

Uomo 2: Come non dargli ragione! E’ una vera persecuzione. Anche queste ingiustizie speriamo saranno risolte dagli extraterrestri.

 

Maria: Magari il presidente s’è recato da loro per parlare di questo, che è l’argomento che gli sta più a cuore!

 

Uomo 2: Se fosse così lo capirei. Farei lo stesso se fossi nei suoi panni.

 

Nestore: Adesso questi alieni dovrebbero fare da giudici. Mi sembra che abbiate perso il lume della ragione. Pensare che il Presidente sia scappato da loro: “Vi scongiuro, datemi asilo politico! Sono perseguitato dai giudici comunisti, in combutta con i miei avversari politici. Vogliono rovesciare il governo eletto dal popolo a furia di denunce e di processi. Vi prego, per i miei figli e nipoti, salvatemi o finirò innocente in galera!”

 

Uomo 2: Ottima recita Nestore! Mi sembra che tu pure abbia perduto il lume della ragione. Il presidente se vuole va a vivere all’estero. Sai quante nazioni ospiterebbero lui e le sue ricchezze? Ma non lo farà mai perché è innocente, perché è pronto a sacrificarsi per il suo popolo.

 

Uomo1: Lasciamo stare questi discorsi. Ormai dei processi del presidente ne abbiamo le tasche piene. Come si fa a parlare di tali miserie proprio ora che assistiamo all’avverarsi di un evento storico così straordinario? 


Scena seconda

Il Presidente, Umberto e Maurizio. Palcoscenico buio. Un fascio di luce illumina il Presidente e Umberto. Maurizio rimane nel buio.

 

Umberto: Presidente, purtroppo il processo continua. Nonostante tutti i nostri sforzi non siamo riusciti a bloccarlo. Sono preoccupato.

 

Presidente: E’ una vera porcata, l’ennesimo tentativo sovversivo contro la mia persona, ma non riusciranno a dimissionare l’eletto dal popolo. Caro Umberto, il destino ci ha messo più in alto di tutti, la menzogna e l’invidia sono enormi. Non vedo che cattiveria attorno a me, eppure non faccio che del bene!

 

Il Presidente va in ombra e si accende il faro che illumina Maurizio

 

Maurizio: Secondo te, ci crede davvero a quello che dice? Tutti sono bugiardi e solo lui, che ogni volta che dice una cosa la ritratta immediatamente di fronte all’evidenza, sarebbe onesto e veritiero!

 

Umberto: La Verità, il Bene. Caro mio, Quando smetterai di occuparti dei massimi sistemi. La verità è un’affermazione che solo può fare chi ha la possibilità di non essere contraddetto. In quanto al Bene, si dice che esso vincerà sempre, ed è vero perché ciò che è Bene lo stabiliscono i vincitori. Ecco perché lui possiede la verità e il bene, perché è il vincitore.

 

Luce sul Presidente, Umberto e Maurizio

 

Presidente: Che almeno la stampa taccia! Abbiamo in mano tutti i quotidiani.

 

Umberto: Non tutti, purtroppo.

 

Presidente: Che vuoi dire?

 

Umberto: Giacomo Binetti

 

Presidente: Binetti?

 

Umberto: Un vero rompiscatole.

 

Presidente: Lo arruoleremo nella nostra scuderia

 

Umberto: E’ impossibile

 

Presidente: Lo domeremo, vedrai che lo domeremo. Maurizio! Tu conosci Binetti, vero?

 

Maurizio: Non tanto da dire che sia un amico, ci salutiamo, niente di più.

 

Presidente: Benissimo, vai da lui e digli che sono disposto a comprare il suo lavoro, quella porcata sulla strage delle foche. Digli che sono molto interessato.

 

Maurizio: A sentire una cosa simile gli verrà un malore!

 

Presidente (ridendo): Anche questo sarebbe un modo per liberarmi di un nemico.

 

Umberto: Quanto siete disposto a pagare

 

Presidente: Il dovuto, niente più del dovuto. Se no quel malpensante va a dire che lo si vuole corrompere. Eventualmente a Natale gli regaleremo una casetta in montagna.

 

Umberto: Meglio al mare. Lui ama il mare.

 

Presidente: E una collana preziosa alla moglie con sentimenti di vera amicizia. Se poi vorrà collaborare con altri servizi come l’estinzione del gallo cedrone, lo sterminio degli indigeni dell’Amazzonia e altre cretinate del genere…

 

(il Presidente s’oscura, Maurizio ed Umberto in luce)

 

Maurizio: Ed io dovrei convincere Binetti a lavorare per lui? E’ completamente pazzo! Ti rendi conto che allo stesso modo ha comprato anche noi?

 

Umberto: Dai retta a me: fai quello che ti dice e sarà meglio per tutti.

 

Maurizio: Ma Binetti non acconsentirà mai.

 

Umberto: Scommettiamo? Ogni uomo ha un prezzo. Siamo tutti in vendita.

 

Maurizio: Il tuo prezzo?

 

Umberto: Non è inferiore al tuo. Smettila di fare lo scemo!

 

(Maurizio s’oscura e s’illumina il Presidente)

 

Presidente: Carissimo Umberto, ho di voi la massima stima e fiducia. Mi siete sempre accanto nei momenti difficili. Anche adesso leggo nei tuoi occhi una dedizione che forse io non merito. Maurizio invece…a volte lo vedo titubante, come avesse un retropensiero.

 

Umberto: Maurizio è un intellettuale, e come tutti quelli che usano troppo il cervello, è tormentato da mille dubbi e scrupoli…ma le assicuro che è un valido collaboratore.

 

Presidente: Ne risponderesti tu personalmente.

 

(Il Presidente s’oscura e s’illumina Maurizo)

 

Umberto: Comincia a dubitare di te. Mi ha parlato in un certo modo ed io ho garantito la tua lealtà, mi sono compromesso. Se sgarri non sarai solo tu a pagare, ci vado di mezzo pure io, pensaci bene.

 

Maurizio: Sono allibito…la cosa non mi piace

 

Umberto: Vai piuttosto a cercare Binetti

 

Maurizio: Temo d’essere entrato in un giro…abbiamo veduto delle cose…da cui non si può tornare indietro.

 

(Maurizio, Umberto e il Presidente in luce)

 

Presidente: Se il processo continua faremo pronunciare la piazza! Migliaia e migliaia di uomini, donne, vecchi e bambini, tutti in piazza a condannare l’operato di questi giudici. Se non sarò assolto in tribunale, mi assolverà il popolo!

 

(Buio. Si ode il rumoreggiare di una manifestazione di piazza)


Scena terza

Un tinello. Entrano Luca e Marina

 

Luca: Manifestazione pienamente riuscita

 

Marina: Mai visto tanto entusiasmo

 

Luca: Il Presidente sa ancora parlare al cuore della gente. Mille, duemila, cinquemila manifestanti

 

Marina: Ho sentito che aiuterai Rachele a cercare Caterina. Bravo, quella poverina ha proprio bisogno di aiuto.

 

Luca: Si, si, ma lasciamo perdere

 

Marina: Perché parli così? Quando facciamo una buona azione non dobbiamo nasconderci e tanto meno vergognarci. C’è così poca bontà al mondo, che almeno serva da esempio.

 

Luca: Mamma, oggi non ho voglia di parlarne. E’ un grande giorno, mi sento in armonia col mondo intero!

 

Marina: Ti capisco, io pure sono felice come poche volte in vita mia. Temevamo scontri, baruffe, invece è stata una manifestazione gioiosa, pacifica. Metto su la cena. Quel brav’uomo di tuo padre arriverà tra poco.

 

Luca: Fammi capire, sei ancora innamorata di lui?

 

Marina: Che domanda, certo che sono ancora innamorata, anche se…

 

Luca: Anche se?

 

Marina: Anche se non è più come una volta.

 

Luca: Sei veramente straordinaria! Intendi dire: una volta tanto, tanto, tantissimo tempo fa, magari prima che io nascessi.

 

Marina: Perché dici questo?

 

Luca: Perché lui ti lasciava sola in casa, perché io a cinque anni non sapevo chi fosse mio padre.

 

Marina: Non sai cosa dici! Sei troppo severo, sei infantile.

 

Luca: E’ la verità!

 

Marina: Quand’è che crescerai? Quando smetterai di vedere il mondo in bianco e nero? Ci sono le sfumature, i colori. Vorrei che un giorno aprissi gli occhi.

 

Luca: Sei una povera illusa! Tu dovrai aprire gli occhi prima o poi!

 

Marina: Cosa vuoi dirmi? E’ un po’ che parli ermetico

 

Entra Maurizio

 

Maurizio: Ciao a tutti! Siete stati alla manifestazione?

 

Luca: Si, e tu?

 

Maurizio: Ero da Binetti, a corromperlo. Il Presidente vuole che lavori per lui.

 

Luca: Binetti, davvero?

 

Maurizio: Certo. Ormai è l’unica voce indipendente che lui non ha comprato.

 

Marina: Oggi solo piatti freddi: salume, formaggio e insalata a volontà.

 

Maurizio: C’è almeno quel vino buono?

 

Marina: Davvero il Presidente vuole assumere Binetti? E’ un uomo straordinario! Dopo quello che ha scritto su di lui.

 

Maurizio: Forse non mi sono espresso bene. Vuole comprarlo per metterlo a tacere.

 

Luca: Non farebbe una cosa poi tanto sbagliata.

 

Maurizio: Lasciamo perdere. A volte con voi mi sembra di parlare cinese. Come è andata la manifestazione, c’era molta gente?

 

Luca: Moltissima. Da tutte le parti in autobus, in macchina, in bicicletta!

 

Maurizio: Il Presidente spera d’intimorire i giudici. Siamo al fondo del barile. Non so cosa possa accadere.

 

Marina: Sono arrivati gli extraterrestri. Oggi ne parlavano tutti alla manifestazione. In molti speravano che il Presidente si pronunciasse in proposito.

 

Maurizio: Anche quelli ci volevano. Siamo tutti quanti dei creduloni.

 

Marina: anch’io non ci credevo, ma poi, tutte le testimonianze, questi strani fenomeni.

 

Maurizio: Fosse vero! Che sterminassero tutti, e finisse questa umanità corrotta.

 

Marina: Ti vedo alquanto depresso

 

Luca: Ci vediamo. Devo andare

 

Marina: Non mangi con noi?

