A Cristina Bizzarri
Dolina di Forlì mi aspetta una volta al mese
per raccontarmi della linea gotica, sulla guerra
per pranzo a casa sua. Mi reco da Dolina
una volta al mese per vederla
apparecchiare la tavola con premura
che solo il dolore di una guerra mi sa dire.
Quella donna apre la tovaglia
come se ti entrasse in casa
il sole all’improvviso tra la fiandra
e il mogano, una nuvola la tiene tra due ali
a fantasticare di memorie…attimi nel cielo d’aria
Poi Si adagia lenta come una collina
Ma non è tutto..è quello che segue
Quello che fa dopo con le mani :
schiaccia quell’aria con aria ancora
leggera tra le dita il rosa
distendendo il colore a calmare il ricordo.
Non sembrano mani le sue, sembrano altre
nuvole e sopra e sotto le nuvole il sole
s’inabissa nella luce delle braccia
quando lo sguardo azzurro s’alza e le solleva
come una cattedrale. poi s’inchina semplice
per sistemare i veli alla più radiosa delle spose
Quando le mani fanno così alle tovaglie
sono mani pie che sistemano ferite
mani che dicono la verità, mani persuase
“va tutto bene, ora. È tutto a posto. Siedi”
È un gesto Vasto e Misterioso
Che viene voglia di piangere ogni volta
che gli occhi tracciano quei gesti religiosi
Dolina non sa. Non sa del presentimento
del linguaggio. Intanto sulla tavola
sulla tovaglia liscia
le cose soffrono le une con le altre
più di quanto sono.
Ogni volta, tutti i mesi da quando la conosco
entra il sole in casa nei versi di Cristina
nelle mani le nuvole alle nuvole
verità di pane sulla tavola imbandita
come solo ho visto fare alla Dolina.
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