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Rianimaziotango

di Salvatore Solinas
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Pubblicato il 27/10/2014 22:13:23

 

Salvatore Solinas

 

 

 

 

RIANIMAZIO

TANGO

 

 

RECITATIVO

 

 

-Guarda com’è piccolo, un pupazzo di cartapesta è diventato. Da non crederci. Era alto e robusto, un vero colosso. 

-Per giunta bello. Adesso ha le guance incavate e gli occhi acquosi

-Stiamo attente. A volte ci guarda come se capisca tutto

-No, forse sente quando è stimolato, ma non può capire. E’ solo mimica della faccia. Almeno, così dicono i dottori

-Siamo proprio sicuri? Cosa ne sanno loro, sono stati al suo posto per essere certi di quello che dicono?

- Credo che al suo posto non ci sia stato nessuno che sia venuto poi a raccontarlo.

-Era un uomo autoritario, burbero e guarda a cosa s’è ridotto. Gli infermieri lo girano da una parte all’altra e gli puliscono pure le parti intime che lui si vergognava a mostrare perfino a sua moglie

- Ma va, non era così puritano come dicono. A sentire mio marito, il padre era una specie di verginella che i figli li avrebbe fatti accoppiandosi attraverso un buco nel lenzuolo! Invece ho sentito certe storielle…

-Quali storielle, racconta! Anche Mario dice che il padre era un noioso puritano

-Attenta! Ti sta fissando. E dici che non capisce! Guarda che espressione accigliata. Ha capito che stiamo parlando di lui,

che stiamo per sollevare certi altarini piccanti. Altro che culetto sporco!

- Dai, smettila. Poveretto.

-Scusate, ha suonato, è finita la flebo. Ecco, Giuseppe, la sostituiamo. Come stai, tutto bene? Quando ti svegli mangi una bella meringa alla panna, di quelle che piacciono a te. Altro che queste stupide flebo in vena!

-Crede davvero che si sveglierà?

-E’ improbabile, ma lasciamo spazio alla Divina Providenza! Comunque sarebbe bene che gli parlaste

-Vuole dire che lui capisce quello che diciamo?

-Può darsi. Nessuno l’ha mai escluso con certezza. A volte, se gli nominate i figli si mette a piangere

-A piangere addirittura!

-Solo una lacrimuccia, per intenderci

-Dopo la morte della moglie, s’è attaccato morbosamente ai figli, soprattutto ad Alessio

-Speriamo bene. C’è stato un caso unico che si è svegliato dopo cinque anni. Un caso eccezionale, ma nulla è impossibile. A momenti torniamo per cambiarlo e dovrete uscire per favore.

-Poveretto! Spero proprio che non si svegli. Immaginati: è rigido come uno stoccafisso appena tolto dalla ghiacciaia, che dolore a muovergli le braccia e le gambe. Per non dire del resto

-Si, a che serve fargli del male, perché il dolore sembra che lo senta

-Giuseppe, mi senti? Mario ha detto di salutarti. Verrà presto a trovarti. Lui viaggia tutti i giorni. Domani ritorna dalla Svezia. Vedrai che viene a trovarti

-Ha girato il capo come per guardarti

-Mi fa impressione. Cosa dicevi di quei famosi altarini?

-Pare che da qualche parte ci sia un figlio

-Un figlio? Cioè un fratello dei nostri mariti?

-Proprio così. Una cosa è certa, Alessio sa tutto.

-Cosa dici? Non è possibile. Giuseppe era un uomo di saldi principi morali…quando l’avrebbe…prima di conoscere Maria?

-No, no, molto dopo. Sarebbe più giovane di Mario e Alessio

-Non posso crederci

-Ti dico che Alessio lo conosce di persona, ma non vuole parlarne nemmeno a me

-E’ proprio vero che gli uomini non si conoscono mai abbastanza.

 

 

-Buon giorno Giuseppe! Abbiamo dormito stanotte? Non rispondi? Fai finta di nulla, ma lo so cosa stai pensando: aspetti che questa signora vestita di bianco ti lavi gli occhi. Quanta cispa oggi! Si vede che hai dormito profondamente. Bene, bene, adesso ti benedico. E’ olio benedetto di Loreto, il santuario dove gli angeli hanno portato la casa di Maria, la Madonna.

