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Cinema con vista

di Glauco Ballantini
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Pubblicato il 06/11/2014 09:53:01

Le sere d’estate al cinema di Antignano iniziavano alle 21.15 ma prima occorreva la preparazione. Solitamente le uscite serali seguivano la cena da nonna dove andavamo tutti, o solo noi bimbi. Poi passavano mamma e babbo a prenderci “al volo”. Nonno mangiava prima perché faceva la maschera: un modo come un altro per restare di lato al mondo dello spettacolo che tanto amava.

Alla conclusione del film la replica del primo tempo,  per i ritardatari. O per chi voleva ottimizzare il prezzo del biglietto.

I film come tutti, le vedevo in platea. Sedie scricchiolanti e scomode che facevano spesso il paio con le pellicole consumate dall’uso trattandosi, solitamente, di seconde se non terze visioni.

Il cinema all'aperto consentiva una visione diversa dello spettacolo rispetto alla sala al chiuso. Il film si mischiava con l'ambiente attorno. Nella proiezione del “Dottor Zivago” per esempio, una serata fresca di settembre, divenne ideale per seguire, infreddoliti un film nel quale il freddo e la neve erano protagonisti per buona parte del film, quasi come Omar Sharif e Julie Christie.

 

Le postazioni al cinema di Antignano erano predefinite. Nella parte sotto la stanza del protezionista i ragazzi, con il muro dietro  e su una fila unica, che ricordava l'ultima fila dei pullman o l'ultimo banco a scuola.

Nei pressi del bar, sotto la tenda, i “notabili” del paese – il farmacista, qualche bottegaio etc -  ed i  frequentanti i “Bagni Roma” riparati dalla “guazza”, che dopo una certa ora cominciava a farsi sentire.

Nella platea, sulle poltroncine scomodissime, tutti gli altri.

Non che fosse scritto così.

Dal bar,  si vedeva anche peggio, ma si stava più comodi, al tavolino tondo, sulle poltroncine di gomma e ferro, anche se si doveva consumare.

D'altra parte, come si dice, noblesse...oblige!

 

Fra il primo ed il secondo tempo la corsa al bar per comprarsi le gomma da masticare, le noccioline o le stringhe di liquirizia. Si poteva, ad intuito, andare qualche minuto prima della fine del primo tempo, evitando la ressa che immancabilmente si creava quando si riaccendevano le luci.

 

Ad un certo punto, però, succedeva che lo spettacolo fosse sopra lo schermo.

Sul finale della proiezione, infatti, iniziava solitamente un altro spettacolo: la processione dei topi, che utilizzavano la parte superiore dello schermo, un cordolo in cemento, per le loro evoluzioni.

Era una processione in bella vista perché, con la luce della strada dietro ed il buio pieno, si vedevano le forme che si stagliavano, con molti, dalla platea,  ad indicarne il passaggio.

E, così, se il film non era granché, lo spettacolo si integrava con una parte teatrale e documentaristica.

L'apprezzamento della pellicola era inversamente proporzionale all'attenzione rivolta ai roditori.

Se c'erano più spettatori che seguivano i topi, invece della trama, era un segno evidente dello scarso successo della pellicola.

“Che film hai visto ieri sera?”

“La replica di  “topi sul cordolo...”

Grande film, ed attori molto affiatati!


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