 

Luca: Ho promesso ai fedelissimi che avrei pranzato con loro. Un panino e poi a lavoro per pulire la sede. A stasera! (esce)

 

Maurizio: Binetti per poco non mi mangiava. Non l’ho mai visto così arrabbiato.

 

Marina: Eppure un po’ di soldi gli farebbero bene.

 

Maurizio: Ha rifiutato, ti dico, non ne vuole sapere. E’ un uomo integro, come non ce ne sono più

 

Marina: Credi davvero che il Presidente volesse comprarlo per farlo tacere?

 

Maurizio: Come no. L’ha ammesso in mia presenza. E’ terrorizzato dal processo e cerca con tutti i mezzi di bloccarlo. Se oltre la manifestazione, pure tutta la stampa si pronunciasse per la sua innocenza…

 

Marina: E’ sicuramente innocente.

 

Maurizio: Sembrerebbe il contrario. Esistono prove molto evidenti.

 

Marina: Cosa dici! Lui è vittima di giudici ambiziosi che vogliono impadronirsi del potere. Gente odiosa, rancorosa, invidiosa!

 

Maurizio: Parli proprio come lui.

 

Marina: Tu da che parte stai?

 

Maurizio: Non so. Forse da nessuna parte.

 

Si siedono a tavola per pranzare. Suona il campanello

 

Binetti: Permesso, scusate, so bene che non è proprio l’ora adatta per una visita!

 

Marina: Entra Giacomo, accomodati.

 

Binetti: Sono venuto perché proprio non potevo portarlo dentro

 

Marina: Cosa non puoi portare dentro

 

Binetti: Il pensiero di avere trattato male tuo marito. Perdonami Maurizio, non ce l’ho con te, ma vivo in una tale tensione che non so cosa dico!

 

Maurizio: Ma figurati! Non devi affatto scusarti. Non ci penso lontanamente che tu volessi ferirmi. Ti stimo troppo…

 

Binetti: Sono uno sconsiderato.

 

Marina: Siediti e mangia qualcosa con noi

 

Binetti: Mangiare! E’ una parola. Da giorni ho lo stomaco chiuso.

 

Maurizio: Senti Giacomo! Io sapevo che tu non avresti accettato le sue proposte. Da amico ho voluto avvertirti. Lui medita di distruggerti e sai bene che ne ha la possibilità.

 

Marina: Cosa dici! Non ti sembra d’esagerare?

 

Binetti: Non esagera, Marina, non esagera affatto. Si fa presto ad annientare uno di noi. Si passa al setaccio la sua vita. Se lui o un suo parente hanno una minima pecca, se da piccoli hanno rubato le caramelle al supermercato, ecco che vengono sbattuti in prima pagina come fossero dei ladri incalliti. Naturalmente, dopo tre giorni, un giudice o un avocato dirà in un’intervista che è tutta una scemenza, ma l’intervista è in quarta pagina, sotto un lungo articolo o una reclame e quasi nessuno lo leggerà. In ogni caso, nell’immaginario collettivo, quello rimane un ladro.

 

Maurizio: Proprio così. E se non si trova proprio niente, si costruisce una menzogna pagando falsi testimoni, una storia infamante, inventata di sana pianta che verrà sconfessata tre giorni dopo, ma il fango è stato gettato e chi ne è colpito rimarrà imbrattato per il resto dei suoi giorni.

 

Marina: Mamma mia! E’ proprio vero? Se questo accade la colpa non è sua ma dei giornalisti, degli editori. Sono loro che scrivono. I giornali sono indipendenti.

 

Maurizio (rivolto a Binetti): Avrò una moglie ingenua? Quando l’ho sposata credeva che i bambini nascessero sotto il cavolo. Le ho dovuto spiegare tutto!

 

Marina: Dite quel che volete, ma stamattina alla manifestazione tutti non aspettavano che lui, e quando è comparso parecchi si sono commossi e hanno pianto. Saranno tutti scemi e solo voi furbi? Tutti sbagliano e voi avete la verità?

 

Binetti: Di furbi ce n’è uno solo ed è lui!

 

Maurizio: Sai bene che io sono stato uno dei primi a credere in lui. Ma ora, se parlo così è perché so quel che dico, perché ho visto, ho udito con le mie orecchie, e non è più possibile crederci.

 

(Mangiano. Squilla il cellulare di Maurizio)

 

Maurizio: Umberto, sei tu? Bene, vieni sopra, non disturbi, anzi! Sali immediatamente.

(rivolto a Binetti) E’ Umberto, sta salendo. Sarà meglio che non t’incontri qui. Ho fatto credere al Presidente che non ti conosco e pure Umberto…

 

Binetti: E’ il tuo migliore amico, non ti fidi più di lui?

 

Maurizio: Fa dei discorsi che non mi piacciono. A volte le sue parole sembrano delle minacce nascoste dentro guanti di velluto.

 

Binetti: Capisco. Dove vado a nascondermi?

 

Maurizio: In camera da letto

 

Marina: Ma è possibile?

 

Maurizio: Tu, Marina, acqua in bocca. Mi raccomando.

 

(Si sente un trambusto e un suonare concitato del campanello. Marina si precipita ad aprire la porta. Entra Maria e l’abbraccia quasi cadendole tra le braccia)

Maria: Li ho visti. E’ incredibile. Li ho visti!

 

Marina: Chi sono?

 

Maria: Gli extraterrestri, li ho visti: passavano sotto il porticato del Duomo. Madre mia! Erano in sei.

 

Marina: In sei! Li hai contati.

 

Maurizio: Deve essere diventata matta! Hai la febbre per caso?

 

Maria: Vi dico che li ho visti. Mi tremano ancora le gambe. Ho dovuto appoggiarmi allo stipite della porta del caffé e per poco non svenivo. Avevo preso un te ed ero stata ad ascoltare Rachele che piangeva, commovente poverina! Stavo uscendo quando mi sono passati davanti, a non più di due metri, in fila per due…

 

Marina: Ma va! Chi ti dice che fossero proprio loro, e poi come erano?

 

Binetti: Abbiamo proprio bisogno degli extraterrestri ora. Il mondo sta impazzendo!

 

Maria: Sono come noi, ne più ne meno.

 

Maria: Come fai allora a dire che erano extraterrestri?

 

Maria: Hanno la pelle bianchissima, grinzosa, il loro modo di fare: camminavano senza guardarsi attorno, come degli automi.

 

Binetti: Gli extraterrestri, gli automi. E’ una pazzia collettiva!

 

Maria: La cosa più strana è che in mezzo a loro c’era Nestore.

 

Maurizio: Nestore, il barbone?

 

Maria: Proprio lui. Non si capiva se fosse prigioniero o se fosse uno di loro. Aveva lo stesso modo di camminare.

 

Marina: Ti hanno visto?

 

Maria: Non ne sono sicura, ma uno di loro ha alzato gli occhi su di me e a quel punto mi sono ritirata dentro il locale. I suoi occhi sono grandi e tondi come biglie, sporgenti, senza palpebre.

 

Maurizio: (ridendo) E gli attributi sessuali li hai visti?

 

Marina: Chi altri ha visto? Quelli dentro il bar, ci sono altri testimoni?

 

Maria: Non credo. In tutto c’erano tre anziani troppo intenti a giocare a carte.

 

Maurizio: Ci avrei scommesso. Solo tu hai potuto vederli. Magari hai solo paura, con tutto quello che si dice in giro, ti sei fatta suggestionare.

 

Marina: Smettila! Non vedi com’è agitata? Maria, siediti e stai tranquilla. Qui sei al sicuro.

 

Binetti: Se davvero ci fossero gli extraterrestri, non saremmo al sicuro da nessuna parte. Tutto questo mi sembra una farsa escogitata da qualcuno, forse allo scopo d’allarmare la gente, per sfuggire alle proprie responsabilità.

 

Maurizio: So bene a chi pensi. Ma t’assicuro che lui non c’entra in tutto questo. Magari ne approfitta abilmente, come soltanto lui sa fare.

 

Marina: E Nestore, come ve lo spiegate? Non è uno che si presta.

 

Binetti: Ogni uomo ha il suo prezzo. Non te lo ha insegnato questo il tuo maestro? Sarà bene che vada nella camera da letto. Tutto sommato ci potrei fare un sonnellino!

 

 

(Binetti esce da una porta secondaria ed entra Umberto dalla porta principale)

 

Umberto: Come va, Maurizio? C’è allarme per strada. Hanno perso la testa con questa storia degli extraterrestri. Ebbene, come è andata con Binetti?

 

 

Maurizio: Ne parliamo dopo. Anche Maria li ha visti

 

Umberto: Gli extraterrestri?

 

Maurizio: Così sembra

 

Marina: Maria, calmati! Andiamo in cucina, ti faccio una bella tisana calda, ti farà bene.

 

Maria: Non ho bisogno di tisane. Non prendetemi per matta! (le due donne escono)

 

Umberto: Puoi parlare ora, cos’hai concluso?

 

Maurizio: Nulla. Non ha accettato

 

Umberto: Era previsto. Chi lo dirà al Presidente?

 

Maurizio: Questo lo farai tu. Te lo chiedo per favore

 

Umberto: Io, perché io?

 

Maurizio: Siamo amici, no? Allora fammi questo favore

 

Umberto: E cosa dovrei dirgli?

 

Maurizio: Riferisci che ho fatto la sua offerta e non ha accettato. Punto e basta.

 

Umberto: Apriti cielo! Andrà su tutte le furie. Sai come è fatto. Binetti deve essere ammattito, lo distruggerà. E’ incredibile quale ingenuo idealismo! E’ semplicemente infantile.

 

Maurizio: Lascia perdere. Giacomo è uno dei pochi uomini veri che siano rimasti al mondo

 

Umberto: Uomo? Bambino, bambino, lo distruggerà, vedrai. Vieni con me, andiamo a vedere questi extraterrestri.

 

Maurizio (uscendo): Se esistono, lui non è responsabile.

 

Umberto: (fuori scena) Ti ho spiegato che lui è soltanto un abile opportunista, sa sfruttare ogni occasione in suo favore…

 

(Entrano Marina e Binetti)

 

Marina: Sono usciti

 

Binetti: Meno male. Con Umberto non voglio avere nulla a che fare. Era una testa dura da ragazzo e tale e rimasto.