-Senta infermiera, mio padre è ateo e certe cose servono solo a infastidirlo, di sicuro non a curarlo. Perciò la smetta per favore con l’olio santo e altre superstizioni. A casa nostra circola solo olio per friggere e per condire l’insalata. Mi sono spiegato?

-Scusi tanto. Lui comunque non capisce e magari una benedizione male non gli fa

-Non ha capito forse!

-Ho capito, non si preoccupi. Non deve ripetermelo un’altra volta. Facevo solo per stimolarlo

-Bene, la ringrazio per la stimolazione. La prossima volta cambi argomenti. Non è perché uno è immobile e non può difendersi che debba essere trattato come un bambino.

-Ha ragione. Domando scusa di nuovo. Se avete bisogno chiamate col campanello.

-Potevi fare a meno di trattarla in quel modo

-Senti fratello, a casa nostra certe cose non sono ammesse. Hai dimenticato quanto fosse rigoroso lui, quanto odiasse la superstizione

-Tuttavia quell’infermiera sembra essere l’unica persona che riesca a parlargli

-Ma fammi il piacere, Alessio, non vedi che il cervello di babbo è completamente frollato? Cosa vuoi che comunichi. Quella donna è furba. Certamente ha una buona esperienza e sa come stimolargli i fasci muscolari così da far sembrare che lui capisca e addirittura che comunichi con lei.

-Sarebbe diabolico!

-Può darsi. Noi vogliamo bene a nostro padre, non è vero? Allora dobbiamo pensare ad abbreviargli il più possibile questo supplizio.

-Stai parlando d’eutanasia?

-No, so che non è permessa. Sto pensando che non è giusto lasciarlo in balia di questi fanatici perché lo tengano in vita ad ogni costo rimpinzandolo di farmaci e pappette.

-Mario, Mario, sei stato sempre un estremista tu!

-Credo che non si debba rinunciare ai propri principi. Uno come me che lavora, viaggiando senza sosta…un duro lavoro il mio, e non guadagno neppure tanto. Se non mi rimanessero i principi…ora poi con la crisi, che di macchine impastatrici non ne vuole più nessuno…rischio di perdere il posto e non so di cosa vivremo io e Maddalena. Lei vorrebbe cercarsi un lavoro, fare la badante…

-Addirittura? Ma è cosa fatta? Voglio dire, il licenziamento.

-Non ancora, ma me lo aspetto da un momento all’altro.

-Quindi non è certo

-No, al cento per cento. Sono tornato ieri sera da Stoccolma e c’era una telefonata nella segreteria.

-E cioè?

-E cioè nulla. Nessuna comunicazione. Interrotta come se quello dall’altra parte avesse avuto un ripensamento. E’ sempre penoso comunicare a un vecchio dipendente, che si è consumato le palle per la ditta, che lo metti sul marciapiede, lui e la sua famiglia. Meno male che non abbiamo figli. E noi che credevamo che fosse una disgrazia non avere figli!

-Maddalena cosa dice?

-Piange di notte. Non si sa come faremo a pagare il mutuo della casa. Ne ho ancora per tre anni.

-La pensione del babbo è di millequattrocento euro. Mi sono informato: vista la situazione possiamo ritirarla noi figli, almeno finché è in vita.

Sarebbero settecento euro a testa. Mi sembra che puoi stare tranquillo.

-Ecco una buona notizia, finalmente! In mezzo a tante disgrazie.

-Vedi? Non tutto il male viene per nuocere. Se babbo fosse stato normale, te li saresti sognati i soldi per il mutuo. Sai quanto era severo.

Ricordi bene quando gli abbiamo domandato gli appartamenti: “Finché sarò vivo non toccherete nulla. Dopo, quando non ci sarò, tutto sarà vostro”

-Altro che se mi ricordo, e poi è andato a sputtanarsi tutto al gioco: tre appartamenti, la villetta a Madonna, la multiproprietà a Costa Paradiso. Pure la casa che abita s’è giocato, e paga l’affitto.

-Pagava, perché l’ho disdetto. Credo che il pappi non abbia più bisogno di una casa

-Già, così dicono i medici. Guarda come è attento il nostro vecchio mentre parliamo dei suoi soldini!

