Sutura le ferite mio picchio androide
parlerò delle cose di cui parlano
ad alta voce
scortato dalla luna ai piedi del pianeta
che ansima le tue note
felice salice di piangere le tue lacrime
prese dal lago ad esche per le carpe
un tratto di matita un colpo di fucile
mia madre che non riesce a dormire
nella stanza dell' ospite.
Domani vado a comprare un coltello
per difendermi dalle ombre
lo impugnerò nella notte
sotto al cuscino come un dizionario
per parlare la tua lingua
affilata di consensi, tendine
di muscoli divini.
Al mattino mi consegnerò al fisioterapista
il braccio nudo
in segno di protesta
e la pancia di vinile
per partorire dischi.
Tornerò a piedi fino a casa mia
avendo cura che i tornanti
mi accompagnino in cima
veduta numero uno del monte Fuji.
Poi scegliere un albero
segnarlo con la lama
padre nostro inossidabile della mia sintesi
e calare la corda reclutacollo
per tingermi dei colori dell' inverno
futurama delle mie spoglie
cappio dolce e meritato riposo
senza ritegno per il tempo reclinato
lato passeggero sul declivio dolce
del colle immenso e suoi rigagnoli di vita fragile.
Poi andrò a fare colazione
come se nulla fosse
e nulla è mai stato
elencherò i mali di stagione alla barista
senza dimenticare i terrorismi
e l' amore che col freddo si ritira
povero pene avanguardista
capezzoli intirizziti per il fuoriprogramma
la mancia in proporzione al sorriso che resta
negli occhi il tempo necessario
a insinuare l' ultima ferocia di un dubbio scontato.
Sui miei passi, arditi fremiti
fino all' Inciso
un estremo saluto
cordiale con tutti se si eccettuano le vene
lieve dondolio e miserere.
Da qui si parte per le perdute sponde
da qui si arde con un filo di voce
senza il peso del corpo
solo un po' più veloce che nei sogni
quelle volte che ne abbiamo avuto il coraggio.
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