 

Marina: E tu sei lo stesso ribelle di sempre. Ricordi quando organizzavi gli scioperi al liceo?

 

Binetti: Non farmici pensare! Che bei tempi. Nessuno di noi avrebbe detto allora che sarebbe finita così.

 

Marina: Così come?

 

Binetti: Nello sfasciume di tutto

 

Marina: Mi sembra che stiamo tentando di raddrizzare il timone, il paese…

 

Binetti: Si, la storia del nocchiero. Mi ricorda un individuo di mezzo secolo fa.

 

Marina: Sarà meglio che tu vada. Potrebbero tornare e se il Presidente sapesse che tu e Maurizio siete amici d’infanzia…

 

Binetti: Sempre paura del nocchiero? Figuriamoci se non lo sa.

 

Marina: Smettila di dire sciocchezze

 

Binetti: Adesso vado davvero

 

Marina: Sta attento: se l’incontri, qui non ci sei stato.

 

Binetti: Dirò che ero al tabacchino di fronte a giocare all’Enalotto.

 

Marina: Ecco, bravo, dì così. E metti la testa a posto (mentre Binetti esce)


Scena quarta

Stanza con grandi scafali, un tavolo con piatti di carta e latine di birra vuote. Libri e giornali ovunque, Un gran disordine. Luca, Gianfranco e altri quattro giovani.

 

Gianfranco (con scopa in mano): Sbrighiamoci, il Presidente sarà qui domani. Lui è sempre mattiniero.

 

Ragazzo: A domani sarà tutto al suo posto.

 

Luca: A lui piace che tutto sia in ordine. Sarà contento dell’organizzazione.

 

Ragazzo II: La manifestazione è riuscita in pieno e i giovani hanno partecipato alla grande!

 

Luca: Abbiamo dato una bella scossa ai giudici.

 

Gianfranco: E’ tempo che si sveglino e capiscano da che parte sta la Giustizia.

 

Ragazzo: Nessuno, che si ricordi, è stato calunniato e perseguitato come lui.

 

Luca (rivolto a Gianfranco): Come sta tuo fratello?

 

Gianfranco: Entra ed esce dalla comunità. Giura di volersi disintossicare, ma poi gliela trovi in tasca. Si buca ancora. I miei sono disperati, dicono che sarebbe meglio che fosse morto.

 

Luca: Conosci Caterina?

 

Gianfranco: La biondina che usciva con te?

 

Luca: Proprio lei. L’hai più vista in giro?

 

Gianfranco: E’ tanto che non la vedo. Confesso che ti ho invidiato perché avevi una ragazza così bella.

 

Luca: Ci siamo lasciati. E’ scomparsa. Rachele, sua madre, la sta cercando in ogni angolo. Puoi chiedere a tuo fratello se l’ha vista, in comunità o dintorni?

 

Gianfranco: Pensi che pure lei…

 

Luca: Non so, è un’idea, non si può escludere,

 

Gianfranco: Sarebbe un vero peccato.

 

III ragazzo: Spostiamo il tavolo?

 

Luca: Vediamo…spostatelo a sinistra

 

(due ragazzi eseguono)

 

Luca: Non troppo. Ci vorrebbe una poltrona. Magari lui vorrà sedersi…potrebbe essere stanco.

 

I ragazzo: Ne ho una a casa che non sfigurerebbe. L’usava il nonno per fare il riposino di dopopranzo. Da quando è morto non ci si siede più nessuno e la mamma dice che è sempre in mezzo ai piedi.

 

Luca: Se la domandiamo al Presidente, ci da un salotto intero, nuovo di zecca

 

Gianfranco: Domanderò a Fabrizio, forse in un momento di lucidità…Non è facile trovarlo in grazia di Dio. Dorme sempre, se tu potessi vederlo, è diventato magro come un manico di scopa. Il dottore vorrebbe fargli gli esami del sangue, ma lui non vuole saperne. Secondo me sospetta che abbia l’AIDS.

 

Luca: Fabrizio era il migliore dei grandi. Ricordi quando eravamo alle Medie? Quelli del liceo ci sembravano grandi e maturi e Fabrizio era il più serio, il più forte e certamente il più intelligente.

 

Gianfranco: Nessuno s’era accorto allora che si bucava. L’eroina gli ha bevuto il cervello. Vedessi ora, sragiona, a stento riconosce le persone.

 

Luca: Prova a domandargli di Caterina.

 

Gianfranco: Mi dispiacerebbe che lei pure…

 

Luca: Rachele non l’esclude.

 

(si sente un trambusto di fuori. Entra un ragazzo)

 

Ragazzo: E’ il Presidente, è arrivato!

 

Gianfranco: Il Presidente già qui? Non eravamo d’accordo per domani? Come si fa, non siamo pronti. C’è un disordine enorme!

 

Luca: Presto ragazzi, spostate quelle scatole. I libri negli scafali, presto!

 

Presidente (entrando): E’ permesso? Ecco dei bravi ragazzi! Mi complimento con voi. Siete stati bravissimi. Vi considero le vere colonne del partito. Bravi!

 

Ragazzo I: Onorevole, perdoni il disordine. Abbiamo avuto un gran da fare per la manifestazione e poi l’aspettavamo domani.

 

Presidente: No problem! Nessunissimo problema! Ho voluto anticipare l’incontro perché ero ansioso di felicitarmi con voi. Un colloquio amichevole fuori dalle etichette e soprattutto dalle telecamere. Un’improvvisata. Gianfranco, vai al bar di fronte e prendi paste e cappuccino per tutti! Noi non beviamo alcolici, anzi, cappuccino decaffeinato! Meglio di così, vengano i signori giudici e pubblici ministeri a vedere, intercettino le nostre colazioni. Nemmeno nei monasteri! Voi ragazzi siete il sale del mondo. Per voi, con voi faremo grandi cose. Mi addolora l’idea che molti di voi siano pessimisti,depressi, perché hanno difficoltà a trovare lavoro. Io dico loro, ripetetelo in giro: “ Ragazzi datevi da fare una buona volta! Inutile piangervi sopra. Farò di tutto per facilitarvi l’ingresso nel mondo del lavoro. Purtroppo la situazione economica è quella che sapete. Non fatte quelle facce tristi!”

(Canta in sordina una vecchia canzone: Lilly Marlene)

Alla vostra età cantavo nelle cantine, facevo la serenata alle belle ragazze, e qualcuna ci stava pure. Noi eravamo più spensierati anche se mangiavamo una volta al giorno, quando ci andava bene,

 

Entra il regista con Albertina armata di cinepresa

 

Presidente: Ma guarda un po’ chi si vede. Vorrei proprio sapere chi vi ha mandato a chiamare.

 

Regista: Perdoni sua eccellenza, Umberto ci ha detto di affrettarci perchè lei ci aspettava. Abbiamo attraversato la città di corsa.

 

Presidente: Vedo. La sua ragazza ha il viso arrossato dalla fatica. Devo dire che è ancora più bella. Visto che siete qui, datevi da fare. Una ripresa con questi ragazzi per il telegiornale del pomeriggio. Quello più seguito dalle casalinghe e dai pensionati sfaccendati.

 

Rientra Gianfranco con in mano un vassoio con i cappuccini e le paste

 

Presidente: Avanti, accomodatevi, finché sono caldi.

 

(Il regista e Albertina riprendono il gruppo impartendo ordini)

 

Regista: Spostatevi più a destra. Volete che si veda quel bel mucchio di libri?

 

Gianfranco: Per niente! Non vorremmo che qualcuno pensasse che volessimo brucciarli.

 

Regista: bene allora. Presidente si metta in primo piano

 

Presidente: Forse è meglio che io stia dietro. Come se fossi qui per caso. Non vorrei che si pensasse che tutto è stato preparato a bella posta.

Cara fanciulla, avvicinati. A braccetto noi due faremo una bella coppia.

 

Ragazza: Sua eccellenza è sempre gentile e a volte birichino!

 

Presidente: Riprendici dal basso, così sembriamo più alti

 

Regista (in sordina, rivolto ad Albertina): Questa è buona! Sei una leccaculo eccezionale!

 

Ragazza: Sarai geloso per caso?

 

Presidente intona Lilly Marlene e tutti cantano brindando con in mano i cappuccini.


Scena quinta

(strada di città. Pochi alberi. Al lato destro del palcoscenico una luce bianca e le sagome di uomini che si muovono dietro un telo diafano)

Nestore

 

Nestore: E’ quasi l’alba. Gli umani dormono. Ma è negato loro il riposo. Pure nel sonno sono pungolati dalle ansie che avvelenano le ore del giorno. Hanno creato questo strano castello degli incubi dove tutti soffrono: maschi, femmine, vecchi, bambini, ricchi e poveri. E’ una specie incredibile questa. Da secoli li osservo e non smettono mai di stupirmi di cosa sono capaci d’inventare per essere infelici.

 

(Entra Luca)

 

Luca: Volevo proprio incontrare te.

 

Nestore: Me? I ragazzi a quest’ora sono a letto, almeno quelli che non frequentano certe compagnie.

 

Luca: Non riuscivo a dormire e sono uscito di casa.

 

Nestore: Anche tu dunque sei tormentato

 

Luca: Si, tormentato è la parola giusta. E’ scomparsa la figlia di Rachele.

 

Nestore: Caterina?

 

Luca: Proprio lei. Ne sai qualcosa tu? E’ vero che state portando via delle persone?

 

Nestore: Assolutamente falso. Sai bene che abito con voi da tantissimo tempo. Mi conosci da quando eri bambino.

 

Luca: E mi raccontavi delle storie che credevo favole. Almeno fino a ieri ho creduto che fossero favole.

 

Nestore: Giurasti che non ne avresti parlato con nessuno

 

Luca: E’ vero, ed ho mantenuto la parola.

 

Nestore: che vale oggi più di ieri!

 

Luca; Sta tranquillo. Sai bene che la parola data la mantengo sempre, anche se ora la situazione è cambiata. Mi dicevi di non ripetere a nessuno i tuoi racconti d’astronavi, di case alte come montagne, di voragini dove il ghiaccio e il metallo fuso convivono in una guerra perpetua. Di lunghissimi sonni, che ora capisco essere ibernazioni.