-Già, fa impressione. Ma come vedi, fratello carissimo, tu poco fa parlavi di abbreviargli la vita, ora, prova a pensarci, è proprio il caso? E il resto della pensione la lasceremmo allo Stato? Tu su una strada ed io non so dove, perché anche a me fanno comodo quei soldi, non è che navighi nell’oro. Hai mai visto un impiegato statale che si arricchisce col suo lavoro? Forse, se vincessi al superenalotto… Parlano pure di dimezzarci lo stipendio. Non so dove andremo a finire con questa crisi.

-Tu hai perfettamente ragione. Tuttavia non intendo venire meno ai miei principi. Solo loro mi restano e Maddalena, ammesso che voglia ancora vivere con me: due cuori e una capanna. Ecco, forse per lei soltanto posso mettere a tacere la mia coscienza.

-Quale coscienza, fammi il piacere! Chi ti dice che non abbiano ragione quelli che affermano che la vita è sacra, che è giusto rispettare l’essere umano anche quando rassomiglia a un vegetale?

-Guardalo. Un giunco ha maggiore sensibilità di lui. Non ti rimorde di più spezzare un giunco che chiudere le canne a lui?

-Lo so. E’ un corpo senza anima, senza luce. Completamente estraniato da tutto. Forse in viaggio per un altro mondo

-Non dire fesserie. Non esiste altro mondo in alternativa a questo dove purtroppo siamo stati chiamati a vivere senza essere consultati, contro la nostra volontà. Caro Alessio, tu sei il suo cocco e toccherà a te prendere l’ingrata decisione di fargli fare il grande salto.

-Sarebbe come spegnergli la luce, come fa ogni notte l’infermiera, ma io per le ragioni che ti ho detto non lo farò mai. Abbiamo il mutuo da estinguere ah ah

-Si, davvero, abbiamo il mutuo da estinguere. Pensa se lui sapesse che noi ci impossessiamo della sua pensione. “Finché sarò in vita è tutto mio” Vecchio illuso, come ci starebbe male se sentisse, se capisse. Sarebbe come all’inferno, senza poter muovere nemmeno un labbro per protestare, un ditino per fare segno di no, che non vuole!

-Smettila, non farmi ridere.

 

 

 

-Scusa, Mario, ma non ne posso più. Non ne posso più di passare le giornate in questo posto. Fuori c’è il sole ed io il sole non lo vedo da mesi! E poi tutto bianco: le pareti bianche, il letto bianco, gli armadi bianchi, le infermiere vestite di bianco. Ci mancava che tu pure mettessi questo abito di lino bianco…basta!

-Maddalena, non è necessario che tu venga in ospedale tutti i santi giorni. Ci sono le infermiere che assolvono egregiamente il loro compito.

-Si, le infermiere, figurati! Ieri ho suonato tre volte prima che arrivassero a cambiargli il camice che s’era sporcato col vomito! Dopo mezzora si è presentata una: “Signora, non abbia fretta, tra poco lo cambiamo”. E questo poveraccio era lì che respirava affannosamente in mezzo alla sua porcheria. Sono stanca di tutto, di te che hai perso il lavoro e così diventiamo sempre più poveri, di me che non so cosa potrei fare. Non riesco a inventarmi un lavoro. E forse perderemo la casa!

-Per questo no, non c’è pericolo

-E il povero papà che soffre! Lo sento che soffre

-Come mai lo chiami papà? Non mi risulta che prima lo chiamassi papà

-Da quando è diventato così piccolo, mi fa tenerezza e pena. Voi figli del resto non gli date il minimo affetto! Se non ci fossimo io e Lucrezia sarebbe un rottame abbandonato in un letto d’ospedale fino a che non si spegne del tutto.

-Non è vero. Io e Alessio siamo sempre qui vicino a lui. Io soprattutto, dal momento che non lavoro.

-Già, ma tu non gli parli mai

-Cosa vuoi che dica? Non mi riesce, e come se parlassi al gelsomino che abbiamo sul terrazzo. Anzi, da quello potrebbe uscire un’ape che ronzando ti fa capire che qualcosa ha capito.  Ma da lui non esce proprio niente.

