Pubblicato il 30/09/2013 13:18:44
Avrei voluto dirti
quanto t’amo
mentre si andava sotto la fiorentina pioggia
lungo gli ombrosi viali
ora che nel bacio della solitudine
il ricordo mi lambisce come argentea roggia
di quei giorni sereni costellati di momenti irreali.
Ma eri già sull’erta di Fiesole
solo e sovrano
e il tuo sguardo spaziava in silenzio ,
abbracciando Firenze nella piana,
sempre più lontano.
Avrei voluto confidarti in quella Pasqua di pace
nella carezza della pioggia tra l’ulivo benedetto
sulla scalinata di San Miniato
ed ora la nostalgia mi tormenta l’anima più della brace
naufraga di un tempo che non è tornato.
Avrei voluto stringere per sempre
il rifugio senza tempo delle tue mani
ma inesorabile il refolo inclemente di novembre
come foglie nella tempesta ci portava verso il domani.
Avrei voluto sussurrarti
che avrei dato il respiro
alla stazione per non lasciarti
e la mia lacrima si perdeva nel riverbero
del tuo sguardo di zaffiro.
Avrei voluto il coraggio
di salpare con te verso remoti lidi
nel profumo di bianche rose di maggio
seguendo il volo di rondini dai dispersi nidi.
Avrei voluto dirti…
e ora nel rimpianto vergo questi versi
che ti siano compagni
nell’autunno dei nostri passi persi.
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