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50 mosse 88 passi 99 Posse

di Gaetano Guerrieri
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Pubblicato il 25/09/2009 13:44:24

*versione in prosa della poesia-non poesia “99posse 88passi 50mosse”

Sono quasi pronto.
Devo solo fare la doccia, lavarmi i denti, pettinarmi, vestirmi, mettere qualche goccia di profumo, prendere le chiavi della Porche Carrera di papà e sarò perfetto, pronto per davvero.
Non è tardi, sono appena le diciannove e dieci e ho tutto il tempo che mi serve ma non l’ho ancora chiamata per chiederle di uscire e, sopra tutto, non ho ancora deciso cosa proporle: una cena, una pizza o un film in prima visione? Per il ristorante andrebbe bene "Mario" che serve pesce fresco, per la pizza "Ciro" che ha il forno a legna e, per il film, la multisala "Sigma" per farle scegliere tra un film d’azione, uno dell’orrore o uno romantico.
Se a decidere fossi io, invece, sceglierei una passeggiata sulla spiaggia, mano nella mano sotto le stelle con il blu scuro del cielo notturno trapuntato di stelle e il rumore delle onde sulla battigia. Le camminerei accanto senza parlare, carezzandole la mano con dolcezza. Ogni tanto mi fermerei per guardarla negli occhi e lascerei al mare, alla luna e alle stelle il compito di dirle quanto mi piace e la desidero. Mi piacerebbe fermarmi poi sulla spiaggia, accendere un bel falò, tenerle le mani, guardarla negli occhi e fare l’amore sino all’alba ma, probabilmente, sono uno dei pochissimi romantici sopravvissuti alla generazione degli anni cinquanta e lei, quasi sicuramente, preferirà un pasto caldo e costoso a base di pesce fritto con sesso finale sul ribaltabile dell’auto senza complicazioni sentimentali.
Come le altre anche lei verosimilmente é una romantica concreta e preferirà “i fatti” alle smancerie e rimarrebbe delusa se non ci provassi subito.
Neanche questa ipotesi mi spiace e, tutto sommato, è quella che preferisco.
Non la conosco a sufficienza per sapere cosa accadrà. Sono tanto cambiate le abitudini, il ruolo e le aspettative delle donne che uscire con una nuova è sempre diverso, salvo la conclusione. Per me va bene tutto, tanto è il finale che cerco. Fare sesso e poi chi si è visto si è visto.
Non sono un tipo che s’innamora. Amo le donne, le adoro, con loro mi piace fare sesso e farci anche l’amore ma solo e soltanto per qualche ora.
Non mi stupirei se lei fosse il tipo di donna che va bene per me; una che ha gli stessi interessi e le stesse aspirazioni che ho io, una che non crea troppi problemi e te la dà senza fare troppe manfrine e, sopra tutto, senza aspettare le calende greche.
Le donne, d’altronde, non sono più quelle di una volta; la maggior parte sono diventate concrete e non ci fanno più dannare per fare sesso. Sono senz’altro più mature o si sono solo stancate di rinunciare e di aspettare il principe azzurro e io sono un decisionista che preferisce prendere l’iniziativa e seguire il copione classico. Appartengo a quella categoria, infatti, singolare e rara, che non ha mai creduto al femminismo. Roba taroccata come la frutta, la carne e gli altri generi di consumo in commercio da qualche tempo. D’altronde sarebbe meglio se andasse proprio così invece del solito. Generalmente non ci provo mai la prima sera e tento di conoscerle meglio prima d’andarci a letto così va a finire che passo una serata di merda, aspettando che lei mi faccia capire e, alla fine, quando è tardi e bisogna tornare a casa, rimango deluso e tormentato dal pensiero che avrei dovuto provarci sapendo che, probabilmente, non mi sarà concessa una seconda occasione. Sarò retrogrado e maschilista ma preferisco la donna assennata a quella leggera e penso che “aspettare e desiderare” sia un piacere al quale sia stupido rinunciare.
Provo a telefonarle, il telefono squilla, sono emozionato e tremo come un ragazzino alla sua prima cotta. Suona una seconda volta, una terza, una quarta e poi s’attacca la segreteria e m’invita a lasciare un messaggio dopo il segnale acustico.
Chiudo, chiamerò dopo la doccia.