-Sei uno stupido! Io gli parlo sempre e lui mi risponde. Ormai sono esperta più che un’infermiera. Leggi qua: Alvo regolare. Vedi queste crocette? Vuole dire che lui va di corpo regolarmente tutti i giorni. Io… io sono cinque giorni che non vado di corpo, e sai perché? Perché sono tesa, perché questa situazione mi rende nervosa. Non so quando sarà la prossima volta

-La prossima volta che andrai in gabinetto?

-Ma no, scemo! La prossima volta…

-Buon giorno a tutti! Come va?

- Alessio, arrivi al momento giusto. Stavo per uccidere mio marito.

-Stavate bisticciando? Vi ho interrotto, mi dispiace!

-Cosette tra innamorati. Maddalena mi diceva che è stitica

-Sei proprio scemo. Vai a dirlo a tutti

-Cosa c’è di male, siamo in ospedale. Se lo dico a quell’angelo bianco che sparge acqua benedetta a destra e a manca, magari ti fa un clistere con quella!

-Stavo dicendo a tuo fratello che non ne posso più, e se vostro padre non mi facesse pietà sarei già lontanissima da questo posto

-Cara Maddalena, non mi sembra il caso che tu parli così davanti a lui.

Penso che lui non voglia la tua pietà e tanto meno gradisca la tua presenza. Non gli sei stata mai tanto simpatica e quando Mario ha annunciato il vostro matrimonio gli sono venute le coliche al fegato.

-Non ho dimenticato, ricordo benissimo. Trovava degradante per un marchese, sebbene squattrinato, imparentarsi con dei volgari, benestanti artigiani del legno. Ora, se non avessimo la piccola rendita che mi hanno lasciato i miei, saremmo a chiedere l’elemosina, a mangiare alla mensa dei poveri.

-Mentre voi due bisticciate, lui sembra che ascolti. Guardate che faccia che fa, è furibondo

-Oh paparino, non ti arrabbiare, si fa così, solo per dire!

-Tua moglie non è normale!

-Lascia perdere. Tu non la conosci

-Eccome se la conosco. Dimentichi che te l’ho presentata io, faceva parte della mia compagnia. Chi avrebbe detto purtroppo che sarebbe diventata mia cognata.

-Tu eri il più cretino della compagnia. Ti davi un sacco di arie perché eri nobile. Sai come ti chiamavano? Sacco di merda ti chiamavano. Proprio così!

-Non farmi ricordare quei tempi, altrimenti Mario potrebbe…

-Basta, smettetela. Siamo in ospedale e lui è in queste condizioni.

-Credi che abbia capito?

-Dall’espressione parrebbe di si.

-No, il papà non capisce niente. E’ solo la mimica stimolata dai decibel delle nostre voci.

-Della tua voce, stridula e volgare!

-Mario difendimi o lo faccio a pezzi!

-Guardate come è agitato. Forse sarà meglio chiamare l’infermiera

-Ma no, ma no! Vedrete che a momenti si calma. Stiamo in silenzio per pochi secondi.

 

 

-Oh Maddalena, finalmente sei arrivata

-Cos’è accaduto. Giuseppe, non sta bene?

-No, Giuseppe sta benissimo

-Allora?

-Stamattina, quando sono entrata nella stanza ho trovato una ragazza, una giovane donna a fianco al letto. Io sono rimasta sulla porta, immobile. Ho pensato che fosse una ladra, di quelle che girano per i letti e vanno a rovistare i comodini dei malati. Stavo per chiamare aiuto quando mi sono resa conto che lei prendeva Giuseppe per mano e lo chiamava: “Signor Decrescenzo, marchese Decrescenzo!” Mi sono detta che non poteva essere una ladra, perché quelle approfittano del sonno del malato per rubare e certamente non vogliono che si svegli

-Già, fanno proprio così. A me, in ginecologia, quando ho perso il bambino, mi hanno rubato l’orologio e l’anello. Non ho fatto nemmeno denuncia, perché tanto non li trovano mai. E allora?

-Allora ho pensato che fosse una di quelle signore in rosa che assistono i pazienti per beneficenza, danno un aiuto morale e a volte anche materiale.

-E allora?

-Allora lei si è accorta di me, si è voltata. Era bellissima.

-E’ questo che ti ha sconvolto? Perché noi non siamo più così belle?