 

Nestore: Tutte cose vere. Era la nostalgia cocente del mio pianeta che mi costringeva a narrare ad un bambino ciò che nella memoria si faceva sempre più sfocato. Ti assicuro che noi non abbiamo rapito nessuno. Tanto meno la tua amichetta.

 

Luca: Caterina non è soltanto un’amica. Era la mia ragazza. Non avevo amato nessuno prima di incontrare lei. Forse tu non puoi capire. Lei mi ha lasciato. Io l’ho insultata, odiata, quanto prima l’avevo amata! Le tue rassicurazioni non fanno altro che aumentare l’angoscia. L’ho cercata dappertutto, nei locali che era solita frequentare, perfino tra gli zingari e i tossicodipendenti. Nessuno l’ha vista. Ho il presentimento che le sia accaduto…sai quante ragazze scompaiono vendute schiave, stuprate, uccise?

 

Nestore: Lo so. Esistono pure queste bestialità tra voi umani.

Parli di Caterina come un uomo adulto parlerebbe della propria infanzia. Tu pure sei cresciuto, Luca! Vedi, il tempo è come una palla di gomma. Se hai il coraggio di lanciarla nel vuoto essa non si fermerà mai e ti porterà lontano chiamandoti a fare sempre nuove esperienze. Ma se hai paura di perderla e la lancerai contro quella parete che si chiama “Nostalgia”, ti ritornerà indietro, come un incubo che si ripete privandoti delle meravigliose avventure che costituiscono la tua esistenza. Faresti bene a rassegnarti, a non pensare più a lei.

 

Luca: Mi sforzo di non pensarci. So bene che tutto è finito e che lei non tornerà da me, ma ho promesso a Rachele che l’avrei trovata. Almeno per informare i suoi, che sappiano dove si trova, come sta.

 

Nestore: Mettiti tranquillo: t’aiuterò a trovarla. Noi abbiamo buoni mezzi per questo.

 

Luca: Non ho parole per ringraziarti

 

Nestore: Tra poco è giorno. Mi devo incamminare.

 

Luca: Sono loro, i tuoi amici! Sono proprio come me li avevi descritti. Ho sempre creduto che fossero frutto della tua fantasia. Una fiaba. Invece esistono davvero!

 

Nestore: Fermati! Tu non puoi andare oltre. Rimani quanto vuoi, ma più di questo non potrai vedere. Quando ti stanchi tornatene a casa.

 

Luca: Fammi venire con te. Se mi presenti a loro…

 

Nestore: Non è possibile. Prometti che tornerai indietro!

 

Luca: Va bene. Te lo prometto. 

 

Nestore (incrociando le dita): Giura!

 

Luca: Mi fai giurare come quando ero piccolo.

 

Nestore: Allora mi ubbidivi senza discutere, ora hai riposto la fiducia in un altro partito e mi pare di averti educato per niente. Dove sono finiti gli ideali che ti ho piantato nel cervello. Ho l’impressione che qui sulla terra abbiate perduto i valori del vivere insieme. Non parlo di te soltanto, ma di tutta la specie umana. Comunque sia, a presto!

 

Luca: Te ne vai di già, non tornerai?

 

Nestore: Ci rivedremo presto.

(S’incammina e scompare nella luce)

 

Luca: Ricordati di Caterina!

 

(Entra Rachele)

 

Luca: Rachele, cosa fai qui? Come hai saputo

 

Rachele: Sono tante notti che nella veglia osservo le traiettorie delle loro astronavi. Solcano il cielo come stelle cadenti. Tutte indicano questa radura alla periferia della città. Conosco bene questo posto perché a primavera venivo a passeggiare con Caterina quando era appena nata. Voglio parlare con loro. Voglio chiedere che mi restituiscano mia figlia. Anche se dovessi implorarli per il resto della vita, per bestie che siano, avranno pietà di una madre. Pure le belve allevano i loro piccoli. Capiranno dunque il mio dolore. (Fa per incamminarsi verso la luce)

 

Luca: Fermati, aspetta! Non si può proseguire!

 

Rachele: Perché?

 

Luca. Non vogliono. Loro non l’hanno rapita, non c’entrano.

 

Rachele: Come fai tu a saperlo?

 

Luca: Ti dirò un segreto, ma che rimanga tra noi: Nestore, il barbone, è uno di loro. Io pure credevo che l’avessero rapita, ma Nestore, è stato lui ad assicurarmi che non è vero. Mi ha anche promesso che ci aiuterà a trovarla. E loro hanno mezzi che nemmeno possiamo immaginare.

(Entrano una decina di uomini, alcuni di essi armati)

 

Primo uomo: Eccoli, vedete quella luce laggiù? Sono loro. Prepariamoci. Dobbiamo avanzare correndo. Abbiamo una sola possibilità di successo: la sorpresa.

 

Secondo uomo: La rapidità e la sorpresa. Come ci insegnò il Bonaparte. Storia docet.

 

Primo uomo: Professore, lei ne sa più di tutti noi.

 

Secondo uomo: Vadano avanti quelli che possiedono un fucile. Gli altri stiano dietro, ma non perdano il contatto con i primi. Quando sarà il momento, chi sa sparare dica  agli altri di aprire il fuoco. Se spariamo troppo presto non avremo alcuna possibilità di colpirli e otterremo soltanto il bel risultato di avvertirli del nostro arrivo.

 

Terzo uomo: Così addio sorpresa!

 

Primo uomo: Mi raccomando, almeno uno prendiamolo vivo. Dobbiamo sapere da dove vengono e cosa vogliono.

 

Secondo uomo: Dobbiamo pure farci dire dove sono i prigionieri.

 

Luca: Cosa state dicendo. Cosa avete in mente di fare. Siete tutti ammatiti?

Non avvicinatevi a quell’astronave! Vi stermineranno in un attimo. Sono venuti in pace. Anzi, sono qui in mezzo a noi da secoli. Non è vero che hanno rapito delle persone.

 

Primo uomo: E tu ragazzo chi saresti? Sembri bene informato.

 

Quarto uomo: Un momento. Mi sembra di conoscerlo. E’ uno dei fedelissimi del Presidente.

 

Secondo uomo: Se davvero fosse…

 

Quarto uomo: Certo, l’ho visto una volta a braccetto col Presidente. Ti chiami Luca, non è vero?

 

Primo uomo: Se le cose stanno così, tutto cambia. Certamente il Presidente è bene informato su questi extraterrestri. Che razza d’invasione sarebbe se vengono in pace?

 

Luca: Stanno facendo il censimento della nostra galassia. Altre astronavi sono sbarcate in pianeti così lontani che nemmeno possiamo immaginare.

Sono pacifici e presto partiranno.

 

Secondo uomo: Avevano ragione quelli che affermavano che da loro avremmo potuto apprendere nuove tecnologie.

 

Terzo uomo: Non sembra che abbiano intenzione d’insegnare.

 

(La luce si spegne)

 

Luca: Sono partiti. Non so se li vedremo ancora.

 

Quinto uomo che imbraccia il fucile: Peccato. Ecco sfumata l’occasione di menare le mani.


Atto terzo

Scena prima

(Sipario abbassato. Si sentono le grida fuori scena del Presidente)

 

Presidente: Aiuto, presto soccorso!

 

(Quindi silenzio. Si alza il sipario: al centro un letto a due piazze King size, tra le lenzuola sfatte il corpo esanime di una ragazza. Ai piedi del letto il Presidente in mutande e canottiera. Umberto a lato del letto)

 

Umberto: Sembra morta.

 

Presidente: Accidenti. Vorrei sapere chi mi ha messo nel letto questa ragazza! Certamente lo ha fatto con l’intento di rovinarmi. Figuriamoci, quando la notizia trapelerà i miei avversari mi faranno a pezzi. I giudici, come al solito di parte, mi accuseranno di essere causa della sua morte.  Umberto, nulla deve uscire da questa stanza. Siamo intesi?

 

Umberto: Certamente. Bisogna però chiamare un medico di fiducia.

 

Presidente: Macchè medico, non vedi che è morta?

 

Umberto: Si, capisco. Bisogna tuttavia accertare le cause, il certificato di morte e tutto il resto.

 

Presidente: Ha sniffato tutta notte.

 

Umberto: Sappiamo almeno chi sia, come si chiama?

 

Presidente: Non la riconosci? È Caterina.

 

Umberto: Caterina. Dio Mio, è minorenne.

 

Presidente: Minorenne. Allora sono rovinato. Siamo rovinati! Tanto per intenderci: se vado a fondo io, voi pure mi seguirete.

 

Umberto: Che dice? Lei non andrà a fondo, nessuno andrà a fondo…non rimane che fare sparire il corpo.

 

Presidente: Già, fosse facile! Lo seppelliamo in giardino? Quanti cadaveri riemergono dalla terra col dito puntato contro il loro assassino!

 

Umberto: Se solo i giudici sapessero che era al suo seguito, verrebbero a perlustrare la villa palmo per palmo.

 

Presidente: Maledetti sovversivi. Riusciremo mai a dare loro la punizione che meritano.

 

Umberto: L’unica possibilità è affidarci a quelli. Loro non parlano, non domandano, e sono specialisti nel fare sparire i corpi delle vittime.

 

Presidente: Ne conosci tu?

 

Umberto: Naturalmente! Ho contatti. Se lo desidera, in un attimo essi saranno qui e sistemeranno tutto… si tratterà poi di sdebitarsi con un favore.

 

Presidente: Che genere di favore.

 

Umberto: Appalti, un amico eletto in parlamento, cose del genere.

 

Presidente: Tutto qui? Procedi immediatamente. Quei maledetti non l’avranno vinta.

 

(Umberto chiama al cellulare)

 

Umberto: Ci sarebbe una complicazione: da giorni i genitori vanno in giro domandando della ragazza. La madre minaccia di rivolgersi alla polizia.

 

Presidente: Dio mio! Mettili a tacere immediatamente.

 

Umberto: Non vorrà eliminarli!

 

Presidente: Sei pazzo? Intendo dire: offri loro una cifra congrua. Posso comprare il loro silenzio.

 

Umberto: Non so se sarà così semplice. Quando sapranno che la figlia è morta... Non sempre il dolore può essere assopito col denaro.

 

Presidente: E tu non dire che la figlia è morta. Sveglia, Umberto! Racconta loro che è partita, che risiede all’estero, lontano, il più lontano possibile.

 

Umberto: Capisco, è geniale. Siete un genio!