Che bell’invenzione il cronotermostato, l’acqua con la temperatura giusta. E’ un piacere irrinunciabile. Mi lavo bene dappertutto, sul petto, sotto le ascelle, là, la spalla, le cosce, tra le dita dei piedi e, per ultimo, i capelli.
Esco, accappatoio pulito e soffice che è una delizia, qualche minuto disteso con un altro asciutto dentro il letto e la richiamo.
Identica sorte, gli stessi squilli, la stessa segreteria.
Richiamo ancora e lei insiste, non risponde neanche quest’altra volta.

Sul divano nel soggiorno accendo una Brera, sono confuso e non riesco a fermare i pensieri.
Provo a ricomporli, dove sarà?
Guardo l’orologio sono le venti, dovrebbe essere a casa.
Chiamo, segreteria telefonica, cazzo! Possibile non ci sia nessuno?
Passano i minuti e sono contratto, decido di non pensarci e penso a tutt’altro.
Sono perfetto e deciso, non mi serve altro, stasera faccio centro e mi diverto come un matto.
Mi vesto. Ho scelto la camicia azzurra che mi risalta gli occhi, la giacca scura ché snellisce e un jeans aderente che evidenzia il culo e le cosce. Scarpe nere, elegantissime, e boxer, rigorosamente bianco.
Per il profumo ho scelto il solito, quello delle occasioni importanti, Antheus di Chanel, bello, forte e maschio, proprio adatto alla serata e alle intenzioni.
Ecco, sono pronto e bello come il sole e lo specchio me lo conferma. Un ultimo momento sulla bilancia elettronica.
Cazzo 80 kg.! Ho messo un chilo e dovrò rimettermi a dieta. Mangerò meno la sera ché la palestra è faticosa e impegnativa, oltre che costare troppo.

Il rumore dell’auto è a posto e anche lo stereo ha la cassetta giusta. Orchestra Baobab per dare ritmo, speriamo le piaccia altrimenti dovrò rimediare con Battisti.
E’ una palla ma so che le piace, me lo sono procurato prendendolo in prestito dal padre che lo ha sempre amato.
Percorro il viale e mi sento a posto, ho benzina e soldi a sufficienza e anche per l’orario non ho problemi: ho superato un altro esame e il ventotto ha convinto i vecchi a regalarmi questa serata che sento giusta.
Cazzo non l’ho ancora chiamata ma non c’è problema mi fermo all’angolo e, alla cabina, rimedio in fretta.
Faccio il numero velocemente, lo sbaglio, lo rifaccio, questa volta giusto, ma lei non risponde ancora e s’attacca la segreteria. M’invita a lasciare un messaggio, penso a un bel “vaffanculo” ma non lo lascio, chiudo accigliato e ritorno in auto.
Mi vengono in mente strani pensieri ma non devo temere, sono preparato e attrezzato, sono sicuro che è tutto a posto e anche che lei è quella giusta.
Prima o poi risponderà, sono sicuro, per intanto accendo lo stereo e fumo un’altra Brera.
Lei è una di quelle che nella vita, se sei fortunato, incontri almeno una volta ché talmente é bella che potrebbe fare calendari per camionisti.
Alta, almeno un metro e settanta però con i tacchi, magra e, di reggiseno, porta almeno una terza. Culo sodo e alto su due cosce lunghe e diritte. Il tipo mio, quella fatta apposta.
L’ho conosciuta l’altra sera a una festa, appena l’ho vista ho avuto un mezzo infarto. Le ho parlato per tutta la sera e, quando le ho chiesto di rivederci, ha sussurrato un bel si che mi ha mandato in estasi.
Il numero di casa l’ho avuto da Michele, mi è costato cento euro ma ne valeva la pena.
Stasera ho dato buca agli amici del Jakie, il bar all’angolo, tanto li ritrovo quando voglio. Stanno sempre là a parlare di calcio e di donne e una come questa solo se la sognano. Quando gliela presenterò moriranno dall’invidia, già li vedo che le sbavano addosso.