-No, è che piangeva. Aveva il viso bagnato di lacrime. Due occhi verdi, grandi, dolcissimi. Solo Alessio li ha così dolci, quando prende il liquorino dopopranzo. Non sapevo cosa dire e lei pure non diceva nulla. Siamo state a guardarci per non so quanto tempo

-E poi, cos’altro?

-Indovina chi era? Non lo penseresti mai

-Allora dillo tu!

-Emilia. Mi ha detto tendendomi la mano. Lucrezia, piacere. Ho risposto stringendole la mano, una mano lunga e sottile come non ne ho mai viste prima

-Vuoi andare al nocciolo

-Buon giorno a tutti. Lucrezia sei già qui? Ti credevo a scuola.

-Ho chiesto di uscire un’ora prima proprio per venire da tuo padre. Non sapevo che Maddalena fosse libera.

-E Mario, è andato a parlare a quel signore?

-Si, è uscito presto con un pacco di fogli, il curriculum. Figurati se serve a qualche cosa. Quelli vogliono giovani precari. Gli anziani non li vogliono proprio

-Stavo raccontando a Maddalena dell’incontro che ho fatto stamane. Ho avuto il piacere di conoscere nostra cognata.

-Nostra cognata?

-Si, Maddalena, la ragazza, la giovane donna di cui ti parlavo è la sorella di Alessio e Mario

-Così l’hai conosciuta anche tu! Si, è la figlia che nostro padre ha avuto con una donna tanti anni fa. Nessuno se ne è mai accorto, tanto meno nostra madre. Oppure se l’ha saputo, non l’ha mai fatto intendere a nessuno.

-E’ incredibile. Dunque non era un figlio come si diceva.

-E’ una figlia.  lavora nel mio ufficio. E’ stata trasferita da Campobasso sei mesi fa. Sono stato io a dirle che nostro padre sta male, e lei mi aveva promesso che non si sarebbe fatta conoscere da nessuno,  invece…

-E’ capitato per caso, perché io sono arrivata mezz’ora prima del solito. E’ stato un piacere, è una donna meravigliosa. Lui non l’ha mai voluta conoscere. Chissà perché. In fin dei conti era sua figlia.

-Come fai a dire che era proprio sua figlia

-Mi ha mostrato le foto di sua madre in compagnia di lui, e una foto in cui c’era pure lei bambina

-Giuseppe, Giuseppe, che razza di uomo sei

-Vorresti dire, sei stato. Ora non è nemmeno un uomo

-Lei poverina piangeva. Mi ha stretto la mano. Tu sei Lucrezia, mi ha detto.

-Commovente, ma fammi il piacere!  Tu e Alessio credete tutto quello che si dice. Magari quella non è che un’avventuriera che pensa di mettere mano a chissà quale eredità, e invece il povero Giuseppe non ha più una lira.

-Per favore, Maddalena, astieniti da questi giudizi, se non vuoi che bisticciamo come ieri.

 

 

-Ricerca di lavoro a dir poco fallimentare. Appena dici che hai quarantadue anni i loro muscoli del collo s’irrigidiscono, gli occhi fissano un punto all’infinito e tutta quella falsa cordialità, che da ingenuo hai creduto autentica, svanisce come fosse stata una cortina fumogena che ti nasconde la dura realtà: “Lei ha una bella età!” e quasi vorresti ritirargli dalle mani i fogli del curriculum che dimostrano una lunga carriera e un’esperienza che non frega a nessuno, anzi è dannosa perché presuppone una paga maggiorata, anche se tu in realtà accetteresti la paga di un debuttante. Peggio di così non potrebbe essere.

-Non scoraggiarti Mario. Sono tempi difficili, ma passeranno prima o poi. Bisogna stringere i denti!

-Qui come va?

-Il babbo è stazionario. Almeno così dice l’infermiera. Di medici non se ne vedono. Credo che ormai l’abbiano dato per perso.

-Accidenti! Speriamo che duri il più a lungo possibile. Ti hanno lasciato solo oggi? Maddalena è dalla madre, sai che è demente ormai.

-Lo so. Non è meglio come è accaduto a lui? Un colpo e un lungo sonno per poi scivolare nella morte.

-Sarà così semplice? Forse sta lottando contro i draghi, in un mare in tempesta, oppure discende un fiume, le carni lacerate da scogli aguzzi, le acque accelerano sempre più la corsa avvicinandosi alle cascate. Il terrore alla vista della spuma bianca che si addensa sempre di più, e poi il salto vertiginoso, la fine di tutto.