 

Presidente: Lascia perdere, mi raccomando che non trapeli il mio nome, per nessun motivo.

 

Umberto: Tranquillo. Inventerò una storiella incredibile. Più sarà assurda, più quegli allocchi la berranno.

 

Presidente: Bravo! Datti da fare, usa il cervello. Fantasia e iniziativa è il nostro moto! Lo dico sempre agli imprenditori.

 

Umberto: Intanto lei si metta almeno la veste da camera perché a momenti arriveranno quelli.

 

Presidente (vestendosi): Hai ragione. Non è bene che li riceva in mutande. Sono pur sempre la massima autorità del paese!


Scena seconda

Il tinello della casa di Rachele. Mauro e Umberto.

 

Mauro: Lei dice che Caterina è all’estero?

 

Umberto: Proprio così.

 

Mauro: Dove sarebbe esattamente?

 

Umberto: Mi dispiace, ma non sono autorizzato a darvi questa informazione. E’ un Segreto. Posso solo dire che è in uno stato arabo.

 

Mauro: Uno stato arabo?  In un harem? Non capisco!

 

Umberto: Mio caro, ti offrirò un argomento più convincente: cinquantamila euro.

 

Mauro: Che cosa intendete dire?

 

Umberto: L’agenzia è disposta a dare cinquantamila euro alla famiglia in cambio della collaborazione.

 

Mauro: Come sarebbe a dire “collaborazione”?

 

Umberto: Presto detto: è vostro dovere mantenere il segreto. Vostra figlia è partita. Vive in un paese lontano dove ha trovato lavoro. Va bene? Oppure pensate voi una scusa migliore. Spremetevi le meningi. In fin dei conti vi si chiede poco per la bellezza di una cifra del genere.

 

Mauro: Però vorremmo saperne di più, ad esempio se la ragazza sta bene, che genere di lavoro fa esattamente, quando ritornerà.

 

Umberto: La ragazza sta benissimo. Non posso dire di più.

 

Mauro accendendo il televisore: Per me potrebbe anche andare, ma Rachele…non so se si accontenterebbe. Va in giro come una pazza domandando a tutti se hanno visto la figlia.

 

Umberto: A lei devi pensarci tu. L’Agenzia non gradisce che si vada in giro a parlare dei suoi agenti.

 

Mauro: Caterina sarebbe un agente? Incredibile! Quella ragazza scriteriata un agente segreto?

 

Umberto (annuendo col capo): Proprio così. Ti ho detto anche troppo. Cerca di convincere tua moglie con le buone o con le cattive.

 

Mauro: Mi sembrate più propenso per le cattive!

 

Umberto: Quando sono in gioco gli interessi dell’intera nazione, siamo purtroppo obbligati a prendere in considerazione ogni soluzione.

 

Mauro (con aria spaventata): Capisco.

(Volge lo sguardo verso il televisore dove stanno proiettando le scene truculente di un film del terrore)

Ma guarda in che casino s’è andata a cacciare quella sgualdrina.

 

Umberto: Cinquantamila euro!

 

Mauro: Si, si, per me va bene

 

Umberto: D'altronde non hai scelta. Ormai sai troppe cose. Alla madre, provvedi tu.

 

Mauro: Ha la testa dura quella! Ma cinquantamila euro non li butterebbe nessuno dalla finestra. Se va proprio male, getterò lei dalla finestra.

 

Umberto: Come vuoi, ma attento a non fare chiasso. Non ci piace che la polizia vada a ficcare il naso nei nostri affari, ne va il bene della Nazione, dell’Umanità.

 

Mauro: Accidenti. Chi avrebbe mai detto che quel fiorellino selvatico sarebbe diventato così importante. Dell’Umanità addirittura!

 

 

Umberto: Proprio così. Quindi acqua in bocca. Caterina è andata a studiare oltreoceano. Se non è proprio necessario, non devi specificare esattamente dove. Si mantiene con una borsa di studio e con qualche lavoretto.

 

Mauro: Non è che faccia la prostituta in Marocco?

 

Umberto: Non dire scemenze!

 

Mauro: Era una battuta.

 

Umberto: C’è poco da ridere. Sono cose delicate. Questo colloquio resti tra noi. Tua moglie non ne deve sapere.

 

Mauro: Come faccio a non dirle…

 

Umberto: Potresti raccontarle che un signore è venuto a comunicarti che la figlia è all’estero per ragioni di studio.

 

Mauro: E i soldi, che scusa trovo.

 

Umberto: Vediamo un po’. I soldi…niente, dì pure che un uomo ti ha detto che Caterina lavora per un’organizzazione e che questa ti ha dato i soldi come anticipo dei suoi guadagni. In fin dei conti, lei è minorenne ed è giusto che gli stipendi siano versati ai genitori.

 

Mauro: Giustissimo.

 

Umberto: Allora intesi? Devo andare, ti saluto. Mi raccomando il segreto!

 

Mauro: Non dubiti (Umberto è uscito di scena) Non ne dubiti, per carità. Figuriamoci, siamo povera gente e cinquantamila euro ci farebbero proprio comodo. Io e mia moglie stiamo andando verso la vecchiaia e più si diventa vecchi più si ha bisogno. Quella scriteriata tornerà a momenti. Cosa le dico? La verità, che un tale è venuto in casa e mi ha raccontato le belle cose che combina la sgualdrina di sua figlia. Però cinquantamila euro non sono pochi, accidenti. Sarei curioso di sapere cosa ci fa in Arabia Caterina.

(Si immerge nell’ascolto della televisione che parla di extraterrestri)

 

Televisione: Ancora avvistamenti di Extraterrestri. Si parla di contatti personal che alcuni abitanti avrebbero avuto con esseri alieni. Prosegue l’esodo fuori mura. La città si svuota. La protezione civile raccomanda di guidare con prudenza e di non bere alcolici.

 

Entra Rachele

 

Rachele: Nessuno l’ha vista, Sembra essersi dissolta nell’aria

 

Mauro: Di chi stai parlando?

 

Rachele: Di chi vuoi che parli, di mia figlia.

 

Mauro: Proprio ora è uscito un signore che sapeva dove si trova. Se fosti arrivata un istante prima avresti sentito cosa diceva di tua figlia.

 

Rachele: E’ venuto qui un uomo che sa dove si trova Caterina? Chi sarebbe e come fa a sapere…

 

Mauro: Non so chi sia. E’ certo che mi ha raccontato una storia…Caterina sarebbe una specie di Spia, un agente segreto e si troverebbe in missione nei paesi arabi. Cose grosse, ne andrebbe il destino dell’Umanità. Mi ha  raccomandato di dirti tutto, ma che rimanga tra noi, Tu mantieni il segreto,  perché quello mi ha pure minacciato. Se parli ci ammazzano senza troppi complimenti.

 

Rachele: Tu sei pazzo e questa storia è frutto della tua mente malata.

 

Mauro: Adesso viene il bello!  L’Agenzia ci darà cinquantamila euro di indennizzo. Dico: cinquantamila euro, sono una cifra!

 

Rachele: Se fosse vero, c’è sotto qualcosa di losco. Sono semplicemente terrorizzata  (piange)

 

Mauro: Smettila! Non è colpa nostra, semmai è quella pazza di tua figlia che ci ha messo in questo pasticcio. Quell’uomo parlava seriamente. O tacciamo ed incassiamo i soldi, o ci fanno la pelle. Non abbiamo scelta. E ringrazia Caterina, quando la vedi, se da stanotte non dormirai più tanto tranquilla.

 

Rachele: Sappi che non mi lascerò intimorire da questa storia. Ammesso che non te la sei inventata, vorrei proprio vederlo quell’uomo.

 

Mauro: Lascia perdere. Quando avrai i soldi in banca sarai certa che non mi sono inventato nulla.

(Il palcoscenico si fa buio)

 

Rachele: E’ venuta a mancare la corrente. E’ gia successo. Dicono che sono gli extraterrestri che utilizzano la nostra energia per le astronavi

 

Mauro: Pure gli extraterrestri! Troppi misteri in questa casa!


Scena terza

Il Presidente e Umberto. Il palcoscenico è vuoto. Due fari illuminano i personaggi.

 

Umberto: Missione compiuta. Ho parlato con il padre di Caterina. Ha accettato volentieri di tacere. Non ha fatto nessuna obbiezione. C’è soltanto un problema: quel filibustiere ha domandato ottantamila euro d’indennizzo. Una cifra spropositata. Pare che  non sia interessato tanto al destino di sua figlia, quanto ai soldini. Nemmeno un cane venderebbe il proprio cucciolo per un chilo di carne macinata!

 

Presidente: Non ti sapevo così sensibile!

 

Umberto: Non ho figli, ma quando si tratta di bambini!

 

Presidente: Va bene comunque. Ottanta, cento, anche duecento, se necessario. Purché questa faccenda finisca qui.

 

(si spegne la luce che illumina il Presidente)

 

Umberto: Avrei potuto chiedere duecentomila euro. Il vecchio è proprio terrorizzato. Lo tengo in mano.

 

(S’accende la luce del Presidente)

 

Presidente: Vai dal cassiere. Mi raccomando, niente assegni né bonifici. Contanti, che non lascino traccia.

 

Umberto: Tranquillo, penso a tutto io. A proposito, una brutta notizia.

 

Presidente: Lo sapevo! Ne hai sempre una buona ed una cattiva. Sentiamo.

 

Umberto: Binetti non ha mangiato la foglia, non ha accettato l’offerta.

 

Presidente: Idiota di un giornalista. Gli farò passare la voglia di scrivere idiozie! Capisci? In altri tempi avrei potuto sorridere delle sue velenose tirate contro di me, ma in questo momento non possiamo permettercele, con il processo che non si sa dove vada a parare, anzi lo sapiamo troppo bene! E l’accidente di quella disgraziata fanciulla! Per giunta minorenne. Chi l’ha portata a casa mia?

 

Umberto: Non vorrei dirlo ma è stato Maurizio. Ha sbagliato, errore comprensibile.

 

Presidente: Ma la vedevi tu? Le labbra tinte in quel modo sfacciato, le unghie, credevo fosse una prostituta. Volevo toglierla dalla strada, ne avevo pena. Ecco, ancora una volta un’opera buona mi si rivolta contro!

