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A cosa servono gli specchi

di Adielle
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Pubblicato il 16/07/2013 13:06:04

Lo stratagemma cordiale del simulare un sorriso

mentre la morte balla nel tuo vestito

e ti tira per le dita

pur di sembrare ben disposto

verso un nuovo interlocutore

che non voglia cacciarti a forza il cuore dal petto

una mano tagliata per inciso

una passeggiata di soppiatto

quel cane mi ha sorriso 

hai visto? lo avrei giurato

un fiore perduto sboccia in un vaso ritrovato

una voce nel vento

una luce di striscio ti illumina il volto

parli e t'ascolto come posso

frastornato da pensieri arcobaleno

e ricordi d'altopiano

le stelle illuminano un sentiero

su cui la Luna si affaccia di rado

ad accendere fiammelle

abbiamo visto il tempo passare mano nella mano

segarci le gambe per mantenere sempre un passo di distanza

dai nostri desideri più veloci

cullati come frutti da non cogliere

prima che il mattino l'abbia salutati tutti

ho lasciato che tu mi guardassi morire

cambiare forma ritornare

per essere crocifisso ancora

al ricordo di una vita

segnata da troppi temporali

non sono asciutto ma ho gambe lunghe

buone per la polvere e i sassi di montagna

con la cortesia degli alberi

ci fermeremo all'ombra delle foglie

per assaggiare l'aria con piccoli sorsi

che non abbiano il coraggio

di sfidare la bocca ad un ultimo passaggio

di parole interrotte dalla morsa che ci prende

quando la natura che s'arrende all'ordine della vista

di farsi comprendere tutta ancora una volta

ci incita al silenzio con la frusta

e stiamo zitti per paura che l'eco non ci riporti la nostra voce

ma una domanda su chi siamo veramente

fumo troppo per rispondere

e ho perso il conto delle scuse

scusami amore non ho voglia stanotte

che tu mi faccia del male

con teorie d'oltreoceano

su come sia facile scrollarsi il passato dalle spalle

scendo a valle di corsa 

incontro l'orizzonte a metà strada

tra le tue voglie bagnate

che resteranno a bocca asciutta

e la voglia che mi prende di gridare

sono vivo in parti uguali

che temono il confronto del niente col tutto

e allora la voce va dove la porta il vento

come la tua senza ritegno nè paura

che sia svelata a questo piccolo mondo che ci circonda

con la forza dei suoi cieli 

senza veli che nascondano altri cieli d'abbracciare

la commozione che mi prende è un vostro regalo

per essere rimasti uguali

lo scarterò domani con gli occhi lucidi

quelli che monto per tutti i giorni

che non sono il mio compleanno

eppure sono nato oggi

che m'hai guardato negli occhi con troppo coraggio

per non provare anche a toccarmi con le tue dita fragili

aghi di pino come al solito si spezzano

scelgo un cammino solitario per cercare l'alba in fondo al mattino

in un tempo che si muove al contrario

senza riposo

mi arrendo a questa forma che prende l'acqua

per aver ragione dello spazio

nuvole gonfiano le vele per coprire distanze

che posso percorrere con lo sguardo da un punto fermo

mi sembra già un miracolo questo

di cui ho bisogno

per non restare immobile troppo a lungo

e continuare a correre incontro 

a questo destino bugiardo

che semina tracce senza mostrare mai il suo vero volto

di bambino distratto dalle formiche che siamo

quando smettiamo di crescere

di amare di cercare negli altri quel poco di calore

che possa risvegliarci i sensi 

e seminare il panico in questa stagione primordiale dell'essere umano

che merita roghi che arrivino al cielo

a bruciare la casa di dio

per farlo tornare a vivere tra gli uomini

e portare la soma senza battere ciglia

più codardo di una volta

se non fai come dico ti faccio morire

lo dice la puttana al suo capodoglio

dopo aver concordato il prezzo di un politico abbandono

hai capito sei stato tu il primo a tradirmi disse Adamo

dopo aver mangiato la foglia

quanta rabbia mi scorre nelle vene

ecco perchè le taglio per farne uscire un poco

e concimare questa terra che fa finta di capirmi

non lasciandomi nel vuoto

essa stessa sospesa sull'infinito di un perdono

sospirato a voce bassa

non tenendo conto della distanza che la separa

da chi vorrebbe ascoltarlo

rimettere i peccati e mettersi l'anima in pace

prima dell'ultimo volo

quello si straordinario da una Galassia all'altra

senza morire mai

più testardi di un tramonto

che non vuole tornare a casa

anche se è sua madre che lo chiama

per paura che la notte

lo inviti a qualche gioco pericoloso

per la sua età giovane come i nostri respiri di una volta

sono quel fiume sono quel fiume

che non smette di scorrere anche se ci versano rifiuti

con l'ambizione feroce di colmarlo di essi

per specchiarsi e ritrovarsi in un mare di merda

non vi posso perdonare ho troppo da fare

accarezzarli uno alla volta i miei pensieri

prima che me ne scordi messi in fila su una scala

che non porta nel regno dei cieli

ma piuttosto all'abisso di quello che sono

quando mi sporgo e guardo e anche lui mi guarda

a cosa servono gli specchi?

 

 

 


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