-Certo la fantasia non ti manca. Ieri è venuta Emilia.

-Me l’ha detto Maddalena. Tu sapevi…com’è che non me ne hai mai parlato?

-E’ stata lei a chiedermi che fosse un segreto tra noi due

-Un segreto tra voi due? Io sono suo fratello, come te.

-Avrebbe voluto conoscerti, ma fino a quando c’era il babbo, non poteva avvicinarsi.

-Babbo sapeva quindi che lei era…

-Si, sapeva tutto.

-Vecchio bastardo! Non voleva che sua figlia ci conoscesse, ci frequentasse.

-Proprio così. Ha mantenuto il segreto dentro di sé per tutti gli anni della sua vita, e forse avrebbe voluto che fosse nascosto per sempre

-Perché la sua immagine rimanesse quella di un antipatico moralista.

-Già, e adesso invece…

-Ora mi è quasi simpatico, vecchio puttaniere

-Smettila. Guarda che faccia sta facendo, sembra quasi che abbia capito

-Meglio se capisse. Così si renderebbe conto prima di morire che a voler sembrare forti quando si è deboli, si è soltanto rigidi.

-Buon giorno a tutti!

-Ecco Maddalena. Tuo marito si lamenta perché non ha conosciuto la sorella.

-Beh, presto o tardi dovrà pure conoscerla, non ti pare? Invece di lamentarsi dovrebbe essere felice. Non capita tutti i giorni di trovare una sorella così: perché mi sembra proprio una brava ragazza. Si domandava se era umano lasciare che il padre si consumi in quel modo. Se non fosse il caso di sospendere le terapie

-Ne abbiamo già parlato Alessio ed io e siamo arrivati alla conclusione che non è proprio il caso.

-Problematiche finanziarie più che morali. Bioaffari, altro che bioetica!

-Come siete ermetici stamattina! Non vi capisco proprio

-Per dirla in parole povere, la pensione del babbo ci fa piuttosto comodo.

-Capisci? Noi ci paghiamo il mutuo della casa.

-Siamo a questo punto?

-A questo punto. Il colloquio per il posto di lavoro è andato male. Siamo a questo punto e non mi sento affatto immorale ne cinico se vivo in un mondo immorale e cinico. Se è questo l’andazzo del mondo che permette che uno di punto in bianco sia messo sul marciapiede, perché dovrei farmi problemi a sfruttare la pensione di mio padre. Lui in fin dei conti è vivo. C’è una quantità di gente che fa finta che il genitore sia vivo per intascare la pensione, e invece è defunto da parecchio.

-Io non ho il coraggio di staccargli la spina.  E’ facile per Emilia, lei non ha vissuto con lui. Per lei è quasi un estraneo, forse un padre idealizzato nei suoi sogni adolescenziali. Ma noi abbiamo vissuto giorno e notte con lui e conosciamo la sua incredibile vitalità, il suo attaccamento alla vita. Sono sicuro che lui preferisce vivere comunque, pure nello stato vegetale

-Se almeno avesse lasciato uno scritto, un testamento biologico

-Macché testamento! Lui non pensava affatto di morire un giorno, così presto. Lui si credeva  immortale!

 

 

 

-Che ore sono?

-Mezzanotte e mezza

-Andiamo a letto sempre troppo tardi, domani avrò una faccia! Passami la cremina, Marietto! Qui, sul piede dove mi fa male.

-Adesso no, bisogna dormire

-Dai, ti prego. Lo sai che io non posso. Se mi tocco gli occhi con le mani sporche di crema sto male e non dormiamo più. Lo sai che sono delicati. Lì, proprio lì. Più sotto, su quell’ossetto. Adesso che hai le mani ancora unte, strofinami la spalla. Proprio così, più al centro. Oh così va bene!

-Magda, sei una rompiscatole. Ora ti metti a dormire, intesi?

-Mamma mia, come sei nervoso. Dopo quel colloquio non sei più lo stesso, sei diverso. Non ti si può chiedere un favore che scatti.

