i - Ho tessuto trame di speranza
per rammendare l`anima mia
lisa nel cuore del mondo;
ho cantato canzoni liete
al mare silenzioso del mattino
mentre calava la luna di marzo.
Con la veste lacerata di scirocco,
ho contemplato nubi a perdifiato.
Ho conosciuto le danze della musica,
le coppe del vino, i baci dell'amata.
Ora lascio:
lascio l`ombra dell'albero,
gli usignoli in giardino, il respiro
tenue del tempo. Roma, New York:
il passato, il futuro; il presente
rivoltato, abbattuto dal nulla;
la mia fantasia insana,
le strade secondarie,
le pozze della marea;
il pianto lontano dei gatti.
Sussurri, l'anima mia,
tutta la notte.
^
ii - La quota della somma mia m'è vana:
che vuoi che ti racconti: i salti d'anima
sul ciglio della strada nell'attesa
di un'altra morte nuova? Il fondo
dopo il fondo; il sangue che rovina?
Fammi ragazzo ed olio sopra l'acqua,
chè tale resta, a galleggiare,
dopo i naufragi, le derive,
troppe navigazioni, la zattera ed il fato,
la mia sopravvivenza.
^
iii - Passo in rassegna i ricordi
come un usuraio, il suo oro:
rammento
i giorni del mio tempo
già tersamente oltre
la cuspide del giro:
le esaltazioni alate,
fragili e le cadute;
l'oblio delle moderazioni
nell'eccesso, l'età degli ori;
lo scacco matto
e più, le privazioni
nel disagio senza soccorso
o tregua. Un capitolo d'anni
sfogliati in fretta,
lentamente: tenebre e luci.
Rammendo
questi sette squarci laceri
sul manto mio consunto,
indefinito, che a nominar,
potrei azzardare:
anima.
Il ciclo che continua
intorno al nucleo,
prego che non s'arresti,
se non è dato il caso,
ogni uomo è prigioniero
dei suoi dèi.
^
iiii - Quando la giostra
delle occasioni mancate
vortica senza freni
e non c'è altare
né consolazione,
alcuna voce in coro,
solo,
io sono l'uomo:
sono l'uomo del desiderio,
guido l'anima all'inferno
ad esaudirsi
e la discesa tiene obliqua
mente agli inferi e discende,
scortata d'angeli e diavoli incatenati
allo stesso mistero,
tra la notte e l'alba, insostenibili,
a centomila piedi,
io sono l'uomo:
sono l'uomo delle chimere,
troppo distante al cielo
che si fa più chiaro, forse indicibile,
penetrando il ventre della terra,
in attimo angolare,
incandescente magma
nel cuore di pietra della madre
e non c'è nulla, niente
che voglio significare
ad esclusione di
un'immersione a fondo
nelle memorie di questo mondo
là dove la parola si fa follia ed io
sono l'uomo delle promesse,
senza sapere come.
^
v - Uso del mare fare mio rifugio
e naufragando inabissarvi l'indole
o navigando, in un delirio d'albatri.
Sangue salmastro a scorrere le vene
e sale e sole ad affondare rughe.
Lungo il nuraghe ai muri dell'acanto,
campo celeste e limite del cielo.
Sono rinato d'acque
che schiarano lo sguardo,
son rete di tonnara
e vela senza tempo
o notte di bonaccia,
urlo di fortunale.
Cuore colmo d'oceano
che frange palpitando,
tavola del mio olio,
talora goccia in pianto.
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