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Flora

di Teresa Cassani
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Pubblicato il 27/01/2019 10:02:57

FLORA

Ha sbirciato dalla finestra, scostando leggermente le tendine e ha notato il flusso consistente di anziani diretti all’ ambulatorio: il pomeriggio si preannuncia gonfio di visite.
Lui ha ancora i bocconi in gola e quel colpo di sonnolenza che il fegato ormai non gli risparmia. Guarda l’orologio: sono già le due, ma qualche minuto in più se lo può permettere.
Si è seduto sul divano. E’ molto comodo il divano scelto dalla moglie che adesso non abita più con lui. Ha stupito tutti quell’ abbandono, ma Germano sa che lei non è riuscita a sopportare la sua anaffettività, solo velata di dolcezza, e i silenzi in contrasto col quel suo bisogno di parole.
Lui non ascolta più certo rimordere interiore. Sa che la moglie sta bene e vive per il figlio. Lei non ha mai lavorato , continua a non lavorare e lui le passa il mensile. Punto.
Ripensa a questo e fa scivolare la mano sulla pelle liscia del divano. Appoggia la testa allo schienale, mentre si gode la comodità dei braccioli.
Adesso caccia il pensiero, che si è affacciato, e sbarra gli occhi davanti ai riquadri bianchi della finestra in cui si staglia improvvisa, inaspettata, l’immagine nitida di Flora.
Flora, innamorata di lui, si è comportata come se lo considerasse un luminare misconosciuto: incontrandolo gli ha trasmesso la sua febbre e lui, lusingato, ha sentito di accedere al coinvolgimento.
Poi, un giorno, non avendo tempo e pazienza, le ha dato una risposta tra il seccato e il respingente e lei da allora lo evita sempre e non viene più a farsi visitare.
Oggi il sole di febbraio punge e lui ha voglia di rivederla. Di avvertire il richiamo.
Sono le due e un quarto. Deve scendere in ambulatorio.
Finalmente, apre la porta dello studio. Vi fa ingresso, indossa il camice bianco e si apposta dietro il monitor.
“Allora, chi deve fare solo le ricette?” chiede, come al solito, dall’ interno della stanza.
Si fanno avanti tre signore e poi un giovane con le stampelle.
Li congeda in fretta e invita gli altri ad entrare a turno.
E’ la volta di un paziente anziano. Germano dietro il computer lo guarda a stento. Gli chiede come si sente e se si prova la pressione tutti i giorni. Riceve risposta affermativa, e allora gli domanda di comunicargli i valori che sono 120 su 80. Li registra, poi prescrive una visita dall’otorino dato che lamenta sordità.
Le visite si svolgono sempre nello stesso modo. Se viene segnalato un disturbo, lui suggerisce un esame specifico: elettrocardiogramma con holter, gastroscopia, colonscopia…
La macchina in cui sono archiviati tutti i dati esegue veloce le ricerche e poi stampa dietro semplice comando.
Il primo è già uscito. Si apprestano gli altri ad entrare.
Germano si compiace dietro la sua postazione di controllo . Il pc è di ultima generazione, la stampante anche.
Il computer è ormai un prolungamento del suo corpo. Serve per rapide anamnesi, compilazione e archiviazione di cartelle, consultazione di prontuari, contatti on line, formulazione di ricette, ecc. E’ un veloce ordinatore che permette di superare passaggi.
Si apre di nuovo la porta dello studio e questa volta entra Flora.
Flora, bellissima, con un cappotto spinato modello vintage , un basco e una sciarpa in tinta.
Germano prova una quasi accelerazione del battito.
Flora! Proprio tu! Vorrebbe dirle. Ma tace e oscura il viso a difesa.
E’ un po’ impacciata. Si avvicina titubante al tavolo accessoriato high tech, stringendo il bordo superiore della borsa a tracolla.
Germano ha già digitato la sua scheda senza più alzare lo sguardo verso di lei.
“ Ecco, allora, è da un po’che non si fa vedere “ le dice con tono formalmente accogliente.
“Sì” risponde lei, serrando le labbra che si increspano.
“Le piace il mio nuovo studio? Ha visto come l’ho rimodernato?” Germano vuol essere amichevole.
“C’è molta tecnologia” risponde Flora.
“La tecnologia oggi è tutto. Permette di fare ogni cosa e in tempi più brevi. Io ho qui davanti il suo ultimo referto del cardiologo e la sequela dei valori della pressione .Come va la pressione adesso? La tiene controllata, Flora?” Germano ha deciso di pronunciare il nome .
“Ho la minima alta. Tocca i 95”. Flora sembra costernata.
“Alla sua età molti hanno la minima alta. Le consiglierei un farmaco che diversi studi hanno dimostrato come efficace: Piant. Basta una pillola al giorno a differenza di Ramipril che ne comporta due”.
Germano guarda diritto negli occhi la paziente, convinto di averla convinta. Di ricevere uno sguardo ammirato di cui oggi ha bisogno. Quello sguardo adorante che in genere lo ha sempre infastidito.
E invece lei è da un’altra parte.
“Ecco, dottore – dice – appunto di questo io vorrei parlarle”. Esita.
Germano immagina di abbracciare l’attraente figura che gli sta di fronte, da cui sente emanare qualcosa di buono.
“Dimmi, dimmi pure, Flora” sfodera il suo tono più umano.
“Lei che ne pensa dell’erboristeria ?”.
Germano sussulta. Vorrebbe dire: “E’ acqua fresca”, ma si trattiene.
“Beh, è interessante lo studio delle proprietà delle erbe, ma …”
“Sì, perché il biancospino e l’olivo possono tenere abbassati i valori…”.
Germano comprime le labbra.
“Sì, è vero. Esistono in commercio prodotti che dicono efficaci ma, innanzi tutto, non sono mutuabili e poi se cominci la cura, non devi più smettere e quindi ti conviene affidarti a farmaci testati che offrono maggiori garanzie… e sono anche più economici”.
“Però, in estate, la pressione si abbassa naturalmente e quindi… condannarsi ad assumere un farmaco per tutto l’anno…”.
“E’ solo una questione di abitudine. Superato il periodo iniziale, non farai più caso. E poi sono prodotti ben tollerati dall’organismo e non hanno in genere effetti collaterali…”.
Flora scuote la testa. E’ avvilita.
Germano la guarda e vede davanti a sé una donna dell’Ottocento o, peggio, del Medioevo. Una che è in regressione rispetto ai tempi.
Ha già deciso che non le dirà più nulla. Tanto non potrà convincerla e lui perderà solo tempo ed energie.
Le lancia da dietro gli occhiali uno sguardo gelido che sa di congedo.
Anche lei è fredda e sprigiona un misto di ostinazione e smarrimento.
Lui riscalda formalmente l’atmosfera esibendo un opportuno sorriso.
“Ci pensi, signora. Ci possiamo sempre rivedere”.
Lei saluta e fa dietro front.
Germano vede le falde del cappotto vintage e il lembo della sciarpa in tinta sparire dietro la porta bianca, che si rinchiude.






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