-Vorrei vedere te, se ti trattassero da incompetente, coll’esperienza che ho di tanti anni. Come un lebbroso! E poi non ti preoccupa il fatto che nessuno di noi due lavora? I soldi non dureranno in eterno.

-Non essere troppo pessimista, Marietto. Con i rendimenti dei BTP andiamo avanti decentemente, e poi c’è la pensione di tuo padre che ci paga il mutuo. L’hai detto tu.

-Si, è vero. Però se lui muore è la fine della pensione e perdiamo la casa.

-Meno male che è robusto

-Neanche tanto. Alessio diceva che i medici non gli danno più di un mese di vita. L’altro ieri aveva la febbre, un’infezione urinaria, e il dottore ha domandato se potevano sospendere le terapie.

-E Alessio?

-Alessio ha risposto che noi desideravamo che il babbo fosse curato fino all’ultimo istante. Il medico si è pure commosso. Risultato che la febbre è passata grazie a una massiccia dose d’antibiotici

-Grazie a Dio!

-Si, grazie a Dio, un vero miracolo. Nostro padre ha una fibra…ma non so fino a quando durerà. Hanno detto di stimolarlo il più possibile, anche se loro sono del parere di lasciarlo morire. Secondo me hanno parlato con Emilia

-Cosa c’entra Emilia? Non l’ha neppure riconosciuta come figlia. Per papà non esisteva proprio

-Non è esatto. Sembra che lui andasse spesso a vederla da lontano quando usciva da scuola e un giorno abbia tentato di avvicinarla. Ma la bambina era stata ammaestrata dalla madre a non dare confidenza agli sconosciuti, per paura dei pedofili, sai,  così la  scuola fu sorvegliata dalla polizia e lui fu costretto a girare alla larga.

-Che storia incredibile! Non sembra Giuseppe il personaggio, sembra un altro uomo

-Comunque a noi preme che rimanga in vita il più a lungo possibile. Dobbiamo stimolarlo, parlargli.  Il tempo è scaduto, il massaggio è finito. Signora, ha pagato il ticket?

-Dove vai ora?

-A lavarmi. Tutta quella pomata che scalda…ho le mani bollenti.

 

-Alessio, guarda, mi concupisce

-Cosa dici? Ma va! Non capisce un bel nulla

-Ti dico che mi sta spogliando con gli occhi

-Finiscila Lucrezia!

-Si, intanto la prima volta che mi hai portato a casa tua, mi ha stretto la mano in modo significativo. E il giorno delle nozze mi ha seguito nella toelette del ristorante. Quando andavamo a trovarlo a casa sua, ti giuro che me la sarei fatta addosso, piuttosto che pisciare nel suo bagno

-Non sei normale. Non lo vedi che è partito? I medici dicono che il suo cervello sta morendo. Anzi, forse è morto del tutto. Come mai non me ne hai mai parlato?

-Perché sono soltanto impressioni, sensazioni, nulla di concreto. Mi è venuto spontaneo parlarne ora perchè mi guardava dentro la scollatura, mentre gli rimboccavo le lenzuola.

-Mi sembra esagerato fare di lui un libertino, un maniaco sessuale solo perché ha avuto una relazione, una figlia

-Beh, io vado. Sono stanca di stare qua dentro

-Io aspetto Mario. Dovrebbe arrivare tra poco… Ciao vecchio stupido, hai sentito cosa dice Lucrezia. Sei davvero così? Ma tu non senti un fico di niente, forse non ci sei proprio. Ci hai lasciato il guscio e vivi in un altro mondo, forse con la mamma. Lei che ti credeva un superuomo, ora conosce tutte le tue miserie. Non litigare con lei, non l’hai fatto mai su questa terra. In fondo ti voglio anche bene. Chi l’avrebbe detto, chi avrebbe potuto immaginare da te, con i sani principi morali sull’amore, sul sesso, sulla famiglia, proprio da te una relazione clandestina, una figlia. Tu che ci hai allevati nell’orrore per le parolacce, per le donne troppo scollacciate…e gli omosessuali peggio dei diavoli. Ecco che spunta dal nulla una sorella, una bella cosa, forse l’unica cosa bella che ti sia capitata di fare in vita tua. Forse perché ci hai messo un po’ di cuore

-Alessio, ciao. Scusa del ritardo, ma l’autobus non arrivava mai. Non sono abituato a prendere l’autobus. Come va?