Ho riflettuto molto in questi giorni. Mi rendo conto d’essere invecchiato, Questa persecuzione mi ha logorato più del previsto, Anche la salute comincia a tradirmi…mi sono detto che ci vuole un successore ed ho pensato a voi due. Maurizio è un uomo onesto e preparato, ma troppo, come dire, molle. Si molle. Mi sembra il termine giusto. Quando si ha il comando bisogna non farsi troppi scrupoli riguardo ai mezzi che occorrono per raggiungere il giusto fine. Tu sei un delinquente, ma se saprai indirizzare la tua opera nella direzione che io ti ho mostrato in questi anni, che è quella giusta, farai un grande servizio al Paese. Ritornando a Maurizio, sarà bene che scenda di un gradino. Non sarà più dei nostri. I progetti li elaboreremo io e te e qualche altro: sto pensando a un giovane.

 

Umberto: Sono commosso. Il bene del Paese è sempre il primo nei suoi pensieri. Lo sarà anche nei miei

 

Presidente: Lo spero. Intanto io non mollo. Ci vuole ben altro che quattro giudici comunisti a costringermi a dimettermi. Andiamo avanti, Umberto. Tutti ci domandano questo: di continuare nella nostra opera moralizzatrice del paese.

 

(Si spegne la luce del Presidente)

 

Umberto: Il dado è tratto! Il vecchio satrapo sta per mollare. Lo scettro sarà presto nelle mie mani. Calma, mi raccomando, calma Umberto! Non essere precipitoso. Lui è più sospettoso di un serpente a sonagli!


Scena quarta

Interno di un cafè. Luca, Gianfranco e barista. Un grande schermo con notizie di un telegiornale.

 

Gianfranco: Siamo agli sgoccioli. Tra poco i giudici si pronunzieranno. Voglio proprio vedere se avranno il coraggio di smentire l’opinione della gente che è chiarissima: Lui è innocente!

 

Barista: Non ha importanza. Loro devono valutare le prove, L’opinione della gente è manipolabile. Per fortuna la Magistratura è ancora indipendente.

 

Gianfranco: Questa è la solita cantilena. Lui, grazie ai giornali che possiede, sarebbe il manipolatore del popolo. Stanne certo che lui nemmeno li legge i suoi giornali.

 

Barista: Già, però i suoi salariati…

 

Gianfranco: Chiudiamo questa discussione, E’ la solita. Ognuno la pensi come vuole. Dammi una birra.

 

Barista: Tieni, rinfrescati il cervello. Te la offro.

 

Improvvisamente lo schermo si oscura e appare l’immagine dei ruderi bruciati di Fidelia e il Presidente con a fianco una ragazza e guardie del corpo. Una musica violenta attira l’attenzione dei tre allo schermo.

 

Gianfranco, avvicinandosi allo schermo: Ma quella non è la ragazza che cercavi?

 

Luca: Caterina!

 

Barista: La conoscete? Carina, ma scordatevela, se è entrata nel giro del Presidente non c’è nulla da fare per nessuno.

 

Luca: Caterina al seguito del Presidente. Ecco allora dove devo cercarla. Domanderò a lui. Non avrei mai pensato che pure lei fosse sostenitrice, forse tra i fedelissimi! Non l’ho mai vista alle riunioni.

 

Barista: Fedelissimi, riunioni? Chiamatele riunioni. Io direi che sono delle ammucchiate, da quel che si dice in giro.

 

Gianfranco: Smettila, fammi il piacere. Non so cosa veniamo a farci in questo locale. Birra ne vendono in qualsiasi bar. Luca, andiamo.

 

Luca (pensieroso e scuro in volto): C’è qualcosa di poco chiaro. Non mi piace… Caterina non si è mai interessata di politica. Lei dice sempre che non si sente parte di nulla, tanto meno di un partito, nemmeno di una società. Certamente esagera, però non la vedo a fianco al Presidente.

 

Gianfranco: Lascia perdere questi calcoli campati in aria. Sii contento che non si trova in una comunità di tossico o in un bordello.

 

Barista: Un bordello! Hai detto bene. Non sarà la classica casa chiusa, ma ci andiamo vicino!

 

Il telegiornale riprende le notizie normali

 

Barista: Cambiando discorso, è vero Luca quello che si dice in giro, che hai fermato un gruppo di cittadini che volevano assaltare un’astronave?

 

Gianfranco: Ma va! Ancora questa bufala degli extraterrestri. Basta! Hanno inventato che sono partiti e non se ne parli più!

 

Luca: Devo trovare il Presidente al più presto. Lui sa dove si trova ora Caterina, prima che Rachele si rivolga alla polizia e ne nasca un nuovo scandalo.

 

Barista: Bravo! Proprio un nuovo scandalo. La tua amichetta è carina e potrebbe non essere lì per caso!

 

Gianfranco: Hanno detto che sono partiti stamattina all’alba.

 

Luca: Si. Li abbiamo visti, ma non è detto che siano partiti tutti. Questo non possiamo saperlo. Sono tra noi da secoli e non so se siano andati via proprio tutti.

 

Gianfranco: Tu stai delirando!

 

Barista: Allora è vero quello che raccontano

 

Luca: Si, una decina, alcuni armati di fucile, volevano assaltare un’astronave. Figuriamoci, con dei fucili da caccia! In un attimo sarebbero stati sterminati. Poi, per cosa? Sono pacifici e non hanno preso nessuno. Non è vero quello che si dice, che hanno rapito della gente per studiare il cervello. Temevo per il Presidente e poi per Caterina. Chiunque avesse un parente o un amico scomparso dava la colpa agli extraterrestri.

 

Gianfranco: Cosa sentono le mie orecchie! Dunque gli extraterrestri sono esistiti davvero? 

 

Barista: Prima o poi doveva accadere. Miliardi di stelle, di pianeti, e noi soli nell’Universo?


Scena quinta

Il Presidente, Umberto e il regista

 

Presidente: E’ mai possibile che sia circondato da un branco d’idioti? Ho detto chiaramente che tutti i filmati dovevano essere autorizzati da me prima che andassero in onda e invece quello non era autorizzato, non l’avevo nemmeno visto.

 

Umberto: Come sia stato possibile, nessuno lo sa dire. Certamente una svista colossale.

 

Presidente: Una svista? Altro che svista, spero proprio per il responsabile che sia stata una svista, se no, giuro sui miei figli che gli tiro il collo con le mie stesse mani. Ti rendi conto? Quel film costituisce una prova che la ragazza era con me, non solo che la conoscevo.

 

Umberto: Già, tuttavia, se nulla traspare, non ci sarà bisogno di prove e di giustificazioni. L’immagine finirà nel dimenticatoio come tante altre. Anzi, ho dato ordine che venga distrutta.

 

Regista: Non è stata filmata da me. Abbiamo cercato in tutti i filmati e non esiste. Non capiamo da dove provenga e chi l’abbia messa in onda. Secondo me, chi l’ha fatto ha un secondo fine, forse di fregarci…

 

Umberto: Come sarebbe a dire?

 

Regista: L’immagine è di altissima qualità sia per nitidezza sia per espressività…

 

Presidente: Che idiozie state blaterando. Cercate il filmato e distruggetelo, immediatamente!

 

Umberto: Cosa intendi dire, chi avrebbe un secondo fine a trasmettere quell’immagine e come vorrebbe fregarci?

 

Regista: Qualcuno che vuole proporsi al posto mio. La concorrenza è feroce. Soltanto non sapeva, poveretto, quale gaffe stava commettendo! Mi viene da ridere al pensiero di come sarà accolto dal principale, quando si presenterà!

 

Umberto: Di fesseria in fesseria. Sarai bravo a fare filmati, ma in quanto a ragionamenti…faresti bene a tenere la bocca chiusa.

 

Presidente: La situazione sta assumendo tinte fosche. Qualcuno sta tentando d’incastrarmi. Qualcuno bene informato…da chi? (fissando Umberto) E non dirmi adesso che sono stati gli extraterrestri!

 

Umberto: Indagheremo. Giuro che indagheremo a fondo e lo scopriremo.

 

Presidente: Presto. Bisogna fare presto! E una volta preso, staccategli le orecchie come a un somaro! I giudici sono rinchiusi da due giorni in camera di consiglio. Qualunque sia la sentenza, se balzasse fuori pure la sorte di quella povera ragazza e rimanessi impigliato nella rete che i miei avversari immancabilmente appresteranno, sarebbe la fine!  

Ora devo andare. Sentite come chiedono di me, non hanno pazienza. E’ meglio che mi affacci, sono il Presidente più amato. Al giorno d’oggi tutti i potenti della terra hanno qualche problema. Guardate soltanto cosa accade sul Mediterraneo! Io invece…non saranno quattro cretini a sovvertire il voto popolare. Tu fammi un bel servizio per i notiziari, che si veda la piazza gremita.

(Presidente e regista escono)

 

Umberto: Bene, bene! E’ inutile che mi racconti frottole. Noi due sapiamo benissimo che i consensi sono in caduta libera! A forza di balle, nessuno più crede alle promesse dell’ultimo minuto, buone soltanto a carpire i voti degli ingenui. E tu carissimo amico sconosciuto, terrestre o extraterrestre, chiunque tu sia, mi hai fatto un grosso favore. Mai e poi mai avrei pensato una cosa simile. Tutti l’hanno visto a braccetto con la ragazza. Ora sente cigolare il portone del carcere. La vecchia volpe sente i corni e l’abbaiare dei cani, il loro fiato puzzolente sul collo! Lo tengo ancora sulla graticola e quando sarà cotto a puntino…

 (Entra Maurizio)

 

Maurizio: Ancora adunanze

 

Umberto: Il presidente ha bisogno di mostrare il consenso popolare che lo circonda. E’ furibondo. S’è visto in TV con la ragazza.

 

Maurizio: Cosa c’è di male? Una valletta.

 

Umberto: Non lo sai? La ragazza è morta di overdose, si dice, nel letto del Presidente.

 

Maurizio: Come? Non capisco

 

Umberto: Hai capito benissimo: nel suo letto. E lui andava domandando chi ce l’avesse messa nel suo letto! Diceva che era la solita trappola tesa dai Comunisti.

 

Maurizio: Ho portato io Caterina, perché facesse la valletta.

 

Umberto: Lo so. Nessuno per fortuna ha osato fare il tuo nome, per lo meno in mia presenza. Se lui avesse saputo, infuriato com’era, non saresti qui adesso.