La chiamo da una cabina per risparmiare.
Suona una, due volte, tre, quattro poi s’attacca la segreteria, la solita musica e la solita voce m’invita a lasciare il solito messaggio. Chiudo.
Vado in giro senza una meta, ascolto la radio e fumo come un pazzo.
Ogni tanto mi fermo, telefono, non risponde e m’incazzo.
Mi fermo e chiamo a più non posso.
Non mi risponde e comincio ad andare da matto.
Sono fottuto e sfatto, continuo a fumare e a bestemmiare come un coatto.

Chiamo di continuo senza ritegno a profusione ma è sempre la solita solfa della segreteria a ripetizione.

E’ tardi e sono distrutto.
L’ho chamata tutta la sera e non mi ha nemmeno risposto. Ho fumato due pacchetti di sigarette e ho un gran mal di testa e tutte e due le palle rotte.
Cazzo che sfiga, diamine che jella, adesso piove anche a dirotto e non ho nemmeno l’ombrello.
Ascolto da solo lo stereo e sono distratto sotto la sua finestra buia ho passato la notte.
Continuo a chiamarla col cellulare ma è tutto inutile, sono sicuro, mi è andata buca e sono depresso: ho perso una serata, una diversa e speciale e ho telefonato 998.850 volte.

All’angolo della strada vedo il manifesto del concerto dei 99 Posse che mi son perso.
Sono 88 i passi che non ho fatto per raggiungere il Jakie e gli amici che a sapere di quest’avventura rideranno da matti e sono almeno 50 i punti in cui avevo immaginato di toccarla per indurla a fare sesso.
Sono uno stronzo e, tutto sfatto, ho perso un’occasione unica e consumato un pieno per una botta che non ho fatto.
Metto in moto e ritorno a casa senza aver fatto un cazzo, alle quattro.

Ringraziamenti sfusi (come scriverebbe il grande Peppe Soprani):
Ringrazio me stesso, nella versione Billy The Kidd, per aver scritto la poesia “ 99 Posse 88 Passi 50 Mosse” senza la quale non avrei mai avuto l’idea di rifare questa versione in prosa.
Ringrazio quelli che, dopo averla pubblicata su Scrittura Fresca, le assegnarono il cool giacché, se non l’avessero fatto, probabilmente non l’avrei mai apprezzata e, di conseguenza, non avrei mai avuto l’idea di scrivere una versione in prosa.
Ringrazio il simpaticissimo Dario Carta che, all’epoca, la commentò con le seguenti parole “E’ un peccato che una bella idea cosi' non sia sviluppata in un racconto piu' lungo e coinvolgente. ...finisce trooooppo presto ” senza il quale non avrei mai avuto l’idea di scrivere la presente versione in prosa.
Ringrazio la mia compagna per aver avuto pazienza ed avermi aspettato mentre scrivevo il testo giacchè, se non l’avesse avuta, avrei trascorso una splendida serata sotto le stelle ma non avrei scritto quest’opera epica, scientifica e claustofrobica.
Ringrazio il signor Daniele Pighin per aver costruito, realizzato e posto a disposizione dell’umanità intera questo sito senza il quale “Billy The Kidd” non avrebbe avuto la possibilità di postare la poesia, gli altri non l’avrebbero coollato, Dario non l’avrebbe commentato e io non avrei avuto la splendida idea di riscriverla in prosa.
Ringrazio gli editor tutti e, in particolare, Francesco Bais per non aver killato la poesia giacché, se l’avesse fatto, non avrei avuto l’idea di riscriverla in prosa.
Ringrazio, infine, tutti quelli che hanno avuto, hanno e avranno il tempo e la curiosità di aprire il mio testo nonché la pazienza di leggerlo. Magari anche la sfrontatezza di lasciare un parere.



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