-Stazionario

-Lo vedo fiacco, depresso

-Stanotte era molto agitato e gli hanno somministrato dei tranquillanti

-Tranquillanti? Se dicono che dobbiamo stimolarlo, e poi lo deprimono con i farmaci. Non capisco. Dobbiamo fare attenzione, opporci, se è il caso

-Come puoi opporti alle decisioni dei medici? E’ già una fortuna che lo tengono ricoverato e lo curano. Dovremo metterci il problema di come fare quando lo dimetteranno.

-Come sarebbe?

-Non lo terranno qui in eterno. L’infermiera me ne ha accennato.  Stavo poi pensando che oltre noi due c’è pure Emilia, che è sua figlia.

-Allora?

-Allora, non credi che abbia anche lei diritto a una parte della pensione? Dovremmo dividere per tre

-Sei ammattito? Dividere con lei che nemmeno lo conosce. Noi siamo vissuti con lui, l’abbiamo sopportato per tutta la vita, curato quando è stato malato

-Babbo ha goduto sempre di ottima salute

-Che importa, lo avremmo curato se fosse stato malato. Lei non c’era…poi millequattrocento diviso tre fa un numero infinito, prova e vedrai che non è divisibile… La verità è che quei settecento euro mi servono tutti. Ho venduto l’automobile. Che altro ho da vendere? La lavatrice e il frigorifero sono vecchi e nessuno li vuole

-Va bene, va bene. Calmo, per piacere!

-Te lo ha detto lei della pensione?

-No, Emilia nemmeno ci pensa, e quando sarà l’ora, le diremo che i soldi della pensione sono serviti per pagare l’assistenza. Non preoccuparti, dividiamo noi due e amen!

 

 

 

-Che bella giornata di sole, ormai è primavera e qui dentro solo luce a neon, che tristezza! Cos’è quell’affare?

-Un lettore CD. Un po’ di musica. L’infermiera ha detto che è contratto, teso. Allora la musica lo rilassa

-Sarà, ma qui non mi sembra proprio il caso, non è il luogo

-Se la musica fa fare il latte alle vacche, così almeno si dice, male non gli farà. Ascolta

-E’ tango argentino

-Si. A lui di sicuro piace. In gioventù era un ballerino provetto.  Lui e la mamma facevano una bellissima coppia. Dovevi vedere con quale spontaneità, leggerezza si muovevano. Pareva che loro vivessero nella musica, che la loro vita si svolgesse tutta nel tango. Mi sembra di averli ancora davanti agli occhi. Ricordo quando si esercitavano a casa, non avevo più di tre anni, li seguivo con gli occhi seduto sulla seggiola, come ipnotizzato, e ci volevano parecchi scossoni per farmi rientrare in me.  Quando partecipavano ai concorsi tutti sapevano che avrebbero vinto, così le altre coppie si riducevano a fare da comparse, da coreografia alla loro magnifica danza. Parevano due amanti che si desiderassero ardentemente. Invece forse nella vita non si sono mai incontrati veramente.

-Ci credo. Tua madre era molto bella

-Permette un ballo, signora?

-Sei matto, qui in ospedale!

-Perché no? Nessuno ci vede e a lui non possiamo fare che piacere

-Come sei bravo! Non sapevo che eri un ballerino provetto

-Sarà un fatto genetico, di famiglia. Ho sempre avuto orecchio per la musica.

-Non abbiamo mai ballato noi due

-Neanche tu te la cavi male. Conosci le figure…

-A diciotto anni ho frequentato per alcuni mesi la scuola di ballo. A me il tango argentino eccita solo a vederlo ballare!

-Oh signorina, siamo ai focosi anni diciotto!

-Si, mio bel cavaliere, mi sembra di essere in un salone pieno di luce da tanti magnifici lampadari di cristallo. C’è moltissima gente, tutti ci guardano ammirati, tanti bellissimi marmi, mi gira la testa…Oh mio Dio! È sveglio, si sta tirando su

-No, no, babbo, per carità! Come faccio adesso a pagare il mutuo?

-Te l’ho detto che non dovevi portare la musica

-E adesso cosa facciamo?

-Non so…Dormi, dormi papà. Sta giù, che ti strappi tutte le cannucce.|

 


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