 

Maurizio: Dio mio! Caterina doveva fare la valletta, come tante altre, non la puttana del suo letto.

 

Umberto: Sei ingenuo. Il vecchio marpione, quando sente odore di carne giovane, non si fa scrupoli.

 

Maurizio: E’ pazzesco! Quando è successo?

 

Umberto: E la piccola ha sniffato per tutta la notte, forse per vincere la ripugnanza di quel corpo di vecchio incancrenito. All’alba di ieri ha avuto un blocco respiratorio. Lui in mutande invocava aiuto, cercava i comunisti sotto il letto. Dovevi esserci!

 

Maurizio: E’ terribile. Nessuno sa niente?

 

Umberto: Nessuno. Tutto è stato sistemato. Ho parlato al padre della ragazza e con una cifra congrua l’ho convinto a tacere. Rimane la madre.

 

Maurizio: Rachele

 

Umberto: Appunto. Pare che continui a fare domande, che sia intenzionata a rivolgersi alla polizia. Non è che ci preoccupi più di tanto, tuttavia…per questo ci serve il tuo aiuto.

 

Maurizio: Il mio aiuto, di che genere? Non voglio entrarci in questa faccenda.

 

Umberto: Ti sbagli, ci sei già dentro. Come hai detto poco fa, sei stato tu a mettere la ragazza nel letto del Presidente.

 

Maurizio: Io non ho messo nessuna ragazza in nessun letto.

 

Umberto: Lo so benissimo. Ma nella sua mente, per autoassolversi, immagina trappole inesistenti e tu… Già ti ritiene tiepido.

 

Maurizio: Penso che ciò basti per un divorzio, non ti pare?

 

Umberto: Si, credo che basti, Ma da lui non è così facile divorziare. Dimentichi che è l’uomo più potente del mondo. Guarda cos’è accaduto al tuo amico Binetti.

 

Maurizio: Cosa è accaduto. Non dirmi…

 

Umberto: Non leggi i giornali? E’ in prima pagina: ha violentato una cameriera del Bristol. Pare sia scomparso. La sua casa è assediata dai giornalisti, sua moglie e i due figli sono rinchiusi dentro pieni di rabbia e vergogna.

 

Maurizio: Sono senza parole

 

Umberto: Bravo! Non dire nulla. Tanto quando apri bocca non fai che danni. Prima la ragazza, poi Binetti…Se ci avessi messo più convinzione nel parlargli, forse avrebbe acconsentito ad entrare nel serraglio del Presidente. Certamente la sua carriera giornalistica sarebbe finita, ma lui, la sua famiglia, poveretti, non sarebbero finiti in quel modo. Caro mio, sai bene, perché me l’hai insegnato tu, quali interessi sono in gioco. Ora pensaci. Devi fare un ultimo favore, poi vai per il tuo destino, se vuoi.

 

Maurizio: In cosa consisterebbe questo favore?

 

Umberto: Non lo fai a me, ma alla famiglia di quella povera ragazza. Se la madre continuasse a fare domande, se denunciasse la scomparsa della figlia, le capiterebbe…una disgrazia…sarebbe eliminata, in altre parole, lei e il marito. Capisci, la cosa è in mano alla malavita. Se tu convincessi la donna a tacere…solo tu puoi farlo, avete avuto una relazione in gioventù. Forse è rimasta una simpatia, della tenerezza, è rimasto un ricordo…

 

Maurizio: Sai anche questo?

 

Umberto: Gli archivi, caro Maurizio, sono un pozzo senza fondo. Non sai quali tesori…

 

Maurizio: Volevo aiutare quella ragazza. E’ così difficile oggi per un giovane trovare lavoro.

 

Umberto: Si, aiutare. Ma alla fine dei nostri buoni propositi, oppure forse è meglio dire all’inizio, all’origine dei nostri intenti c’è sempre una causa, un primum movens che fingiamo di non conoscere, tanto è sordido, inconfessabile anche a noi stessi.

 

Maurizio: Cosa intendi dire?

 

Umberto: Noi tutti vogliamo piacere al Presidente perchè è fonte di benefici. Parlo di lui, ma voglio dire di chiunque detenga il potere. Non siamo altro che cortigiani, sporchi, cinici cortigiani.

 

Maurizio: Io avrei spinto quella povera ragazza nel baratro per compiacere…per i suoi benefici?

 

Umberto: E’ così

 

Maurizio: Tu vaneggi!

 

Umberto: Per nulla. Non sono mai stato così lucido di mente

 

Maurizio: Dio mio! Il rimorso mi perseguiterà per il resto dei giorni. A volte le conseguenze delle nostre azioni, anche del tutto involontarie, ci provocano una pena indicibile che ci accompagna per tutta la vita.

 

Umberto: Del tutto involontarie? Vorresti farmi credere che non eri a conoscenza dei vizi del Presidente?  Come mai attorno a lui tante belle ragazze? Perché di brutte o bruttine non se ne vedono…

 

Maurizio: E’ umano che un uomo ami circondarsi di belle donne.  Ma che ci vada a letto è un’altra cosa.

 

Umberto: Un’altra cosa? Pochi spicci e la ragazza s’infila nelle tue lenzuola con il beneplacito dei genitori. Ti pare una tentazione da poco? Diresti di no, tu?

 

Maurizio: Ti giuro che non sapevo. Non ho nemmeno immaginato una cosa simile. Se penso all’età…

 

Umberto: Più si è vecchi e più si diventa viziosi. T’afferra una specie di smania e credi di potere riacciuffare la giovinezza esercitando il vizio in modo sempre più sfrenato. Ma la vita ti sfugge comunque.

 

Maurizio: Dove si trova Caterina?

 

Umberto: Sepolta in un blocco di cemento.

 

Maurizio: Mio Dio!

 

Umberto: Ha provveduto la malavita. Per questo ti dico: metti riparo al primo sbaglio convincendo la madre a tacere. E’ gente spietata e usa maniere sbrigative.

 

Maurizio: Farò di tutto, prometto che farò di tutto.


Scena sesta

Una panchina di un parco pubblico. Rachele

 

Rachele: Mi ha lasciato un messaggio invitandomi a incontrarlo nel parco. Spero di avere capito bene: la panchina di fronte all’Annunciata. Non può essere che questa. Mi guardo attorno, anche lontano. Se c’è uno che aspetta è lui. Sono molti anni che non ci rivolgiamo la parola. Lo vedo ogni giorno, quando entra in facoltà. Non mi saluta. Non so se m’ignora oppure non mi vede per distrazione. E’ stato sempre con la testa nelle nuvole dei suoi pensieri. Per questo l’amavo!

 

(Passa Maria)

 

Maria: Ciao Rachele, come stai? Ci sono novità di tua figlia?

 

Rachele: Non si sa nulla. O meglio, è venuto un tale a raccontarci delle storie. Sono più preoccupata di prima.

 

Maria: Quanto tempo è che non la vedi?

 

Rachele: Sono dieci giorni.

 

Maria: Non è poi tanto. Ti auguro che ritorni presto e che tu possa ritrovare la serenità.

 

Rachele: Magari! Non penso ad altro, non posso più parlare d’altro!

 

Maria: Ciao, stai tranquilla e abbi forza, coraggio!

 

Rachele: Proprio ora dovevo incontrarla. Proprio adesso che aspetto Maurizio.

 

( Arriva Maurizio)

 

Maurizio: Scusa il ritardo, Rachele, ma c’era un traffico!

 

Rachele: Non fa nulla. Io pure sono arrivata in questo momento.

 

Maurizio: Sediamoci due minuti

Rachele: Come mai questo appuntamento, dopo tanti anni?.

 

Maurizio: Davvero ne sono passati tanti. Ricordi? Venivamo a passeggiare in questo parco  

 

Rachele: Certo! Facevamo chilometri a  piedi. Mi raccontavi dei tuoi studi, a volte non parlavi e camminavamo svelti ognuno immerso nei propri pensieri. Come era strano per due innamorati!

 

Maurizio: Già, a pensarci bene era davvero strano. Non parlavamo per mezzora. Tu a cosa pensavi?

 

Rachele: Pensavo: “perché non parla? Forse non mi ama” oppure: “Devo dire qualcosa, se no penserà che non lo amo” Come ero scema!

 

Maurizio: Oh Rachele! Che bei tempi erano quelli!

 

Rachele: Già! Ma non sarai venuto a dirmi questo?

 

Maurizio: No…ti confesso che non so da dove cominciare…mi mette in imbarazzo

 

Rachele: Cosa ti mette in imbarazzo?

 

Maurizio: Rachele, non pensare che io…volevo dire, ecco, che quanto sto per dire deve rimanere tra noi due.

 

Rachele: Va bene, che rimanga tra noi due.

 

Maurizio: Ti porto un messaggio, non domandarmi da chi. Ne so quanto te, ma ti raccomando di ascoltarmi. Si lamentano che vai domandando di tua figlia. Non so cosa tu cerchi, sarà bene che smetti.

 

Rachele: Cosa cerco? Ti pare che una madre non cerchi la propria figlia?

 

Maurizio: Non è questo il punto! Sarebbe giustissimo che tu cercassi tua figlia, in circostanze normali.

 

Rachele: Perché, le circostanze non sarebbero normali?

 

Maurizio: Per nulla! E’ questo il punto. Non domandarmi di più.

 

Rachele: Caterina è scomparsa. Non è come le altre volte che stava lontano due o tre giorni ospite di un’amica. Questa volta ho il presentimento che le sia accaduto qualcosa. Aiutami a trovarla! Chi sono questi che ti hanno dato il messaggio?

 

Maurizio: Ti prego! Ne va dell’incolumità tua e di tuo marito.

 

Rachele: Mi spaventi! Adesso so che i miei presentimenti sono giusti.

 

Maurizio: Ti supplico, Rachele, smettila!

 

Rachele: Non posso. E’ colpa mia se le è accaduto del male!

 

Maurizio: Ti supplico di non nominare tua figlia!

 

Rachele: Nostra figlia.......Si, tua figlia!

 

Maurizio: Mia figlia, stai scherzando?

 

Rachele: Hai dimenticato che facevamo l’amore? Un amore bellissimo. Non mi è piaciuto più farlo con nessun uomo. Nemmeno con quel poveretto di Mauro.

 

 

Maurizio: Oh Rachele (l’abbraccia) sono disperato. Potrai mai perdonarmi? Cosa ho fatto!

