_QUATTRO CRISTIANI E UN MUSULMANO_
(sogno al finir del sonno)
Ancora non sapeva se credere oppure no, se esistesse, al di là del sonno, la veglia.
( Se aprendo gli occhi si mettesse un punto, una fine? Se non si richiudessero più e ci lasciassero brancolare in un sogno senza fine? E al calar delle palpebre, di palpebre fatte di sogno… )
Tre colpi alla porta fecero tremare il sogno, Nunzio disse avanti. Cigolio. Aperti gli occhi, Nunzio, vide la porta ancora chiusa. Serrò di nuovo le palpebre.
( L’ho creduto come fosse fatto di realtà, ma sbagliavo.
-hanno bussato la tua corteccia Nunzio!-
- cosa?-
-è un picchio. Vuol fare il nido
nel tuo cervello…-
-non penso: penso
sia stato Florindo…-
-… mmm …- )
Come fece Florindo ad entrare non ci è dato sapere. Nunzio lo guardò bene in faccia e notò: - che hai fatto?,- qualcosa di strano, - t’hanno picchiato, che è quella faccia livida? -. Continuava a non sapere se credere oppure no, sommerso dalle coperte, guardava il suo tumefatto amico. Sorrise Florindo, ai piedi del letto, tra i lividi e le sacche di sangue rappreso: - guarda che è tardi, giù ci aspettano Nuca e Oriano. - - Allora mi vesto e scendo. -
( C’è un qualcosa d’inafferrabile in questo momento, in questa mattinata evanescente, c’è un qualcosa di sempre: Nunzio s’alzò e s’affacciò, e giù, in strada non c’era nessuno.
È dolce richiudervi, oh palpebre del sogno! )
Una sassata crepò il vetro della finestra, Nunzio la raccolse, era un gesto. Un gesto avvolto in un messaggio scritto sulla carta: è un gioco senza regole. Nunzio incise sul sasso un messaggio: e come si gioca allora? E rilanciò il tutto nella crepa, che divenne una bocca: - baciami! –
-Ma sono solo un bambino!- tremò Nunzio: il vetro spaccato è tagliente.
Nunziò abbandonò la sua stanza e scese le scale, fuori la porta c’erano tutti: Florindo, Nuca e Oriano: - ah finalmente! Corri, vieni, guarda! – cantarono tutti e tre, e Florindo (che aveva ora una faccia normale) alzò, stretta nel pugno, una mazzafionda.
Battette le ciglia Nunzio: - LA FIONDA !!! – le ciglia si legarono e lo imprigionarono nel buio. Strinse tra le mani l’angolo della sua coperta.
( Credevo d’aver fatto le scale all’ingiù, d’aver visto gli amici miei e d’averli sentiti cantare.
Una biglia di vetro ha staccato l’intonaco
del muretto di cinta.
“Chi è stato?” grida furiosa mia madre,
“sono i tuoi amici Nunzio!” )
Nunzio si alza dal letto e s’affaccia, sente risatine in lontananza: “chi ha staccato l’intonaco dal mio muretto di cinta?” grida. Fa capolino un ragazzino musulmano, i ricci capelli neri brizzolati d’intonaco. Da lontano tra le siepi s’alza una mano : - sono stato io! – stringeva una fionda. ( LA FIONDA!!! )
( - Florindo! Lo sapevo ch’era stato lui!-
-Tendi sempre ad incolpare Florindo,
magari sbagli… - )
Un picchio, intanto, guardava con occhio di brama la tempia di Nunzio.
( -… mmm…-
-…un picchio?…-
-te l’avevo detto. Che fai ? Ti alzi o aspetti
che quel picchio si
decida?-
-Devo alzarmi prima che quel bastardo si decida -)
Ora Nunzio, sveglio da qualche secondo, non potrebbe neanche lontanamente immaginare tutto quello che è successo proprio in camera sua, proprio nella sua testa da dormiglione. Soltanto avverte dell’ipersensibilità a una tempia e, prendendolo come un dato di fatto, non se ne preoccupa al punto di non affliggersi più nell'ostinata volontà di trovare a tutti i costi qualcuno da in colpare.
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