I
Il colore della primavera è indefinibile
quello dell’anima tinto alla partenza
è bianco come la pagina da scrivere.
La Storia (così chiamano la vita che attraversa il tempo)
ha chiuso la tua infanzia in un corpo acerbo di donna
e vestita delle notti d’oriente t’ha condotto a questa riva
distratta come certi pensieri.
I tuoi vent’anni te li sei portati dietro tutti
neanche uno a lasciarlo
su quella costellazione d’insonnie.
II
Come una porta che si apre all’oscurità
comparisti alla mia arroganza
passando per l’autunno
e con i tuoi suoni inesatti
mi domandasti una mattina: – Poeta
conosci tu Eminescu… Bacovia… Lucìan Blaga?
Scuotendo il capo
mi fu nemica la mia risposta. Così
a narrare cominciasti a me di Luceafărul…
Plumb… Meşterul Manole e via via
di altri incantamenti
che mi presero a volare sui tetti di Firenze
sulle alture delle cantilene
fino alle altissime vette del desiderio.
III
Nella gelida stanza del disinganno
come la cenere per il fuoco
veglio la mia memoria
facendo l’appello degli affanni.
Il mio silenzio urla inesaudito. All’intorno tutto
tutto è quieto.
Tu ancora poco e molto da sfogliare
fischietti la vita.
Mi sono accontentato di sentirti.
da: Vocianti - 2010
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