Pubblicato il 02/03/2008
La parola mi bracca lungo tutte le strade. È un amplesso, un silenzio un sordo dolore. Nelle vene ho forse parole. Dense, viscose, terrificanti e rosse. Il cuore mi batte di ritmici umori. Raccolgo tormenti, spio baci, mi nutro di tetri bruciori, mi accosto curiosa ai più teneri amori.
Come gatta dai passi felpati nei vicoli bui, nelle piazze affollate, io vago affamata. Rovisto persino i rifiuti. E quando una rosa ho addentato col sangue scrivo il mio canto. E quando nell’alba ho volato, riempio quaderni di luce.
Io faccio lo schizzo, poi aggiungo i colori.
Per l’ultimo quadro le lacrime tue e le mie ho mescolato. E dopo, l’azzurro rubato a un bambino. Ho fatto i contorni col nero del lutto d’un curvo vecchino. Ho aggiunto un mio lungo capello e l’ho macerato nei dolci tuoi occhi. Con mano di uomo gli ho dato potenza. la sensualità con curve preziose d’un seno di donna.
Ma non l’ho firmato.
Mi basta che porti l’impronta d’un quieto mio affanno, dell’ultimo sguardo d’amore.
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