 

Rachele: Cosa vuoi dire?

 

Maurizio: Caterina è morta. Volevo proteggerti, volevo nascondertelo, ma ora non mi è più possibile: è morta.

 

 

 

Rachele: Sei impazzito?

 

Maurizio: E’ venuta da me perché l’aiutassi a trovare un lavoro. Era così carina, ho pensato che sarebbe stata bene come accompagnatrice, valletta. Sono pagate bene. Non avrei mai creduto che il Presidente l’avrebbe portata a letto, così giovane. Non potrò perdonarmelo mai. E’ morta una notte di overdose. Non so quale droga…

 

Rachele: Ma è impossibile! Caterina aveva un lavoro. Quando ho capito che tra lei e Luca c’era più di un’amicizia le ho dovuto dire tutta la verità: che era tua figlia. Ho sbagliato, ma cos’altro avrei potuto fare? Lasciare che s’unissero fratello e sorella? Non bastava la nostra infelicità? Adesso pure la loro.

 

Maurizio: E lei?

 

Rachele: E scappata. Se è venuta da te, è stato per guardarti da vicino, per vedere come era fatto suo padre. Il lavoro soltanto una scusa.

 

Maurizio: Perché mi hai tenuto nascosto…

 

Rachele: Tu avevi una famiglia, un lavoro a cui tenevi più di ogni cosa. Mi avresti chiesto di abortire…è stato meglio così, almeno fino a un certo punto. Adesso mi dici che Caterina è morta, ma non ti credo.

 

Maurizio: Mio Dio, abbi misericordia di me, annientami. Non lasciare che questo rimorso mi tormenti per l’eternità.

 

(entrano Nestore, Luca e Binetti)

 

Nestore: Eccoli finalmente. Siamo arrivati appena in tempo

 

Luca: Papà

 

Maurizio: Luca, che fai qui? (vedendo Binetti) Anche tu Giacomo. Questa è una vera sorpresa. Cosa succede?

 

Binetti: Ti cercavamo. Ci ha condotto Nestore

 

Maurizio: Nestore? Perché mai mi cercavate?

 

Nestore: Uomini incaricati di ucciderti stanno per arrivare. E’ meglio che veniate tutti con me. Vi spiegherò strada facendo.

 

Luca: Papà, so tutto

 

Maurizio: (abbracciandolo) Figlio mio, come hai saputo?

 

Luca: Caterina è mia sorella, per questo Rachele non ha voluto che stessimo insieme. Pensa, mi ero innamorato di mia sorella.

 

Rachele: Caterina è morta, me l’hanno uccisa!

 

Maurizio: Sai pure…

 

Luca: Accidenti, quell’uomo deve pagarla cara. E pensare che avevamo riposto in lui tutte le nostre speranze.

 

Maurizio: E’ colpa mia. Ho messo te e la mamma nelle fauci di quel mostro, per non dire di Caterina…

 

Binetti: Maurizio, non è colpa tua. Sarebbe tuttavia troppo facile affermare che è destino. Non so

 

Nestore: Smettetela di filosofare. Non abbiamo tempo, dobbiamo portare a termine questo dramma.


Scena settima

Un cantiere edile. Il Presidente ed Umberto

 

Presidente: Allora, dimmi, in quale pilastro si trova la ragazza?

 

Umberto: Non so con certezza. Forse in questo, oppure in quello. Si, quello mi sembra più probabile, è ancora fresco.

 

Presidente: Povera ragazza! Siamo certi che non la troveranno?

 

Umberto: Intendete dire il cadavere?

 

Presidente: Si, il cadavere. Non è che un giorno salti fuori e le indagini lo mettano in relazione con quel malaugurato filmato?

 

Umberto: No, state tranquillo. Solo un terremoto che abbattesse l’edificio…

 

Presidente: I terremoti mi hanno sempre portato fortuna, consensi e voti. Non vorrei che una volta mi portassero disgrazia. Sento che il vento sta cambiando.

 

Umberto: Il vento è volubile e cambia facilmente direzione, ma lei è un abile timoniere.

 

Presidente: Lascia stare. Non è questo il momento per le adulazioni

 

Umberto: Fino a qualche mese fa i giudici stavano sotto il nostro tacco. Ora sono diventati spavaldi. Mi è stato bisbigliato in un orecchio che vorrebbero dichiararla colpevole di truffa e corruzione.

 

Presidente: Maledetti loro!

 

Umberto: Purtroppo non abbiamo fatto in tempo a cambiare le leggi.

 

Presidente: Vorresti dire che dovremmo dichiarare legale la truffa?

 

Umberto: Perché no? Chi vuole che sia esente da una colpa simile in questo dannato paese?

 

Presidente: Maurizio, ad esempio, Binetti

 

Umberto: Sono due pagliacci, niente di più. Binetti è nascosto in casa di suo cugino. Al momento opportuno lo andremo a prelevare e lo sbatteremo in galera. In quanto a Maurizio…

 

Presidente: In quanto a Maurizio…concludi. Credevo che foste amici per la pelle.

 

Umberto: Ha dimenticato che la ragazza che dorme dentro questa bara di cemento l’ha portata lui a palazzo? E’ evidente che voleva intrappolarci.

 

Presidente: E’ possibile, ma non ne sarei sicuro. Caro Umberto, sei abbastanza perfido da essere adatto a succedermi alla guida del partito e del popolo. Scriverò una specie di testamento politico. Qualunque cosa mi accada, tutti sapranno che sei tu il delfino. Non è necessario che ti raccomandi d’essere duro e spietato con i nemici. Compra gli indecisi e quando non ti servono più eliminali come foglie secche. Trasformati continuamente. La gente deve vedere in te l’uomo nuovo, anche se li guidi da venti anni, perché tu hai sempre delle sorprese, delle promesse nuove, che naturalmente non potrai mantenere, ma così belle che ci crederanno ad occhi chiusi. Ricordati: l’uomo è innanzi tutto un sognatore. Sappi suscitare paura di qualsiasi cosa: del comunismo, degli stupratori, degli immigrati. Quando senti che il consenso sta scemando, tu lancia un nuovo allarme, fa che tutti scarichino le loro frustrazioni, rivolgano il loro senso di precarietà su qualcuno e tu naturalmente farai finta d’essere il loro protettore, il loro giustiziere.

 

Umberto: Anche con tre processi sul groppone.

 

Presidente: Non fidarti di nessuno. Ma non so perché ti dico queste cose! Le sai benissimo. Anzi dovrei io stesso prendere lezioni da te!

 

 

 

 

(Entrano Nestore e gli altri seguiti da quattro extraterrestri in divisa militare)

 

Nestore: Signori buon giorno, signor presidente!

 

Umberto: Come mai? Non è permesso di entrare nel cantiere

 

Nestore: Noi entriamo ovunque senza bisogno di permessi

 

Umberto: Dove sono finiti quelli della Sicurezza? Maurizio, cos’è questa sceneggiata (indicando i quattro extraterrestri che hanno movenze da automi)

 

Maurizio: Non è una sceneggiata, è una cosa molto seria.

 

Binetti: Da questo momento possiamo dire che la vostra Repubblica e decaduta. Inizia la terza, o la quarta Repubblica, non so, dipende dai punti di vista.

 

Presidente: Che intendete dire?

 

Binetti: Non io, ma la ragazza che dorme in questo cemento lo dice. E’ tempo che voi farabutti abbiate quello che vi spetta!

 

Luca: Giuro che se avessi un’arma li ucciderei.

 

Presidente,: Luca, anche tu, mi stupisci!

 

Maurizio: Cosa non abbiamo visto e sopportato a causa di voi due!

 

Umberto: Io e te eravamo come fratelli

 

Maurizio: Ho scoperto in te un’ipocrisia che non avrei mai immaginato.

 

Umberto: E’ la politica

 

Maurizio: Si può fare politica in modo onesto

 

Umberto: Sei il solito ingenuo idealista

 

(il palcoscenico s’affolla di tutti i personaggi e le comparse)

 

Nestore: Scusate se vi interrompo. Ho ritardato la partenza della mia astronave perché volevo aiutarvi a fare pulizia in casa, ma ora dobbiamo proprio andare.

 

(i quattro automi ammanettano il Presidente ed Umberto)

 

Presidente: Chi sono costoro? L’esercito è nelle nostre mani

 

Umberto: Evidentemente ci hanno tradito. Chiedete di parlare col ministro della Difesa

 

Presidente: Come vi permettete, questo è un colpo di stato, un insulto alla volontà del popolo che mi ha eletto!

 

Nestore: Non è un colpo di stato, solo un viaggetto di qualche migliaio di anni luce. Vi porteremo a governare un pianetino di un’altra galassia

 

Presidente: Tradimento. Voglio parlare con i miei ministri

 

Nestore: I tuoi ministri vi stanno aspettando. Non viaggeranno senza di voi.

 

Presidente: Aiuto, aiuto! Si attenta alla volontà della nazione!

 

Umberto: Smettila, vecchio scemo, non hai capito che per noi è finita?

 

Nestore (rivolto ai presenti): E’ giunto il momento di dividerci.

 

Luca: ci vedremo ancora?

 

Nestore: Non credo sia possibile. Se mai torneremo sarà tra qualche migliaio di anni. La vostra vita è troppo breve. Altri saranno al vostro posto. Luca, ricordati che la vita è un dono fragile. La libertà è un dono fragile. Difendila contro tutto e contro tutti. Ricordati che senza di essa non è possibile essere felici. Devo ammettere che sono stato bene in mezzo a voi e mi dispiace lasciarvi. Cos’altro posso dire? Vedete voi, se proprio non potete essere felici, fatte in modo che ognuno abbia una vita dignitosa. Non siate avidi di beni materiali, perché se il vicino non ha di che vivere anche il vostro benessere è finito: comincerà ad impadronirsi di voi la paura e la  violenza regolerà le vostre leggi. Il progresso ha senso se conduce alla felicità di tutti. Questo ho imparato nel tempo  trascorso sulla terra. Siete stati voi ad insegnarmi, senza neppure saperlo, il valore della fratellanza e della solidarietà. Non date retta a questi farabutti. Ricordate: non compariranno altre astronavi, non ci saranno altri extraterrestri a liberarvi!

Bene, addio allora, addio a tutti.

 

(Luce accecante).



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