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C’è un insetto misterioso in casa mia

di Ivan Pozzoni
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Pubblicato il 10/01/2018 01:11:51

 

     C’è un insetto misterioso in casa mia. Stasera, come ogni martedì, stavo affrontando due devastanti incontri di calcio a 5 di fila, nella speranza che attendere che mi arrivi un passaggio e segnare a raffica sia un trucco utile a smarrire, sulla strada della magrezza, i 10 kg acquisiti nell’ultimo anno di baldorie e stravizi (?!). Finita la gara n.1, recandomi ansimante negli spogliatoi, sostenuto a braccia dai compagni, sento arrivare un inconfondibile sms (non che verso Ambra usi una suoneria speciale: è inconfondibile il tono perentorio di ogni suo sms): «Amo’, io sto cercando di ammazzar di scopate un mostro […]»; rispondo, con inconfondibile spirito ironico: «Ambra, è vero che sono bruttarello, ma mostro…». La mia dolce trequartista, di norma aperta a sarcasmi e ironie d’ogni sorta, mostra un tenace tono d’allarme termonucleare: «C’è un animale in casa, e sto cercando di ammazzarlo con la scopa!!!». Rifletto e, dopo aver bevuto dodici Gatorade, riacquisita una certa, normale, inclinazione a comprendere il mondo circostante, scrivo: «Ambra, descrivimi l’animale». Silenzio. Salgo in macchina, diretto, strisciando, alla gara n.2, e sento il solito sms con tono perentorio (non rispondete mai a sms mentre state guidando, a meno che non abbiate a casa una fidanzata / compagna / moglie in “modalità perentoria”). «È peloso, ha un grosso naso, ha la coda, e non riesco ad ammazzarlo!», con tono progressivamente sempre più allarmato. Io, incuriosito: «Ambra, l’animale miagola? Sicura che non stai cercando di ammazzare Peppa, la micia dei padroni di casa?». «Amore, non fare il cretino: io sto in stato di emergenza, ho l’ansia, la tachicardia, l’allergia, il morbo di Dupuytren: è un insetto!!!». Mi interrogo, scientificamente, tentando di recuperare ogni reminiscenza biologica dalle scuole superiori, senza osare esprimere in forma scritta le mie perplessità, su come un insetto riesca a possedere un grosso naso, e modero: «Vola?». Silenzio. Inizio la gara n.2, correndo come un ghepardo colpito da bradisisma nella savana, e terminata la gara (dove indossavo, tra l’altro, una curiosa pettorina verde taglia M, formato body attillato, che mi arrivava all’ombelico, scoprendo metà della maglia), spinto in sedia a rotelle con la mascherina dell’ossigeno negli spogliatoi, sento arrivare il solito, inconfondibile, perentorio sms: «L’animale appare e scompare»; dubbioso, rispondo: «Stai scrivendo tu, o è l’insetto? Identificati…». L’amore mio, sparso a tornadi da Dio, sui mari calmi della mia vita, risponde: «Mio, mio, mioooo» (è l’inconfondibile verso che Peppa emette quando, se rimane chiusa in casa nostra, vuole uscire, e, immediatamente dopo, se rimane chiusa fuori da casa nostra, vuole rientrare). «Ok, Ambra, sei tu, non è l’insetto. Cosa sta facendo? Che insetto è: un’ape, una falena, una libellula, un calabrone?»; risposta: «Nessuno di essi: ha un naso enorme, una coda lunga, ha due corpi (?!) e vola. Più l’ammazzo e più resuscita». Finito l’effetto dell’ossigeno e iniziato l’effetto della morfina, riesco a risalire in macchina e rispondo, deciso: «Distrai l’Armageddon, che arrivo!». Guido a 125 km/h sulle strade nebbiose della Brianza (non guidate mai a 125 km/h di notte, a meno che, di nuovo, non abbiate a casa una fidanzata / compagna / moglie in “modalità perentoria”). Parcheggio, entro di corsa in casa, scavalcando il cancello, attendendomi di trovare l’insetto seduto sul divano a vedere la tv, e c’è Ambra, visibilmente scossa: «L’insetto è nascosto». Capirete la difficoltà esistenziale, dopo due partite di calcio, con ferite d’arma da taglio e da fuoco ovunque, incapace di stare in piedi, assetato come un dromedario nel deserto del Gobi, di a] spostare il divano («[…] Aspetta, intanto che hai il divano sulle spalle, io pulisco bene sotto […]»), b] aprire ogni cassetto, c] scrollare tutte le librerie Ikea, in leggerissimo legno di “guaiaco” (un metro cubo di guaiaco pesa 1320 kg), chiaramente non svuotate, d] guardare in ogni scatolone, spostando libri e riviste, e] salire sulla sedia della cucina e osservare attentamente sopra ad ogni mobile della casa, f] smontare e rimontare i sanitari e g] disintonacare e riintonacare i muri, senza trovare l’ombra del maledetto, misterioso, insetto. Tranquillizzo Ambra, facendola spaventare all’uscita del bagno ululando come un Derviscio durante la sua “danza roteante”, e, fattale – per punizione- una bella camomilla, la metto a letto. E, intanto, passata un’ora, scrivo un raccontino, seduto alla mia scrivania, con un insetto che, più terrorizzato di Ambra, piangendo, mi passa un bicchiere di Porto. «Tranquillo, amico mio, non lo diremo a nessuno, che esisti: quando hai finito col Pc, esci e chiudi la porta». Il che è bello e istruttivo. 


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