NOVE
Una piazza, una fontana. E nove ragazze intorno. Tutte more, come sono in genere le ragazze del Sud.
-Ecco le nove svedesi!- le diceva sempre lui, per prenderla in giro.
Tina la guarda volentieri quella foto. Di lei, delle sue amiche, di quando abitava a Gela.
Se n’era andata al Nord: mille cinquecento chilometri di strada. L’ultimo treno si incuneava nelle gallerie su un binario unico e il pullman giungeva in un paese abbarbicato tra i monti con una scuola ai piedi. Che d’inverno ci si andava in scarpe chiodate.
Poi, era arrivato lui. Bello, bellissimo, simpatico. Geniale per quella piccola comunità di gente dai fervori nascosti, abituata a scalinare i fianchi della montagna per far legna nei boschi.
Due complimenti, due frasi destinate a lei, erano state sporgenze cui attaccare corde.
L’aveva corteggiato senza tregua, l’aveva voluto, nonostante i suoi affondi, le sue parole che spesso ferivano.
Lui e i lasciti di un dramma, condiviso con la vecchia madre nel segreto delle stanze di un palazzone antico : la morte tragica del fratello.
James Dean. Assomigliava a James Dean.
Non le pareva vero che potesse interessarsi a lei. Non era attraente, piuttosto goffa, ma determinata e impavida.
Lui aveva percepito il suo slancio, il suo sentimento intenso e insopprimibile, la sua abnegazione e la forza.
Per lui era capace di trasformarsi in una donna quasi sofisticata, di provvedere alle mille bisogna, di tollerare scantonamenti.
Infine le aveva detto sì.
Sì, sì, sì.
Davanti all’altare con le mani intrecciate nella posa per lo scatto, lei era bella quanto lui.
Dileguati i fantasmi del passato, dopo la scomparsa della vecchia madre, la vita era finalmente la signora che offriva tutti i suoi frutti. Benessere in cui adagiarsi nell’interno ampio del palazzone dove si erano trasferiti, in quella cittadina del Centro .
Magia di un’atmosfera garantita dai figli.
Poi l’epilogo.
Sdraiato nel letto, vestito con gli abiti buoni, credeva le facesse uno scherzo.
Invece quella era l’ultima volta che vedeva il corpo e il viso simpatico e bello del ragazzo che somigliava a James Dean e che era diventato suo marito. Suo marito.
Dalla finestra del palazzone Tina aveva gridato la sua disperazione al cosmo, per sentire, allo stesso modo di lui, le arterie chiudersi e il nero della notte impadronirsi della vita.
Ma le si prospettava ancora di stringere tra le mani la foto. La foto con le nove ragazze, le nove amiche che cercavano nell’acqua della fontana i segni del destino.
Quando Tina riguarda quella foto, avverte nella stanza la presenza di lui che le sorride scanzonato e le dice:
-Ecco le nove svedesi!
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