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L’Occhio, l’Orecchio, la Bocca

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 29/03/2011 08:04:41

L’OCCHIO, L’ORECCHIO, LA BOCCA

I “poeti” de La Recherche a confronto, con la musica, la poesia e il palato, durante l’Incontro del 28 marzo 2011 tenutosi al bistrot “Cheese and Cheers”, in via Paola Falconieri 47/B a Roma. Un appuntamento molto atteso per un momento di serena convivialità, in cui ognuno, in tutta libertà, ha proposto testi o idee, nello stesso spirito di condivisione che anima la Recherche nella sua parte online, sul tema “Sapori poetici, culinari e musicali” in poesia.

Darsi un appuntamento a Roma è sempre stato difficoltoso, darsi un “tempo” (leggi orario) tra poeti è di per sé già un avvenimento se poi viene rispettato. Diciamo che siamo stati dentro i limiti della decenza, se si considera che questa volta si era veramente in molti, con grande sorpresa (non so quanto gradita) di Roberto Maggiani, che ha più volte rimarcato di essere in difficoltà, mentre tutti gli altri della Redazione, a cominciare da Maria Musik e Giuliano Brenna sono (sembrati) piuttosto soddisfatti e divertiti per tutta la serata. Ma come si sa, il conduttore/condottiero, alla fin fine deve controllare che tutto scorra nel migliore dei modi e, probabilmente, la cosa in sé gli crea qualche difficoltà di gestione. Tutto nella normalità fin quando tutto scorre liscio e soprattutto “tranquillo”. Ed è proprio questo il punto: la troppa tranquillità, l’eccessiva normalità, di quanti di noi vi hanno preso parte, quasi che, altrimenti, nessuno sentisse il peso di quanto sta accadendo al di fuori delle nostre “torri d’avorio” non zavorrate, che fluttuano nell’aere, libere di andare senza meta.

Malgrado ciò, mentre Monsieur Proust (Giuliano Brenna) ci intratteneva con dovizia sui gusti sottili (musicali) di un’epoca che non c’è più, a riportarci tutti coi piedi per terra, (su questa nostra disastrata terra intendo), ci ha pensato Maria Musik che, nel tessere l’elogio di Tor Bella Monaca (un quartiere di Roma), con una umanissima poesia confidenziale, con la quale ha voluto accentrare il tema della “città una” dove un fiore (musicale in quel caso ma anche poetico) può sporgere da un muro di una casa come di una prigione, di una zona elitaria come di una malfamata periferia. Tema importante e purtroppo subito disatteso, nonostante l’invito riportasse in calce che “nessuna proposta sarebbe stata fuori tema”, e dire che i brani musicali (tratti dal loro ultimo lavoro, di prossima uscita) che poi ci hanno fatto ascoltare “come intermezzi”, gli straordinari cinque musicisti intervenuti (Fedele Mazzetti, Maurizio Morelli, Alessandro Pontesilli, Massimiliano Lalli, Gabriele Delvecchio), amici de LaRecherche.it e proposti da Roberto Biagiotti, nostro consulente musicale, “sull’onda di questa tematica”, in certo qual modo si rifaceva e cercava di “riaffermare” il disagio di una vita borderline, anche se per lo più ambientata in una Parigi un po’ demodé, ma in tono con la serata, intitolata e ovviamente iniziata con la lettura (encomiabile) di Proust.
(Errata Corrige)
È stata poi la volta dell’ormai noto De Gerolamo che ha letto una sua poesia (presente nel e-book “Quanti di Poesia”) dal titolo "Deserto d'Acqua" che ha dedicato a Lampedusa, e che, in qualche modo anticipava, o comunque introduceva, un’altra tematica importante e attualissima, che è quella dei rifugiati e dei migranti che non riusciremo a salvare da una catastrofe annunciata. Ciò significa che ci stiamo arrendendo? Come ci arrenderemo all’ecatombe causata dal nucleare? Dico di no. Tutti siamo chiamati a rispondere e tutti (noi compresi) in prima linea dobbiamo combattere affinché ciò non si ripeta. Guai però se perdiamo il contatto con la realtà, con i problemi non tanto del nostro egoistico quotidiano, quanto di quelli che affliggono l’umanità tutta, ponendoci di fronte a scelte inusitate che forse non avremmo neppure voluto fare, ma che pure s’impongono come la panacea di tutti i mali, quando sono proprio quelle portatrici di male, che presto, a distanza davvero ravvicinata, ci presenteranno il conto, e sappiamo già che sarà salato. Davvero in molti tra quanti sono intervenuti, sappiamo che si adoperano per il sociale (e lo hanno confermato), denunciando con accanimento con le loro parole (poesie) e quant’altro, pensano si debba fare qualcosa, e che va fatto adesso. A cominciare da questa riunione di “spiriti eletti” sappiamo che il nostro impegno sociale e civile deve portare a delle soluzioni e non a sterili piagnistei, in cui piangerci addosso è la cura dei nostri mali. Usciamo allo scoperto e per una volta “sentiamoci vivi”, gridiamo con quanto fiato abbiamo in gola: basta!!!!

Soddisfatto l’occhio, per i molti libri che circolavano sui tavoli, da cui ognuno o quasi, ha estrapolato una lettura, più o meno a tema, da proporre agli altri, che ha soddisfatto anche l’orecchio, i “bravi ragazzi” (gestori) del bistrot, si sono dati un gran da fare per soddisfare la “bouche”, il palato, la gola con pietanze davvero raffinate e allo stesso tempo gustose, malgrado si parlasse qua e la di gulasch, di porchetta, di formaggi grassi, di lardo della foresta nera, innaffiati da birra bavarese e da buon vino ecc. ecc. da spaventare qualunque nutrizionista e quante delle signore presenti che probabilmente erano preoccupate di mantenere la dieta. E sì, miei cari, proprio la dieta! Che guarda caso, citava in calce, quei sapori culinari, nonché poetici, conformi con la tematica della serata. Fatto straordinario che proprio una di loro, Lorena Turri, pure intervenuta, con bella voce impostata (si sentiva che doveva aver fatto teatro o quanto meno dizione) ci ha deliziati estrapolando, da una silloge di “poesie” (e come chiamarle altrimenti), dedicate al cibo da autori affermati e notevolmente dotti: Leopardi, Pascoli, Gozzano, Ungaretti e tantissimi altri, che hanno celebrato o dispregiato (solo il Leopardi contro la minestra), il cibo e il vino, e che almeno in questo (ma solo in questo) ci hanno preceduti, come dire: “solo perché sono arrivati prima!”.

Va con sé che una certa dose di humour non guasta, quindi ben venga anche quel “friccico de luna tutta pe’ noi” – come recita una nota canzone romana, che alla fin fine si è affacciata attorno alla mezzanotte, quando, soddisfatti i nostri muscoli mentali ci siamo detti “buona notte!”. E se è vero che la notte porta consiglio … poeti de la Recherche, meditate, affinché domani sia davvero un giorno migliore.



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