Acuti velati d'abisso i tuoi passi sul cordolo
non lasciare che la sera ti rubi la scena
o i topoi volanti t'intralcino
tutti aspettiamo l'assolo dei tuoi piedi scalzi
i tacchi anche quelli più bassi non si prestano
all'occorenza di ritagliarsi un angolo sull'asfalto
mestamente sottostante al giubileo delle tue mosse
confuse dalla folla che grida di non farlo di gettarti
e se ne nascesse un volo o uno strano camminare
sulle pieghe del palazzo?
ormai è chiaro a tutti che non lo fai per mollezza
sei così tonica nei tuoi fuso' nero stige
che potresti non avere alcun seno sotto quella maglietta
e saresti comunque soddisfatta delle tue forme
agili da saltinbanca scalatrice
giu in strada sette uomini in coro
ti dichiarano il loro amore e promettono
di sposarti così come sei uno schianto
arriva la ciurma delle televisioni di frontiera
col suo piccolo arsenale di parole senza pelle
e costrutti industriali
ma chi ti conosce? non sei un oracolo
non hai perso il lavoro l'amore
non hai bevuto quella bevanda che ti mette le ali
hai vissuto quanto basta per giudicare
che non fosse giusto stare ancora qui a parlarne
di trovate pubblicitarie per sbarcare il lunario
arti marziali ecco una prova da superare
questo sembra ad essere esatti
il tuo fiato sul collo del marciapiede
l'altezza non ti riguarda misura standard
per eretici delle vertigini
se solo volessi parlare dirci quacosa
ne riempirebbero i telegiornali
e io personalmente prenderei appunti
invece taci e ti spogli nuda
la folla impazza
il sole è colato dietro il palazzo
i vigili del fuoco hanno piazzato il telo di salvataggio
il tuo volto è un fascio di luce
la pelle del tuo corpo arde
ti lanci nel vuoto e a mezz'aria ti consumi
tanto che niente di te tocca terra se non ultimo grido
che rimbalza tra gli astanti:
addio o a dio?
tutti se lo domandano mentre tornano alle loro occupazioni
consumando così il tempo che li separa
dalla prossima espiazione.
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