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Il Sole dell’Amazzonia

di Rita Mura
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Pubblicato il 28/09/2024 15:36:40

L’alba preannunciava l’inizio di un nuovo giorno, i colori tenui su di un cielo velato, creavano una cornice al paesaggio smisurato che si presentava dinanzi. Sara, amava stare in contemplazione nella sua veranda all’aperto e seduta nella panchina posta a ridosso dell’uscita di casa, era solita stare assorta con il suo caffè. Erano tanti i pensieri che attraversavano la sua mente, quel velo leggero ma coprente nell’azzurro del cielo, sembrava ricoprire quel futuro sereno che tanto aveva atteso e sperato. Non era più sola e doveva pensare al futuro e ad una soluzione immediata alla sua condizione. Le sue riflessioni furono richiamate al presente, la mano poggiata sul ventre oramai rigonfio e visibile, avvertiva la presenza ma soprattutto l’arrivo di una parte di sé che presto sarebbe diventata animata e visibile, amorevole e per sempre.

Sara aveva sempre abitato a Leticia in Colombia, la posizione strategica di questa città era stata sempre importante per la sua famiglia. Leticia, sorgeva in uno snodo con collegamenti al confine tra Brasile e Perù, il porto fluviale sul Rio delle Amazzoni, facilitava il transito e i traffici di carico e scarico merci. La famiglia era conosciuta e temuta in tutto il territorio, aveva posto radici e si era fatta rispettare. Lo sfruttamento del territorio era controllato e in piena evoluzione e non seguiva nessuna regola ne comando. L’attività del commercio di pesce, ereditata da secoli, aveva subito cambiamenti per l’avidità di ricchezze e la conoscenza di collegamenti in tutta l’ America ed oltre. Lo sviluppo di un nuovo commercio più redditizio ma dannoso alle persone e al territorio, aveva creato conseguenti disboscamenti. La cocaina non era più un tabù in quelle zone, la “droga della distruzione” stava minando vite e natura, minacce e violenza, il predominio e l’avidità di ricchezza, rendeva ciechi e pronti a tutto. Era così che col tempo si erano creati conflitti, sparatorie continue, uccisioni e Sara spaventata, aveva deciso di scappare e trovare rifugio in una piccola casa immersa nel folto bosco amazzone.

Aveva poco tempo per non essere trovata e mancava un mese alla nascita del bambino. Conosceva il territorio grazie a studi passati, era stata sempre attirata da una tribù indigena presente in quelle zone, che veniva chiamata “il popolo senza tempo”. Decise che sarebbe andata da loro e avrebbe dato una svolta al loro futuro.

Si incamminò nella natura impervia e bellissima, la vegetazione era talmente folta che la luce su alcuni tratti penetrava con difficoltà. Era spaventata ma allo stesso tempo il coraggio e la determinazione, il senso di protezione verso il bambino, creava una forza oltre il suo volere. Era a conoscenza che, se le bande avessero trovato lei e il bambino per loro non ci sarebbe stato scampo. Il bambino era considerato minaccia per il futuro e non si sarebbero messi scrupoli per ucciderlo. Lei era pronta ad un cambiamento.

Dopo giorni lungo il sentiero, decise di riposare a ridosso di un grosso albero, la pesantezza era insopportabile e le gambe gonfie non facilitavano i movimenti. Decise di rifocillarsi e bere qualcosa, doveva riprendere le forze. Sola nella foresta, non aveva pensato ai pericoli che potevano presentarsi ma oramai era troppo tardi, non poteva più ritornare indietro. Improvvisamente, attirati dal rumore e forse dagli odori estranei, fu presto circondata da maschere, così le sembravano le ombre che si paravano di fronte. Mascherati e adornati di monili e frecce la osservavano farfugliando tra loro. Lei rimase immobile e fece per alzarsi ma un grosso dolore le inondò il ventre. Era arrivato il momento e non poteva più fermarlo. Gli uomini posti dinanzi, avvertita la situazione, portarono la donna con loro poco distante e la adagiarono in una capanna calda e spaziosa, presenziando al primo vagito che per loro fu ribattezzato come Sole, luminoso e caldo.

Fu così che il bambino bello e forte, crebbe attorniato da uomini saggi, riuscì ad apprendere i saperi della caccia, della pesca, della natura ma soprattutto l’essere in simbiosi con lo spirito del vento, del cielo e della terra. Fu accolto come un figlio portato dalle divinità, rimasto orfano di madre dopo qualche anno, divenne parte di comunità. Non esisteva tempo, né era conosciuto il contare, non esisteva una cadenza delle stagioni ma tutto era dominato dal sole che portava e toglieva nel rispetto. La potenza della forza emergente in questo giovane, crebbe, divenendo presto pilastro di saggezza per l’umanità.

Lui sarebbe stato il difensore di tutte le tribù, di tutti i credi, ma soprattutto colui che avrebbe donato la sua forza per la foresta e per il respiro dell’umanità, attraverso la difesa dal disboscamento incontrollato, dalla violenza e dalla diffusione da colture dannose a genti e natura. Attraverso di lui sarebbero stati dettati i punti di forza e resistenza: “Tutto ciò che viene tolto ad ogni singola popolazione, crea e avrebbe creato, una perdita irreparabile e senza ritorno non solo al singolo territorio ma verso di tutti in una catena ciclica e ripetitiva. Ogni essere nasce libero e così è destinato, ogni essere vive il suo habitat con rispetto verso quello degli altri”

Fu così che l’Amazzonia, polmone dell’umanità, porta con sé la leggenda di Sole nella sua potenza tramandata e divinizzata.

Ogni nome o riferimento è fulcro di pura fantasia.

 


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